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INTRODUZIONE
Il presente lavoro si propone di studiare la concez ione e il dimensionamento delle pile di un
ponte soggetto ad azioni sismiche, in modo che allo S.L.U., esse diano luogo, in zone
prestabilite, alla formazione di un fenomeno dissip ativo stabile.
L’approccio del “force-based design” e dei criteri di progettazione “globali”, finalizzati alla
formazione di meccanismi di collasso con elevata ca pacità di dissipare energia, sono oramai
ampiamente diffusi in ambito scientifico.
Nel presente lavoro, per la struttura in studio in cemento armato a nodi rigidi, si propone un
metodo che facendo ricorso all’applicazione congiun ta dei predetti criteri perviene ad una
procedura, concepita in maniera unitaria, che al co ntempo può essere impiegata per la
progettazione e la verifica strutturale. Tale appro ccio, giustifica la necessità di ricorrere a
procedimenti iterativi in fase di progettazione e a d analisi incrementali non lineari per la
verifica, e consente un notevole alleggerimento del l’onere computazionale richiesto dagli
approcci a cui si ispira.
Ora si possono progettare costruzioni antisismiche con un riferimento normativo aggiornato
e rispondente a concezioni avanzate d'Ingegneria Si smica. Il capitolo 7 delle N.T.C., che
definisce la classificazione del territorio naziona le e che regola il progetto delle costruzioni,
risponde ai criteri delle norme di nuova generazion e, che possiamo identificare negli
Eurocodici, ai quali entro il 2010 le Normative di tutti gli stati comunitari devono uniformarsi.
E' stato così accolto l'Eurocodice 8, documento com unitario le cui parti essenziali, alle quali
avremmo dovuto già armonizzarci, erano state approv ate e pubblicate dal CEN quasi dieci
anni fa, ma si è dovuto arrivare al 2008, per una c orretta e completa interpretazione italiana.
Spesso, ci si accontenta di attribuire le cause di eventi sismici disastrosi ad una generica
cattiva esecuzione o alla povera qualità delle vecc hie costruzioni. Sono sicuramente
problemi veri; ma è anche vero che altrettanto spes so (Irpinia 1980, Turchia 1999 e 2003,
Taiwan 1999, Kobe 1995, Algeria 2003, L’Aquila 2009 ) è apparso insoddisfacente il
comportamento delle nuove costruzioni, perfino quan do queste erano state progettate con i
criteri antisismici tradizionali. Di conseguenza s i devono valutare anche altri aspetti, perché
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forse le concezioni delle vecchie norme e più ancor a le assuefazioni progettuali che le stesse
avevano generato, erano anch'esse poco soddisfacent i.
Per mitigare i danni da terremoto si devono applica re concezioni più ampie di quelle che
regolano il progetto delle strutture normali, poich é le intensità delle sollecitazioni sismiche
possono superare ampiamente i limiti elastici dei m ateriali. Il solo controllo di una resistenza
delle singole sezioni, rapportato all'esito di un c alcolo di sollecitazioni indotte da un
assegnato sistema di forze costituisce un requisito solo parziale.
L'Ingegneria Sismica invece, ha messo a punto i cri teri del "Capacity Design", finalizzandoli al
controllo ed alla valutazione gerarchica dei potenz iali meccanismi di collasso e valutando
questi in funzione della capacità di dissipare ener gia nell'eventualità di un impegno
strutturale superiore a quei limiti che costituivan o la base di un progetto tradizionale.
Seguendo questa direzione, si cominciano a consider are problemi di "Conceptual Design"
dell’opera, con attenzione nei confronti delle cara tteristiche geometriche in pianta come in
elevazione . Solo il rispetto di questi requisiti, di fatto prima assenti, può consentire di
individuare le configurazioni strutturali più appro priate, per le quali si possono svolgere
utilmente le analisi numeriche, purché i modelli co nsiderati siano equivalenti alla realtà; e
purché si rispettino poi le necessarie regole di “d etailing” riguardanti un appropriato
bilanciamento delle resistenze delle varie parti de l sistema resistente. Il fine ultimo diventa
allora l'eliminazione dei collassi di tipo fragile o la formazione di meccanismi dissipativi. Così
si può incrementare notevolmente la capacità di res istenza sismica delle costruzioni,
potendo prevedere che, anche nei confronti degli at tacchi più severi, gli eventuali danni
potranno manifestarsi in modo contenuto, senza rend ere l'edificio inagibile e sopratutto
evitando quei crolli rovinosi dai quali dipende l'i ncolumità delle persone e da cui dipende il
normale svolgimento di attività strategiche.
