Introduzione
La riforma, a cui stiamo assistendo a partire dai primi anni ’90 e che non è
ancora del tutto conclusa, ha profondamente modificato la fisionomia della Pubblica
Amministrazione (da ora in poi P.A.) nelle strutture, nei rapporti, nel funzionamento,
nelle modalità di governo, nella cultura gestionale, nei sistemi informativi ed
amministrativi.
Questo fenomeno, noto come aziendalizzazione della pubblica
ammnistrazione nella letteratura italiana e come new public management (Npm) in
quella internazionale, ha inevitabilmente interessato anche il sistema contabile.
Decenni di uso improprio delle risorse pubbliche, di distrazione dell’azione
pubblica dalla propria missione, fenomeni corruttivi e concussivi hanno aumentato a
dismisura il debito pubblico e impoverito la qualità delle prestazioni della P.A.; va
anche ricordato che, in questi anni, a seguito del processo di decentramento
amministrativo, agli Enti Locali sono stati assegnati nuovi compiti che si sono
aggiunti a quelli tradizionali e per il cui esercizio non sempre sono state trasferite le
necessarie risorse anzi, queste ultime, sono andate progressivamente riducendosi.
Il risultato di tutti questi cambiamenti, è una intensa produzione normativa
rivolta ad affrontare i temi cruciali della riforma della P.A., anche sotto la spinta
dell’esigenza di avvicinarsi agli ordinamenti più avanzati.
Per quanto riguarda i comuni, una prima svolta si verifica con la L. n.
142/1990 sul nuovo ordinamento delle autonomie locali e con l’approvazione dei
relativi statuti, per proseguire con il D.lgs. n. 29/1993 sulla riforma delle
amministrazioni pubbliche e con la L. n. 81/1993 concernente l’elezione diretta dei
sindaci e la nuova configurazione delle giunte locali.
Uno dei cardini fondamentali, degli indicati provvedimenti di riforma, è
rappresentato dal tentativo di risolvere il “conflitto storico” tra politici e funzionari,
introducendo il principio della distinzioni delle funzioni tra organi di governo e
dirigenti; infatti, secondo l’art. 3 del D.lgs. n. 29/1993 (confluito nel D.lgs. n.
165/2001 e s.m.i.) ai primi compete l’esercizio della funzione di indirizzo politico-
5
amministrativo e di controllo mentre, ai dirigenti spetta la gestione finanziaria,
tecnica e amministrativa.
L’ordinamento contabile degli Enti Locali è stato profondamente modificato
dal D.lgs. n. 77/1995 e successivamente, la relativa normativa è stata trasfusa nel
Testo Unico degli Enti Locali (D.lgs. n. 267/2000); mentre, gli schemi di bilancio e
gli altri “modelli contabili” sono stati approvati con DPR n. 194/1996.
In seguito a queste ultime vicende innovatrici, ed in particolare con il nuovo
ordinamento finanziario e contabile, i bilanci e i documenti di corredo offrono una
informazione strutturata ed omogenea per tutti gli enti e nel complesso, tentano un
avvicinamento alle concezioni privatistiche, consentendo, mediante l’introduzione
dell’analisi di bilancio tramite indicatori, il superamento di un importante elemento
di differenziazione tra aziende private e aziende pubbliche.
Il successo del nuovo sistema introdotto, dipende dalla capacità delle
singole amministrazioni di porre in essere bilanci di previsione che abbiano effettivi
contenuti programmatici.
Il processo di trasformazione del sistema di finanza locale accentrato in un
sistema di finanza decentrato, caratterizza l’ultimo decennio. Il graduale disimpegno
dello Stato è frutto di un processo di responsabilizzazione che ha condotto i livelli
centrali verso una politica di decentramento di funzioni e risorse. Questo processo è
ancora in fase di completamento e, affinché ciò avvenga, sarà necessario un cambio
radicale della cultura di amministrare la cosa pubblica.
In seguito a tutti questi cambiamenti, ed in virtù della modifica del bilancio
preventivo e del rendiconto, emerge la strategicità del bilancio quale strumento
informativo essenziale per governare l’Ente Locale. Ciò che ci si auspica è il
superamento delle tradizionali logiche incrementali che caratterizzavano la
formazione del bilancio preventivo a favore di sistemi programmatori ispirati allo
zero base budgeting.
