“Cronologia dell’apprendimento lessicale: la didattica del tedesco”
6
Premessa
Obiettivi, metodologia e contenuti
ella società contemporanea il problema della conoscenza di una
lingua straniera non è più cosa di poco conto. Grazie all‟integrazione
europea, all‟enorme sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa,
all‟estensione dei confini nazionali, l‟esigenza di appropriarsi di nuovi linguaggi, non
solo per scopi specifici ma anche per estendere i propri confini mentali, diventa
sempre più forte. La necessità di assicurarsi una piena conoscenza di una lingua
diversa da quella materna potrà permettere di svolgere nuove attività di studio e di
lavoro in contesti diversi da quelli abituali.
L‟obiettivo di “Cronologia dell’apprendimento lessicale: la didattica del
tedesco” è quello di illustrare le tappe fondamentali che uno studente di lingua
straniera deve percorrere per assicurarsi una buona padronanza linguistica,
comunicativa e lessicale. In modo particolare lo scopo di tutto il lavoro è giungere a
determinare in termini quantitativi il lessico che uno studente di tedesco come lingua
straniera dovrebbe arrivare a conoscere alla fine della laurea di primo livello. Questo
verrà poi confrontato sia con il Quadro comune di riferimento per le lingue sia con un
dizionario di frequenza della lingua tedesca.
La metodologia con la quale tale analisi è stata condotta è un‟indagine diretta
effettuata sui tre libri di testo “Lagune 1. Lagune 2. e Lagune 3. Deutsch als
Fremdsprache.” adottati nelle lezioni con l‟insegnante madrelingua. Per giungere ad
una più precisa analisi quantitativa di parole diverse contenute nei vari volumi sono
state inoltre verificate eventuali sovrapposizioni di parole presenti in più di un libro.
Il lavoro è strutturato in quattro capitoli. Nel primo capitolo verranno introdotte
le nozioni fondamentali della linguistica generale e della glottodidattica. Si parte dalla
distinzione tra lingua madre e lingua straniera e dalla descrizione delle differenze tra i
due processi di acquisizione e apprendimento. Sarà inoltre trattata la spiegazione
degli aspetti attuali dell‟insegnamento linguistico dal punto di vista sia
dell‟organizzazione sia dell‟efficacia didattica. Nel secondo capitolo verrà illustrato il
Quadro comune di riferimento per le lingue messo a punto dal Consiglio d‟Europa per
il coordinamento a livello europeo dei processi di apprendimento e insegnamento
linguistico. Il terzo capitolo contiene un‟ampia descrizione sul lessico, che cos‟è e
quali discipline si occupano del suo studio. Il quarto e ultimo capitolo raccoglie infine
l‟analisi empirica condotta sul lessico tedesco insegnato nel triennio accademico.
N
“Cronologia dell’apprendimento lessicale: la didattica del tedesco”
7
1 Apprendimento
1.1 Introduzione
Acquisizione, apprendimento e insegnamento sono i tre processi fondamentali
di cui si parla quando si intraprende lo studio di una lingua. Questo primo capitolo si
occuperà di individuare gli aspetti di identità e di diversità esistenti fra tali processi. In
quale caso si parla di acquisizione e in quale, invece, di apprendimento? Quanto è
necessario l‟intervento didattico nell‟insegnamento?
1.2 La Lingua
Prima di affrontare il discorso su tali processi però, è indispensabile definire
che cos‟è una lingua.
Partendo da una prima approssimazione incontrata nel testo di De Mauro
possiamo dire che “una lingua è un repertorio di parole e costrutti propri di una
particolare comunità linguistica”
1
ma vediamo di giungere ad una definizione più
precisa ed appropriata.
