Capitolo I: La misurazione della performance come strumento di gestione
aziendale.
1. Analisi di bilancio: finalità, metodologie e limiti
Da sempre il bilancio d‟esercizio rappresenta il principale strumento di informazione
esterna d‟impresa. Sui risultati di bilancio si basano, infatti, la gran parte dei giudizi degli
operatori economici sulla performance delle imprese, sulla loro affidabilità nel medio- lungo
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termine e sulla loro solvibilità.
Nonostante molti considerino i dati contabili inadeguati ad esprimere compiutamente
la situazione economico- finanziaria delle imprese, ultimamente l‟influenza dei risultati dei
bilanci di esercizio sulle variabili economiche, macro e micro, è andata addirittura
aumentando.
La qualità delle informazioni fornite dai bilanci e la capacità tecnica di coloro che
sono chiamati ad interpretarne i risultati sono elementi chiave per il buon funzionamento dei
mercati finanziari e dell‟intero sistema capitalistico.
Il bilancio d‟esercizio rappresenta, da un lato, un indispensabile ed insostituibile
strumento di informazione esterna per le imprese, dall‟altro, il bilancio dovrebbe sempre più
essere affiancato da altre informazioni utili per gli stakeholders.
Innanzitutto, per comprendere se e in quale misura il bilancio sia o meno un valido
strumento di informazione esterna, bisogna chiedersi preliminarmente quali siano le finalità
informative che esso è destinato a soddisfare.
La finalità principale delle imprese aventi scopo di lucro è la creazione di nuovo
valore economico. A questo punto è necessario comprendere quali siano le principali variabili
che determinano il valore dell‟impresa e dunque anche la creazione di nuovo valore.
Un‟impresa crea valore nel momento in cui il rendimento effettivo del capitale
investito nell‟attività risulta superiore al costo medio ponderato del capitale acquisito, sia di
rischio sia di credito, per il finanziamento della stessa attività.
La creazione di valore dipende da alcuni principali fattori, come la redditività del
capitale investito, il costo del capitale di credito, il rischio d‟impresa e il rapporto tra il
capitale di credito e il capitale di rischio.
Dal bilancio sono desumibili solo alcuni di questi fattori, come il rapporto tra capitale
di credito e capitale di rischio o la redditività del capitale investito (R.O.I.), anche se alcuni
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Da “Indici di bilancio” di C.Caramiello, F.Di Lazzaro, G.Fiori, 2° edizione, 2003, Giuffrè Editore
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affermano l‟inadeguatezza di quest‟indice poiché è troppo condizionato dalle convenzioni
contabili e quindi troppo soggettivo. Sono state anche proposte delle alternative a questo
calcolo soggettivo, ma anche queste alternative sono comunque basate sulla rielaborazione di
dati di bilancio e su convenzioni anch‟esse soggettive. Pertanto il problema non è quello di
considerare superato lo strumento bilancio, quanto quello di rendere tale strumento pi
adeguato a soddisfare le esigenze informative degli stakeholders.
Il vero problema non è quindi quello di trovare uno strumento di informazione
economico- finanziaria che sia alternativo al bilancio d‟esercizio, ma è la ricerca di una forma
e di una sostanza del bilancio d‟esercizio più in sintonia con le attuali esigenze informative
degli stakeholders.
La finalità dell‟analisi di bilancio consiste nel diagnosticare, in tempi ragionevolmente
contenuti, lo stato di salute di un‟impresa. Le analisi di bilancio rappresentano pertanto uno
strumento che consente anche a soggetti con informazioni limitate ai soli bilanci di esercizio e
che non hanno possibilità di effettuare accessi diretti presso le imprese, di poter effettuare un
check-up sullo stato di salute di un‟impresa, verificandone il grado di redditività, solidità e
solvibilità. Lo scopo di quest‟analisi è, quindi, quello di costruire un quadro segnaletico che
abbia i requisiti della chiarezza e, allo stesso tempo, della sinteticità.
