INTRODUZIONE
Alle 10.25 di sabato 2 agosto 1980 il violentissimo scoppio di una bomba
lasciata sopra un tavolino della sala d‟aspetto di 2^ classe della stazione
Centrale di Bologna provoca il crollo delle strutture sovrastanti la sala d‟aspetto
di 1^ e di 2^ classe e della pensilina per circa 30 metri di lunghezza.
L‟esplosione coinvolge anche due vetture del treno Ancona-Chiasso in sosta al
primo binario. Dato il grande affollamento dovuto al giorno prefestivo di agosto,
il bilancio delle vittime è terrificante: 85 morti e più di 200 feriti.
È la strage di Bologna, il più grave attentato terroristico mai registrato nella
storia della Repubblica italiana.
Nei giorni seguenti tutti i quotidiani nazionali iniziano già a parlare di pista
nera e di attentato terroristico neofascista: «Torna il terrore nero, per i giudici
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l‟unica pista valida è quella fascista» è l‟accusa che appare su “La
Repubblica”, anche per il “Corriere della Sera” «È una bomba quasi certo
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nera» così come per l‟”Avanti” la vicenda di Bologna è un‟azione descrivibile
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come «orrore fascista», «Una strage spaventosa, quasi certo: un atroce
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attentato fascista», «Sono stati i fascisti: la strage spaventosa di Bologna»
sono i titoli delle prime pagine de “L‟Unità”. L‟opinione pubblica è ben orientata
verso un‟unica direzione e, infatti, nel 1981, quattordici anni prima della
condanna definitiva dei neofascisti Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e
Luigi Ciavardini, viene posta dal Comune di Bologna una lapide
commemorativa recante la scritta “Vittime del terrorismo fascista” riprendendo
le stesse parole di accusa contro l‟estremismo di destra usate dal Presidente
del Consiglio Francesco Cossiga durante la sua relazione al Senato del 5
agosto ‟80 rispondendo alle interrogazioni presentate da tutti i gruppi a riguardo
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“La Repubblica”, 5 agosto 1980
2
“Corriere della Sera”, 4 agosto 1980
3
“Avanti”, 5 agosto 1980
4
“L‟Unità”, 4 agosto 1980
5
“L‟Unità”, 5 agosto 1980
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di moventi e circostanze relative alla strage appena compiuta.
Le indagini si indirizzano quindi verso ambienti della destra eversiva
extraparlamentare, in particolare contro Ordine Nuovo e Avanguardia
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Nazionale. Le indagini sono però intralciate dal SISMI per mezzo di indicazioni,
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informazioni e ritrovamenti di indizi e prove rivelatisi poi infondati: un‟intervista
della giornalista Rita Porena ad un dirigente palestinese del “Fronte Popolare
per la Liberazione della Palestina” apparsa sul “Corriere del Ticino” il 19
settembre 1980 e il depistaggio sul treno Taranto-Milano del 13 gennaio 1981,
con il ritrovamento a bordo di una valigetta di esplosivo compatibile con quello
usato sei mesi prima a Bologna indirizza l‟inchiesta verso i NAR di Valerio
Fioravanti e Francesca Mambro, unico gruppo a non essere ancora sospettato
fino a quel momento.
Nello stesso anno la testimonianza di un malavitoso filonazista, Massimo
Sparti, contribuisce all‟accusa di Fioravanti e Mambro in veste di esecutori
materiali.
Nel 1986 Angelo Izzo, il massacratore del Circeo, con la sua
testimonianza raccolta in carcere dopo vari passaparola, porta l‟attenzione dei
magistrati bolognesi anche in direzione di Luigi Ciavardini, un ragazzo romano
da poco aggregatosi ai NAR e all‟epoca dei fatti ancora diciassettenne.
Dopo cinque processi e tre gradi di giudizio il 25 novembre 1995 Mambro
e Fioravanti vengono definitivamente condannati all‟ergastolo come esecutori
materiali della strage. L‟11 aprile 2007 arriva la condanna della Corte di
Cassazione a 30 anni di reclusione anche per Luigi Ciavardini, la massima
pena possibile per un minorenne.
Secondo Luca Telese, giornalista de “Il Manifesto”, ci troviamo di fronte ad
una storia inquinata dai servizi segreti e logge massoniche, depistaggi, con
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condanne e assoluzioni inspiegabili.