Consultando il dizionario Treccani, sotto la voce “lingua”, tra le numerose
accezioni, si trova: “Sistema di suoni articolati distintivi e significanti (fonemi), di
elementi lessicali, cioè parole e locuzioni (lessemi e sintagmi), e di forme grammaticali
(morfemi), accettato e usato da una comunità etnica, politica o culturale come mezzo
di comunicazione per l‟espressione e lo scambio di pensieri e sentimenti, con caratteri
tali da costituire un organismo storicamente determinato […] Con il plur., s‟intende di
solito riferirsi genericamente alle lingue straniere[…]”
La lingua è detta anche idioma (dal greco “ìdiòs”, cioè proprio, particolare)
per il fatto che è il linguaggio proprio, particolare di un popolo che lo distingue dagli
altri. È, innanzitutto, lo strumento con cui la specie umana si esprime, comunica e
conosce. Per mezzo di essa i parlanti realizzano un numero potenzialmente infinito e
variegato di enunciazioni concrete.
La precedente definizione, però, non è del tutto esatta. Bisogna infatti fare una
distinzione tra lingua e linguaggio poiché i due termini non sono sinonimi.
1.
De Mauro T, 2003, “Linguistica elementare”, Laterza [2003:14]; per la definizione di comunità linguistica
si rimanda al capitolo 3.
“Cronologia dell’apprendimento lessicale: la didattica del tedesco”
8
La lingua è il modo concreto e determinato storicamente in cui si manifesta la
capacità comunicativa verbale del linguaggio. Ma in modo più appropriato
distinguiamo il linguaggio come la facoltà propria della specie umana di esprimersi e
comunicare mediante segni verbali e la lingua come la manifestazione concreta
attraverso la quale questa facoltà si realizza.
Il ginevrino Ferdinand de Saussure (1857 – 1913), considerato il padre
fondatore della linguistica moderna, nella sua opera capitale “Cours de linguistique
générale” pubblicata per la prima volta nel 1916, fu il primo studioso a sostenere
questa dicotomia.
A tal proposito egli affermava:
la langue è “un tesoro depositato dalla pratica della parole nei soggetti
appartenenti a una stessa comunità, un sistema grammaticale esistente
virtualmente in ciascun cervello o, più esattamente, nel cervello d‟un
insieme di individui”;
la parole è invece il momento individuale, mutevole e creativo del
linguaggio, il modo cioè con cui il soggetto parlante “utilizza il codice della
lingua in vista dell‟espressione del proprio pensiero personale”
2
Come dice De Saussure, la langue è il sistema di segni di una qualsiasi lingua
ed è pertanto un sapere collettivo e l'individuo non può né crearla né modificarla. La
parole è l'aspetto individuale e creativo del linguaggio, gli atti di concrete realizzazioni
di parole e frasi che dipendono dal singolo individuo e pertanto "atti di volontà e
intelligenza”.
1.2.1 Le lingue del mondo
Si stima che attualmente sono circa 6.900 le lingue in uso in tutto il mondo.
Perché non è possibile parlare tutti allo stesso modo? Perché al mondo
debbano esistere così tante lingue diverse? È questa la domanda che si pose un
giorno, l‟oftalmologo polacco Ludwig Zamenhof prima di giungere ad inventare la
lingua “esperanto”. Nelle intenzioni di Zamenhof, l‟esperanto doveva essere una
lingua comune, adottabile da tutti i popoli del mondo grazie alla sua grammatica rigida
e artificiale. Ma la lunga e travagliata storia del mondo ci insegna che la vita
2.
De Saussure Ferdinand, 1978, “Corso di linguistica generale”, Bari, Laterza [1978: 23-29]
“Cronologia dell’apprendimento lessicale: la didattica del tedesco”
9
dell‟essere umano è in continuo sviluppo e progresso e così anche il suo modo di
parlare.
Le lingue del mondo sono dette appunto lingue storico-naturali: “storiche”
perché sono vive nel tempo, subiscono un‟evoluzione storica e i parlanti di tali lingue
sono i protagonisti di questa storia. Allo stesso tempo “naturali” per contrapporle alle
lingue artificiali. Inoltre la facoltà del parlare è un elemento naturale, una delle
dimensioni più originarie della vita e del rapporto di un individuo con l‟altro e con il
mondo che lo circonda.
