1.RIASSUNTO
Il principale scopo di questa tesi è stato quello di mettere a punto la tecnica molecolare della
PCR per la valutazione genetica del sesso su 95 campioni di epidermide campionata tramite
biopsia cutanea da esemplari free-ranging di 7 specie differenti di Cetacei, secondo il metodo
descritto da Bérubé e Palsboll (1996). La validazione della tecnica è stata effettuata
confrontando i risultati delle PCR dei free-ranging con quelli di esemplari spiaggiati di sesso
noto. Le 7 specie di Cetacei, campionate sia nel Mar di Cortez che nel Mar Mediterraneo,
sono le seguenti: capodoglio (Physeter macrocephalus), orca (Orcinus orca), stenella striata
(Stenella coeruleoalba), delfino comune (Delphinus delphis), tursiope (Tursiops truncatus),
balenottera comune (Balaenoptera physalus), balenottera di Bryde (Balaenoptera edeni).
Inoltre è stato possibile indagare sullo stato tossicologico di alcuni esemplari di capodoglio
spiaggiati e free-ranging, valutando i livelli di alcuni composti Organoclorurati (OCs) e degli
Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) accumulati nel grasso sottocutaneo (“bubbler”). Gli
esemplari di capodoglio esaminati sono stati campionati nel Mar di Cortez (free-ranging) e
nel Mar Mediterraneo (spiaggiati e free-ranging). Inoltre, in virtù della determinazione del
sesso dei campioni è stato possibile effettuare un confronto intraspecifico sulle differenze di
accumulo degli inquinanti tra i maschi e le femmine dei capodogli.
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2.ABSTRAC
The main aim of this work of thesis was to develop and validate the molecular technique of
Polymerase Chain Reaction (PCR) to determine genetically the gender of 95 skin samples,
obtained from skin biopsies of free-ranging and stranded specimens of seven different
species of cetaceans, using the method presented by Palsboll et al. (1996). The validation of
this technique was performed comparing the results obtained from free-ranging specimens
with those obtained from stranded specimens of known sex. The seven species of cetaceans,
sampled in the Mediterranean Sea and in the Sea of Cortez, are: sperm whale (
), killer whale (Orcinus orca), striped dolphin (Stenella coeruleoalba),
longbeaked common dolphin (Delphinus capensis), bottlenose dolphin (Tursiops truncatus),
fin whale (Balaenoptera physalus) and Bryde's whale (Balaenoptera edeni). It was also
possible to evaluate the toxicological status of some free-ranging and stranded specimens of
sperm whale, evaluating levels of some organochlorines compounds (OCs) and Polycyclic
aromatic Hydrocarbons (PAHs) accumulated in subcutaneous adipose tissue (blubber). The
samples of sperm whale were obtained in the Mediterranean Sea and in the Sea of Cortez.
Moreover, thanks to the determination of the gender, it was possible to determine intraspecific
differences of accumulation of these pollutants between different sex of sperm whale.
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T
macrocephalus
Physeter
3. INTRODUZIONE
La natura per migliorare la vita”, questo è lo slogan con cui si apre il 2010: Anno
Internazionale della Biodiversità.
Il Summit mondiale a Rio de Janeiro (1993), ha definito la biodiversità come la variabilità fra
tutti gli organismi viventi, inclusi ovviamente quelli del sottosuolo, dell’aria, degli ecosistemi
acquatici e terrestri.
La diversità della vita è scindibile in tre sottolivelli:
•diversità degli ecosistemi (ambienti naturali quali acque, boschi, spazio alpino);
•diversità delle specie (animali, piante, funghi,microrganismi);
•diversità del patrimonio genetico (razze o varietà di specie selvatiche e domestiche).