Le analisi possono essere condotte esternamente o internamente. Per analisi esterne si
considerano tutte quelle analisi effettuate mediante la tecnica degli indici di bilancio da parte
di operatori che sono in possesso della sola informativa esterna aziendale.
Le analisi interne sono invece quelle effettuate da soggetti che possono accedere ad
ulteriori fonti informative aziendali e sono a conoscenza della qualità dell‟informazione
esterna. Le analisi di bilancio per indici sono nate come analisi esterne, mentre quelle interne
sono svolte dal management aziendale per finalità di controllo della gestione.
Le analisi esterne risultano decisamente più complesse di quelle interne; le analisi
esterne rivestono un‟importanza enormemente superiore nella regolazione delle transazioni di
mercato.
Gli indici possono essere comparati con gli indicatori standard del settore di
un‟impresa sia nello spazio, e in tal modo si può comprendere se l‟impresa ha una
performance buona o cattiva in assoluto ovvero in rapporto con le altre imprese operanti nel
medesimo settore, che nel tempo, comparando gli indici di una stessa azienda, ma riferiti a
periodi precedenti, comprendendo qual è l‟evoluzione della performance aziendale..
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2. L’obiettivo della creazione e ripartizione del valore.
Il fine ultimo dell‟impresa, istituto economico-sociale che svolge la funzione
economica di produzione di beni e servizi, è la creazione di ricchezza, ossia di valore. Ciò ne
garantisce lo sviluppo e la sopravvivenza duraturi, rendendo possibile soddisfare, secondo
modalità differenti, le esigenze degli stakeholders che a vario titolo apportano risorse
funzionali e necessarie alla gestione aziendale. Si tratta, pertanto, di uno scopo di lungo
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periodo rispetto a cui vanno orientate tutte le attività d'impresa.
D'altro canto, se creare valore è la finalità generale, questa si può articolare in alcuni
obiettivi specifici, che possono avere un orizzonte temporale di riferimento di breve o di
medio/lungo periodo. Tali obiettivi, frutto delle scelte strategiche effettuate dall'impresa in
relazione all'ambiente in cui opera, devono collocarsi necessariamente in un coerente ed
equilibrato finalismo aziendale, il cui elemento centrale è la creazione di valore. Il costante
orientamento al lungo termine è giustificato dalla considerazione che l'impresa potrebbe
deteriorare le basi del suo successo duraturo se prevalesse un'ottica di breve periodo. Infatti,
un‟impresa, che, per conseguire risultati economici a breve, taglia i costi di
approvvigionamento e produzione, senza prestare attenzione alle conseguenze in termini di
qualità del sistema -prodotto o di sicurezza del lavoro, licenzia i dipendenti, perdendo risorse
e competenze e minando il consenso sociale di cui gode, non investe in innovazione, trascura
l‟impatto ambientale delle proprie attività, viola chiari principi di corporate governance o
altera con procedure e soluzioni eticamente dubbie o addirittura fraudolente i dati di bilancio,
ad evidenza non sta creando valore. Al contrario, sta distruggendo le basi del proprio successo
duraturo, dissipando asset strategici come la fiducia dei consumatori, del mercato, dei
lavoratori e della comunità di riferimento, il knowledge e la capacità innovativa, il capitale
naturale e così via.
E questo anche se nel breve e a volte brevissimo termine certe linee d‟azione appaiono
premianti, perché si traducono in migliori corsi azionari e, dunque, in un più elevato valore di
mercato del capitale.
Come dimostrano ormai numerosissimi casi, la sola dimensione della valutazione di
mercato non è sufficiente per fornire un quadro veritiero e corretto della qualità della gestione
aziendale, in grado di rispondere alle esigenze conoscitive dei differenti stakeholders.
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Da “Creazione del valore, sostenibilità e responsabilità sociale” di A. Tencati, docente di Economia e Gestione
delle Imprese all’Università Bocconi di Milano.
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Un‟impresa apparentemente di successo, che sta massimizzando il proprio shareholder
(market) value, non coincide necessariamente con un‟impresa che crea valore.
Appare, allora, ineludibile capire quale modello d‟impresa è in grado di assicurare la
funzionalità economica duratura dell‟azienda e la sua capacità di rispondere alle aspettative
dei vari portatori d‟interessi.