1.3 Interdisciplinarietà nello studio
dell’apprendimento linguistico
Dalla linguistica generale, alla fonetica passando per la morfologia e la
sintassi, dalla dialettica all‟epistemologia, alla filosofia del linguaggio, dalla linguistica
applicata alla didattica delle lingue, passando per la metodologia dell‟insegnamento
linguistico e la psicologia dell‟apprendimento molte sono le discipline che hanno come
oggetto di studio la lingua.
“Uno sguardo alla professione medica potrebbe essere rivelatore per un
insegnante di lingue che intenda procedere scientificamente. Il medico conosce la
fisiologia, l‟anatomia, la chimica e la batteriologia, ma nella sua attività professionale
non si trova mai ad usare una sola scienza alla volta”.
3
Partendo da questa considerazione del metodologo americano R. Lado
possiamo affermare che allo stesso modo della medicina, anche le scienze che
studiano la lingua dell‟uomo sono molteplici. È per questo motivo possiamo affermare
che la glottodidattica ha una natura interdisciplinare. Comportandosi nella stessa
maniera di un medico, anche l‟insegnante di lingua non può ignorare i risultati
raggiunti da tutte queste discipline, essendo appunto almeno parzialmente
sovrapposte.
3.
Considerazione ripresa dal metodologo americano R. Lado [1974:15]
“Cronologia dell’apprendimento lessicale: la didattica del tedesco”
10
1.4 Educazione linguistica e plurilinguismo
Le Dieci Tesi
4
elaborate da Tullio De Mauro e presentate in un convegno del
Cidi (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti) nel marzo del 1975 hanno
descritto l‟espressione di educazione linguistica sotto un‟ottica tutta nuova. L‟obiettivo
era quello di far emergere i metodi della ricerca linguistico-educativa e ridefinire lo
statuto dell‟educazione linguistica. Quest‟ultima aveva già trovato collocazione negli
assetti di carattere storico-culturale, ora si cercava di dare all‟educazione linguistica
anche un assetto istituzionale.
De Mauro definiva l‟educazione linguistica in un‟ottica integrata tra lingua
materna e lingua straniera. Si parla, di conseguenza, della necessità di introdurre nel
curriculum di studi universitari e post-universitari “competenze sul linguaggio e le
lingue” di vario ordine. Inoltre, a partire dai primi anni Novanta, l‟educazione linguistica
si è progressivamente affermata come esigenza plurilingue. Anche alcuni documenti
europei hanno dato voce a questa esigenza. Il documento per eccezione può essere
considerato il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue: apprendimento,
insegnamento, valutazione.
Le finalità dell‟educazione linguistica, da allora in poi, sono profondamente
mutate. Non si tratta più solo di acquisire la padronanza di una lingua ma di sviluppare
un repertorio linguistico in cui capacità linguistiche e capacità comunicative trovino
posto.
L‟educazione linguistica, però, non può non intersecare il suo campo di studi
con altri settori della ricerca linguistica: tra queste ricordiamo le scienze del linguaggio,
dell‟educazione e cognitive.
1.5 La didattica delle lingue
La didattica delle lingue, detta anche glottodidattica o metodologia
dell‟apprendimento linguistico, è quella branca della linguistica che si occupa
dell‟educazione linguistica intesa sia in termini di acquisizione e apprendimento, sia in
termini di insegnamento. Per molti anni essa è stata identificata con la linguistica
applicata
5
ovvero con la scienza che si occupa in modo prettamente teorico della
4 .
De Mauro T., 1975, “Dieci tesi per l'educazione linguistica democratica”, riferimenti ripresi dal sito del
GISCEL www.giscel.org/dieciTesi.html
5.
inglese: Applied Linguistic; tedesco: Angewandte Linguistik; francese: Linquistique appliquée; spagnolo:
Linguistica aplicada.
