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CAPITOLO SECONDO
ECONOMIA SOMMERSA ED EVASIONE FISCALE IN
ITALIA: CARATTERISTICHE DEL FENOMENO
1. Composizione e natura del sommerso nel contesto italiano: la
distribuzione su base territoriale e settoriale
Una analisi che permetta di comprendere la struttura e la natura di un
fenomeno articolato come quello del sommerso, in particolare in un Paese,
anch’esso complesso, come l’Italia non può prescindere da un’indagine che sia
condotta, oltre che sulla sua composizione, anche sulla sua distribuzione a
livello territoriale e settoriale. In tal modo sarà possibile fotografare meglio le
dinamiche “interne” del fenomeno italiano ed evidenziarne alcune
caratteristiche sostanziali e le peculiarità.
1.1 La distribuzione a livello territoriale
Nel contesto italiano, contraddistinto da uno stridente dualismo tra le
regioni settentrionali e quelle del Mezzogiorno, la dimensione territoriale
assume un carattere cruciale nel sistema economico, correlato a fattori sociali e
strutture molto differenziate tra loro.
In tale cornice, anche il fenomeno del sommerso assume caratteristiche
che risentono profondamente dell’influenza del contesto territoriale di
riferimento e, piø in generale, della tradizionale dicotomia Nord-Sud.
Di particolare interesse in merito è l’analisi prodotta dall’Ufficio Studi
dell’Agenzia delle Entrate nel 2006
85
che ha preso a base i dati desunti dalle
dichiarazioni ai fini IRAP dal 1998 al 2002, messi a confronto con i
85
Pisani, Polito (2006), op. cit.. I dati dello stud io si fondano sul data base statistico delle
dichiarazioni elaborato dalla SOGEI nell’ambito del S istema statistico nazionale.
66
corrispondenti dati di contabilità nazionale relativi alla stima del prodotto
interno lordo fornita dall’ISTAT
86
.
L’Imposta Regionale sulle Attività Produttive rappresenta la fonte fiscale
che piø si presta alle analisi territoriali, poichØ distribuisce l’output delle
imprese sul territorio in modo da consentire (soprattutto per le imprese multi-
impianto) di individuare le unità effettivamente operative in ciascuna regione.
Caratteristica unica in campo fiscale poichØ gli altri tributi, generalmente
allocati in base alla sede legale dell’impresa – dato scarsamente significativo –
non consentono di effettuare analisi territoriali accurate. Questa peculiarità
dell’imposta ha permesso la ripartizione dei dati, e quindi la valutazione, a
livello regionale e provinciale.
L’analisi è fondata su due indicatori: l’entità e l’intensità dell’evasione:
sottraendo semplicemente il dato di contabilità nazionale dall’ammontare
dell’IRAP dichiarata si ottiene l’entità dell’imposta evasa, cioè la misura
dell’ammontare di base imponibile sottratta allo Stato (espressa quindi in
termini di numero negativo). Tale indicatore, tuttavia, risente naturalmente
dell’ampiezza del sistema economico di riferimento: della dimensione
geografica e del settore di attività a cui si riferisce. Per sterilizzare questo
effetto l’entità è stata quindi relativizzata rapportandola alla base imponibile
dichiarata, ottenendo in tal modo l’intensità dell’evasione.
Dai dati pubblicati si osserva innanzitutto che l’ammontare di base IRAP
non dichiarata risulta apprezzabilmente ridotto nell’arco temporale considerato
che va dal 1998, quando si attestava su valori superiori ai 218 miliardi di euro,
al 2002 con 202 miliardi di euro
87
.
Rispetto alla ripartizione territoriale il dato interessante è che l’ammontare
maggiore delle somme evase si concentra nel Sud e nelle isole, dove,
nonostante un livello di reddito sensibilmente inferiore alle aree del Nord, nel
2002 si concentra quasi il 40% delle somme evase. Al secondo posto si colloca
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Data la notevole difformità tra le due fonti, dovuta a molteplici fattori (ad es. diversità dei criteri
di definizione delle variabili, della modalità di a ggregazione delle stesse, della definizione dei
soggetti, della localizzazione geografica) si è dapp rima reso necessario rendere omogenee, e quindi
confrontabili, le variabili oggetto dell’analisi.
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I dati qui riportati sono rilevabili dalle tabelle rip ortate in Appendice.
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il Nord-ovest (23,44%), seguito dal Nord-Est e dal centro, che si attestano
entrambi su valori compresi tra il 18% e il 19%.
