CAPITOLO I
Biogas e fermentazione anaerobica
Introduzione
La produzione di biogas da biomasse, in particolare da deiezioni animali e scarti
dell’industria agro-alimentare, è un metodo innovativo per ricavare energia
attraverso la degradazione anaerobica della sostanza organica.
Gli scarti industriali sia sottoforma di reflui che di solidi rappresentano un costo per
il loro smaltimento classico visto sia le elevate quantità solitamente prodotte, che il
loro alto impatto ambientale; con la digestione anaerobica, effettuata in appositi
reattori, si ha la produzione di biogas, gas composto prevalentemente da metano e
anidride carbonica che può essere utilizzato come combustibile classico per uso
domestico e industriale oppure in impianti di cogenerazione per la produzione di
energia termica e elettrica. E’ evidente che così facendo si ha un triplo vantaggio
economico in quanto si abbattono i costi di smaltimento, come detto si produce
energia ed inoltre i residui organici della digestione, opportunamente trattati
rappresentano un ottimo fertilizzante biologico.
Nel presente capitolo saranno descritti nel dettaglio gli aspetti chimico – fisici,
biochimici, microbiologici e cinetici che caratterizzano le diverse fasi della
digestione anaerobica: l’idrolisi, l’acidogenesi e la metanogenesi. Sarà inoltre fatta
una panoramica dei substrati utilizzati e delle loro caratteristiche in termini di resa in
metano.
Sarà posta particolare attenzione nell’analisi delle problematiche del processo e di
quali sono le variabili operative su cui agire per garantire un processo stabile ed
efficiente.
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1.1 Generalità sul processo (tratto da Cecchi et al. 2005)
La degradazione biologica della sostanza organica in condizione di anaerobiosi (in
assenza, cioè, di ossigeno molecolare, come O , o legato ad altri elementi), determina
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la formazione di biogas, di un digestato semisolido il cui carico inquinante e
patogeno è notevolmente inferiore rispetto a quello di partenza e di nuove cellule
batteriche. Mentre nei processi aerobici il risultato della biodegradazione è una
produzione di biomassa, nel trattamento anaerobico si ha principalmente produzione
di biogas perciò la crescita cellulare è più bassa di conseguenza è inferiore la
produzione di fanghi di supero.
Il biogas è una miscela di diversi prodotti di reazione, i più abbondanti dei quali sono
due : il metano ed il biossido di carbonio.
Il processo di digestione anaerobica coinvolge diversi gruppi microbici interagenti
tra loro: i batteri idrolitici, i batteri acidificanti (acetogeni ed omoacetogeni) ed,
infine, i batteri metanigeni, quelli cioè che producono metano e CO che rappresenta
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circa il 40-50% del biogas prodotto. I batteri metanigeni occupano quindi solo la
posizione finale della catena trofica anaerobica. Il metano, poco solubile in acqua,
passa nella fase gassosa, mentre la CO si ripartisce tra la fase gassosa e quella
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liquida.
Quando si considerano substrati organici complessi si possono ottenere ulteriori
prodotti del processo degradativo anaerobico e, tra quelli di maggior rilievo,
troviamo l’ammoniaca e l’acido solfidrico che deriva dalla demolizione delle
proteine.
Ad esempio, nel caso della stabilizzazione anaerobica di una matrice con formula
bruta C H O N , la relazione stechiometrica complessiva può essere rappresentata
a b c d
dalla seguente reazione:
C H O N nCwHxO N + mCH + sCO + rH O + (d – nx)NH
a b c d y z 4 2 2 3
Con: s = a – nw – m
r = c – ny – 2s
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Come si può vedere dalla relazione riportata si ha la parziale distruzione di materiale
organico complesso con formazione di metano, biossido di carbonio, acqua ed
ammoniaca.
L’attività biologica anaerobica è stata evidenziata in un ampio intervallo di
temperatura che va dai 5 ai 70 °C.
La classificazione delle specie di microorganismi in base all’intervallo di
temperatura ideale di crescita è:
psicrofili (temperature inferiori a 20 °C);
mesofili (temperature comprese tra i 20 °C ed i 40 °C);
termofili (temperature superiori ai 45 °C).
L’industrializzazione biotecnologica di questo processo naturale ha consentito di
passare dall’iniziale concetto di stabilizzazione estensiva della sostanza organica in
ambienti naturali a veri e propri processi industriali per la produzione di biogas. Ciò
a partire da diversi substrati organici quali acque derivanti dall’industria agro-
alimentare, fanghi di supero degli impianti di trattamento acque reflue, deiezioni
animali, biomasse di natura agricola, residui organici industriali e la frazione
organica di rifiuti urbani.
1.1.1 Fasi del processo di digestione anaerobica (tratto da Cecchi et al. 2005)
La conversione di substrati organici complessi in metano avviene, come accennato,
attraverso una serie di reazioni alle quali partecipano almeno tre gruppi metabolici
distinti di microrganismi che si differenziano sia per i substrati che per i prodotti del
loro metabolismo.
