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sueto metodo del carotaggio porta spesso a risultati contradditori.
Questi aspetti hanno senz'altro contribuito al diffondersi dei metodi
a carattere non distruttivo, con i quali, oltre a rilevare le caratteristiche
di resistenza, è possibile evidenziare molti fattori interessanti la pro-
gettazione, la produzione, la manutenzione, il controllo della sicurez-
za.
Nel corso della esecuzione di un'opera in c.a. una delle fasi più deli-
cate è costituita certamente dal controllo delle caratteristiche meccani-
che del conglomerato cementizio.
La normativa italiana, in accordo con le normative di molti altri pa-
esi, prescrive che il controllo venga effettuato, durante la esecuzione
dei lavori, su campioni prelevati al momento della posa in opera. Tali
campioni vengono poi sottoposti a prove di laboratorio il cui esito i-
dentifica le caratteristiche del materiale; qualora il controllo di accet-
tazione non risulti rispettato, il D.M. 9-1-96 ("Norme tecniche per il
calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in c.a., normale e
precompresso e per le strutture metalliche") consente di verificare ul-
teriormente le caratteristiche del conglomerato messo in opera me-
diante prelievo di campioni del calcestruzzo indurito (ad es. carotaggi)
o con l'impiego di altri mezzi di indagine. Tale possibilità, che per le
strutture in corso di esecuzione costituisce un ripiego rispetto alla
3
prassi normale, diventa l'unica strada percorribile quando si vogliano
valutare le caratteristiche di resistenza di calcestruzzi su strutture fini-
te (ad esempio quando si deve effettuare la ristrutturazione di opere
dissestate).
L'utilizzo dei controlli non distruttivi per l'ispezione e la valutazione
del calcestruzzo è relativamente nuova. Il lento sviluppo di queste tec-
niche per il conglomerato cementizio è dovuto al fatto che il calce-
struzzo, al contrario dell'acciaio, è un materiale composito ad elevata
eterogeneità; inoltre, la maggior parte del calcestruzzo viene prodotto
nelle centrali di betonaggio e successivamente trasportato sul cantiere
di costruzione. Pertanto, il calcestruzzo in situ è, per sua natura e per i
metodi di costruzione, altamente variabile e non consente di essere va-
lutato attraverso i metodi tradizionali non distruttivi come, invece, av-
viene facilmente per i manufatti in acciaio.
Tuttavia, negli ultimi anni c'è stato un considerevole progresso nello
sviluppo dei metodi non distruttvi per la valutazione del calcestruzzo.
Un gran numero di questi metodi è stato standardizzato dall'American
Society for Testing Materials (ASTM), dall'International Standard Or-
ganization (ISO), e dal British Standard Institute (BSI).
Le prove in situ possono dividersi in due tipi, il primo prevede la
determinazione in situ delle proprietà meccaniche (parametri di resi-
4
stenza e costanti elastiche) e chimiche e la successiva esecuzione di
un'analisi strutturale, con metodi numerici, della quale i parametri spe-
rimentali acquisiti in situ costituiscono il necessario input. Il secondo
consiste, invece, nella possibilità di eseguire la sperimentazione in situ
dell'intero organismo strutturale, o di una sua parte, per via statica o
dinamica. La risposta ottenuta contiene informazioni sul comporta-
mento globale della struttura. Da queste, mediante un processo di i-
dentificazione basato sull'elaborazione di un modello numerico si pos-
sono ricercare le costanti elastiche del calcestruzzo.
Si vuole rimarcare l'estrema delicatezza che presenta l'impiego dei
metodi non distruttivi, che sfruttano correlazioni per la stima di un da-
to parametro dalla misura di un altro, allorché fra i due non esiste un
legame fisico diretto; i parametri non distruttivi sono infatti influenzati
da fattori specifici, e ciò può risultare facilmente fuorviante nella sti-
ma del parametro interessato. Infatti possono commettersi degli errori
se, ad esempio, per il calcestruzzo si opera senza prestare attenzione al
periodo di maturazione, magari si utilizzano curve di correlazione tra i
vari parametri riferite a conglomerati di maturazione diversa da quelli
indagati. Insomma, è importante che nell'utilizzo delle curve di corre-
lazione, oltre a tenere conto delle caratteristiche elasto-plasto-viscose
del calcestruzzo, venga attentamente considerato anche il periodo di
5
maturazione.
