CAPITOLO I
REALTÀ POLITICA E RELIGIOSA NELLA BERGAMASCA NELLA
SECONDA METÀ DEL SECOLO XIX
CENNI SULLA SITUAZIONE ECONOMICA NELLA PROVINCIA DI BERGAMO
Nella seconda metà dell’ottocento le attività economiche prevalenti nella provincia di
Bergamo erano l’agricoltura, la pastorizia in montagna e la bachicoltura in pianura. In
montagna prevaleva la piccola proprietà contadina; in collina e in pianura, dove
dominavano le grandi e medie proprietà dei nobili e delle pie istituzioni, le forme prevalenti
1
erano la mezzadria e l’affittanza.
La piccola proprietà diffusa in montagna spesso consisteva in poche centinaia di metri
quadrati e non bastava alla sussistenza dei contadini, soprattutto dove erano decaduti gli
usi civici, come il ‘diritto di legnatico’ o il ‘diritto di pascolo’. Facilmente allora i contadini
2
ricorrevano all’emigrazione sia interna alla provincia, che nel resto d’Italia e all’estero.
In pianura, il contratto mezzadrile rendeva particolarmente dure le condizioni dei
3
contadini, soprattutto per l’imposizione degli ‘appendizi’ che variavano a seconda del
padrone o del luogo, ma erano sempre molto gravosi per i contadini. I più comuni
‘appendizi’ erano: l’affitto della casa detratto dalla parte spettante al contadino; il parto di
banco, che consisteva in questo a una data quantità di terreno ricevuto in mezzadria
4
corrisponde nel contadino l’obbligo di coltivare gratuitamente una data quantità di prato ; l’
‘obbligo della giornata’, cioè l’obbligo di lavorare a un compenso bassissimo i campi del
padrone per un numero di giornate che il padrone stesso stabiliva.
Il contratto di mezzadria restava il più diffuso nella provincia di Bergamo, dove non era
avvenuta la forte trasformazione capitalistica dell’agricoltura comune nel resto della
pianura padana: i ‘fittabili’ che prendevano in affitto i grandi fondi della classe nobiliare non
potevano, o non volevano investire capitali in una grande azienda agricola, ma
preferivano suddividere il fondo in piccoli poderi che affidavano, generalmente a
mezzadria, ai contadini.
1
cfr I. Cantù Storia di Bergamo e della sua provincia, Bergamo 1860.
E’ importante tener presente che la superficie agraria e forestale produttiva occupava un’area di 244500 ettari pari
all’89% dell’intera provincia, A. Pesenti Vita e progresso nella provincia di Bergamo, Bergamo 1914 p.396
2
A. Gasparini Monografia agricola della provincia di Bergamo, Bergamo 1881
3
F. Maironi La condizione dei contadini nella provincia di Bergamo, Bergamo 1902, p.11
4
Maironi, op. cit. p.14
2
La condizione dei salariati e dei giornalieri era però decisamente peggiore. Il salariato
5
stava ‘giuridicamente e economicamente al di sotto del mezzadro’, a completa
disposizione del padrone, senza orario, avendo al massimo sei o dieci giorni di ‘malattia’
6
all’anno, con un salario estremamente basso di circa una lira al giorno.
L’industria tessile, con filatoi, filande e tessiture, concentrata soprattutto nei dintorni della
città, presente artigianalmente da secoli nella bergamasca, ebbe un forte sviluppo intorno
7
al 1860.
Negli stabilimenti erano impiegati soprattutto donne e bambini per il minor costo della
manodopera femminile e infantile, mentre gli uomini non occupati nell’agricoltura
8
migravano.
Assai dure erano quindi le condizioni dei lavoratori bergamaschi, come risulta anche dagli
9
Atti della Commissione d’inchiesta del 1877.: ‘Nulla di più squallido di quei tuguri costruiti
di sassi e cemento ed addossati gli uni agli altri, nei villaggi lungo stradiccciuole
strettissime, selciate con grossi ciotoli. Il sudiciume si manifesta sotto tutti gli aspetti
possibili, il letame vi è ammassato negli atrii e sulla porta. Le famigli evi dimorano molto a
ristretto; hanno per altro per loro pagliericci riempiti di foglie secche e qualche volta nelle
famiglie più agiate anche materassi di lana. In pianura abitazioni cattive, specialmente
nella zona delle marcite e del riso con sequele di febbri palustri. E a proposito delle filande
risulta: Per le condizioni delle filande molto c’era da desiderare dal lato igienico circa il
locale e il macchinario, circa le acque potabili, le forniture di viveri agli stabili… .