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Il processo biodegradativo si compone di tre stadi: una prima fase di idrolisi dei
substrati complessi accompagnata da acidificazione in quanto comporta la
produzione di acidi grassi volatili, chetoni ed alcoli; una successiva seconda fase
acetogenica, in cui, a partire dagli acidi grassi, si ha la formazione di acido acetico
(CH COOH), acido formico, biossido di carbonio ed idrogeno molecolare, ed infine
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un’ultima fase in cui, a partire dai prodotti della fase precedente, si osserva la
metanizzazione, cioè la formazione di metano mediante trasformazione dall’acido
acetico o attraverso la riduzione del biossido di carbonio utilizzando l’idrogeno come
co-substrato. In minor misura si ha la formazione di metano a partire dall’acido
formico.
Per meglio comprendere la natura del processo di digestione anaerobica questo è
schematicamente illustrato in figura 1.1:
Fig. 1.1 Schema del processo di digestione anaerobica e principali ceppi batterici
coinvolti
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Le fasi del processo precedentemente illustrate verranno di seguite descritte in
dettaglio:
Idrolisi ed acidificazione
In questa prima fase si ha la degradazione (condotta da batteri anaerobici e
facoltativi) di substrati organici complessi particolati o solubili, quali proteine, grassi
e carboidrati, con formazione di composti semplici, quali aminoacidi, acidi grassi e
monosaccaridi in forma solubile .
Le reazioni che caratterizzano questa prima fase sono le seguenti:
cellulosa + H O zuccheri semplici
2
proteine + H 0 amminoacidi
2
grassi + H 0 grassi acidi e glicerolo
2
In particolare, i microrganismi idrolizzanti possono colonizzare il materiale
particolato e degradarlo, oppure produrre enzimi extracellulari in grado di scindere le
molecole organiche complesse in oligomeri e monomeri che sono quindi resi
disponibili per il trasporto all’interno delle cellule di microrganismi acidogenici
fermentanti (acidogenesi).
I microorganismi acidogenici ossidano i substrati organici semplici a piruvato che
viene poi trasformato in acidi grassi volatili, alcoli e chetoni che rappresentano i
substrati di partenza per la successiva fase metanigena.
Contestualmente all’idrolisi del materiale organico complesso, perciò avviene il
processo fermentativo acidogenico in cui i batteri fermentativi degradano i monomeri
ed oligomeri organici, zuccheri, acidi grassi ed aminoacidi, producendo acidi grassi
volatili, per lo più a catena corta quali il propionato ed il butirrato.
Dalla fermentazione degli aminoacidi viene inoltre prodotto ammonio. In generale il
processo idrolitico non implica la crescita di microrganismi.
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Acetogenesi
A partire dai substrati formatisi nel corso della fase di idrolisi ed acidificazione i
batteri acetogeni producono acido acetico, acido formico, CO ed H . Esistono due
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differenti meccanismi da considerare a seconda che la degradazione avvenga a
partire da acidi grassi a catena lunga (LCFA, long chain fatty acids ) o a catena corta
(SCFA, short chain fatty acids, o VFA, volatile fatty acids). Nel primo caso il
numero di atomi di carboni è maggiore di 5, nel secondo, minore.
Nelle seguenti tabelle 1.2 e 1.3 sono riportati i principali prodotti di reazione che
costituiranno il substrato su cui lavorano nella fase successiva i batteri metanigeni:
Durante la produzione di acido acetico, la presenza di idrogeno molecolare nel
mezzo può determinare problemi di inibizione. Se però H viene mantenuto a basse
2
concentrazioni, grazie all’attività dei batteri metanigeni H -ossidanti (idrogenotrofi),
2
la degradazione degli acidi grassi ad H da parte dei batteri acetogeni è resa più
2
probabile, nonostante la formazione di H sia energeticamente sfavorita.
2
Metanogenesi
La produzione di CH rappresenta la conclusione della catena trofica anaerobica. Il
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metano infatti è l’unico composto non reattivo nell’intero processo di digestione
anaerobica e può, pertanto, essere considerato il prodotto finale dell’intero processo.
La produzione del metano può avvenire essenzialmente attraverso due differenti vie
di reazione:
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- +
4H + HCO + H → CH + 3H O
2 3 4 2
CH COOH → CH + CO
3 4 2
La prima via prevede la metanogenesi ad opera dei batteri idrogenotrofi, che operano
l’ossidazione anaerobica dell’idrogeno, mentre la seconda via, cosiddetta
acetoclastica, prevede la dismutazione anaerobica dell’acido acetico con formazione
di metano e biossido di carbonio.
La maggior parte della produzione di metano avviene attraverso questo secondo
meccanismo; nella figura 1.4 è riportata la distribuzione percentuale nei diversi
cammini metabolici coinvolti nel processo di digestione.