E' stato poi dimostrato che l'attendibilità delle curve di correlazione,
ottenute su calcestruzzi non sufficientemente omogenei, può risultare
scarsa o nulla; questo fa sorgere inquietanti perplessità sulla attendibi-
lità di talune relazioni che si trovano in letteratura, perché non sempre
ricavate rispettando tale condizione.
Altra considerazione da fare riguarda il problema del controllo della
resistenza del calcestruzzo, che è andato cristallizzandosi sulla con-
suetudine della misura a 28 giorni, trascurando i vantaggi che la tecni-
ca dei controlli anticipati è, oggi, in grado di offrire. Sarebbe pertanto
importante che i controlli di resistenza, dopo brevissimo tempo dal
getto, divenissero normale consuetudine, anziché rimanere una possi-
bilità.
I controlli distruttivi e non distruttivi: rassegna dei principali metodi
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CAPITOLO 1
I CONTROLLI DISTRUTTIVI E NON
DISTRUTTIVI: RASSEGNA DEI PRINCIPALI
METODI
1. PREMESSA
Il moderno concetto di manutenzione programmata delle opere si
associa a quello della "durabilità", inteso come possibilità di mantene-
re ad un buon livello lo stato di servizio di un prodotto o di un suo
componente per un tempo assegnato.
Al tecnico sempre più spesso è demandato il compito di verificare
I controlli distruttivi e non distruttivi: rassegna dei principali metodi
7
se le opere realizzate negli ultimi decenni possono continuare a fornire
le stesse prestazioni previste al momento della loro realizzazione, e
talvolta di adeguare le stesse per fornire prestazioni superiori.
Nel caso di opere in cemento armato, un momento particolarmente
significativo di questa verifica è costituito dalla determinazione della
resistenza che il calcestruzzo in sito ancora possiede.
Il compito è reso più complesso poiché il più delle volte non si
hanno a disposizione gli atti di collaudo, e quindi non si posseggono
notizie storiche sul materiale impiegato.
Come è noto, i metodi per la valutazione della resistenza del calce-
struzzo in sito si raggruppano in due grandi categorie:
- metodi non distruttivi,
- metodi distruttivi.
I metodi di prova non distruttivi si differenziano a loro volta in due
categorie: metodi indiretti, e metodi diretti.
Con i metodi indiretti si misura una grandezza fisica relativa al cal-
cestruzzo in opera che poi viene correlata alla resistenza del calce-
struzzo stesso. In questo caso, quindi, la resistenza viene valutata indi-
rettamente tramite interposta grandezza.
Tali metodi, se da una parte risultano molto pratici nella loro appli-
cazione, dall'altro lato hanno l'inconveniente che le grandezze che
I controlli distruttivi e non distruttivi: rassegna dei principali metodi
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fanno da tramite dipendono anche da altri fattori, cosa che non accade
invece per i metodi diretti che misurano direttamente, secondo le pro-
prie modalità, la resistenza a compressione o a trazione del calcestruz-
zo.
Il primo tipo di prove non distruttive include i metodi di misurazio-
ne della durezza superficiale, di penetrazione, i test sonici e quelli che
misurano la velocità di trasmissione delle onde, che coinvolgono la
determinazione della frequenza di risonanza e la misura della velocità
di un'onda di compressione che si propaga attraverso il calcestruzzo.
Questo tipo di prove, inoltre, include anche i test basati sulla trasmis-
sione di onde di sforzo per la valutazione di difetti o di discontinuità
che possono essere presenti all'interno del conglomerato o per la misu-
razione dello spessore del calcestruzzo.
Altri tipi di prove includono il metodo del pull out, del break-off, di
pull off, dell'indice di maturazione, nonché i metodi combinati. Alcuni
di questi metodi non sono propriamente non distruttivi, giacché essi
provocano leggeri danneggiamenti sulla superficie del calcestruzzo
che, comunque, si possono ritenere non significativi.
I controlli distruttivi e non distruttivi: rassegna dei principali metodi
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2. METODI DI CONTROLLO NON DISTRUTTIVO
SUL CALCESTRUZZO
2.1 RISONANZA E VELOCITA’ DI TRASMISSIONE DELLE
ONDE
2.1.1 IL METODO DELLA FREQUENZA DI RISONANZA
La frequenza naturale di vibrazione di un sistema elastico è una
proprietà dinamica che, nel caso di una trave vibrante, è correlata
principalmente con il modulo di elasticità e con la massa volumica.