Non c’era dunque da meravigliarsi se da queste misere condizioni di vita ci fu un aumento
10
di frenosi pellagrosa del cento per cento, come riporta il Maironi, dal 1884 al 1901 e una
11
recrudescenza di rachitismo, le piaghe maggiori dei lavoratori bergamaschi.
5
Maironi, op. cit. p. 46
6
‘Il salariato percepisce un compenso in denaro che si aggira sulle 110 e le 120 lire all’anno e compensi in natura che
portano il salario a circa una lira al giorno. A far la lira entra anche il godimento dell’abitazione valutata in denaro’.
Maironi, op. cit. pp.47-48
7
I. Cantù (op.cit. p.840) parla della filatura di Villa d’Almé che nel 1842 dava lavoro a 130 operai, e a 375 nel 1875;
secondo A. Pesenti (op. cit. p.118) gli ‘opifici’ passarono da tre degli inizi del decennio 1860-70 ai 27 del 1884.
8
Dal censimento del 1901 risultava che ‘agli agricoltori, i viticoltori ed allevatori del bestiame dell’età superiore a anni
9’ erano nella bergamasca 121731, di cui 94485 uomini, il che corrispondeva al 26,5% della popolazione totale. A.
Pesenti op. cit. pp. 40-41. Sempre nell’opera di Pesenti troviamo che la emigrazione bergamasca nel 1883 era del 15 per
mille passando al 37 per mille nel 1914. op. cit. p. 303-3004.
9
Rapporti tra capitale e lavoro manoscritto del comune di Bergamo vol. IV parte V pp. 480-483. Biblioteca Civica di
Bergamo
10
Maironi, op. cit. p. 5. A. Pesenti op. cit. pp. 305-306 quando il mais e il granoturco era diventato per una infinita
sequela di miserie, di carestie e di pietose situazioni economiche, l’allevamento principale della gente povera, la
qualità avariata di tale nutrimento servì a diffondere la terribile malattia della pellagra.
11
A. Pesenti op. cit. p.308 la rachitide è il retaggio della mala abitazione e il suo funesto aumento è in ragione diretta
della insalubrità di quegli stamburgi oscuri, umidi, ammuffiti e non areati che per antonomasia si chiamano abitazioni
3
PASSAGGIO DALLA POLITICA DEL VESCOVO SPERANZA A QUELLA DEL VESCOVO GUINDANI
Questa situazione aggravava maggiormente la frattura tra ‘paese legale’ e ‘paese reale’
12
denunciata anche a livello nazionale.
13
Nella bergamasca, dove quasi assente era il partito radicale, solo il movimento cattolico,
sia come partito clericale, sia come attività organizzata svolta dai singoli parroci, riusciva a
farsi portavoce delle esigenze delle masse, pur secondo schemi caritativi e paternalistici.
Durante il vescovato di monsignor Speranza (1845-1879), i rapporti tra l’autorità civile e
14
quella ecclesiastica erano piuttosto tesi. Il vescovo bergamasco, convinto che l’unità
15
italiana mirasse all’asservimento della Chiesa e alla distruzione del Papato proibiva
durante le ricorrenze nazionali ai parroci di intervenire alle celebrazioni sotto qualsiasi
16
pretesto.
A questo atteggiamento rigidamente antipatriottico della chiesa bergamasca, faceva
17
riscontro una linea di condotta ferocemente anticlericale da parte delle autorità civili. In
questo clima vanno collocati alcuni episodi particolarmente gravi che aumentarono ancora
di più la frattura tra autorità civile ed ecclesiastica come l’episodio della chiesa di S.
Bartolomeo: lo Speranza infatti aveva deciso, per ultimo tra i vescovi i lombardi e dietro la
spinta dell’opinione pubblica, di celebrare una messa per i caduti dell’unità italiana.