I tre livelli su cui si articola la diversità biologica sono strettamente connessi fra loro. Per
sopravvivere le specie hanno bisogno di spazi vitali idonei e di una sufficiente variabilità
genetica e gli ecosistemi hanno bisogno della varietà di specie che ospitano. Una buona
interconnessione tra ambienti vitali è, a sua volta, indispensabile per la conservazione della
varietà degli uni e degli altri. Un quarto livello è costituito dalla biodiversità funzionale,
ovvero dalla diversità delle interazioni che si esplicano all’interno e fra i tre livelli
(www.biodiversita2010.ch). Il delicato equilibrio esistente sulla terra fra le specie vegetali e
animali è frutto di oltre tre miliardi di anni di evoluzione, ogni specie animale e vegetale è
adattato alle condizioni ambientali e locali. Se queste condizioni cambiano vi sono specie che
si estinguono e habitat che scompaiono. L’ultimo aggiornamento della Lista Rossa dell’Iucn
delle specie minacciate, indica che il 22% di tutti i mammiferi conosciuti è in pericolo, così
come il 35% degli invertebrati, il 12% degli uccelli, il 28% dei rettili, e il 70% delle piante
finora valutate. Viviamo una situazione molto preoccupante che, secondo alcune stime,
indica un tasso globale di estinzione delle specie (causato dalle attività antropiche) circa 1000
volte superiore al tasso naturale di perdita (www.iucn.org ). L’uomo, purtroppo, operando
massicci interventi sulla natura ha in breve tempo fortemente modificato, danneggiato o
addirittura distrutto molti ecosistemi attraverso uno sfruttamento delle risorse marine e
terrestri o la frammentazione degli ambienti. Ma non solo, la lista dei danni provocati
dall’uomo è lunghissima di seguito ne elenco solo alcuni: l’urbanizzazione del paesaggio e lo
sparpagliamento degli habitat, lo sfruttamento agricolo, l’alterazione del bilancio idrico, i
mutamenti atmosferici e mutamenti climatici, l’eutrofizzazione delle acque, l’utilizzo di
tecniche di pesca distruttive, l’introduzione massiva di sostanze ad azione endocrina nelle
acque, sfruttamento costiero e introduzione specie esotiche.
6
“
Perché è importante conservare la biodiversità marina e terrestre?
La biodiversità costituisce la struttura degli ecosistemi e degli habitat che sono le risorse
essenziali di sostegno alla vita, tra cui la fauna selvatica, la pesca e le foreste. E’alla base della
stessa vita umana, aiuta a provvedere ai bisogni umani fondamentali come il cibo, ad esempio
circa il 16% del pesce è una fonte di apporto proteico per un individuo medio, per il riparo e
per le medicine. A livello mondiale, è stimato che 200 milioni di persone vivono direttamente
o indirettamente dalla pesca, e molti altri dipendono da ulteriori usi economici degli oceani e
delle coste. Molti ecosistemi sono fonte primaria di ossigeno, arricchiscono il suolo e
purificano l'acqua, ci proteggono da inondazioni e danni provocati dal maltempo e regolano il
clima. I processi biologici essenziali per la perpetuazione della vita sulla terra hanno luogo
grazie alle molteplici forme di vita esistenti terrestri e marine. L'ecosistema marino è fonte di
inestimabile ricchezza, di biodiversità e di bellezza naturalistica. Il mare, con la sua fascia
costiera e suoi fondali, costituiscono uno degli habitat più importanti e più ricchi, con la
maggior variabilità animale del globo (www.contabilitaambientale.it). La vita dei nostri mari
produce un terzo dell’ossigeno che respiriamo. Alcuni esempi di habitat marini e costieri sono
le foreste di mangrovie, barriere coralline, praterie marine. Tali sono soggetti ad un
equilibrio dinamico estremamente delicato, per cui qualsiasi intervento non adeguato o azioni
invasive possono costituire elemento di disturbo, con conseguenze disastrose per l'ambiente e
per l'economia del territorio. Le maggiori minacce per la biodiversità marina e costiera sono
l'inquinamento (soprattutto provocato da fonti terrestri, ma anche da altre fonti), l'eccessivo
sfruttamento delle risorse marine, l’introduzione di specie estranee e il cambiamento climatico
globale,l’abusivismo edilizio, gli scarichi abusivi, la pesca illegale
(www.contabilitaambientale.it). Tutti gli effetti negativi non sono solo immediati ma si
ripercuoteranno con conseguenze ancor più gravi sulle generazioni future
(www.contabilitaambientale.it). Una delle classi di animali a rischio in Europa e nel mondo è
quella dei cetacei. I cetacei sono animali longevi, occupano i livelli più alti della piramide
alimentare marina e si riproducono con grande lentezza e proprio per questi motivi sono
particolarmente vulnerabili ad una serie di minacce derivanti dalle più disparate attività
umane. Questi splendidi animali sono alle prese con numerosi problemi come l’introduzione
da parte dell’uomo di prodotti chimici, cambiamenti climatici, speculazione edilizia delle
coste, pesca indiscriminata, cementificazione delle coste, l’inquinamento acustico, la
navigazione commerciale e anche a causa dell’introduzione di specie non-native
(www.wdcs.org). Gli impatti del cambiamento climatico sui cetacei "sono sempre più
incisivi” e causano ogni anno modifiche sulla temperatura e sul livello del mare, sull’acidità e
sulla salinità dell'acqua causando la scomparsa in aree di particolare importanza delle
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habitat
popolazioni di krill (banchi di piccoli crostacei che vivono sotto lo strato di ghiaccio polare e
che rappresentano la principale fonte di cibo per molte popolazioni di balene)
(www.wdcs.org). Nonostante le azioni promosse dalle convenzioni internazionali a favore
della tutela dell’ambiente marino, oggi sembra evidente che l’esecutività di tali convenzioni è
carente. E’quindi indispensabile per svolgere un’azione efficace, poter disporre di una valida
base di informazioni per la loro protezione e la loro conservazione, dunque promuovere
maggiormente l’utilizzo delle tecniche di indagine che permettano di ottenere informazioni
sul loro stato di salute tossicologica, apportando uno stress molto limitato sia al singolo
individuo che alla popolazione.
