INTRODUZIONE
« Vorrei semplicemente dire che
l’arte può essere buona, cattiva,
indifferente, ma che dobbiamo
comunque chiamarla arte, non
importa l’epiteto: la cattiva arte
non è meno dell’arte, così come
un cattivo sentimento resta pur
sempre un sentimento. »
Marchel Duchamp
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Marcel Duchamp
Sono numerosi gli spunti e gli interrogativi di partenza di questo
lavoro, tuttavia possono essere riassunti nell’interesse verso
l’ecosistema dell’arte contemporanea e in particolare nel ruolo che le
istituzioni culturali occupano al suo interno.
L’arte contemporanea ha raggiunto recentemente una visibilità
del tutto nuova per il campo disciplinare da cui essa proviene. Trovare
Cattelan sulla copertina del magazine del Corriere della Sera ne è un
palese esempio. In parecchi settimanali è ormai possibile consultare la
pagina dedicata all’arte contemporanea, ma tutto questo non sta a
significare che il tema sia ormai accessibile e comprensibile a tutti.
Anzi, per chi non è a conoscenza della storia dell’arte più recente e
non frequenta i luoghi dove la si può vedere risulta veramente
complesso capire in quale modo e attraverso quali procedure di
verifica un determinato oggetto diventi arte.
La determinazione dei valori estetici che definiscono un’opera
1e
Cit. di Duchamp, M., in Ruhrberg, K., et al., L’art au XXsiècle, volume 1, Tachen, 1998,
p. 130.
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d’arte è messa in atto dagli stessi attori incaricati di mediarne il
significato presso il pubblico. Sono infatti i conservatori, i galleristi, i
direttori di musei e gli artisti stessi che, assieme ai mercanti d’arte e ai
rappresentanti di case d’asta, decretano l’appartenenza o meno al
sistema dell’arte. Il ruolo predominante del mercato all’interno di
questo sistema ha dato luogo a numerose riflessioni sulla situazione
dell’arte contemporanea, portando ad evidenziare la mancanza di
valori prestabiliti su cui poter basare l’emissione di un giudizio
estetico. Non intendiamo soffermarci in questa sede sul dibattito che
tutt’ora imperversa sulla definizione dei valori propri dell’arte
contemporanea, seppure sarà necessario, per poter argomentare il
nostro lavoro, analizzarne in sintesi alcuni aspetti.
Nell’ambito della nostra ricerca ci occuperemo di indagare sul
ruolo delle istituzioni culturali all’interno del sistema dell’arte, di
come esse ne influenzino lo sviluppo, attraverso l’analisi di un caso
specifico, e allo stesso tempo atipico, quello del Fondo regionale per
l’arte Contemporanea francese, ed in particolare quello della regione
Bretagna. Al fine di creare un fondo che raccolga le opere d’arte
rappresentative della contemporaneità, i FRAC sono incaricati di
esprimere un giudizio estetico: è nostra intenzione comprendere in
quale modo essi pervengono ad emettere tale giudizio e quali sono i
fattori che contribuiscono alla sua produzione.
Il compito dei FRAC, nati all’inizio degli anni Ottanta sotto la
spinta della decentralizzazione politica e culturale messa in atto dal
governo di Mitterand, è quello di diffondere l’arte contemporanea e
sovvenzionare allo stesso tempo il suo sviluppo su scala regionale.
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Oltre a collezionare opere d’arte contemporanea e a sovvenzionare i
giovani artisti ancora poco conosciuti, i FRAC concentrano quindi la
loro azione sulla mediazione culturale. Ma fino a che punto è possibile
comunicare e far comprendere l’arte contemporanea al vasto
pubblico? È possibile che un’istituzione statale riesca ad adempiere a
tale compito senza per questo dar luogo alla creazione di un’arte
ufficiale? E soprattutto i FRAC, a circa venticinque anni dalla loro
creazione sono riusciti nell’intento di democratizzare l’arte
contemporanea? A questi quesiti cercheremo di rispondere lungo il
corso del nostro lavoro.
La nostra ricerca si basa in buona parte su testi reperiti nel
corso di un soggiorno prolungato in Francia, a Rennes, in Bretagna.
Fondamentale è stata la ricerca svolta presso il servizio di
documentazione del FRAC Bretagna a Châteaugiron. La
frequentazione dei luoghi dell’arte contemporanea, gallerie e centri
d’arte, nonché l’incontro diretto con persone che vivono e lavorano
nel contesto artistico bretone, ha fatto sì che l’indagine potesse trovare
dei riscontri concreti.
Il lavoro si articola in cinque capitoli, partendo dalla definizione
delle problematiche prese in esame, per poi passare alla descrizione
del caso di studio, ed arrivare infine ad analizzare ed esporre in
maniera critica i risultati raggiunti.