Tuttavia, come in precedenza spiegato, il dato piø significativo è quello
dell’intensità dell’evasione che, con riferimento all’intero paese, nel 2002
misura un ammontare occultato al fisco intorno al 27% del dichiarato,
riducendosi di circa 10 punti dall’iniziale 37,46% del 1998. Dalla figura 2.1.2
si evince che tale riduzione è generalizzata per tutte le aree geografiche,
tuttavia permangono differenziali evidenti tra il mezzogiorno (dove l’intensità
oscilla tra il 57 ed il 70%) e il resto dell’Italia.
Figura 9: Entità dell'evasione per macro-regioni (m igliaia di euro).
Figura 10: Intensità dell'evasione per macro-regioni ann i 1998-2002
Fonte: Pisani, Polito (2006)
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L’entità dell’evasione su base regionale e provinciale
Per quanto concerne il raffronto su base regionale, dai dati aggregati
emerge che Lombardia e Campania sono insieme responsabili di circa il 20%
dell’evasione nazionale. Entrambe si collocano infatti su un valore di circa 20
miliardi di euro (media 1998-2002), a fronte di un’evasione nazionale che
oscilla intorno ai 200 miliardi di euro. Seguono Piemonte e Sicilia (circa 18
miliardi di euro), ad un livello leggermente inferiore il Lazio (circa 16 milioni
di euro), ed un terzo blocco di regioni con un’evasione superiore ai 14miliardi
euro (Toscana, Puglia, Veneto ed Emilia Romagna) infine, 11 regioni
comprese tra il valore massimo della Calabria (8,7 miliardi) e quello minimo
della Valle d’Aosta (484 milioni di euro).
Tuttavia poichØ, come già ricordato, l’analisi dell’entità risente
dell’ampiezza del sistema economico di riferimento è importante considerare il
parametro dell’intensità, ottenuta rapportando l’entità (le somme evase) alla
base dichiarata al Fisco. Considerando tale indice, la graduatoria delle regioni
muta radicalmente: emerge, infatti, che la regione piø virtuosa è la Lombardia
(13,04%), seguita da Emilia Romagna (22,05%), Veneto (22,26%) e Lazio
(26,05%), mentre tutte le regioni del Sud-Italia occupano le ultime posizioni
con valori che vanno dal 49,75% della Basilicata al 93,89% della Calabria
88
.
Il dato principale che emerge dall’analisi di questo aspetto è, quindi, che le
regioni meno virtuose si collochino proprio nel meridione con la specificità di
alcune aree, dove l’intensità dell’evasione è cosi elevata, che il problema non si
pone piø in termini di stimolare la compliance, ma di perseguire un vero e
proprio ripristino della legalità.
Gli autori propongono, infine un’ulteriore interessante analisi di carattere
dinamico, calcolando di quanto sia variata l’intensità dell’evasione nelle
singole regioni. In sintesi, nel periodo oggetto di analisi si constata una
sensibile riduzione dell’intensità in quasi tutte le regioni, con la sola eccezione
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Per i dati di dettaglio sulle singole regioni si ve da la Tabella riportata in Appendice.
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del Molise, con il primato della Sicilia che, pur presentando valori medi di
intensità piuttosto elevati, nel periodo ha ridotto tale rapporto di circa 25 punti
percentuali
89
.
Data la crescente complessità del sistema produttivo italiano e la
molteplicità di fattori che possono influenzare la compliance fiscale, un’analisi
territoriale che non si limiti unicamente all’usuale dicotomia Nord-Sud, ma che
sia condotta a livello di dettaglio piø fine, oltre a risultare maggiormente
attendibile, può offrire interessanti spunti di riflessione (soprattutto nell’ottica
di una maggiore efficacia dell’azione di contrasto).
Dallo studio condotto dall’Agenzia delle Entrate, la realtà provinciale
appare infatti molto piø variegata: nella stessa regione possono coesistere realtà
molto differenziate così come si riscontrano realtà caratterizzate da bassa entità
al Nord come al Centro e nel Mezzogiorno. Parimenti, analizzando le ultime
posizioni in graduatoria, si riscontrano analogie tra province molto distanti tra
loro
90
. Osservazioni che, in definitiva, tendono a sovvertire gli usuali luoghi
comuni connessi alla dicotomia Nord-Sud, che considerano le entità regionali
come realtà omogenee.
Ove si consideri l’intensità del fenomeno, la situazione muta radicalmente
in quanto emerge con maggiore evidenza una netta differenziazione tra Nord e
Sud del paese: a fronte di ben 21 province del Nord caratterizzate da bassa
intensità, ve ne sono solo 2 al centro ed altrettante al Sud. Naturalmente realtà
altamente differenziate possono coesistere nella medesima regione, anche
considerando come parametro di riferimento l’intensità
91
.