3.1 Biodiversità cetologica nel mondo
Nel mondo sono conosciute circa 78 specie di Cetacei: 21 di queste specie che sono state
osservate nel Mediterraneo, non sono endemiche ma si tratta invece di specie che sono
abbondantemente diffuse in tutti gli oceani del mondo. Di queste 21 specie, 8 sono specie
residenti e di osservazione regolare mentre le altre 13 sono di comparsa occasionale in quanto
rappresentate da individui che di tanto in tanto entrano nel Mediterraneo dall'Oceano
Atlantico e dal Mar Rosso. In generale, balene e delfini sono più abbondanti nelle porzioni
occidentale e centrale del bacino, più vicine all'oceano Atlantico, mentre si fanno più rari
nella porzione orientale e nel Mar Nero. Le specie regolarmente presenti nel Mediterraneo
sono due specie di enormi dimensioni, la balenottera comune ( ) e il
capodoglio (Physeter macrocephalus), 3 specie di delfini come il delfino comune (
), il tursiope ( ) e la stenella striata (Stenella coeruleoalba) e 3
specie poco conosciute di dimensioni intermedie quali: grampo (Grampus griso), globicefalo
(Globicaphala melas) e zifio ( ). balene, delfini e focene sono conosciuti
collettivamente con il nome di Cetacei (un Ordine della Classe mammiferi), derivante dalla
latino Caetaceus (grande animale marino). Come tutti i mammiferi sono vertebrati
omeotermi, respirano l’aria attraverso i polmoni, si accoppiano e danno alla luce piccoli, già
ad un elevato stadio di sviluppo, che allattano per molti mesi. Modellati dall’evoluzione, per
vivere e muoversi in ambiente acquatico hanno sviluppato una serie di modificazioni
morfologiche, anatomiche e fisiologiche per adattarsi all’elemento in cui vivono, infatti il loro
aspetto ricorda quello dei pesci: la forma affusolata, la mancanza di un collo ed un torace che
si assottiglia fino all’estremità posteriore che termina con una poderosa coda disposta, però,
orizzontalmente. La linea, variamente idrodinamica, è più accentuata in quelli che nuotano a
maggiori velocità come i delfini e le balenottere, mentre è più tozza nelle balene che hanno
movimenti più lenti. La pelle è sottile e solo apparentemente liscia, perché percorsa in realtà
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cavirostrisZiphius
truncatusTursiopsdelphis
Delphinus
physalusBalaenoptera
da microsolchi, che dirigono il flusso dell’acqua rendendo più veloce il nuoto. La
caratteristica di questi mammiferi, ovviamente collegata all’ambiente in cui vivono, è la quasi
totale assenza di peli tranne alcune strutture con funzione tattile, atte ad avvertire la presenza
di plancton, che si ritrovano sulla porzione anteriore del capo delle balene e delle balenottere.