Il primo capitolo tratta della relazione tra istituzioni culturali e
arte contemporanea, descrivendo l’ambiente in cui esse operano in
maniera più approfondita, e cercando poi di capire da un lato in che
modo le istituzioni si relazionano con l’arte contemporanea, nell’ottica
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di determinate politiche di sviluppo culturale ed economico, dall’altro
quanto l’arte contemporanea stessa possa subire l’influenza delle
istituzioni, arrivando a modificare di conseguenza la propria
evoluzione.
Nel secondo capitolo si procede alla messa a fuoco
dell’istituzione in questione. Viene innanzitutto tratteggiata la
situazione dell’arte contemporanea francese, si analizzano in maniera
cronologica gli sviluppi delle modalità di conservazione ed
esposizione delle opere d’arte contemporanea in Francia, partendo dai
Salon per poi giungere appunto ai FRAC. Viene quindi descritta la
nascita di queste istituzioni, la loro evoluzione, il loro funzionamento
e il procedimento attraverso il quale esse pervengono a stabilire
determinate politiche di acquisizione.
Nel terzo capitolo viene analizzato il caso di studio scelto,
quello del FRAC Bretagna. Partendo da un esame del contesto
artistico regionale si giunge a descrivere in maniera dettagliata la
storia del FRAC bretone, l’evolversi della sua collezione e della sua
affermazione a livello territoriale.
Nel quarto capitolo, si cerca di comprendere in quale modo
un’istituzione come il FRAC possa emettere un giudizio estetico
valido, considerando sia gli aspetti critici dell’arte contemporanea in
quanto disciplina complessa e di difficile definizione a causa della sua
stessa natura, sia le problematicità che un organismo istituzionale
formato in parte da componenti regionali in parte da esperti d’arte può
incontrare nel momento in cui gli viene delegata una scelta artistica.
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L’ultimo capitolo si sofferma sul FRAC Bretagna, cercando di
comprendere, attraverso l’utilizzo di strumenti e informazioni appresi
durante la ricerca, se esso sia riuscito a portare a compimento la
missione che si era proposto al momento della sua creazione. I FRAC
hanno ricevuto numerose critiche, tra cui quella di essere solo uno dei
tanti avamposti dell’elitarismo culturale dell’arte contemporanea:
cercheremo di capire se il FRAC Bretagna sia riuscito o meno a
concretizzare la tanto ambita democratizzazione culturale, e inoltre
parte della nostra indagine si concentrerà sull’efficacia delle politiche
di sviluppo e sostegno agli artisti emergenti.
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1. L’ARTE CONTEMPORANEA E LE
ISTITUZIONI
Il legame tra arte contemporanea e istituzioni è
imprescindibile. All’interno del sistema dell’arte, le istituzioni
giocano infatti un ruolo considerevole, avendo influenza sia sugli
aspetti economici, che su agli aspetti puramente formali. Come ogni
sistema basato sulla produzione, in cui i fattori economici influenzano
lo sviluppo dello stesso, così il sistema artistico contemporaneo ha
necessità del sostegno istituzionale per poter sopravvivere, e di
conseguenza le istituzioni hanno un forte ascendente sullo svolgersi
dell’arte e sulle sue propensioni estetiche. A sua volta l’arte
contemporanea condiziona le istituzioni, costringendole ad adattarsi ai
suoi costanti cambiamenti. In altre parole, l’esistenza dell’arte stessa
si definisce oggi attraverso il suo rapporto col sistema dell’arte, di cui
le istituzioni sono appunto essenzialmente costitutive.
La visione tradizionale vuole che l’arte sia un fatto di pura
creatività: nel nostro percorso cercheremo, attraverso l’analisi di un
caso specifico, di scoprire se e come questa visione cambi e sia
cambiata per intercessione dei componenti del sistema artistico, in
particolare dell’attore istituzionale.
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1.1. L’ECOSISTEMA DELL’ARTE CONTEMPORANEA
È necessario precisare che, nel complesso ecosistema
dell’arte contemporanea, le istituzioni non sono le sole ad avere una
funzione nodale. Le logiche alla base dell’evoluzione di questo settore
si fondano infatti su un sistema di reciprocità e di scambio tra le
figure di cui è composto. Ciascuna di queste figure dispone di un
terreno d’azione e di un ascendente specifico: artisti, rappresentanti di
case d’asta, galleristi, curatori di musei, critici, banche e consulenti di
investimento, interagiscono tra di loro in modi difficilmente
presumibili, impostando e modificando le regole, determinando
cambiamenti all’interno dell’intero sistema e delle relazioni che lo
strutturano .