I grafici seguenti aiutano a fornire un’immediata rappresentazione della
situazione su base provinciale.
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Per una rappresentazione grafica a livello provinci ale si veda la Tabella in Appendice.
90
Ad es. Torino e Napoli presentano lo stesso ammontare di somme evase (rispettivamente pari a
7.486 e 8.107 milioni di euro), al pari di Brescia e C aserta (3.530 a fronte di 3.638).
91
Ad esempio, Bologna e Rimini: la prima ad intensità molto bassa, mentre la seconda si colloca tra
le province più critiche. Per maggiori elementi, concern enti le graduatorie delle singole province, si
rinvia ai prospetti in Appendice .
70
Figura 11: Entità dell'evasione IRAP - media 1998-2 002
Figura 12: Intensità dell'evasione IRAP - media 199 8-2002
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Fonte: Pisani, Polito (2006)
Dai dati esposti emerge in sintesi una certa complessità dell’articolazione
territoriale del fenomeno del sommerso, che presenta situazioni fortemente
differenziate anche tra province appartenenti della stessa regione, pur in
presenza di una sostanziale polarizzazione Nord-Sud.
Valutando le due grandezze esaminate: entità ed intensità, quest’ultima fa
registrare un marcato squilibrio sfavorevole per le aree del centro-Sud,
squilibrio meno evidente per quel che attiene l’intensità, che, essendo correlata
all’ampiezza del sistema economico di riferimento presenta delle aree
particolarmente problematiche anche al Nord.
I dati presentati sono relativi ad una analisi effettuata su un singolo tributo,
l’IRAP, che rispecchia quindi la realtà di quelle situazioni imprenditoriali
tenute all’adempimento dell’imposta. Anche se l’analisi può, quindi, apparire
troppo specifica, tuttavia presenta i pregi derivanti da un elevato grado di
oggettività, essendo fondata su dati ufficiali, e soprattutto di disaggregazione
dei dati. I risultati della ricerca sono comunque da ritenersi una buona proxy
dell’evasione in Italia, utile per confermare le ipotesi iniziali, fondandole su
dati empirici.
Tuttavia, un altro importante contributo nel disegnare la generale struttura
del sommerso in Italia è fornita dai risultati di una ricerca condotta dal Censis
nel 2002
92
, su un campione di testimoni privilegiati. Tale studio, dedicato
principalmente al mercato del lavoro, offre tuttavia interessanti sezioni relative
alla struttura del sommerso sia a livello territoriale che settoriale, fornendo
anche utili spunti per un’analisi del fenomeno.
Secondo i risultati dell’indagine (vds. figura seguente) la quasi totalità
delle imprese attive nel mezzogiorno (95,9%) sarebbe interessata da forme di
irregolarità. Di queste una parte (31,7%) è rappresentata da imprese emerse che
ricorrono all’evasione fiscale e contributiva in maniera sistematica seppure
lieve, mentre nella maggior parte dei casi (64,2%) si tratta di imprese del tutto
(33,6%) o quasi (30,6%) sommerse. Il fenomeno appare decisamente piø
contenuto nel resto del Paese, in particolare al Nord-ovest e al Nord-Est dove le
imprese sommerse si attestano rispettivamente al 46,7% ed al 41,2%. Al centro
92
CENSIS (2003)
72
la percentuale sale al 60%, con una particolare incidenza delle imprese
totalmente irregolari (19,5%).
Le stime sono peraltro confortate dalle indicazioni del campione che nel
Mezzogiorno, per la quasi totalità, considera il sommerso una realtà strutturale
del sistema produttivo, e riconosce l’esistenza di un vero e proprio circuito
economico parallelo che garantisce l’occultamento dell’intera filiera,
dall’acquisto delle materie prime alla vendita. Di contro al Centro-Nord il
sommerso è considerato sostanzialmente una realtà marginale o legata a
fenomeni di stagionalità.
Figura 13: Incidenza del sommerso d'impresa per tip ologia e macroarea. Anno 2002 (val.
%).
Fonte Censis (2003)
Relativamente all’influenza che i diversi contesti territoriali assumono nei
confronti del sommerso viene proposta una interessante distinzione che, a
seconda della struttura dei rapporti imprenditoriali presenti in una determinata
realtà, individua tre differenti modelli di sommerso: “distrettuale”, “reticolare”
e “micro-imprenditoriale”. A tali modelli di adattamento del sommerso alle
realtà produttive locali, corrisponderebbero poi diverse motivazioni,
individuate in un sommerso di necessità, di adattamento o di ricchezza,
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anch’esse riconducibili alle caratteristiche dei contesti territoriali di
riferimento.
