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Capitolo primo
I Materiali Compositi
1.1 Definizione e tipi di materiali compositi.
Per “materiali compositi”, in linea generale, si intende il risultato della
combinazione di due o più materiali in modo da ottenere un sistema, cioè un
tutto inscindibile ed integrato, dotato di caratteristiche differenti e non
raggiungibili dai componenti singoli [1, 2].
Il termine “materiale composito” copre una varietà veramente ampia di
forme. Per esempio un elemento in calcestruzzo può essere considerato un
composito, così come può esserlo un circuito stampato di un televisore.
Tuttavia, ai fini di questa discussione, l’accento sarà posto sui materiali
compositi tecnici con l’esclusione dei materiali usati in elettronica e nelle
costruzioni civili. Possono essere escluse anche le costruzioni composite come,
per esempio, un foglio di materia plastica ricoperto con una pellicola metallica a
fini decorativi o di rinforzo; questi casi possono essere ascritti alla definizione di
“struttura composita” piuttosto che di “materiale composito”. Quest’ultimo
viene qui considerato come un materiale in cui esiste una fase continua, detta
matrice, che di solito rappresenta la maggiore quantità del totale in peso o in
volume e che contiene isole disperse e discontinue di una seconda fase, che
normalmente è costituita da un rinforzo di tipo fibroso [1-4], ed è quella
fondamentale ai fini delle proprietà del materiale. Si tratta di una massa di
materiale plastico, metallico, ceramico o vetroso che potrebbe anche sussistere a
sé, ma che ha le proprie caratteristiche modificate dall’inclusione di particelle,
fibre o tessuti. La vasta gamma dei materiali della seconda fase che possono
essere incorporati e i modi in cui essi possono essere dispersi (in forma casuale
oppure con un'orientazione preferenziale) offrono una vastissima scelta di
opzioni nella ottimizzazione di ogni composito scelto e nella realizzazione delle
combinazioni, richieste a fini progettuali, di caratteristiche fisico-meccaniche. I
compositi possono essere materiali naturali, come ad esempio il legno
(costituito in prevalenza da cellulosa e lignina) o sintetici [5], ovvero preparati
per sintesi e ottenibili in linea di massima con l’aggiunta di un agente
riempitivo (filler) ad una matrice; tra il filler e la matrice viene a stabilirsi una
interazione che conferisce al nuovo materiale composito proprietà singolari e
superiori (altrimenti non si avrebbe alcun vantaggio nella realizzazione dei
materiali compositi) a quelle delle singole componenti [1].
Il materiale in forma di particelle disperse nella matrice può avere una
gamma di dimensioni che va da quelle più piccole, nelle leghe, fino a quelle più
grandi che possono essere costituite da fiocchi relativamente grandi o da
microsfere di metalli o di vetro. Analogamente la lunghezza nominale delle
fibre di vetro incorporate nei compositi può variare fra 2 e 10 mm e più; questa
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dimensione può essere considerevolmente aumentata quando vengono
incorporati feltri
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di fibra tagliata oppure interi pezzi di tessuto [5]. Questi
rinforzi uni e bi-dimensionali sono poi trasformati in concreto anche in forme
tridimensionali, per esempio quando un filamento di fibra di rinforzo viene
avvolto su un mandrino per fabbricare un tubo. Come regola generale, i
materiali che contengono una quantità molto piccola della fase del materiale
disperso (come, per esempio, le materie plastiche cui vengono aggiunti
composti per ritardare la combustione o soppressori di fumo, oppure i metalli
in cui si ha la presenza accidentale di qualche impurità), non sono considerati
materiali compositi. Il termine “composito”, come già detto, viene utilizzato in
quest’ambito per indicare il derivato di un'aggiunta deliberata di una fase
dispersa in quantità che varia da pochi punti percentuali sino a circa il 60%, fase
dispersa che di solito ha maggior durezza della matrice e che viene aggiunta
allo scopo di ottenere alcuni netti miglioramenti di qualche specifica
caratteristica. Ciò consente di poter progettare un materiale innovativo, con
particolari caratteristiche, come ad esempio la leggerezza, la resistenza agli
agenti atmosferici o la rigidità, e poi, solo successivamente, realizzarlo
praticamente [1, 3, 5, 6]. In ogni caso il materiale composito deve essere
formulato in modo tale che si possa verificare una buona adesione fra il
materiale di rinforzo e la matrice; ciò può essere ottenuto o per naturale quanto
casuale affinità, oppure, con maggiore affidabilità, utilizzando agenti leganti
che agiscono da fondo (primer) sulla superficie del materiale della fase dispersa.
La tabella n.1 evidenzia alcuni tipi di materiali compositi con le relative
applicazioni.
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I feltri di fibra tagliata sono una delle forme fisiche, diverse dai tessuti, mediante le
quali possono essere inclusi i materiali di rinforzo nella matrice.
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Tabella 1. Vari tipi di materiali compositi e loro applicazioni.