L’interdipendenza tra ciascuno degli attori è la caratteristica
principale di un ambiente così complesso: le case d’asta sono costrette
ad intrattenere un rapporto costante con le gallerie, essendo queste
ultime i luoghi addetti alla scoperta dei nuovi talenti artistici, nonché
all’accrescimento della loro fama e conseguentemente alla
definizione del loro valore sul mercato.
Tale struttura di mercato, in stretta relazione con le gallerie
private, si è sviluppata recentemente, ed ha origine alla fine
dell’Ottocento in ambiente francese. Fino ad allora le uniche mostre
erano i Salon, a cui si accedeva passando attraverso una giuria,
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controllata dai maggiori esponenti dell’Académie des Beaux Arts. Per
contrastare la rigidità di quest’organo, che decideva chi poteva
accedere all’olimpo degli artisti e chi no, si sviluppano nuove
modalità di espressione artistica che non rispettano le regole estetiche
imposte dall’Accademia. Grazie all’intervento dei mercanti d’arte,
fautori di una nuova estetica, il mondo dell’arte vede la nascita di un
nuovo sistema commerciale e critico che sostiene lo sviluppo delle
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appena nate correnti artistiche.
A partire da quel momento il numero di gallerie e di
mercanti d’arte inizia a proliferare, raggiungendo il culmine negli anni
Venti, tanto che Paul Rosenberg, uno dei maggiori mercanti d’arte
contemporanea, scriveva a Picasso che i quadri iniziavano a diventare
3
come titoli di borsa. Una comparazione al giorno d’oggi quanto mai
appropriata, dato che si sente sempre più spesso parlare di financial
art: l’arte è divenuta un valore monetario su cui investire, così come il
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petrolio o l’oro.
Negli ultimi anni appare sempre più evidente l’indefinitezza
dei confini tra i ruoli degli attori del sistema dell’arte. Frequentemente
si possono incontrare all’interno di esposizioni d’arte e mostre i
rappresentati delle case d’asta, sebbene curatori ed organizzatori
cerchino, stabilendo regole piuttosto rigide, di ostacolarne la presenza;
le case d’aste visitano spesso le fiere d’arte per raccogliere le nuove
tendenze del comparto e le più grandi di loro- Christie’s e Sotheby’s -
2
Cfr. Agusto, G., « Contemporano e mercato. Il settore dell’arte contemporanea tra investimento
economomico e sviluppo territoriale », Ticonzero: knowledge and ideas for emerging leaders,
N° 92/2008, www.ticonzero.info.
3
Lettera di Paul Rosenberg a Picasso, 7 Luglio 1925 (Cfr. Poli, F., Il Sistema dell’Arte
contemporanea, Produzione artistica, mercato, musei, Laterza, Roma, 2008, p. 11).
4
Cfr. Kerros, A., « L’effondrement du financial art », Le Monde, 23 Dicembre 2008.
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aprono spazi espositivi propri, inserendosi direttamente nel rapporto
tra artista e mercato e saltando a piè pari la consueta mediazione
tradizionalmente resa dai galleristi. Non di rado nomi appartenenti al
mondo del mercato compaiono in alcuni dei comitati di selezione delle
biennali d’arte. Anche gli artisti non stanno a guardare: alcuni tra i più
famosi, le superstar dominatrici delle quotazioni, quando possibile,
cercano di inserirsi nel gioco dettando regole proprie, riuscendo a
sfruttarle a proprio beneficio, e talvolta si rivolgono direttamente alle
case d’asta per vendere le loro opere.
Oltre alle gallerie e alle case d’asta, sono i curatori di mostre
ad esercitare una considerevole influenza all’interno del sistema preso
in esame: essi sono infatti in grado di decretare il valore di un artista,
assegnando un’interpretazione positiva o meno per mezzo dei loro
scritti e delle loro affermazioni. I critici, consacratori e riconoscitori
del talento artistico per definizione, ricoprono ugualmente il ruolo di
mediatori, ed è anche grazie al loro intervento che un artista viene
legittimato come tale.
Una recente nuovo ingresso nel complesso sistema dell’arte
è quello dell’attore aziendale: le aziende che si dotano di collezioni
sono sempre più numerose, ne consegue la creazione di necessarie
strutture professionali d’acquisto; da qui scaturisce il conseguente
sviluppo del cosiddetto collezionismo d’impresa.
L’opera d’arte è quindi il prodotto dell’operato dei
molteplici attori che compongono il mondo dell’arte, non solo il
risultato dell’azione dell’artista-autore. I critici d’arte si occupano di
stabilire e definire il valore culturale delle opere; i collezionisti,
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