Il sommerso distrettuale: è caratterizzato da una forte propensione al
lavoro in conto terzi. La logica di profitto induce le imprese, dalle maggiori
alle piø piccole, a ridurre i costi, da una parte attraverso il ricorso al lavoro
nero, dall’altra subappaltando la produzione e scaricando il rischio del
sommerso sugli anelli piø bassi della catena produttiva (lavoro in conto terzi).
Ciò impedisce alle imprese di creare accumulazione di capitale e di crescere.
L’esiguo numero di imprese che riesce a stare sul mercato con marchio proprio
favorisce lo sviluppo del sommerso. Questo tipo di struttura interessa
prevalentemente la Puglia ed il Salento, ove il contesto territoriale e sociale
non è particolarmente disgregato e la presenza della criminalità organizzata
non è invasiva come in altre realtà del meridione.
Correlato a tale struttura è il cosiddetto sommerso di necessità che risulta
strettamente legato all’esistenza di un tessuto produttivo centrato sul conto-
terzismo. In questo caso, il sommerso diventa un ingrediente irrinunciabile
affinchØ le imprese possano sopravvivere sul mercato.
Il sommerso reticolare è contraddistinto dall’esistenza di un intero tessuto
economico che vive e si sviluppa nel totale anonimato.
Dall’approvvigionamento alla vendita sul mercato, la totale invisibilità dei
beni è garantita da una fitta rete di rapporti imprenditoriali occulti. Questo tipo
d’organizzazione ruota di norma intorno ad un unico soggetto, una sorta di
raccoglitore-distributore, cui fa capo una fitta rete di laboratori o artigiani, che
si occupa di collocare il prodotto direttamente presso mercati, ambulanti,
negozi o altre imprese. In questo scenario l’evasione è totale ed è condizione
necessaria affinchØ si possa operare sul mercato stesso.
Questa tipologia è presente in altre aree piø depresse del Sud, come la
Campania, la Calabria, la Sicilia e nei comprensori metropolitani dove si parla
di sommerso di adattamento. In tali realtà la condizione di irregolarità sembra
trovare ragione piø che una necessità delle imprese per sopravvivere nel
mercato, in una sorta di adattamento alla condizione generale del tessuto
imprenditoriale che ha ormai reso patologica la situazione. Per gli imprenditori
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operare nel sommerso significa, innanzitutto, poter esistere ed essere operativi
sul mercato; senza questa fondamentale condizione non ci sarebbero nemmeno
i presupposti per porre in essere un’attività imprenditoriale.
Il modello micro-imprenditoriale prevede la presenza, in imprese emerse,
di lavoratori o ex-lavoratori (pensionati, cassintegrati) che forniscono la propria
attività professionale, generalmente di qualità, per lo piø pagati a cottimo.
Questo tipo di sommerso, a differenza degli altri, non ha una
localizzazione preminente ma può essere riscontrato con maggiore frequenza
nel Centro-Nord, dove si riscontra anche piø spesso un sommerso di ricchezza.
L’esistenza di un benessere diffuso e di conseguenza la ricerca di maggiore
ricchezza, costituiscono uno dei fattori principali di ricorso al sommerso o
all’evasione sia da parte degli imprenditori che dei lavoratori. I primi per
aumentare i margini di profitto dell’azienda; i secondi, per incrementare il
reddito ad un livello che solo il lavoro irregolare può garantire.
In conclusione la realtà che emerge rispetto al sommerso è quella di un
fenomeno in cui il peso della variabile territoriale risulta estremamente
determinante ed in cui le caratteristiche che assume sono molto diverse fra le
varie aree geografiche. Variabile territoriale che risulta determinante oltre che
nell’individuare le modalità con cui il fenomeno tende a manifestarsi, anche nel
determinarne l’incidenza.
In particolare al Sud il sommerso continua a rappresentare un elemento
strutturale del tessuto produttivo, caratterizzato da una forte intensità
dell’evasione, da una elevata presenza di imprese sommerse e di sommerso da
lavoro. Situazione che trova certamente la sua ragion d’essere in situazioni e
condizioni di varia natura che storicamente da una parte hanno frenato lo
sviluppo del tessuto produttivo, dall’altra hanno contribuito allo sviluppo del
sommerso e dell’evasione, facendo del meridione una realtà dalle
caratteristiche sicuramente peculiari.
Sono elementi molteplici e di complessa individuazione ma che possiamo
provare a sintetizzare brevemente anche se certamente non in maniera
esaustiva: