Tipologie e caratteristiche di elementi di combustibile e loro utilizzo negli impianti di potenza
CAPITOLO 1
TIPOLOGIE E CARATTERISTICHE DI ELEMENTI DI
COMBUSTIBILE E LORO UTILIZZO NEGLI IMPIANTI
DI POTENZA
1.1 Abstract
L’ elemento di combustibile nucleare è l’entità elementare sede del
funzionamento di ogni reattore, sia esso di potenza o sperimentale; ovverosia, il
componente principale che permette di ricavare energia da un combustibile,
trasferendola sotto forma interna/termica ad un fluido termovettore, e, tramite
questo, generare elettricità con un ciclo termodinamico.
In realtà esso è caratterizzato da molte parti distinte, il cui insieme
permette lo sfruttamento di elementi soggetti a fissione in impianti di
produzione di energia elettrica. Le parti principali sono due: una contenente il
combustibile vero e proprio, nella quale è generata tutta la potenza, un'altra con
funzione essenzialmente protettiva o di supporto, che impedisce la liberazione
dei prodotti di reazione nel refrigerante, nel moderatore o in altre parti del
recipiente in cui si confina il materiale soggetto a reazione nucleare.
La prima delle due parti deve presentare almeno una specie fissile, sede
Capitolo 1 1
Tipologie e caratteristiche di elementi di combustibile e loro utilizzo negli impianti di potenza
di certa reazione di fissione (U233, U235, Pu239, Pu241), sempre accompagnata da
una miscela più o meno varia di elementi "di contorno", fissionabili o fertili, che
partecipano alla vita del reattore fissionandosi a certe energie delle particelle
neutroniche incidenti o fornendo nuovi elementi fissili per trasmutazione. Da
questo punto di vista esistono innumerevoli possibilità per realizzare un
combustibile nucleare, essendo molteplici le possibilità di variare tipologie di
elementi, loro concentrazioni nella miscela finale, possibilità di combinarli con
materiali leganti. Moltissime sono state le soluzioni proposte e sperimentate nel
tempo, ma solo alcune hanno avuto maggiore sviluppo, a causa delle migliori
caratteristiche che le contraddistinguono.
La seconda parte costituente l'elemento è invece composta da tutto ciò
che è presente oltre il combustibile. Nel caso di noccioli tradizionali si possono
evidenziare, ad esempio, l'incamiciatura del combustibile stesso (il suo
“contenitore”), i blocchi d'acciaio che provvedono a mantenere ferme le lunghe
barre di combustibile incastrandole alle estremità, le griglie spaziatrici che ad
intervalli regolari mantengono distanziate le barre tra loro, impedendone
vibrazioni nel senso perpendicolare all'asse.
Tutto questo, assemblato per costituire fasci contenenti un gran numero
di barre disposte secondo un reticolo arbitrario (circonferenziale concentrico,
quadrato, triangolare, ecc.), costituisce quello che si chiama elemento di
combustibile.
A quanto detto si devono aggiungere altri componenti ausiliari, non sempre
presenti e peculiari del tipo di reattore, come le barre di veleni bruciabili o le
barre ad acqua, o altro ancora.
Bisogna però ricordare che non è questo l’unico modo di trovare un
elemento di combustibile: se è vero che è il modo in cui si è più abituati ad
identificarlo, ci possono essere casi in cui esso è totalmente differente. Per
esempio sotto forma di sfera di combustibile circondata da guaina protettiva,
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soluzione raggiungibile con l’uso dei cosiddetti combustibili dispersi, o come
barre singole in fori praticati in blocchi geometrici, impilati gli uni sugli altri. Si
vedrà nel seguito di questo capitolo quali sono queste soluzioni e in che
situazione possono essere presenti.