Il bilancio preventivo presenta tutte le caratteristiche per essere indicato,
oggi più che in passato, il centro focale in cui la programmazione incontra una
necessaria verifica di fattibilità finanziaria.
Se consideriamo anche l’attuale realtà dell’Ente Locale che lo vede
fondamentale soggetto economico nel territorio che rappresenta, risulta necessario
6
saper leggere, capire ed approfondire il bilancio, al fine di trarne le informazioni utili
a valutare compiutamente la gestione amministrativa sia in via preventiva che
consuntiva.
Con questo lavoro ci si prefigge l’obiettivo di verificare se le scelte di
bilancio:
corrispondano, in termini di quantificazione finanziaria, agli obiettivi che gli
organi di governo intendono realizzare;
costituiscano, nello stesso tempo, indicazioni e vincoli per l’attività dei
dirigenti e dei responsabili dei servizi.
Da tali obiettivi scaturisce l’attenzione posta nel presente lavoro verso lo
strumento dell’analisi del bilancio preventivo.
Il presente lavoro, pertanto, è strutturato in cinque capitoli:
1. il primo capitolo, illustra il processo di analisi di bilancio nel settore
privatistico. Ciò in quanto è in tale contesto che è nata e si è sviluppata
l’analisi di bilancio;
2. il secondo capitolo, introduce il sistema informativo-contabile degli Enti
Locali e vuole approfondire il sistema degli indicatori finanziari applicabili
al bilancio preventivo;
3. il terzo ed il quarto capitolo, hanno la stessa struttura e applicano gli
approfondimenti teorici del precedente capitolo a due casi concreti
rappresentati dai bilanci preventivi di due comuni leccesi;
4. il quinto capitolo evidenzia come sia possibile identificare nel benchmarking
uno strumento attraverso il quale l’Ente Locale, attraverso l’analisi
comparata con l’esperienza dei best-performer, possa ottenere informazioni
utili alla valutazione delle proprie modalità di soddisfacimento dei bisogni
del cittadino-utente-cliente.
7
CAPITOLO 1
L’ANALISI DI BILANCIO NELLE IMPRESE: CENNI
Premessa
Le impostazioni metodologiche dell’analisi di bilancio sono molteplici; esse
dipendono sia dal “materiale” a disposizione, sia dal soggetto che effettua tale analisi
sia, infine, dall’obiettivo ultimo dell’analisi e cioè cosa ottenere e per quale impiego
(conoscenza, decisione ecc.).
Realizzare un’analisi di bilancio senza avere prima esplicitato l’oggetto
specifico prescelto significa, non di rado, svolgere un lavoro poco utile o, comunque,
sottoposto a critica.
In questo capitolo, si è proceduto ad illustrare il processo di analisi di
bilancio che può essere facilmente applicabile a tutte le aziende e che costituisce,
inoltre, la base logica per affrontare una qualsiasi analisi comunque finalizzata;
ovviamente, non si ha la pretesa di fornire uno strumento applicabile sic et
sempliciter, in quanto occorre sempre tener conto degli elementi propri e distintivi
dell’azienda indagata, al fine di evidenziare sia il legame che esiste tra le singole e
peculiari caratteristiche e le corrispondenti voci o valori di bilancio sia, infine, di
consentirne un’agevole lettura.
La struttura generale del capitolo può essere aggregata in tre gruppi tendenti
ad evidenziare finalità, oggetto e tecniche di analisi di bilancio, struttura che
condividiamo in quanto facilmente comprensibile e di facile applicazione; sono stati
evidenziati, inoltre, l’utilità della riclassificazione dei documenti di sintesi ed i
relativi limiti informativi.
8
1.1 Le Analisi di Bilancio: finalità
L’analisi di bilancio presuppone la conoscenza delle caratteristiche del
modello di rappresentazione della realtà aziendale che è definito “bilancio di
1
esercizio”.
Il bilancio d’esercizio, secondo le prescrizioni dell’art. 2423 c.c., è
composto dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dalla nota integrativa, parti
2
distinte, ma complementari di un tutto inscindibile.
Chiunque si accinga ad osservare uno o più bilanci d’esercizio, per
comprenderne il “linguaggio” sotto particolari profili di indagine ed in relazione a
definiti obiettivi di analisi, deve tener presente, intanto, che qualsiasi analisi di
bilancio, comunque finalizzata, implica in ogni caso l’interpretazione del bilancio
stesso; tale interpretazione consiste in un esame critico dei valori insieme coordinati
nei corrispondenti prospetti dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico.