Durante la funzione prese la parola un laico, il che era contrario a tutte le norma
canoniche; a questo, lo Speranza reagì bruscamente, interdendo la chiesa di S.
Bartolomeo, dove era stata celebrata la funzione, da ogni ministero. Quando la notizia si
sparse per la città, venne organizzata una dimostrazione culminata con l’invasione del
vescovado e insulti e percosse alla persona dello Speranza. Il comportamento, giudicato
18
eccessivamente rigido del vescovo, fu criticato anche da parecchi cattolici.
12
cfr G. Candeloro Storia dell’Italia moderna vol. V Feltrinelli p. 405
13
Il prefetto di Bergamo Buccinelli scriveva nel 1882: il partito radicale è scarso di mezzi e d'influenza Archivio
Centrale di Stato ( ACS) Rapporti semestrali dei prefetti, busta 3; e il prefetto di Bergamo del 1887, Fiorentini, notava:Il
partito radicale è assai poco numeroso, il partito socialista non ha quasi proseliti in questa provincia né havvi alcuna
associazione che con tal nome possa chiamarsi. ACS Rapporti semestrali dei prefetti, busta 3
14
Sulla vita di monsignor Speranza vedi Massara Monsignor Luigi Speranza vescovo di Bergamo dal 1845 al1879
Brescia 1915
15
G. Vistalli Il vescovo Guindani nei suoi tempi e nella sua opera. Bergamo, tipografia S. Alessandro 1943 p. 12
16
E. Pedroni La vita a Bergamo nella seconda metà dell’ottocento: dopo l’unità, tutto finisce, tutto ricomincia, articolo
apparso sul Giornale di Bergamo del 9 maggio 1964.
17
cfr B. Belotti Storia di Bergamo e dei bergamaschi Edizione Banca popolare di Bergamo, 1959, vol. VI, p. 239 e
segg.
18
G. Vistalli op. cit. p. 167
4
Gravi furono anche gli incidenti tra clericali e liberali verificatisi durante la visita pastorale a
Chiuduno, dovuti al rifiuto del sindaco di festeggiare l’arrivo del vescovo, incidenti che si
conclusero con l’arresto di alcuni clericali e dello stesso parroco di Chiuduno, don
19
Giuseppe Calvi .
Va ricordata ancora la chiusura delle scuole annesse al seminario, che venne motivata nel
decreto ministeriale del 10 luglio 1864 da rifiuto dello Speranza di permettere all’autorità
scolastica un’ispezione in queste scuole, ispezione che era stata deliberata perché vi
20
erano ammessi anche giovani non destinati alla carriera ecclesiastica. Un ultimo
episodio della lotta il vescovo e l’autorità politica fu la sospensione a divinis di don Bravi
21
quando egli divenne deputato al parlamento.
Appare quindi chiaro come alla morte di monsignor Speranza, la designazione del suo
successore fosse assai importante per l’autorità civile . che sperava in un vescovo
‘transigente.
Dopo la scelta, da parte di Leone XIII, di monsignor Gaetano Camillo Guindani, intensa fu
l’inchiesta delle autorità sulla persona del neo-vescovo, come risulta dai documenti
conservati nell’Archivio Centrale di Stato; al Guindani fu concesso l’exequatur dopo che fu
22
accertato che egli si mostrò sempre ossequiente alle leggi e deferente all’autorità civile.
La nomina del Guindani venne invece male accolta dal gruppo di curialisti più fedele alla
23
linea dello Speranza e più intransigenti , con cui il Guindani dovette fare i conti durante il
suo vescovato. A questo proposito, nel 1887 il prefetto di Bergamo affermava: gli
intransigenti della scuola di Speranza si misero sotto l’usbergo dell’Osservatore Cattolico
di Milano, diretti dal famigerato prete Albertario e la lotta contro questa Curia Vescovile, e
meglio contro questo vescovo, riuscì così accanita che perfino il giornale clericalissimo,
l’Eco, di qui, fu denunciato dall’Osservatore come intriso di principi poco ortodossa, di
24
Rosminianismo, di mera sequienza alla Curia Vaticana e via di seguito .