Fig. 1.4
Con la loro attività i due ceppi di batteri metanigeni svolgono due importanti
funzioni nell’ambito dell’intero processo: da un lato degradano l’acido acetico e
quello formico a CH consumando gli acidi ed impedendo quindi l’inibizione dei
4
fenomeni di degradazione di substrati organici per eccesso di acidità; dall’altra
-4
mantengono la pressione di H a bassi livelli (p <10 atm) così da consentire la
2 H2
conversione degli acidi grassi a catena lunga e degli alcoli ad acetato ed H .
2
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Infatti, se la via idrogenotrofa è rallentata si osserva un accumulo di H nel mezzo
2
che inibisce la produzione del metano, mentre la via acetoclastica può subire
fenomeni di inibizione da substrato in presenza di elevate concentrazioni di acido
acetico (pH<6).
Il più importante dei fattori che controllano la possibilità di utilizzo dell’acetato da
parte dei batteri metanigeni è rappresentato dalla forma chimica con cui tale
substrato è presente nel mezzo. In particolare si ha che, se presente in forma
indissociata (CH COOH), l’acido acetico può attraversare la membrana batterica e
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risultare quindi utilizzabile (questo fenomeno è favorito in un intervallo di pH
piuttosto ristretto, generalmente compreso tra 6 ed 8).
A più elevati valori di pH nel mezzo, l’acido acetico è presente per lo più nella forma
-
dissociata (CH COO ): ne deriva che la concentrazione della forma indissociata nel
3
mezzo non è sufficiente a garantire un gradiente di concentrazione tale da consentire
il trasporto trans-membrana del metabolita.
Nel caso di ambienti caratterizzati da pH relativamente bassi (inferiori a 5), si ha una
elevata concentrazione di acido indissociato che attraversa la membrana cellulare e la
concentrazione dell’acido acetico può risultare superiore alle capacità di
metabolizzazione cellulare con conseguente inibizione da eccesso di substrato.
1.1.2 Biochimica del processo (tratto da Cecchi et al. 2005)
La degradazione di substrati organici ha il duplice fine di ricavare l’energia
necessaria per il metabolismo batterico (catabolismo) sotto forma di energia chimica
di ossidazione e, in misura molto minore, di sintetizzare nuove cellule (anabolismo).
Mentre i microrganismi aerobi utilizzano ossigeno molecolare come accettore finale
di elettroni nei processi ossidativi della sostanza organica, i microrganismi anaerobi
utilizzano altra sostanza organica.
L’ossidazione avviene essenzialmente a causa della perdita di una coppia di atomi di
idrogeno da parte della sostanza organica ossidata (deidrogenazione); l’idrogeno
viene quindi trasferito alla specie ossidante (accettore di idrogeno). L’ossidazione di
composti organici in ambiente anaerobico è catalizzata da enzimi ed avviene grazie
+
all’intervento di coenzimi come NAD (nicotinamide adenina dinucleotide-forma
+
ossidata) ed NADP (nicotinamide adenina dinucleotide fosfato forma
ossidata) :
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+ +
NAD + 2 H NADH + H
+ +
NADP + 2 H NADPH + H
L’accettore finale dell’H non è però il coenzima, che viene riossidato e rigenerato,
2
ma, attraverso altre reazioni di ossido riduzione, l’ossigeno, il carbonio, l’azoto o lo
zolfo legati originariamente alla sostanza organica che viene ossidata.
Il passaggio attraverso queste reazioni fornisce l’energia che viene immagazzinata
sotto forma di energia chimica come ATP (adenosina tri-fosfato).
Le diverse vie di degradazione di proteine, acidi grassi e zuccheri, che sono i
nutrienti principali presenti nei substrati alimentati usualmente ai digestori, sono di
seguito illustrate attraverso diversi esempi.
Per uno zucchero come il glucosio si assume la trasformazione dapprima in acido
acetico, ad opera di microrganismi acetogeni, e quindi in CH e CO .
4 2
La reazione globale è:
C H O 3CH + 3CO
6 12 6 4 2
Nel caso di proteine, come ad esempio la cisteina, si avrà:
4C H O NS + H O 4CH + 6CO + NH + H S + CH COOH
3 7 2 2 4 2 3 2 3
Mentre l’equazione complessiva di degradazione di un acido grasso è data da:
C H O + (x – y/4 – z/2)H O (x/2 – y/8 + z/4)CO + (x/2 + y/8 – z/4)CH
x y z 2 2 4
Per quanto concerne invece la formazione del metano si hanno due possibili
meccanismi alternativi.
In un caso il CH4 si forma in seguito alla riduzione del carbonio della CO2 secondo le
seguenti reazioni:
CO + R – H R – COOH
2
R – COOH + 2H R – CHO + H O
2
R – CHO+ 2H R – CH OH
2
R – CH OH + 2H R – CH + H O
2 3 2
R – CH + 2H CH + R – H
3 4
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