Quindi, la frequenza naturale di vibrazione di una trave può essere uti-
lizzata per determinare il suo modulo di elasticità dinamica. Sebbene
questa relazione tra i due parametri sia valida soltanto per un sistema
solido omogeneo che risulti anche isotropo e perfettamente elastico,
essa può essere applicata al calcestruzzo allorquando le dimensioni del
provino siano elevate rispetto alle dimensioni dei singoli materiali che
costituiscono il conglomerato cementizio.
Nel caso di una barra sottile, lunga e non vincolata, sottoposta ad
una vibrazione flessionale può essere utilizzata la seguente equazione,
I controlli distruttivi e non distruttivi: rassegna dei principali metodi
10
o altra equivalente, che può essere trovata in qualsiasi testo sulla pro-
pagazione del suono:
m
2
k E
2π L
2
ρ (1)
Risolvendo per calcolare il modulo elastico (E) si ottiene:
4π
2
L
4
N
2
ρ
m
4
k
2
(2)
dove:
E = modulo di elasticità dinamico;
ρ = densità del materiale;
L = lunghezza del provino;
N = frequenza fondamentale flessionale;
k = raggio di inerzia di una sezione rispetto ad un asse perpendico-
lare al piano di flessione (k = t/ 12 per una sezione rettangolare di
spessore pari a t);
m = costante (4,73 per il modo fondamentale di vibrazione).
Il modulo di elasticità dinamica può essere anche calcolato dalla
frequenza fondamentale longitudinale di vibrazione di un provino non
vincolato in accordo con la seguente equazione:
N =
E=
I controlli distruttivi e non distruttivi: rassegna dei principali metodi
11
E = 4L
2
ρ N
2
(3)
Le equazioni (1) e (3) possono essere ottenute risolvendo le rispet-
tive equazioni differenziali per il moto di una barra vibrante: l'equa-
zione (1) si ottiene per la vibrazione flessionale di una trave con gli
estremi liberi; l'equazione (2), invece, si ottiene tenendo presente il
modo di vibrazione longitudinale.
Quindi, la frequenza di risonanza di un provino di calcestruzzo è di-
rettamente correlata al suo modulo di elasticità dinamica. Se il cal-
cestruzzo subisce un degrado, il modulo di elasticità dinamica verrà
alterato e, quindi, verrà modificata anche la frequenza di risonanza del
provino. Pertanto, registrando la variazione della frequenza di riso-
nanza si può desumere la variazione della qualità del calcestruzzo.
Il metodo della frequenza di risonanza fu inizialmente sviluppato
da Powers negli Stati Uniti nel 1938. Egli determinò la frequenza di
risonanza confrontando il tono musicale generato in un provino di cal-
cestruzzo, un prisma di dimensioni 51 x 51 x 241 mm, colpito da un
martello, con il tono creato da una serie di campane da orchestra.
L'errore misurato nel comparare la frequenza del provino di calce-
struzzo con quella delle campane calibrate fu dell’ordine del 3%. Il
I controlli distruttivi e non distruttivi: rassegna dei principali metodi
12
limite di questo approccio é ovvio a causa della natura soggettiva del
test. Questo metodo, tuttavia, gettò le basi per i successivi sviluppi di
metodi più sofisticati.
Nel 1939 Hornibrook affinò il metodo utilizzando una apparecchia-
tura elettronica per misurare la frequenza di risonanza. Thomson nel
1940, Obert and Duvall nel 1941 e Stanton nel 1944 contribuirono
successivamente allo sviluppo di questo metodo. In tutti i test che se-
guirono il lavoro di Hornibrook i provini venivano eccitati da una for-
za vibrante. La risonanza veniva individuata allorquando le vibrazioni
raggiungevano il massimo di ampiezza e la frequenza fondamentale
veniva modificata.
La frequenza di risonanza veniva letta accuratamente su una scala
graduata di un oscillatore audio. L'apparecchio è generalmente cono-
sciuto come “sonometro” e la tecnica è conosciuta come risonanza
forzata.