Da un punto di vista fisico, un combustibile nucleare può trovarsi in
forma solida o liquida, e all'interno di questa divisione molte sono le soluzioni
tecnologiche; la fondamentale differenza è che il combustibile solido trattiene al
suo interno la massima parte dei prodotti di fissione, mentre quello liquido tende
a disperderli. È questa una delle ragioni del maggior successo dei combustibili
solidi, che rimandano il problema del trattamento ad un impianto specifico ed
esterno all’edificio reattore, nonostante i maggiori costi di produzione e il
maggior tempo di immobilizzo.
I combustibili liquidi sono
caratterizzati da elementi fissili e
fertili disciolti in una fase appunto
liquida, che può eventualmente
anche funzionare da moderatore
oltre che da supporto diluente, ed
eventualmente da fluido
termovettore: il grosso vantaggio risiede nell’intimo contatto tra combustibile e
refrigerante, che consente di ottenere elevate potenze specifiche, oltre alla
drastica riduzione di materiali leganti fortemente assorbenti, il che consente di
migliorare l’economia neutronica del nocciolo. Per tali tipi di combustibile non
si può individuare un elemento vero e proprio, in quanto le posizioni di ognuno
dei componenti non sono ben definite né rimangono tali durante l’arco della vita
del reattore, e questo ne complica molto lo studio del comportamento.
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Figura 1.1: Vista di una piscina per
nocciolo di reattore nucleare.
Tipologie e caratteristiche di elementi di combustibile e loro utilizzo negli impianti di potenza
Il combustibile solido, il più diffuso nei reattori di prima, seconda
e terza generazione fino ad oggi costruiti, si presenta invece sotto forma di barre
o di sfere: per motivi di incompatibilità chimica questo non può essere
direttamente esposto al refrigerante, ed è per questa ragione che si interpone una
guaina, che unisca buone proprietà neutroniche (basso assorbimento) a
resistenza meccanica alle sollecitazioni e all’irraggiamento, oltre a buone
proprietà termiche, poiché è attraverso questa che deve passare il flusso che
riscalda il refrigerante. Le guaine terminano con degli end-caps, che provvedono
alla stabilità delle pastiglie impilate tramite l'azione elastica di molle elicoidali;
il complesso di barre, accostate e distanziate, costituisce il fuel assembly, o
elemento di combustibile.
Sottocategorie dei combustibili solidi sono quelli metallici, quelli a
dispersione e quelli ceramici.
I metallici sono ottimi conduttori termici e sono molto densi, ma
insoddisfacenti riguardo il punto di fusione, relativamente basso e
pericolosamente vicino alle temperature che si raggiungono durante il
funzionamento: in particolar modo si evidenziano problemi nei cambiamenti di
forma allotropica dell’Uranio metallico (tre in tutto), oltre ad un suo punto di
fusione di circa 1300 °C e alla violenta reazione con l’acqua, che è il
termovettore utilizzato in più del’80% dei reattori attualmente in esercizio. Ad
alcuni di questi problemi, come i rigonfiamenti sotto irraggiamento, si può porre
rimedio attraverso leghe opportune.
I combustibili a dispersione sono caratterizzati da una matrice metallica
o ceramica in cui sono disperse le particelle di fissile: questa soluzione permette
di raggiungere qualità termomeccaniche molto migliori rispetto alla soluzione
omogenea, e in particolar modo la resistenza agli sforzi meccanici che la sola
fase metallica del combustibile non possiede.
I ceramici sono i più diffusi: presentano un alto punto di fusione, stabilità
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sotto irraggiamento e inerzia chimica verso i refrigeranti più utilizzati; per
contro presentano una bassa conducibilità del calore. Attualmente sono in uso
ossidi di Uranio e Plutonio, e sono in fase di studio i carburi e i nitruri di queste
due specie. In modo particolare gli ossidi, e tra questo il Biossido di Uranio,
sono utilizzati nei reattori termici (moderati ad acqua, verso cui l’UO2 è inerte),
mentre i carburi potrebbero essere destinati a divenire il combustibile di
riferimento per i reattori veloci del futuro (poiché sono incompatibili con
l’acqua) e già proposti per gli High Temperature Gas Reactor. Il Biossido di
Uranio ha un punto di fusione più che doppio rispetto all’Uranio metallico (2800
°C), reagisce con aria ma non con acqua, è molto stabile sotto irraggiamento, nel
senso che si deforma poco nell’arco della sua vita operativa all’interno del core.
Figura 1.2: La molecola Biossido di Uranio UO2
Si è detto in precedenza che molte sono le forme e le disposizioni
tecnologicamente valide in cui si può trovare l’elemento: si vedrà ora come, in
relazione all’impianto in cui quel combustibile è utilizzato.
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1.2 Tipologie di reattori nucleari attualmente in
funzione e progetti dei reattori futuri
1.2.1 Reattori convenzionali moderati a grafite
Il Carbonio nella forma reticolare della grafite può essere utilizzato come
moderatore, poiché ha una probabilità di assorbimento neutronico molto bassa,
anche se è caratterizzato da un potere di rallentamento non eccellente, dato il
suo numero di massa pari a 12. L’insieme delle sue caratteristiche ne ha
determinato la compatibilità operativa con Uranio naturale, sistemato in barre
metalliche di grande spessore per avere un buon bilancio neutronico. L’uso di
queste barre ha quindi implicato la presenza di fluidi termovettori non acquosi,
quali la CO2 o l’Elio. Questi reattori hanno storicamente preso il soprannome di
Magnox, dato l’utilizzo del Magnesio come materiale per le guaine, a basso
assorbimento, e si sono diffusi in modo particolare per la loro caratteristica
plutonigena, ovvero per la possibilità di produrre Plutonio dalla trasmutazione
dell’U238. I primi impianti furono sperimentati e messi in funzione in
Inghilterra, e ad oggi non ne esistono più in esercizio, dopo la loro definitiva
disconnessione nel 2003. Anche la centrale di Latina realizzata in Italia nella
prima metà degli anni ’60, in esercizio dal 1963 al 1987, è del tipo Magnox (tra
le più tecnologicamente avanzate del periodo).
Appartengono a questa filiera anche i reattori AGR (Advanced Gas-cooled
Reactor) inglesi che rappresentano la versione più moderna dei vecchi reattori
Magnox sviluppati agli albori del programma nucleare civile (ad esempio la
centrale di Calder Hall critica nel 1956). Questi reattori, che hanno il precursore
nella Chicago Pile 1 (la "pila" con cui Fermi dimostrò nel dicembre del 1942 la
possibilità di controllare una reazione nucleare a catena), ebbero uno sviluppo
industriale anche in Francia, ove praticamente tutte le centrali entrate in servizio
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prima del 1972 erano di questo tipo, chiamati con l'acronimo di UNGG
(Uranium Naturel Graphite Gaz).
Negli AGR, che sono moderati e refrigerati come i Magnox, il combustibile è
ossido di Uranio arricchito al 2.5-3.5%, sotto forma di pastiglie incapsulate in
tubi di Acciaio inossidabile, le quali pongono il limite massimo delle
temperature da raggiungere.
L'ulteriore miglioramento degli AGR si ebbe con gli HTGR, in cui le guaine di
acciaio inossidabile vennero sostituite con la grafite stessa per poter aumentare
le temperature di esercizio.
La variante sviluppata nell’ex-Unione Sovietica di questo tipo di reattore è il
cosiddetto reattore RBMK (Reactor Bolshoi Moschnosti Kasalynyt), refrigerato
ad acqua e moderato a grafite. Questo tipo di reattore costituiva la variante
elettronucleare dei reattori plutonigeni che alimentavano il programma di armi
nucleari dell’ex URSS. Si tratta di un reattore a tubi cilindrici verticali di
lunghezza circa 7 metri realizzati nei blocchi di grafite che fa da moderatore, in
cui sono alloggiati gli elementi di combustibile, a base di Biossido di Uranio a
basso arricchimento, lunghi circa 3,5 metri e refrigerati con acqua naturale che
scorre all’interno dei tubi fino a raggiungere l’ebollizione alla temperatura di
circa 290°C.