La nomina del nuovo vescovo venne accettata invece con gioia dai laici bergamaschi che
speravano in un vescovo disposto a permettere ai laici di promuovere e intensificare
19
Dalla Gazzetta provinciale di Bergamo del 18 e 20 febbraio 1862
20
G. Vistalli op. cit. p.173
21
G. Vistalli op. cit. pp. 176-179
22
Su richiesta del Ministero di Grazia e Giustizia, il procuratore generale di Brescia inviò una lunga missiva concernete
la biografia di Guindani, il suo carattere e il suo comportamento durante il periodo passato a Borgo S. Donnino (PR), in
cui fu come in ogni altro tempo, irreprensibile e sempre conforme all’alto ministero ACS Direzione generale, Affari di
culto, fascicolo 64
23
B. Malinverni L’ambiente cattolico all’epoca del vescovo Guindani (1879-1904) in Aspetti della cultura cattolica
nell’età di Leone XIII, Cinque lune, Roma 1960
24
ACS Rapporti semestrali dei prefetti, busta 3
5
quell’attività che era cominciata dopo il IV congresso cattolico italiano, tenutosi a Bergamo
25
nel settembre del 1877 .
L’AZIONE CATTOLICA BERGAMASCA
Nel 1877 l’organizzazione cattolica nel bergamasco era limitata (fatta eccezione per le
varie confraternite religiose di cui si tratterà più avanti), al circolo della Gioventù Cattolica
e al Circolo operaio di San Giuseppe con mutuo soccorso, entrambi presenti solo a livello
26
cittadino. Dopo il IV Congresso cattolico (1887) fu fondato il Comitato Diocesano il quale
27
prese la direzione generale del movimentoe fondò parecchi comitati parrocchiali,
soprattutto dopo l’ ’80, dopo, cioè, l’avvento del Guindani che cercò fin dall’inizio di
28
stimolare l’azione cattolica organizzata.
Accanto ai Comitati Parrocchiali, si ebbe un’intensa fioritura di società e federazioni
operaie di mutuo soccorso: nel 1886, alla festa decennale del circolo operaio di Sam
Giuseppe, veniva segnalata la partecipazione (oltre che delle società operaie cattoliche
lombarde e dei Comitati Parrocchiali della provincia) delle società di mutuo soccorso di
Grumello, Romano, Trescore, Seriate, Brusaporto, Scanzo, Verdello e delle federazioni
29
della val Seriana inferiore, di Val Caleppio e dell’Isola.
Sorsero, inoltre, varie istituzioni di credito tra cui ‘Il piccolo credito bergamasco’, la ‘Cassa
di associazione contro la mortalità del bestiame’, la prima cassa Rurale ed Artigiana’ che
30
nacque a Martinengo nel 1893.
Questa attività veniva svolta allo scopo di ‘migliorare moralmente ed economicamente le
condizioni del popolo, ma anche, e soprattutto, come mezzo di lotta contro il socialismo,
secondo la concezione cui si ispiravano, nella loro maggioranza, i dirigenti del movimento
31
cattolico italiano.
25
B. Malinverni op. cit. p. 74
26
N. Rezzara Il movimento cattolico nella diocesi di Bergamo. Appunti e statistiche. Tipografia S. Alessandro,
Bergamo 1897
27
N. Rezzara, op. cit. p.74
28
B. Malinverni, op. cit. p.77
29
Il Campanone, a. II n°33, art. Festa decennale 8 agosto 1886. La nascita di ogni nuova società veniva pubblicizzata
attraverso i giornali. Su Il Campanone del 25 gennaio 1885 apparve questa lettera: Anche noi di Verdello e dei paesi
vicini ci siamo uniti, ci siamo intesi e abbiamo fondato una federazione operaia cattolica di Mutuo Soccorso. Finora
siamo in 300, ma cresceremo, perché la nuova istituzione è sentita bene da tutti. I circoli sinora costituiti sono:
Verdello, Levate, Arcene, Osio sotto, Osio sopra, Sforzatica e Lurano. Ma ne verranno altri e presto, cerchiamo di
rispondere all’appello del Papa che ci vuole uniti in associazionismo sotto la guida dei sacri pastori. Addio.
30
B. Malinverni, op. cit. p.78
31
L. Dodi Osnaghi,L’azione sociale dei cattolici nel milanese (1878-1904), Sugar 1974
6