Il derma è ricco di recettori tattili particolarmente concentrati nelle zone maggiormente
sensibili quali il capo, le pinne e in prossimità degli organi genitali. Il sottostante strato
adiposo, spesso molto abbondante, limita la dispersione del calore, modella il corpo e bilancia
il peso dell’animale, consentendo il galleggiamento in quelle specie di Cetacei che hanno una
densità media abbastanza vicina a quella dell’acqua del mare. Invece, le specie che hanno
densità leggermente superiore sono costrette a nuotare per galleggiare e, quindi, affondano
quando muoiono. Altre, come il capodoglio che hanno densità inferiore, sono invece in grado
di rimanere a galla anche immobili. Il capo, frequentemente molto sviluppato, termina con un
rostro sempre presente a livello scheletrico ma evidenziabile esternamente soltanto nei delfini
sotto la forma di un becco. Gli arti inferiori si sono trasformati in pinne pettorali di
dimensioni molto ridotte rispetto alla mole del corpo e con funzione tipicamente direzionale;
in molte specie compare la pinna dorsale, non sorretta da ossa, con funzione stabilizzatrice, la
cui forma e posizione sono variabili e che è un elemento distintivo per il riconoscimento. La
pinna caudale è piatta e rappresenta il principale organo di propulsione, grazie ad essa i
Cetacei sono in grado di immergersi anche a grandi profondità, possono compiere spettacolari
tuffi e nuotare velocemente in senso verticale. Le differenze fra le varie specie sono
soprattutto a livello della pinna dorsale che può essere o presente in dimensioni variabili o del
tutto assente, del rostro più o meno appuntito e lungo o completamente smussato, e
dell’apparato boccale che può essere provvisto di fanoni (Sottordine Misticeti) o di denti
(Sottordine Odontoceti). La vita nell'ambiente acquatico, oltre a conferire a questi animali
dimensioni talvolta colossali, ha profondamente modificato anche la struttura degli apparati
interni. Infatti lo scheletro dei Cetacei, che non deve sostenere il corpo, è formato da ossa
spugnose e impregnate di grasso, per migliorare il bilanciamento idrostatico. La colonna
vertebrale ha un andamento rettilineo, la parziale mobilità della colonna vertebrale è favorita
dalla presenza di dischi di natura cartilaginea che consentono un discreto movimento
soprattutto della zona lombare; gli Odontoceti e i Misticeti si distinguono anche per la diversa
conformazione del cranio; nei primi le ossa mascellari e premascellari si allungano
anteriormente e si espandono posteriormente; sono fortemente asimmetriche per lo sviluppo
di un particolare organo adiposo, detto melone, specializzato nella ricezione dei suoni, nei
Misticeti, invece, l’allungamento delle ossa mascellari e premascellari è solo anteriore ed è
collegato allo sviluppo dei fanoni. Gli Odontoceti sono predatori e si alimentano
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prevalentemente di organismi marini a crescita veloce come pesci, gamberi e molluschi
cefalopodi; l’orca è l’unico rappresentante del sottordine capace di attaccare altri mammiferi
marini. La forma e il numero dei denti variano in relazione alle specializzazioni alimentari. I
Delfinidi hanno mascelle corte con numerosi denti conici in grado di offendere ogni tipo di
preda; i Focenidi sono provvisti di mascelle allungate e di denti la cui estremità appiattita è
adatta alla cattura di pesci e di invertebrati; altre specie quali il capodoglio e il grampo hanno
denti solo sulla mascella inferiore, mentre possono mancare completamente come nello zifio .
Il capodoglio, che si nutre e ingoia prede intere, possiede anche delle pieghe sottogolari che,
espandendosi, facilitano l’ingestione. I Misticeti hanno sostituito i denti con strutture filtranti
detti fanoni. Sono delle lamine cornee inserite sulla mascella superiore e provviste di un
ampio bordo sfrangiato che, rivolto verso la cavità orale, costituisce l'elemento filtrante. Il
numero e la forma dei fanoni variano in relazione alle specie. Nelle balene, che si cibano
nuotando lentamente con la bocca aperta, sono confinati nella parte posteriore della mascella
e possono raggiungere anche i 5 metri di lunghezza. Nelle balenottere, che nuotano
velocemente e si alimentano raccogliendo acqua e cibo in enormi quantità, i fanoni sono più
numerosi e più corti; la stessa balenottera azzurra (Balaenoptera musculus) ha fanoni che non
superano il metro di lunghezza. In un giorno una balenottera azzurra può mangiare anche tre
tonnellate di crostacei. Naturalmente anche gli apparati circolatorio e respiratorio sono
particolarmente adattati alle grandi profondità e alle lunghe apnee. Il ricambio d'aria nei
polmoni, a differenza dei mammiferi terrestri, avviene in tempi molto brevi, con rapidissime
inspirazioni ed espirazioni, intervallate da lunghi periodi di apnea. La frequenza respiratoria è
molto bassa, infatti contrariamente a quanto si possa pensare, per non avere scompensi
pressori interni, durante le immersioni i cetacei non immagazzinano grandi quantità di
ossigeno nei polmoni, ma grazie alla presenza di un'elevata concentrazione di pigmenti
respiratori (emoglobina nel sangue e mioglobina nei muscoli) sono infatti in grado di fissare
nei tessuti circa il 90% dell'ossigeno inspirato. Oltre i 70 metri di profondità, infatti, sotto la
sollecitazione della pressione idrostatica, i polmoni e la cassa toracica risultano compressi,
provocando un collasso alveolare che interrompe lo scambio di gas respiratori tra polmoni e
sangue. Il battito cardiaco risulta rallentato e alcuni distretti circolatori vengono isolati
attraverso meccanismi selettivi di vasocostrizione, permettendo durante l’immersione, una più
efficace irrorazione degli organi importanti come il cervello. Infine, hanno un complesso
sistema circolatorio di tipo arterioso presente soprattutto a livello delle pinne pettorali, dorsale
e caudale, ed alla base del cranio. Ha una funzione di tipo termoregolatorio (attraverso un
meccanismo di scambio di calore “controcorrente”) e di risposta all’immersione (cattura le
bolle di azoto eventualmente generate in seguito alle alte pressioni raggiunte dall’animale).