Intraprendere l’esame critico, qui accennato, vuol dire ricercare il significato
che i valori di bilancio assumono in rapporto alle finalità perseguite dal bilancio
medesimo; infatti, finalità diverse si evidenziano per esempio tra contabilità generale
e contabilità pubblica. La prima, finalizzata alla misurazione a posteriori del grado di
raggiungimento delle condizioni di economicità, condizioni, queste ultime, che si
concretano nella capacità dell’azienda di produrre ricchezza in quantità adeguata ai
fattori produttivi impiegati e nell’equa distribuzione della stessa tra coloro, che a
3
vario titolo, hanno concorso alla sua produzione. La seconda, invece, finalizzata alla
regolazione a priori dei rapporti tra gli organi in modo da riservare al popolo, tramite
i suoi rappresentanti, le scelte fondamentali di prelievo e utilizzo delle risorse
finanziarie e da impedire decisioni che possano pregiudicare l’equilibrio
4
economico.
Il processo interpretativo, individuati gli obiettivi di analisi, prosegue poi
per individuare quale possa essere, in concreto, l’espressività attribuibile ai bilanci
oggetto di osservazione. D’altra parte, per evitare grossolani errori di interpretazione,
1
Facchinetti I., Analisi di bilancio. Metodologie, procedure e casi di analisi di bilancio per margini,
indici e flussi, Milano, Il Sole 24 Ore, 2006, p. 25.
2a
Di Cagno N., Il bilancio d’esercizio, 2 e., Bari, Cacucci, 1995, p. 17.
3
Adamo S., Di Cagno N., Giaccari F., Lezioni di economia aziendale, Bari, Cacucci, 2002, p. 183.
4
Anessi Pessina E., Cantù E., Contabilità e bilancio negli enti locali, Milano, Tools, 2003, p. 9.
9
è in ogni caso doveroso tener presente che i criteri di formazione del bilancio
d’esercizio non necessariamente debbano coincidere e risultare in tutto compatibili
5
con quelli che sarebbero o sono congeniali con tali obiettivi.
L’analisi di bilancio rappresenta una delle tecniche fondamentali per la
conoscenza e la comprensione della gestione aziendale, con la quale si mira a
comprendere il contenuto della gestione attraverso l’esame critico del sistema dei
6
valori espresso dal bilancio d’esercizio. Rappresenta, inoltre, un modo per
7
analizzare: il valore globale dell’impresa (il capitale economico) o di una parte di
essa nel caso di cessione, fusione, scissione, acquisizione di partecipazione al
capitale, ecc.; i termini per il riscatto di gestione in concessione, per la
8
nazionalizzazione o per la pubblicizzazione di un settore.
Lo scopo delle analisi di bilancio può, quindi, sintetizzarsi nella
formulazione di un giudizio sulla situazione reddituale, patrimoniale e finanziaria
dell’impresa, in vista della comprensione e della valutazione del profilo strategico
9
della stessa in un certo momento e nel suo evolversi.
1.2 Le tipologie di Analisi di Bilancio: cenni
Del punto di vista operativo, l’analisi di bilancio può essere variamente
10
classificata come segue:
- analisi interna ed esterna;
- analisi statica e dinamica;
- analisi storiche e prospettiche;
- analisi di struttura e di situazione;
- analisi finanziarie, economiche e patrimoniali che tendono ad accertare
rispettivamente l’equilibrio finanziario, economico e patrimoniale o
aspetti particolari degli stessi.
5
Ferrero G., Dezzani F., Manuale delle analisi di bilancio. Indici e flussi, Milano, Giuffrè, 1979, p. 5.
6
Caramiello C., Indici di bilancio. Strumenti per l’analisi della gestione aziendale, Milano, Giuffrè,
1993, p. 3.
7a
Lacchini M., Onesti T., Zanda G., La valutazione delle aziende, 3 e., Torino, Giappichelli, 1997,
p. 6.
8
Cattaneo M., Analisi finanziaria e di bilancio, Milano, Etas, 1994, pp. 9-10.
9
Invernizzi G., Molteni M., Analisi di bilancio e diagnosi strategica. Strumenti per valutare posizione
competitiva, vulnerabilità, patrimonio intangibile, Milano, Etas, 1990, p. 55.