Wright scrisse: "La rigidità non era la risposta giusta, ma lo eran o la flessibilità e la resilienza.
Perché lottare contro il terremoto? Perché non simp atizzare con esso per superarlo in
astuzia”.
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1.1 DANNI ALLE INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO NEI TERR EMOTI RECENTI
Questo paragrafo descrive, senza pretesa di complet ezza, le tipologie di danno che più
frequentemente sono state osservate nei recenti eve nti distruttivi citati.
Per quanto riguarda gli impalcati, i quali non hann o generalmente una funzione preminente
di resistenza anti-sismica, i danni sono essenzialm ente legati a errori di concezione
cinematica e comprendono il martellamento tra campa te adiacenti e la perdita di appoggio.
Quest’ultima è dovuta a una lunghezza d’appoggio in adeguata agli spostamenti sotto sisma,
e all’assenza o a un difetto di resistenza di event uali ritegni sismici. Questo danno, molto
frequente, risulta in collassi spettacolari come mo strato nelle figure 1 e 2.
Figura 1: Perdita di appoggio: ponte Nishinomiya-ko, Giappone, Kobe 1995. In questo caso erano presenti rit egni sismici
assolutamente inadeguati costituiti da bulloni colleganti le lamiere terminali dell’arco e del traverso della c ampata
collassata.
Figura 2: Rottura dell’appoggio: ponte Higashi-Kobe, Gi appone, Kobe 1995.
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La necessità di un sovradimensionamento degli appog gi risulta evidente dalla figura
precedente, in cui si può osservare la cerniera di un ponte ad arco a via inferiore appena
realizzato, tagliata di netto per effetto delle azi oni orizzontali.
I danni di varia entità osservati sulle pile sono g eneralmente dovuti a difetti di duttilità
flessionale e di resistenza a taglio. Il collasso avviene molto spesso seguendo una sequenza
di snervamento flessionale della pila, degrado cicl ico della sezione per insufficiente
confinamento e conseguente decremento della resiste nza a taglio.
Figura 3 : Collasso della cerniera plastica per eccesso di deformazione flessionale ciclica, Viadotto Gothic A venue
(terremoto di Northridge, California, 1994)
La rottura osservata denuncia un esaurimento della duttilità flessionale, spesso combinato
con il superamento della resistenza a taglio. Molto più raramente, su pile tozze, sono stati
osservati collassi a taglio dominante.
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Collasso per flessione e taglio, Viadotto Gothic Avenu e (terremoto di Northridge, California, 1994).
Figura 4: Collasso per taglio di una pila: viadotto Wushi (terremoto di Chi Chi, Taiwan, 1999).
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Le rotture descritte portano a deformazioni residue anche elevate, con fuori-piombo
significativi. Nel caso di impalcati di grande larg hezza con pile a fusto unico, anche a causa
del momento d’inerzia prodotto dalla rotazione dell ’impalcato, la probabilità di un collasso
completo per perdita di equilibrio è molto alta.
Figura 5: Terremoto di Kobe, Giappone (1995): collass o del viadotto urbano Hanshin.
Figura 6: Terremoto di Kobe, Giappone (1995): viadott o urbano Hanshin, dettaglio.
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La figura precedente mostra una delle pile del viad otto Hanshin. In questo caso il cedimento
della sezione di base è dovuto anche alla frattura delle saldature tra le barre longitudinali.
Nel caso particolare delle pile a telaio, relativam ente diffuso tra i viadotti più vecchi anche
nel nostro Paese, un ulteriore elemento di vulnerab ilità rispetto a quelli descritti è dato
dall’inadeguato dimensionamento dei nodi trave-pila stro. Un caso di particolare evidenza è
mostrato nella successiva immagine.
Figura 7: Terremoto di Kobe, Giappone (1995): danni s u una pila a telaio, viadotto Shinkansen a Kobe.
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MODELLAZIONE PILE
2.1 DESCRIZIONE GENERALE DELL’OPERA
La struttura si compone di un impalcato a cassone m ulticellulare a sezione variabile
intelaiato su tre pile a sezione piena di altezza 1 0,15m e appoggiato su due spalle poste alle
estremità dello sviluppo longitudinale del ponte.