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Servizio segreto militare italiano per le questioni internazionali. È chiamato ad assolvere tutti i compiti
informativi e di sicurezza per la difesa sul piano militare dell'indipendenza e dell'integrità dello Stato da
ogni pericolo, minaccia o aggressione. Svolge compiti di controspionaggio, comunica al Ministro della
Difesa e al CESIS tutte le informazioni ricevute o comunque in suo possesso, le analisi e le situazioni
elaborate, le operazioni compiute e tutto ciò che attiene alla sua attività.
7
Corte di Cassazione a Sezioni Unite, sentenza 13 novembre 1995; Corte d‟Assise di Roma, sentenza 29
luglio 1985.
8
Luca Telese, “Il Giornale” 19 aprile 2007.
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A 25 anni di distanza dalla strage due consulenti della Commissione
Mitrokhin, istituita per indagare le attività del KGB in Italia e i rapporti con il
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nostro servizio di intelligence, il giornalista Gian Paolo Pelizzaro e il magistrato
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Lorenzo Matassa, usufruendo dei documenti provenienti dal SISMI, dal
SISDE, dall‟UCIGOS e dai servizi segreti francesi, tedeschi e ungheresi
acquisiti sia dalla Commissione Mitrokhin sia dalla Commissione Stragi hanno
portato alla luce nuove ipotesi di colpevolezza descritte nel dossier da loro
redatto “Relazione sul gruppo Separat e il contesto dell’attentato del 2 agosto
1980”: la strage di Bologna sarebbe stato un attentato punitivo organizzato dai
palestinesi contro l‟Italia a seguito dell‟arresto per traffico d‟armi di un uomo
legato al mondo terroristico palestinese. Abu Anzeh Saleh, un giordano
componente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (la corrente
radicale dell‟OLP guidata da George Habbash e Wadi Haddad), infatti, era stato
arrestato dai carabinieri il 13 novembre 1979 a Bologna nell‟ambito delle
indagini che avevano portato in prigione, circa una settimana prima, tre militanti
dell‟Autonomia Operaia, Daniele Pifano, Giorgio Baumgartner e Giuseppe Nieri,
mentre trasportavano in casse di legno due lanciamissili e relativo
munizionamento. La sua mancata scarcerazione, seguita da ripetute minacce e
ultimatum all‟Italia, avrebbe scatenato la rabbia dei vertici palestinesi in virtù di
un accordo segreto stipulato con il governo Moro nei primi anni ‟70 che
imponeva al nostro Paese l‟immediata scarcerazione di qualsiasi palestinese
arrestato. Data la violazione di questo patto il FPLP, per mano del gruppo
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terroristico Separat di Carlos ad esso collegato, avrebbe colpito l‟Italia proprio
nella città di residenza di Saleh. Compreso il carattere punitivo della strage i
vertici dello Stato in collaborazione con il servizio segreto per le questioni
internazionali, il SISMI, si sarebbero mossi per ottenere la scarcerazione del
terrorista giordano che, in effetti, avvenne un anno dopo la strage nonostante la
condanna emessa dal tribunale de L‟Aquila nei suoi confronti per traffico d‟armi
9
Gian Paolo Pelizzaro, giornalista della rivista politica Area e consulente della Commissione Stragi del
1988 e della Commissione Mitrokhin del 2001.
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Lorenzo Matassa, magistrato palermitano ex pubblico ministero, sostituto procuratore della Repubblica
di Palermo e membro della commissione Mitrokhin.
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Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos, terrorista venezuelano, arruolato nel 1970 nel FPLP da Wadi
Haddad. Nel 1976 crea l‟organizzazione terroristica Separat alle dipendenze del FPLP e in stretto
collegamento con i maggiori centri terroristici europei e medio orientali.
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fosse di sette anni.
12
G.P. Pelizzaro, L. Matassa, Relazione sul gruppo Separat e il contesto dell’attentato del 2 agosto 1980.
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CAPITOLO 1
IL DEPISTAGGIO DEL SISMI
In Italia, tra il 12 dicembre 1969, giorno della strage di Piazza Fontana e il
2 agosto 1980, si sono avuti numerosi attentati terroristici, molti sono falliti, sei
invece quelli riusciti per i quali sono stati arrestati, in riferimento alla strage di
Peteano del 31 maggio 1972 e di Piazzale della Loggia a Brescia del 28 maggio
1974 esponenti di Ordine Nuovo, mentre sono solo ancora indagati altri militanti
di destra in relazione alle altre stragi di Piazza Fontana, di Gioia Tauro del 22
luglio 1970, del treno “Italicus” del 4 agosto 1974 e di Ustica il 27 giugno 1980.