Rinforzo o carica
Matrice Alcuni impieghi
Fibre di carbonio Plastiche ad alta
resistenza
Prodotti aerospaziali, prodotti
sportivi
Fibre di ceramica Metalli Conduttori ad alta resistenza
elettrica
Fibre di vetro Calcestruzzo, Gesso Pareti
Fibre di metallo Plastica Per rendere conduttiva la plastica a
fini di schermatura elettrica
Fibre di plastica Plastica Pezzi stampati, elementi di
rinforzo dei cavi.
Particelle di
nerofumo
Gomma Usato come riempitivo e
protezione da radiazioni UV
Particelle di ceramica Plastica Per modificare la costante
dielettrica.
Particelle di vetro Plastica Microsfere di vetro vengono
incorporate per riempire gli spazi e
per ridurre la densità
Particelle metalliche Metalli Depositati come grani fini nelle
leghe indurite per precipitazione.
Particelle di metallo Plastica Usata in forma di fiocchi a scopi
decorativi o elettrici
Particelle minerali Plastica Riempitivi generalmente poco
costosi che aumentano la
rigidezza.
Particelle organiche Plastica Viene aggiunto amido per rendere
biodegradabili i sacchetti di
plastica
Particelle di gomma Plastica Precipitata con mezzi chimici nelle
plastiche complesse per migliorare
la resilienza
Particelle di legno Plastiche fenoliche Come rinforzo per migliorare la
resistenza meccanica
Fogli di tessuto di
vetro
Poliesteri Usato per fabbricare pannelli
rinforzati per edifici e veicoli
Maglie plastiche
stampate
Plastiche Un interstrato di irrigidimento per
produrre fogli per uso agricolo e
fogli leggeri di copertura per
edifici
Tessuto di fibre
naturali
Resine
termoindurenti
Per costruire robusti laminati usati
come cuscinetti e per applicazioni
elettriche quali gli isolatori
Fonte: Elaborazione da [1].
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1.2 Classificazioni.
La classificazione dei materiali compositi può essere effettuata sulla base
di molteplici criteri. In questa sede si ritiene opportuna una classificazione
relativa al tipo dei componenti che vengono impiegati nella realizzazione del
materiale composito stesso, con particolare riferimento al tipo di matrice e al
tipo di fibra di rinforzo.
Poiché fra le due fasi, la matrice ed il rinforzo fibroso, quella che
caratterizza maggiormente il tipo di composito, relativamente al campo di
possibili applicazioni (e non relativamente alle effettive proprietà del materiale),
è la matrice, si usa comunemente classificare i materiali compositi in base alle
caratteristiche di quest’ultima.
Possiamo quindi distinguere compositi polimerici, metallici e ceramici.
I compositi polimerici o FRP (Fiber Reinforced Plastic, o compositi fibrosi)
sono quelli in cui la matrice è plastica e la fase che costitutisce il rinforzo è a
base di fibre sintetiche; gli esempi più noti di compositi fibrosi sono il GFRP
(Glass Fiber Reinforced Plastic, o vetroresina) e il CFRP (Carbon Fiber Reinforced
Plastic, o carboresina).
I compositi fibrosi dalle migliori prestazioni meccaniche sono definiti
compositi avanzati [1, 3] e il loro impiego è fortemente cresciuto nel corso
dell’ultimo decennio, soprattutto in settori ad alta tecnologia come quello
aerospaziale o quello nucleare [11].
I compositi polimerici possono essere distinti in termoindurenti e
termoplastiche.
I termoindurenti induriscono per azione del calore e di un catalizzatore,
assumendo una consistenza rigida permanente. I più diffusi sono le resine
epossidiche, poliuretaniche e fenoliche.
I termoplastici sono caratterizzati dall’avere una malleabilità reversibile,
cioè fondono per azione del calore e solidificano per raffreddamento.
I compositi metallici sono rappresentati da tutti i tipi di composito in cui
la matrice è costituita da un materiale metallico. La differenza sostanziale fra
compositi plastici e metallici può essere individuata nelle diverse caratteristiche
meccaniche di una resina da un lato e di un metallo dall’altro, e quindi nella
diversità di tutte quelle proprietà del composito che dipendono principalmente
dalla matrice piuttosto che dalle fibre. Tali sono ad esempio la resistenza alla
temperatura e le proprietà meccaniche in direzioni diverse da quella dell’asse
delle fibre.
I compositi plastici non possono sopportare temperature di esercizio
troppo alte, mentre un composito metallico può essere impiegato anche con
temperature più elevate, a seconda del tipo di metallo che costituisce la matrice
e purché naturalmente le fibre permettano tale temperatura.
La suddivisione principale che può indicarsi per le applicazioni dei
compositi plastici, metallici e ceramici è relativa ai campi di temperature in cui
essi possono venire adoperati: la temperatura di esercizio è infatti limitata più
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dal tipo di matrice che non dal tipo di fibre, in quanto la prima deve poter
essere solida e non viscosa in modo da poter trasmettere gli sforzi esterni al
rinforzo fibroso. I compositi plastici sono utilizzabili fino a circa 150 °C con
resine normali, o a temperature molto superiori (oltre i 2000 °C) con resine
particolari ancora in fase sperimentale [12].