10
Facchinetti I., op. cit., 2006, pp. 8-12.
10
La discriminante, tra analisi interna ed esterna, è da ascrivere alla posizione
dell’analista rispetto all’azienda indagata, motivo per cui, se l’analista è interno
all’azienda o esterno ad essa, si parlerà rispettivamente di analisi interna o esterna.
Le indagini informative esterne trovano il loro unico supporto nei bilanci,
nei documenti destinati a pubblicazione e nelle frammentarie notizie, provenienti da
fonti diverse più o meno accreditate, che riguardano l’azienda stessa, il suo settore di
appartenenza, aziende collegate, ecc. Le analisi interne, invece, trovano svolgimento
all’interno dell’azienda presa in esame e possono variamente contare su diversi
supporti informativi, tali da consentire, al limite, di collegare le analisi di bilancio
all’analisi della gestione, oltre che, di ancorare queste analisi al sistema di
rilevazioni e di informazioni predisposto dall’azienda medesima.
In definitiva, la valenza dell’analisi muta sostanzialmente in relazione alla
posizione del soggetto valutatore, sia perché è diversa la disponibilità dei dati, sia
11
perché mutano le informazioni che si tenta di ottenere.
Le analisi statiche, che possono essere di struttura o spaziali, tendono a
evidenziare i risultati di un aggregato di operazioni riferito a un determinato istante.
Sono normalmente svolte prendendo in esame il bilancio di una sola azienda (analisi
di struttura) o di aziende similari (analisi spaziali o di benchmarking).
L’analisi dei dati di un solo bilancio di un’azienda (analisi statica in senso
stretto) è definita anche di struttura o istantanea o verticale, perché accerta la
composizione delle varie voci di capitale o di reddito, al fine di trarre giudizi sulla
struttura economica, finanziaria o patrimoniale dell’azienda.
Le analisi dinamiche sono dette anche di andamento, di tendenza, di trend,
temporali, seriali o orizzontali; esse hanno lo scopo di accertare le variazioni di una
data struttura di valori nel tempo e richiedono la disponibilità di un serie di bilanci
consecutivi riferiti alla stessa azienda oggetto di indagine.
Le analisi storiche, dette anche retrospettive, fanno riferimento al passato e
sono attuate per esprimere un giudizio sulla gestione già compiuta; quelle
prospettiche, invece, si riferiscono al futuro e sono, per questo, di tipo previsionale,
sebbene occorra tenere presente che il meccanismo di previsione sui futuri andamenti
di un’impresa è sempre fondato sull’utilizzo di elementi e di conoscenze acquisite
11
Ferrero G., Dezzani F., op. cit., 1979, pp. 11-13.
11
12
nel passato. Il futuro preso in considerazione può essere quello immediato (analisi
di breve periodo) o proiettato nel tempo (previsioni di medio e di lungo periodo);
combinando le due analisi precedenti, è possibile definire le analisi di struttura e di
situazione, queste ultime tendono a formulare giudizi di previsione, le altre, invece,
13
mirano a dare un giudizio della situazione statica dell’azienda.
1.3 Aspetto Finanziario, Economico e Patrimoniale della Gestione nelle Analisi
di Bilancio
La gestione aziendale, intesa come un complesso di operazioni attraverso
14
cui si manifesta la vita di ogni azienda, pur presentandosi unitaria nel tempo e nello
spazio, può utilmente essere osservata nei seguenti, complementari, aspetti:
- aspetto finanziario, relativo alle relazioni intercorrenti, da un lato, tra i
fabbisogni di capitale, generati dalla gestione, e le relative modalità di
copertura e, dall’altro, tra i correlati flussi di entrate e flussi di uscite
monetarie e finanziarie;
- aspetto economico, osserva le relazioni intercorrenti tra il flusso dei costi
e il flusso dei ricavi per analizzare la redditività dell’impresa;
- aspetto patrimoniale, esamina la relazione intercorrente tra il patrimonio
netto (o capitale proprio) ed il capitale di terzi (o capitale di debito).
In linea di massima, si può affermare che la gestione viene considerata sotto
il profilo della liquidità (aspetto finanziario), della solidità (aspetto patrimoniale) e
sotto quello della redditività (aspetto economico); occorre evidenziare, tuttavia, che
15
tali aspetti sono strettamente collegati tra di loro.