È importante ricordare che questo reattore, che mai avrebbe potuto essere
licenziato nei paesi occidentali, ove peraltro i reattori di tipo Magnox non sono
stati più costruiti dopo il 1972, era privo sia di contenitore in pressione che di
edificio di contenimento. Un punto debole per la sicurezza di questi reattori
risiede nella moderazione dei neutroni, assegnata alla grafite fissa, tale che
l’eccesso di ebollizione nel refrigerante (vaporizzazione) in caso di
malfunzionamento, porta alla riduzione dell’assorbimento parassita dei neutroni
nel refrigerante, inducendo in tal modo un’escursione positiva di reattività
(incremento delle fissioni) suscettibile di pregiudicare il controllo del reattore.
Queste caratteristiche di scarso livello di sicurezza insite nel progetto,
Capitolo 1 7
Tipologie e caratteristiche di elementi di combustibile e loro utilizzo negli impianti di potenza
unitamente alla condotta azzardata degli operatori, furono alla base del
tristemente famoso incidente di Chernobyl dell’aprile 1986 verificatosi appunto
sul reattore RBMK dell’unità numero quattro della centrale.
Per la tecnologia AGR la centrale di riferimento è quella inglese di
Hinkley-point-B, i cui reattori hanno una potenza unitaria di 625 MWt: il
moderatore è disposto in blocchi poligonali a sei lati impilati l'uno sull'altro,
provvisti di fori in cui possono essere inserite le barre di combustibile (in
numero di 308), e le barre di regolazione e controllo, tutte in posizione verticale.
Peculiarità che qui viene riportata è la presenza del generatore di vapore
direttamente nel recipiente in pressione.
Le sostanziali migliorie introdotte con la tecnologia HTGR furono la
sostituzione dell'acciaio con la grafite per le guaine, e l'uso dell'Elio come fluido
termovettore al posto dell'Anidride carbonica, che provocava grossi disagi di
corrosione alle alte temperature. Questo tipo di modello fu ideato e sperimentato
in Inghilterra ma non solo: in Germania si realizzò un prototipo a letto fluido
con sfere di combustibile denominato THTR, e negli Stati Uniti le
sperimentazioni proseguirono con il reattore di Fort Saint Vrain nel Colorado,
sempre con questa tipologia di combustibile.
Proprio qui si trova un recipiente in pressione al cui interno sono posizionati
blocchi esagonali di grafite, in cui sono praticati fori cilindrici che ospitano
combustibile e refrigerante. Il combustibile si presenta sotto forma di barra con
migliaia di piccole particelle sferiche, di diametro dell'ordine del decimo di
millimetro, sparse nella matrice cilindrica di carbonio e rivestite con più strati di
incamiciatura per renderle impermeabili ai prodotti di fissione: questo tipo di
soluzione ha l'inconveniente di presentare difficoltà maggiori nel processo di
trattamento a fine vita.
Disposizione diversa si trova nel Thorium High Temperature Reactor tedesco, in
cui le sfere sono del diametro di 6 cm e contengono al loro interno Uranio, Torio
e Grafite, senza altro moderatore che le circonda: questo rende possibile il
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Tipologie e caratteristiche di elementi di combustibile e loro utilizzo negli impianti di potenza
caricamento in continuo dall'alto del recipiente in pressione e l'estrazione dal
basso delle sfere esauste.
1.2.2 Reattori moderati ad acqua
È necessario distinguere le due filiere dei Light Water Reactor (LWR) e
Heavy Water Reactor (HWR), poiché le due tipologie di moderatori hanno
portato a soluzioni tecnologiche per gli elementi di combustibile
sostanzialmente differenti.