La sezione a cassone è molto più aderente, sotto l’ aspetto statico, al regime di sollecitazione
presente negli impalcati da ponte rispetto a qualsi asi altra soluzione progettuale. In tali
strutture, infatti, l’eccentricità dei carichi mobi li e le azioni di torsione ad esse connesse
consigliano tipi di sezioni in grado di fornire un’ elevata resistenza a sollecitazioni torsionali
Inoltre la struttura a cassone è idonea allo schema a trave continua, perchè la presenza della
controsoletta, è studiata affinché resista alle sol lecitazioni flettenti negative.
L’impalcato in questione è dotato di setti di irrig idimento in corrispondenza degli appoggi
sulle spalle e in corrispondenza delle pile. Qui si è previsto a tale scopo, che le pile
proseguano all’interno dell’ impalcato a tutta alte zza. Inoltre l’assenza di diaframmi in
campata è legata a problemi di ordine tecnologico c onnessi al controcassero interno.
Il complesso delle caratteristiche di tali sezioni a cassone (spessori ridotti, rapporto tra la
larghezza della sezione utile e la larghezza del nucleo a cassone molto maggiore dell'unità,
assenza di diaframmature di campata), non consente di ritenere queste sezioni
trasversalmente rigide come richiesto dalla teoria classica: questo impone verifiche più
approfondite che possano indagare sugli effetti sta tici della deformabilità trasversale del
profilo. Per condizioni non simmetriche di carico g li spigoli possono subire spostamenti
relativi, la sezione trasversale non rispetta la su a geometria, nascono sollecitazioni
trasversali e sollecitazioni normali, globalmente e quilibrate, tipiche delle strutture a lastre.
E' da tenere presente, inoltre, che anche il compor tamento convenzionale di queste sezioni
in regime di torsione uniforme richiede alcune appr ofondimenti. In tali strutture,
l'ingobbamento impedito, o la variabilità delle sol lecitazioni torcenti, danno origine a tutti i
problemi connessi con la torsione non uniforme. In particolare, quando si studia la
deformata trasversale del profilo, è necessario far e riferimento alla sezione trasversale,
tenendo conto anche della variabilità della sezione , della soletta di impalcato e della
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controsoletta. Infatti in assenza di diaframmature una tale variabilità è determinante al fine
di irrigidire la sezione trasversale, quando normal mente questo contributo viene invece
trascurato in fase progettuale.
La scelta di utilizzare pile piene è stata imposta sia da esigenze costruttive sia da esigenze
legate al comportamento dinamico dell’opera. Infatt i non si è ritenuto opportuno utilizzare
sezioni cave per la non elevata altezza delle pile e quindi per la non rilevante incidenza del
peso delle suddette pile nel comportamento dinamico dell’opera. La sezione è costante per
tutta l’altezza e di dimensioni 4m (nella direzione parallela all’asse longitudinale del ponte) x
2m (nella direzione perpendicolare all’asse del pon te). Per le elevate azioni orizzontali che
scaturiscono dal sisma, ma anche da azioni eoliche, si è prevista, alla base di ciascuna pila,
una fondazione su pali, il cui piano di fondazione si attesta a 4m rispetto al piano campagna.
L’impalcato è suddiviso in quattro campate di luci pari, rispettivamente, a 30m, 60m,60m,e
30m. Il profilo longitudinale dell’opera stradale è a quota costante rispetto al piano
campagna.
Il rapporto di snellezza che caratterizza l’opera è tale che l’altezza dell’impalcato risulti in
campata e in corrispondenza delle spalle pari a 2m, mentre in testa alle pile misura 4m.
L’opera `e inserita in una rete extraurbana princip ale, la cui sede stradale,che sovrappassa
una lama, è costituita da due corsie (una per ogni senso di marcia) e due marciapiedi muniti
di sicurvia.
Figura 8: Sezione longitudinale del ponte
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Figura 9: Sezione nel piano verticale contenente l’asse longitudinale del ponte (a sinistra) e nel piano a quat’ ultimo
perpendicolare.
Figura 10: Rappresentazione della spalla vista dall'alto (a sinistra); sezione nel piano verticale contenente l'as se
longitudinale del ponte.