La gestione dell’azienda, concepita come sistema istituito e gestito
dall’uomo per il soddisfacimento in modo diretto o indiretto dei suoi bisogni, si
16
presenta suddivisa in quattro fasi, tra loro collegate, e che consistono:
12
Cattaneo M., op. cit., 1994, p. 10.
13
Facchinetti I., op. cit., 2006, pp. 8-11.
14
Cassandro P.E., Trattato di ragioneria. L’economia delle aziende e il suo controllo, Bari, Cacucci,
1992, p. 42.
15
Ferrero G., Dezzani F., Pisoni P., Puddu L., Analisi di bilancio e rendiconti finanziari, Milano,
Giuffrè, 2006, p. 5.
16
Facchinetti I., op. cit., 2006, p. 4.
12
- nell’acquisizione dei mezzi finanziari per la copertura del fabbisogno di
mezzi per la gestione dell’azienda (finanziamento);
- nell’impiego dei mezzi finanziari per l’acquisizione dei fattori produttivi
durevoli e non durevoli (investimento);
- nell’attuazione dei processi per la trasformazione dei fattori produttivi in
prodotti (produzione economico-tecnica);
- e nella vendita dei prodotti al fine di ottenere i mezzi finanziari da
immettere nuovamente nel ciclo indicato (disinvestimento).
La gestione, che si esplica nelle predette fasi, necessariamente coordinate
fra di loro, deve tendere a realizzare simultaneamente i seguenti, tre, equilibri:
- equilibrio economico, si esprime mediante la capacità dell’impresa di
remunerare, costantemente e congruamente, tutti i fattori produttivi
impiegati nell’attività dell’impresa, compresi i cosiddetti oneri figurativi
(interessi sul capitale di rischio, salario direzionale ed il premio per il
17
rischio derivante dalla specifica attività imprenditoriale);
- equilibrio finanziario, si realizza mediante la capacità dell’impresa di
assumere una struttura finanziaria atta a garantire un sincronico flusso
delle entrate e delle uscite, che si rifletta positivamente in termini
economici; l’equilibrio finanziario considera tutte le movimentazioni di
denaro, debiti e crediti, ma, se si considerano le sole variazioni di
numerario (entrate ed uscite effettive di denaro), è possibile definire il
concetto di equilibrio monetario, inteso come la capacità dell’impresa di
far fronte, nel breve periodo, agli impegni finanziari con i mezzi
18
disponibili.
- equilibrio patrimoniale, rappresentato dalla relazione esistente tra le
diverse fonti di finanziamento esaminate dal punto di vista della loro
19
provenienza.
Eventuali squilibri, ovunque manchi anche solo una di queste peculiarità,
non implicheranno l’immediata morte dell’azienda, ma, se non corretti, ne
comprometteranno sicuramente la sopravvivenza futura.
17
Adamo S., Di Cagno N., Giaccari F., op. cit., 2002, p. 186.
18
Adamo S., Di Cagno N., Giaccari F., op. cit., 2002, pp. 205-207.
19
AA.VV., Lezioni di economia aziendale, Torino, Giappichelli, 1996, p. 34.
13
1.3.1 Analisi della Struttura e della Situazione Finanziaria
La struttura finanziaria di un’impresa è rappresentata dall’esame dei
seguenti elementi:
- composizione dei fabbisogni di capitale (o impieghi) originati dalla
gestione (es.: investimenti ecc.);
- correlata composizione della copertura degli individuati fabbisogni (es.:
fonti di finanziamento, ecc.).
L’analisi della struttura finanziaria consiste, quindi, nel calcolo degli indici
di composizione degli impieghi e delle fonti, che tendono ad evidenziare i seguenti
caratteri:
- elasticità degli investimenti, attraverso l’esame del capitale investito, al
fine di individuare, mediante appositi indici, il “peso” delle
immobilizzazioni e del capitale circolante;
- elasticità dei finanziamenti, mediante un’analisi del capitale acquisito,
condotta misurando il “peso” del capitale proprio, delle passività
20
consolidate e delle passività correnti con altrettanti indicatori.
La situazione finanziaria di un’impresa è il grado di capacità, della stessa, a
fronteggiare, entro un determinato periodo di tempo, i suoi impegni con i mezzi
disponibili.