“Cronologia dell’apprendimento lessicale: la didattica del tedesco”
11
trasposizione delle indicazioni che provenivano dalla linguistica (riguardo appunto le
strutture sintattiche, il lessico, la fonetica, ecc. ecc.) nei materiali didattici e nell‟attività
di classe. Dagli anni Settanta questa similitudine ha un po‟ smorzato i toni
riconoscendo alla didattica delle lingue una propria autonomia. La glottodidattica si è
da allora configura come una scienza pratica ed interdisciplinare.
Allo stesso tempo è stato messo in discussione anche il carattere sistematico
e rigido del metodo impiegato. Così la didattica delle lingue ha iniziato ad ampliare il
suo campo di studi. Accanto alla componente teorica di tale disciplina, mirante a
conoscere il meccanismo dell‟acquisizione linguistica si è sviluppata anche una
componente operativa focalizzando l‟attenzione sulle effettive esigenze di chi impara.
Si è potuto assistere così al passaggio da una concezione ristretta della lingua, che
mirava alla sola descrizione dei sistemi formali, a una concezione che implica aspetti
di natura sociale e culturale. Temi quali l‟individuazione dell‟insegnamento e la
centralità dell‟apprendente sono diventati di rilevante importanza.
1.6 Le verbal skills
Gli studiosi di didattica delle lingue sottolineano l‟importanza di sviluppare la
competenza linguistico-comunicativa stimolando nei parlanti e negli apprendenti di
una lingua l‟uso delle abilità verbali di base. Sono state individuate a tal proposito
quattro verbal skills. Per renderle facilmente consultabili possiamo inserirle in una
tabella di tipo quadripolare:
Figura 1. Tabella delle verbal skills
L‟uso produttivo delle parole e delle fasi di una lingua racchiude dunque il
saper parlare in senso stretto (cioè usando le parole a voce alta) e il saper scrivere.
L‟uso ricettivo invece implica che un apprendente sappia leggere le parole scritte ed
ascoltare le parole dette da altri.
ABILITA’ RICETTIVE ABILITA’ PRODUTTIVE
Leggere Parlare
Ascoltare Scrivere
“Cronologia dell’apprendimento lessicale: la didattica del tedesco”
12
Lo sviluppo di queste quattro abilità non hanno però ricevuto negli anni pari
attenzione. In scrittura prevaleva sulla dimensione dell‟oralità. In “Lingua parlata e
lingua scritta” il linguista inglese Michael A. Halliday sostiene la necessità di uno
sviluppo bilanciato tra ascoltare, parlare, leggere e scrivere. Sapere una lingua,
dunque, significa saper padroneggiare queste quattro macro-abilità verbali in modo
efficace, e cioè saper sostenere un‟attività di dialogo, di studio, scrivere appunti
mentre si ascolta, e così via.
1.7 Lingua materna e lingua straniera
Materia di studio della glottodidattica è la lingua intesa sia come lingua
materna acquisita da parlanti nativi (L1), sia come lingua straniera (L2). Vediamo
come sono caratterizzate.
1.7.1 L1
La lingua materna è quella che si apprende da bambini e il cui processo di
acquisizione procede di pari passo con lo sviluppo cognitivo e sociale del bambino. Il
suo meccanismo linguistico viene attivato parlando con persone più capaci di lui.
Solitamente sono gli adulti, in particolare i genitori, che si occupano del meccanismo
di acquisizione linguistica del bambino. E‟ ciò che possiamo dedurre dalle parole di
Klein: “First language acquisition is intimately bound up with the child‟s cognitive and
social development … the „wordless‟ infants … becomes a „carrier of both word and
concept‟ and a „social creature‟. This makes for a number of essential differences
between first and second language acquisition.”
6
1.7.2 Momenti temporali dell’acquisizione
Il bambino nell‟apprendimento della L1 oltre ad imparare nuovi concetti e
parole, impara soprattutto il meccanismo linguistico di base. Sono stati individuati, a
tal proposito, varie fasi che il bambino attraversa durante il processo di acquisizione
linguistica.
6 .
Wolfgang Klein, 1986, Second Language Acquisition, Cambridge, Cambridge University Press [1986:4]