Il terrorismo rosso delle Brigate Rosse, di Lotta Continua o di Potere Operaio
era presente da vari anni e in varie forme ma aveva fatto un uso molto limitato
di esplosivi. A prima vista quindi l‟esplosione di Bologna sembra un nuovo colpo
da attribuire al mondo eversivo, “La bomba a Bologna l‟ha messa per forza la
destra!”, questa è l‟opinione che subito si diffonde tra la popolazione bolognese
e italiana. Non era un pregiudizio contro la destra, era la storia dei più recenti
attacchi terroristici che imponeva questo pensiero nella mentalità della gente.
Così si esprime Valerio Fioravanti:
«Nell‟80 quando dell‟estremismo di destra si sapeva pochissimo, era del
tutto comprensibile pensare che anche per la strage a Bologna fossero
colpevoli i fascisti. Il problema è aver voluto mantenere quella certezza
anche dopo, quando invece c‟erano tutti gli elementi per interpretare il
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quadro».
Subito si attivano anche i servizi segreti che ipotizzano interventi di
organizzazioni neofasciste francesi e tedesche con mire internazionaliste ma
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Andrea Colombo, Storia nera, Milano, Cairo editore, 2007, pag. 21.
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ben presto le trame studiate dal SISMI portano l‟attenzione dei magistrati verso
i NAR, gruppo rivoluzionario extraparlamentare di destra che fino a quel
momento era stato l‟unico a non essere preso di mira dagli arresti.
La manovra depistante del servizio segreto è minuziosa e precisa,
composta di tanti piccoli particolari, a prima vista di poco valore, che però fanno
breccia nei magistrati bolognesi incaricati di seguire le indagini.
L‟inizio del depistaggio è un‟intervista rilasciata da Abu Ayad alla
giornalista Rita Porena sulle pagine del “Corriere del Ticino” il 19 settembre
1980.
Abu Ayad è un alto dirigente palestinese, numero due di Al Fatah, capo
dell‟intelligence e dei servizi segreti dell‟OLP, responsabile dell‟organizzazione
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per la difesa dell‟apparato militare palestinese.
Rita Porena è invece una giornalista romana collaboratrice di “Paese
Sera”, del “Corriere del Ticino” e di “Avvenimenti”, esperta di questioni
mediorientali, risulta aver collaborato con il SISMI dal 1977 al 1982 e in
particolare con il colonnello Stefano Giovannone, capo del centro SISMI a
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Beirut. La Porena è inoltre introdotta nei più alti vertici del FPLP, sospettata di
aver partecipato a corsi di guerriglia in Libano, di aver eseguito per la
medesima organizzazione funzione di corriere per trasporto di armi in diversi
paesi europei e di aver collaborato con il gruppo terroristico di Carlos in
occasione degli attentati di Rue Toullier a Parigi il 27 giugno 1975 e del
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deposito di carburanti Siot di Trieste il 4 agosto 1972.
Il 19 settembre, giorno della pubblicazione dell‟intervista, prende
ufficialmente corpo la “pista libanese” collegata a quella del neo fascismo
internazionale e italiano. Ayad racconta alla Porena dell‟esistenza di campi di
addestramento per stranieri nei pressi di Aqura, in Libano, controllati dalle
destre maronite. Dal contatto con due tedeschi presenti al campo aveva
appreso che vi erano circa 35 persone e che si discuteva di un progetto per la
14
Commissione parlamentare d'inchiesta sul dossier Mitrokhin e l'attività d'intelligence italiana, fascicolo
“O” intestato a Salah Khalaf (alias Abu Ayad), presso doc. 221.1.
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Commissione parlamentare d'inchiesta sul dossier Mitrokhin e l'attività d'intelligence italiana, fascicolo
“Z” intestato a R.Porena presso Ufficio Stralcio Commissione Stragi, doc. 254 e fascicolo “Z” intestato a
R.Porena presso archivio Commissione Mitrokhin, doc. 275.
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Commissione parlamentare d'inchiesta sul dossier Mitrokhin e l'attività d'intelligence italiana, doc. 222.1
e doc. 226; proc. pen. 204/83 del giudice istruttore di Venezia Mastelloni.
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