Tale situazione, dovrebbe risultare da un confronto fra i mezzi finanziari che
affluiscono in via normale all’impresa, nel periodo di tempo considerato, e le somme
che dovranno essere pagate per l’adempimento degli impegni che scadranno nel
periodo medesimo.
È evidente che una tale situazione non può essere fornita dal bilancio; una
situazione finanziaria, composta con i valori tratti direttamente dallo stato
patrimoniale, tiene conto solo del passato e come tale, quindi, deve giudicarsi
incompleta. Essa può essere utile come base di partenza per la composizione di una
vera e propria situazione finanziaria, ma dovrà aggiungere, ai dati di bilancio, quelli
20
Ferrero G., Dezzani F., Pisoni P., Puddu L., op. cit., 2006, pp. 193-196.
14
che deriveranno dalle nuove operazioni che l’azienda svolgerà nel periodo a cui la
21
situazione finanziaria si estende.
Gli indicatori di situazione finanziaria possono essere raggruppati in due
macroclassi; la prima fa riferimento ai “margini ed indici di situazione finanziaria”
rappresentati dalle seguenti, tre, sottoclassi: “margine di struttura” e correlato “indice
di autocopertura del capitale fisso”; “margine di tesoreria” e correlato “indice di
liquidità” ed infine, “capitale circolante netto” e correlato “indice di disponibilità”.
Gli indicatori del secondo aggregato, invece, vengono definiti “indici di ciclo
finanziario”, comprensivi di due sottoclassi di valori, rappresentate dagli “indici di
2223
rotazione del capitale investito” e dal “ciclo monetario” della gestione.
1.3.2 Analisi della Struttura e della Situazione Economica
La struttura economica di un’impresa è definita dalla composizione dei
componenti di reddito che formano il conto economico della medesima, cioè:
struttura dei costi, da un lato;
struttura dei ricavi, dall’altro.
La struttura dei costi è definita dalla composizione degli elementi negativi di
reddito (es.: costo del lavoro, acquisti, ammortamenti, ecc.), così come la struttura
dei ricavi è rappresentata dai componenti positivi di reddito (es.: vendite di beni,
prestazioni di servizi, altri ricavi, ecc.).
La situazione economica dell’impresa riguarda le relazioni di equilibrio o di
squilibrio tra flussi di costi e flussi di ricavi originati dalla dinamica della gestione.
Le analisi di situazione economica hanno come obiettivo la formulazione di
giudizi sulla “redditività della gestione”, intesa come “caratteristica attitudinale
dell’impresa”.
Infatti, l’attitudine dell’impresa a svolgere durevolmente la propria attività
presuppone una gestione che, almeno tendenzialmente, si profili economica, nel
senso di una stabilizzata attitudine a remunerare congruamente, secondo le
condizioni di mercato, tutti i fattori produttivi che utilizza.
21
Cassandro P.E., op. cit., 1992, pp. 678-679.
22a
Luppi F., Analisi dei bilanci aziendali, 3e., Milano, Giuffrè (Cosa & Come), 1994, p. 43.
23
Ferrero G., Dezzani F., Pisoni P., Puddu L., op. cit., 2006, pp. 197-210; p. 8; p. 183.
15
Gli indici normalmente utilizzati per giudicare la redditività, intesa come la
capacità dell’azienda di remunerare tutti i fattori produttivi compreso il rischio
24
imprenditoriale, sono i seguenti:
- il ROE (return on equity o indice di redditività del capitale di rischio),
dal quale possono derivare due ulteriori indici che sono: il tasso o indice
25
di autofinanziamento e l’indice di dividendo;
- il ROI (return on investments o indice di redditività del capitale
investito), può essere indagato attraverso l’utilizzo della formula della
“leva finanziaria o leverage”, ma anche nei suoi due fattori componenti
espressi dal ROS (return on sales o indice di redditività delle vendite) e
dall’indice di rotazione del capitale investito; quest’ultimo, potrà essere
studiato, più analiticamente, prendendo in esame gli elementi del
capitale investito rappresentati dall’indice di rotazione del capitale
circolante lordo, dall’indice di rotazione delle scorte ed infine dall’indice
di rotazione dei crediti verso clienti.
Le ulteriori analisi sulla redditività, fanno riferimento ai prezzi-costi-volumi
per la determinazione del “punto di pareggio” o BEP (Break Even Point), alla
26
formula della “leva operativa” e ad ulteriori indici relativi all’attività del personale.