Il problema comune a tutti i tipi di compositi metallici consiste nelle
reazioni di corrosione reciproca che avvengono tra la matrice e le fibre di
rinforzo, a temperature in genere molto inferiori a quelle massime permesse
dalla matrice. Esiste quindi per i compositi metallici la necessità di individuare
la durata e la resistenza di un composito in funzione della temperatura di
esercizio. Inoltre i metalli, a caldo, sono soggetti al creep, o scorrimento di tipo
viscoso, sotto carichi inferiori ai limiti elastici [12], e ciò può compromettere la
resistenza del composito stesso. Benché uno dei vantaggi del rinforzo con fibre
sia quello di aumentare la resistenza alle deformazioni per creep, occorre notare
che questo fenomeno negativo non è annullato del tutto e quindi può
rappresentare un possibile punto debole per le strutture composite.
Generalmente un composito metallico ha un peso specifico superiore
rispetto ad un composito plastico: questo svantaggio può essere almeno in parte
superato poiché, a parità di altre caratteristiche, sono necessari per i compositi
metallici spessori minori.
Fra i compositi metallici più diffusi possono essere annoverati quelli di
boro-alluminio, le cui applicazioni sono però limitate sia dalla scarsa
esperienza, sia dai costi relativamente alti delle fibre di boro. Le applicazioni
principali di questo tipo di materiali riguardano il settore aeronautico ed
aerospaziale.
I compositi ceramici nascono dalla fiducia nella possibilità di ottenere
nuovi materiali che combinino sinergicamente i pregi dei materiali ceramici ed
il principio dei compositi, eliminando i più gravi difetti di entrambi.
È noto che i materiali ceramici, in passato, non potevano essere impiegati
per la realizzazione di elementi strutturali a causa principalmente della fragilità
presentata dal tipo di struttura cristallina, a legame ionico o covalente, che non
permette possibilità di deformazione plastica. Tutto ciò è dovuto al fatto che, in
genere, non è possibile ottenere con le normali tecnologie produttive un
materiale ceramico completamente compatto; poiché la porosità presente
genera un elevato numero di intagli, le caratteristiche meccaniche del materiale
sono penalizzate [12]. Legata alla presenza di intagli e alla fragilità è la bassa
resistenza a shock termici: le variazioni brusche di temperatura provocano
deformazioni e ritiri che danno origine, in pochi cicli termici, a micro o macro-
fratture che comportano la completa frantumazione della struttura.
L’introduzione di fibre ad alta resistenza in una matrice ceramica sembra
essere l’unico sistema concreto che permetta una radicale trasformazione delle
proprietà meccaniche possedute da un ceramico, essendo completamente
variato il meccanismo di assorbimento di un eventuale carico esterno, rispetto
alla sola matrice, per la presenza delle fibre. Al riguardo, un ruolo importante è
giocato dal tipo di legame esistente fra fibre e matrice, in quanto questo è
responsabile dell’andamento della linea di frattura all’interno del composito e
quindi delle caratteristiche di fragilità del materiale. Inoltre la presenza di
elementi fibrosi nella matrice, specialmente se questi sono migliori conduttori
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termici, ha la capacità di distribuire più uniformemente le temperature durante
le variazioni dovute a shock termici o a raffreddamento in fase di fabbricazione.
Tra i pericoli maggiori per la riuscita e per le proprietà possedute dal
composito, alla fine del ciclo di lavorazione, rimane quello conseguente alla
porosità della matrice che permette a gas corrosivi di penetrare all’interno del
composito stesso ed eventualmente di intaccare le fibre, oltre a rappresentare
un elemento di debolezza strutturale.
Negli ultimi vent’anni hanno avuto un notevole sviluppo due nuove classi
di materiali ceramici: le fibre ed i compositi ceramici rinforzati con fibre. I
materiali ceramici in generale, e i compositi ceramici in particolare, presentano
elevata resistenza all’usura, refrattarietà ed inerzia chimica. La loro bassa
densità li rende idonei per applicazioni strutturali. A queste caratteristiche
positive si contrappone, nel caso dei materiali ceramici, una eccessiva rigidità
che li rende fragili alle sollecitazioni meccaniche. A questo difetto si è potuto
ovviare con la tecnica dei materiali compositi rinforzati con fibre, in modo da
combinare le caratteristiche pregiate dei ceramici con quelle complementari dei
materiali di rinforzo. I materiali ceramici sono utilizzati prevalentemente in
forma di fibra, ma di recente si stanno sviluppando anche compositi in cui essi
costituiscono la matrice. Alla produzione di fibre e compositi sono interessati i
seguenti materiali: vetro, carbonio, grafite, boro, carburo di silicio, allumina,
zirconia, boruro di titanio, carburo di boro, nitruro di boro, nitruro di silicio,
mullite ed altri [6]. Per quanto riguarda le fibre, queste sono di tipo amorfo-
vetrose, policristalline o monocristalline (whiskers
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).
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Sono sostanzialmente fibre monocristalline di grafite, cilindriche, costituite ciascuna da
una sottile lamina arrotolata intorno all’asse maggiore.