L'apparecchiatura per il metodo di risonanza forzata è descritta nel-
la ASTM C 215, “Standard Test Method for Fundamental, Transvers,
Longitudinal and Torsional Frequencies of Concrete Specimen” e
consiste essenzialmente di due strumenti: uno che genera delle vibra-
zioni meccaniche e l'altro che le capta. La parte principale dell'appa-
recchiatura che genera la vibrazione è costituita da un generatore di
I controlli distruttivi e non distruttivi: rassegna dei principali metodi
13
frequenza audio e da un oscillatore elettronico. I dati dell'oscillatore
vengono amplificati e successivamente inviati ad uno strumento che le
converte in vibrazioni meccaniche.
2.1.2 IL CALCOLO DEL MODULO DI ELASTICITA’, DEL
MODULO DI RIGIDITA’ E DEL COEFICIENTE DI POISSON
Il modulo dinamico di elasticità e di rigidità (o anche modulo di ela-
sticità a taglio) e il coefficiente di Poisson del calcestruzzo possono
essere calcolati per mezzo delle equazioni fornite dalla Norma ASTM
C 215. Queste equazioni sono state modificate rispetto alle equazioni
teoriche per poter essere applicate ai provini che sono molto lunghi ri-
spetto alla loro sezione trasversale, e furono sviluppate e successiva-
mente verificate da Pickett, Spinner e Teftt. Le correzioni apportate
alle equazioni teoriche riguardano il coefficiente di Poisson e sono
considerevolmente maggiori per la frequenza di risonanza trasversale
piuttosto che per la frequenza di risonanza longitudinale. Ad esempio
un provino prismatico di dimensioni 102 x 102 x 510 mm ha bisogno
di un fattore di correzione di circa il 27% per la frequenza fondamen-
tale di risonanza trasversale; mentre la correzione risulta dello 0,5%
per la frequenza fondamentale di risonanza longitudinale. I modi di
I controlli distruttivi e non distruttivi: rassegna dei principali metodi
14
vibrazione flessionali e longitudinali danno all’incirca gli stessi valori
per il modulo di elasticità dinamica. Il modulo di elasticità dinamica
può variare da 14 GPa per calcestruzzi di mediocre qualità a breve
stagionatura a 48 GPa per calcestruzzi di buona qualità a lunghe sta-
gionature. Il modulo dinamico di rigidità è all’incirca pari al 40% del
modulo di elasticità . E’ opportuno menzionare che è necessaria una
maggiore quantità di energia per la risonanza longitudinale; pertanto,
la risonanza trasversale viene utilizzata più spesso nei test di laborato-
rio.
2.1.3 PROPRIETA’ DI SMORZAMENTO DEL CALCESTRUZZO
Lo smorzamento è la proprietà di un materiale le cui vibrazioni li-
bere in un provino decrescono in ampiezza in funzione del tempo.
Alcuni autori hanno mostrato come alcune proprietà del calcestruzzo
possono essere correlate con la sua capacità di smorzamento.
2.1.4 FATTORI CHE INFLUENZANO LA FREQUENZA DI
RISONANZA E IL MODULO DI ELASTICITA' DINAMICA
I controlli distruttivi e non distruttivi: rassegna dei principali metodi
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Alcuni fattori influenzano le misure di frequenza di risonanza, il
modulo di elasticità dinamica o entrambi. Questi fattori includono l'in-
fluenza della composizione del calcestruzzo, le proprietà degli aggre-
gati, l'effetto della dimensione del provino e delle condizioni di sta-
gionatura.
2.1.5 LIMITI E UTILITA' DEL METODO DELLA FREQUENZA
DI RISONANZA
Sebbene le apparecchiature principali e le procedure per la condu-
zione delle prove associate con la tecnica della frequenza di risonanza
siano state standardizzate in molte nazioni e siano commercialmente
disponibili delle apparecchiature di facile utilizzo, l'utilità del test è se-
riamente limitata dal fatto che:
- generalmente questi test vengono condotti su provini di piccole di-
mensioni e in laboratorio, piuttosto che su elementi strutturali, perché
la frequenza di risonanza è influenzata considerevolmente dalle condi-
zioni al contorno e dalle proprietà del calcestruzzo. Le dimensioni dei
provini utilizzati in queste prove sono di solito φ 152 x 305 mm per i
cilindri, e 76 x 76 x 305 mm nel caso dei prismi;