1.3.3 Analisi della Struttura e della Situazione Patrimoniale
Il patrimonio dell’impresa è costituito dall’insieme dei “beni economici”,
o “ricchezza”, a disposizione della medesima in un dato momento.
Tale patrimonio è costituito da componenti positivi (attività patrimoniali o
attività) e da componenti negativi (passività patrimoniali o passività): la differenza
rappresenta il patrimonio netto (o capitale netto), oppure, quando il «passivo» supera
27
l’«attivo», il deficit patrimoniale o passivo scoperto.
Le analisi della struttura patrimoniale di un’impresa tendono ad osservare la
“solidità patrimoniale” della stessa, nei seguenti aspetti:
24
Facchinetti I., op. cit., 2006, p. 201.
25
Caramiello C., op. cit., 1993, p. 183.
26
Ferrero G., Dezzani F., Pisoni P., Puddu L., op. cit., 2006, pp. 211-249.
27
Ferrero G., Dezzani F., Pisoni P., Puddu L., op. cit., 2006, p. 8.
16
1) indipendenza finanziaria, data dalla relazione tra il patrimonio netto ed
il capitale di debito;
2) solidità del capitale sociale, analizzata mediante la relazione che si
instaura tra il patrimonio netto ed il capitale sociale;
3) patrimonio netto tangibile, che emerge dal confronto tra il patrimonio
28
netto e le immobilizzazioni immateriali.
1.4 La Riclassificazione del Bilancio di Esercizio
Preliminare all’applicazione delle tecniche di analisi di bilancio è la verifica
dell’attendibilità ed espressività dei valori dello stesso.
Mentre la prima investe la “credibilità” dei dati da assoggettare a
rielaborazione finalizzata, la seconda verte, invece, sulla “capacità espressiva” del
bilancio come fonte di dati rielaborabili ed interpretabili agli effetti delle preordinate
analisi.
Sotto il profilo qui considerato, l’interpretazione di uno o più bilanci
assoggettati a “certificazione” è in parte agevolata. È per altro noto che, la
“certificazione” si limita ad accertare se, nella formazione del bilancio d’esercizio,
sono stati correttamente applicati i principi contabili di comune accettazione.
Un bilancio certificato è un bilancio già sottoposto ad esame critico; ma
l’analista, non avendo vissuto le varie fasi di questo esame, potrebbe trovarsi
fortemente condizionato nell’interpretare successivamente il linguaggio dei dati che
29
dovrebbe poi elaborare in funzione di prestabiliti obiettivi di analisi.
Gli interventi connessi con l’attendibilità dei valori di bilancio possono
portare alla correzione dei valori dello stesso, con la conseguente modifica del
30
reddito di esercizio e del capitale di funzionamento.
In definitiva, la condizione necessaria per l’effettuazione di analisi di
bilancio è l’attendibilità delle informazioni contenute nei documenti, in carenza della
31
quale l’analisi può essere fuorviante e dannosa.
28
Ferrero G., Dezzani F., Pisoni P., Puddu L., op. cit., 2006, pp. 189-192.
29
Ferrero G., Dezzani F., op. cit., 1979, p. 6.
30
Facchinetti I., op. cit., 2006, p. 63.
31
Mussari R., Manuale operativo per il controllo di gestione. Analisi e strumenti per l’innovazione,
Catanzaro, Rubbettino, 2001, p. 253.
17
Valutata l’attendibilità e l’espressività dei valori di bilancio, si passa alla
fase successiva che consiste nel riposizionamento dei valori all’interno delle sintesi
di bilancio; in questo caso, si parla di riclassificazione delle sintesi di bilancio, il cui
obiettivo è di disporre di prospetti patrimoniali ed economici che, senza nulla
tralasciare di quanto espresso in bilancio, sono più funzionali ad una rilettura
32
gestionale. La riclassificazione dei valori di bilancio non modifica i due risultati di
sintesi del bilancio di esercizio, ma tende a riesporre i valori in modo più utile per le
33
successive elaborazioni.
Tale riclassificazione si rende necessaria proprio perché l’impostazione
legislativa e contabile (principi contabili) è stata data senza tener conto delle
34
esigenze interpretative della gestione.