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Anche l’apparato escretore è un’evidente segno del loro perfetto adattamento all’ambiente
marino. La quantità di urina è particolarmente abbondante ed ipertonica (concentrata) rispetto
al mezzo esterno: ciò consente a questi mammiferi di ricavare direttamente dall'ambiente
l'acqua necessaria al loro metabolismo, eliminando l'eccesso di sali. Riassumendo, i due
grandi Sottordini possono cosi essere separati:
I Misticeti (provvisto di fanoni) includono le balene vere: la balena della Groenlandia,
le balene franche boreale (Eubalaena glacialis) e australe (Eubalaena australis) e la
piccola caperea (Caperea marginata) o balena pigmea (circa 5 m); le balenottere (più
snelle e veloci e con i solchi golari): azzurra, comune (Balaenoptera physalus),
boreale, di Bryde (Balaenoptera edeni), minore (Balaenoptera acuto rostrata) e la
megattera (Megaptera novaeangliae); oltre alla balena grigia (Eschrichtius Robustus)
che forma un gruppo a sé. I Misticeti si distinguono per il particolare sistema di
filtrazione del cibo, costituito dai "fanoni", che sono larghe lamine di una sostanza
dura e flessibile (cheratina), radicate nella mascella superiore dell’animale. Un’altra
caratteristica peculiare dei Misticeti è la presenza di uno sfiatatoio che si apre in
posizione mediana nella parte superiore del capo con due orifizi, si riproducono nelle
acque tropicali e subtropicali dell’emisfero settentrionale e migrano verso sud per
alimentarsi di krill durante l’estate antartica. Dopo 3-4 mesi di alimentazione intensiva
tornano nelle acque temperate.
Gli Odontoceti (provvisti di denti) sono un gruppo abbastanza eterogeneo riuniti
tassonomicamente in 9 famiglie. A differenza dei Misticeti possiedono un unico
sfiatatoio sulla sommità della testa, le narici non sono fuse e una di loro è diventata
dominante sull'altra. Come adattamento per l'ecolocalizzazione, il cranio è diventato
asimmetrico, possiedono dei cervelli relativamente grandi, ma presenta poche
connessioni tra i due emisferi. Sul loro capo si trova un organo chiamato melone che
ha il compito di concentrare le onde sonore, agendo come una lente acustica. Le corde
vocali sono assenti e i suoni vengono emessi mediante delle sacche aeree presenti
sotto lo sfiatatoio. I denti differiscono considerevolmente tra le specie. Possono essere
numerosi, (in alcuni delfini superano il centinaio), assumere forme bizzarre come nel
narvalo, che possiede una singola lunga zanna o essere quasi totalmente assenti come
negli zifidi, che presentano un solo dente nella mascella inferiore dei maschi.
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3.2 Specie di interesse
In questa tesi sono state prese in
considerazione 7 specie di Cetacei (5
Odontoceti e 2 Misticeti) qui di seguito
descritte :
STENELLA STRIATA (
)
Regno: Animalia
Phylum:
Classe: Mammalia (Linnaeus, 1758)
Ordine: Cetacea (Brisson, 1762)
Sottordine: Odontoceti (Flower, 1867)
Famiglia:
Genere:
Specie: Stenella coeruleoalba (Meyen, 1833)
Figura 1: Stenella coeruleoalba
Categoria Red List & Criteria: Least Concern cioè a basso rischio di estinzione, in quanto
la popolazione stimata è numerosa (oltre 2 milioni di esemplari in tutto il mondo) e non vi
sono prove di un declino importante a livello mondiale che permetta di inserirla in una
categoria di rischio (www.iucnredlist.org).
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Stenella
Delphinidae
Chordata
coeruleoalba
Stenella