Recuperando un concetto ormai ben consolidato nella letteratura internazionale , è
possibile affermare che l‟impresa crea valore quando orienta la propria gestione verso
l‟obiettivo della sostenibilità. Sostenibilità è la capacità di un‟organizzazione di continuare le
sue attività indefinitamente, avendo tenuto in debita considerazione il loro impatto sul capitale
naturale, sociale e umano. Un‟impresa sostenibile persegue uno sviluppo che contempera
dime nsione economica, sociale e ambientale. Dunque, successo economico-competitivo,
legittimazione sociale ed efficiente utilizzo delle risorse naturali sono tra loro connessi
secondo una concezione del finalismo d‟impresa circolare e sinergica.
Inoltre, se si adotta una resource-based view, le risorse immateriali costituiscono i
principali drivers per la creazione di valore. In quest‟ottica, l‟impresa è vista soprattutto come
un insieme di conoscenze interrelate, che assumono concretamente la forma di intangible
assets. In particolare, gli intangibles possono essere ricompresi in due categorie:
- risorse di conoscenza, fondate sul sapere;
- risorse di fiducia, basate sulla fiducia e il consenso che l‟impresa è in grado di generare nei
diversi stakeholders (azionisti, personale, clienti, finanziatori, fornitori, distributori, Stato e
pubblica amministrazione, collettività, mezzi d‟informazione, associazioni di tutela di
interessi specifici).
Il processo di creazione del valore, quindi, può essere visto come una dinamica di
creazione, accumulo, riproduzione, incremento di risorse di conoscenza e fiducia. Ebbene,
l‟impresa sostenibile, attraverso la ricerca di superiori performance economiche, supportate da
un‟attenta gestione delle relazioni e da una consapevole tutela dell‟ambiente, accresce il
proprio patrimonio di conoscenza e fiducia. Un‟azienda di questo tipo, infatti, è impegnata in
un percorso innovativo, che vede coinvolte tutte le funzioni aziendali: questo consente, da un
lato, di migliorare la gestione delle operations e, dall‟altro, di rendere sempre più attrattiva e
coinvolgente l‟offerta complessiva dell‟impresa, rivolta a tutti i portatori d‟interessi.
Pertanto, quest‟impresa, attenta alle attese espresse dallo stakeholder network in cui è
inserita e capace di fornire risposte adeguate alle richieste provenienti dai differenti
interlocutori, si assume anche una precisa responsabilità sociale , che ne orienta azioni e
comportamenti verso obiettivi di coesione e consenso. Maggiore è l'impegno in campo sociale
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dimostrato concretamente dall'impresa, più ampio è il grado di legittimazione conseguibile
(accrescimento delle risorse di fiducia).
L‟impresa sostenibile si configura, dunque, come impresa responsabile.
[Grafico adattato da “Economia e gestione delle imprese” di F.Fontana e M.Caroli,
3°edizione, 2009, McGraw-Hill]
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2.1. La ripartizione del valore
La grandezza risultante dall‟operazione di compravendita, tenendo presente la
variazione subita dalle giacenze di merci e rettificata dall‟incidenza dei costi per i servizi e dei
costi di gestione è il valore aggiunto. Questa grandezza economica viene ripartita prima di
tutto al personale, poi agli ammortamenti, ai detentori del capitale di credito sotto forma di
oneri finanziari, all‟Erario sotto forma di imposte sul reddito e infine al risultato d‟esercizio.
[Grafico adattato da “Indici di bilancio” di C.Caramiello, F.Di Lazzaro, G.Fiori, 2°edizione,
2003, Giuffrè Editore]
E‟ chiaro che solo un‟accorta politica retributiva, una buona organizzazione del
personale, un‟attenta gestione delle immobilizzazioni, un‟elevata attenzione all‟incidenza
degli oneri finanziari e alle opportunità fiscali possono evitare la dispersione del valore
aggiunto creato nella compravendita e l‟ottenimento di un reddito netto d‟impresa.
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