I dati dello stato patrimoniale vengono, di norma, riesposti in modo da
evidenziare le attività, al netto delle poste rettificative di natura contabile, secondo la
liquidità degli impieghi (correnti e non correnti), la loro destinazione economica
(disponibilità e immobilizzazioni), o, ancora, secondo la durata di utilizzo (capitale
circolante e capitale fisso); le passività, al contrario, in relazione alla provenienza
(mezzi interni e mezzi esterni; questi ultimi: mezzi propri e mezzi di terzi) e al grado
di esigibilità (indebitamento a breve, capitali a medio-lungo termine o permanenti).
I dati del conto economico, già strutturato in forma progressiva, sono
rielaborati in modo da distinguere le varie aree gestionali (operativa, finanziaria,
tributaria, straordinaria) e da ottenere parziali ritenuti particolarmente importanti per
35
fornire informazioni di dettaglio sulla realtà aziendale.
Possiamo dunque dire che le analisi di bilancio, comunque finalizzate,
consistono, sostanzialmente, in un complesso ragionamento volto all’interpretazione
dei valori che compongono il bilancio stesso; interpretazione, questa, che non si
ferma ai già accennati giudizi di attendibilità e di espressività dei bilanci oggetto di
osservazione, ma che invece prosegue attraverso un’attività intellettuale
continuamente protesa a comprendere il “linguaggio” dei dati desunti dalle
36
multiformi rielaborazioni via via operate dall’analisi sui valori di bilancio.
32
Luppi F., op. cit., 1994, p. 36.
33
Facchinetti I., op. cit., 2006, p. 63.
34
Luppi F., op. cit., 1994, p. 63.
35
Facchinetti I., op. cit., 2006, p. 63.
36
Ferrero G., Dezzani F., op. cit., 1979, p. 6.
18
1.4.1 La Riclassificazione dello Stato Patrimoniale
Lo stato patrimoniale è il documento contabile atto a dimostrare il capitale a
disposizione dell’impresa in un dato momento, ovvero il capitale di funzionamento.
Il legislatore nazionale, recependo la IV Direttiva CEE, ha mantenuto,
quanto alla forma, lo schema tradizionale a sezioni divise e contrapposte perché
ritenuto più vicino alle tradizioni contabili italiane; per ciò che concerne il contenuto,
invece, si è orientato su un’impostazione “mista” in quanto, l’iscrizione degli
elementi patrimoniali dell’attivo, deve essere effettuata in base al criterio della loro
“destinazione”, mentre, il criterio distintivo degli elementi patrimoniali del passivo, è
rappresentato dall’«origine» dei mezzi finanziari affluiti all’impresa, distinguendo i
37
mezzi propri dai mezzi di terzi.
Il bilancio da sottoporre a “lettura finanziaria” è quello “originario”, redatto
secondo il D.Lgs. 9 aprile 1991, n. 127, cioè il bilancio destinato a pubblicazione.
Ai fini della riclassificazione dello stato patrimoniale, si rivela utile definire
il capitale investito (o impieghi), dato dalla somma dei valori patrimoniali,
esprimenti all’epoca del bilancio scorte liquide in attesa di impiego oppure
investimenti in attesa di realizzo.
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La “riclassificazione finanziaria” dei valori patrimoniali individua le
componenti del capitale investito, distinguendole secondo la loro “velocità di
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trasformazione in denaro” ovvero secondo la durata del loro “ciclo monetario”,
cioè secondo la loro attitudine a ritornare in forma liquida, a dire, a ritornare ad
essere denaro.
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È il “criterio della realizzabilità” o della “liquidità”che permette di
distinguere gli aggregati componenti il capitale investito, utilizzando,
convenzionalmente, il limite del periodo di un anno per classificare gli elementi
rientranti nell’attivo circolante; di contro, nell’attivo immobilizzato rientrano gli
investimenti di durata superiore ad un anno.
37
Di Cagno N., op. cit., 1995, pp. 107-112.
38
Ferrero G., Dezzani F., Pisoni P., Puddu L., op. cit., 2006, p. 171.
39
Luppi F., op. cit., 1994, p. 43.
40
Ferrero G., Dezzani F., Pisoni P., Puddu L., op. cit., 2006, pp. 171-172.
41
Brunetti G., Coda F., Favotto F., Analisi, previsioni, simulazioni economico-finanziarie d’impresa,
Milano, Etas, 1996, p. 8.
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