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2.2 DEFINIZIONE DEI PARAMETRI DI PROGETTO
“Le opere e le componenti strutturali devono essere progettate, eseguite, collaudate e
soggette a manutenzione in modo tale da consentire la prevista utilizzazione, in forma
economicamente sostenibile e con il livello di sicu rezza dalle presenti norme”.
E’ così che il testo unico per le costruzione intro duce i principi base della progettazione delle
opere in territorio italiano. Ovvero si pone sin da l principio l’esigenza di specificare i livelli
prestazionali da conseguire ai fini di una progetta zione sicura e funzionale. La norma inoltre
precisa che le opere, progettate in ossequio alle p rescrizioni di tale norma, devono
possedere come requisiti principali la sicurezza ne i confronti di stati limite ultimi e di stati
limite d’esercizio e robustezza nei confronti di az ioni eccezionali.
Quindi le opere strutturali devono essere progettat e e verificate per gli stati limite ultimi che
possono presentarsi, in conseguenza alle diverse co mbinazioni delle azioni, per gli stati limite
d’esercizio definiti in base alle prestazioni attes e.
Inoltre la Norma al capitolo 7.9 prescrive che il proporzionamento di una struttura debba
avvenire favorendo l’impegno plastico del maggior n umero possibile di pile. Tale
comportamento plastico dissipativo deve avvenire pe r flessione escludendo fenomeni di
rottura per taglio, che per definizione sono rottur e fragili.
In ossequio al criterio di gerarchia delle resisten ze, la norma prescrive che elementi
strutturali quali l’impalcato, gli apparecchi d’app oggio, le strutture di fondazione ed il
terreno da esse interessato e le spalle debbano rim anere in campo elastico, limitando alle
sole pile il comportamento inelastico dissipativo.
La Norma stabilisce i criteri con i quali inquadrar e l’opera da realizzare. Infatti al 2.4 si
definiscono tre caratteristiche della struttura:
Vita Nominale V
N
Classe d’Uso
Periodo di riferimento V
R
Per vita nominale di un opera si intende il numero di anni nel quale la struttura deve poter
essere usata per lo scopo per il quale è stata real izzata.
Quindi grazie alla tabella fornita dalla norma è st ato possibile definire la vita nominale del
ponte in questione:
V
N
= 50 anni
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Dovendo progettare le pile di un ponte soggetto ad azioni sismiche, al fine di individuare
l’entità di tali azioni si è definita la classe d’uso del ponte in esame, scegliendola tra le
quattro categorie definite dalla norma:
Classe I: Costruzioni con presenza solo occasionale di person e, edifici agricoli.
Classe II: Costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti , senza contenuti pericolosi per
l’ambiente e senza funzioni pubbliche e sociali ess enziali. Industrie con attività non
pericolose per l’ambiente. Ponti, opere infrastrutt urali, reti viarie non ricadenti in Classe
d’uso III o in Classe d’uso IV , reti ferroviarie la cui interruzione non provochi situazioni di
emergenza. Dighe il cui collasso non provochi conse guenze rilevanti.
Classe III: Costruzioni il cui uso preveda affollamenti signifi cativi. Industrie con attività
pericolose per l’ambiente. Reti viarie extraurbane non ricadenti in Classe d’uso IV . Ponti e
reti ferroviarie la cui interruzione provochi situa zioni di emergenza. Dighe rilevanti per le
conseguenze di un loro eventuale collasso.
Classe IV: Costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche im portanti, anche con riferimento
alla gestione della protezione civile in caso di ca lamità. Industrie con attività particolarmente
pericolose per l’ambiente. Reti viarie di tipo A o B, di cui al D.M. 5 novembre 2001, n. 6792,
“Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade”, e di tipo C quando
appartenenti ad itinerari di collegamento tra capol uoghi di provincia non altresì serviti da
strade di tipo A o B. Ponti e reti ferroviarie di i mportanza critica per il mantenimento delle
vie di comunicazione, particolarmente dopo un event o sismico. Dighe connesse al
funzionamento di acquedotti e a impianti di produzi one di energia elettrica.
La classe d’uso in cui ricade l’opera in questione è la Classe II , a cui corrisponde un
coefficiente d’uso c
u =1, così come specificato nella tabella 2.4.II :
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Quindi note questi due valori è possibile definire il periodo di riferimento per l’azione sismica, che
servirà per valutare il tempo di ritorno del sisma, a sua volta definito in base allo stato limite
considerato.
V
R
= V
N
c
u =50
Il periodo di riferimento V
R
, specifica la circolare, riveste notevole importan za in quanto, assumendo
che la legge di ricorrenza dell’azione sismica sia un processo Poissoniano, è utilizzato per valutare,
fissata la probabilità di superamento P
VR
corrispondente allo stato limite considerato, il p eriodo di
ritorno T
R
dell’azione sismica cui fare riferimento durante l a verifica.
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2.3 FASI DI CALCOLO
Il progetto dell’intero sistema strutturale si art icola in una serie di fasi, previste dalle Norme
Tecniche per le Costruzioni '08 , che vengono qui brevemente descritte:
• Fase 1: Creazione modello Note le caratteristiche geometriche è stato creato un modello
mediante il software SAP2000 utilizzando l’ opzione Bridge Wizard;
• Fase 2: Analisi dei carichi L’analisi dei carichi è stata condotta seguendo le disposizioni
indicate in Normativa al 5.1.3 , distinguendo le azioni permanenti strutturali, no n strutturali,
variabili etc.;
• Fase 3: Calcolo azioni sismiche di progetto E’ stata condotta l’analisi dinamica lineare sulla
base delle azioni calcolate mediante le indicazioni fornite dalle N.T.C. al 7.9;
• Fase 3: Combinazioni di carico Individuate le azioni, permanenti e variabili,che a giscono
sull’impalcato, è necessario combinarle tra loro se condo quanto previsto al 2.5.3 . Il valore
della combinazione più gravosa per la struttura sar à quello da utilizzare nelle fasi successive;
Note le azioni, permanenti e variabili, agenti sull ’impalcato, si procede ad applicarle sulla
struttura nelle posizioni che massimizzano le solle citazioni nelle sezioni da verificare. Mentre
per le azioni permanenti tale posizione non varia n el tempo, per le azioni variabili,
tipicamente ascrivibili al transito dei veicoli sul l’impalcato, la posizione non `e nota a priori
ed occorre effettuare una analisi basata sul calcol o delle linee di influenza (l.d.i.);
• Fase 4: Calcolo sollecitazioni Il calcolo è stato eseguito dal software
• Fase 5: Verifiche Calcolate le sollecitazioni, si procede alla verifi ca della resistenza delle
sezioni secondo quanto previsto al 5.1.4 . e dal 7.9.5 .
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2.4 DATI GEOMETRICI E MECCANICI
Note le caratteristiche morfologiche del sito in cu i realizzare il ponte è stato possibile
determinare le caratteristiche geometriche:
Luce: 180 m;
Altezza pila alla sezione di imposta dell’ impalcato: 10,15 m dal piano campagna;
Dimensioni della sezione: h pila: 4 m
b pila: 2 m
Calcestruzzo C28/35 R
ck
: 35 MPa
f
ck
=0,83 R
ck
→ f
ck
= 28 MPa
f
cd
=a
cc
f
ck
/g
c
→ f
cd
= 15,86 MPa con a
cc
=0,85 e g
c
=1,5
f
ctm
=0,3 (f
ck
)
2/3
→ f
ctm
= 2,76 MPa
f
ctk
=0,7 f
ctm
→ f
ctk
= 1,93 MPa
f
ctd
= f
ctm
/g
c
→ f
ctd
= 1,29 MPa
E
cm
=22000 (f
cm
/10)
0,3
→ E
cm
=32588,1 MPa
Densità: 25 KN/m
3
= 2,5 t/m3
Acciaio Barre ad aderenza migliorata B450C
f
ynom
= f
yk
= 450 MPa
f
yd
= f
yk
/g
s = 391,3 MPa con g
c
=1,15
E
s =200000 MPa
Per quanto concerne l’analisi dei carichi, la Norma tiva al 5.1.3.1 impone la valutazione dei
carichi permanenti strutturali Gk1, distinguendoli dai carichi permanenti portati Gk2. Inoltre
vanno tenute in conto altre azioni permanenti, qual i la spinta delle terre sulle spalle, spinte
idrauliche, ecc., che chiameremo Gk3.
Le prescrizioni circa la valutazione di distorsioni e presollecitazioni, effetti reologici e
cedimenti vincolari, di cui al 5.1.3.2 , non sono stati considerati perché fuori dal campo di
interesse del lavoro svolto.