Gli LWR sono gli impianti più diffusi al mondo, raccolgono più del'80%
dei reattori attualmente in funzione, e si dividono in reattori ad acqua in
pressione PWR e reattori ad acqua bollente BWR. Entrambi vengono alimentati
con combustibile in barre, con un arricchimento che va dal 3% al 5%, a base di
ossidi di Uranio e in particolar modo con UO2. Le guaine sono costituite da
leghe di Zirconio variamente ricavate in base alle esigenze di inerzia chimica,
diversa a seconda che si utilizzi fluido monofase o fluido bollente; all'interno di
queste vengono impilate le barrette di combustibile solido, ottenute per
pressatura e successiva sinterizzazione del biossido. Gli elementi così preparati
sono posizionati verticalmente, e il termovettore li lambisce in moto
ascensionale verso l'alto.
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Tipologie e caratteristiche di elementi di combustibile e loro utilizzo negli impianti di potenza
Figura 1.3: Vessel del reattore PWR del progetto Westinghouse
Per quanto riguarda i PWR, sono i reattori più diffusi e studiati, in cui è
presente un recipiente in pressione tale da non far vaporizzare l'acqua alla
temperatura di esercizio (figura 1.3): tipicamente si impongono pressioni di
circa 150 bar, per ottenere liquido mediamente sotto-raffreddato ad oltre 330 °C.
Il vessel contiene, nel progetto Westinghouse (che è il maggior produttore di
reattori di questo tipo), elementi con 17x17 posizioni a reticolo quadrato, in cui
non tutte le posizioni sono occupate da combustibile, poiché alcune sono
riservate a barre di controllo e a strumentazione per il monitoraggio del
funzionamento: trattasi di un impianto a quattro circuiti indipendenti di
refrigerazione, con quattro pompe, quattro pressurizzatori e quattro scambiatori
di calore del tipo “tubi a U”.
Una vista prospettica dell'impianto, con il reattore al centro, è la seguente
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Tipologie e caratteristiche di elementi di combustibile e loro utilizzo negli impianti di potenza
riportata in figura 1.4
Figura 1.4:
Modello di un reattore PWR Westinghouse con relativi generatori di vapore
mentre nella successiva figura 1.5 si può notare lo schema di circolazione del
fluido in uno dei quattro circuiti
Capitolo 1 11
Tipologie e caratteristiche di elementi di combustibile e loro utilizzo negli impianti di potenza
Figura 1.5:
Schema di circolazione del refrigerante per un PWR Westinghouse
Tipicamente le barre di controllo sono raggruppate nella struttura denominata
spider, che le movimenta dall'alto tutte insieme all'interno dell'elemento (figura
1.21).
Il concetto di reattore ad acqua bollente BWR prende vita negli USA
negli anni '50, e prevede l'uso di fluido in cambiamento di fase come
termovettore, e anche come moderatore. Nel vessel l'evaporazione avviene
molto presto nel moto ascensionale dell'acqua, e si realizza un deflusso bifase
che termina nella parte superiore del recipiente in pressione con un titolo di circa
il 15%, dopo di che avviene la separazione della fase acquosa dalla fase vapore,
quest'ultima poi inviata direttamente alle turbine (figura 1.4);
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Tipologie e caratteristiche di elementi di combustibile e loro utilizzo negli impianti di potenza
Figura 1.6:
Schema di impianto per BWR
il principio costruttivo dell'elemento di combustibile è simile al caso del PWR,
anche se le barre vengono assiemate in reticoli quadrati più piccoli dei
precedenti. Fondamentale differenza risiede nel fatto che viene inguainato
l'intero elemento tra pareti cilindriche di Zircalloy a sezione quadrata: si crea
così un fascio di 8x8 o 9x9 barre, e la presenza della guaina aggiuntiva permette
il corretto deflusso della miscela in cambiamento di fase, in modo che non
avvengano miscelazioni trasversali del fluido che lambisce diversi elementi.
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Tipologie e caratteristiche di elementi di combustibile e loro utilizzo negli impianti di potenza
Figura 1.7:
Veduta prospettica del nocciolo di un reattore BWR General Electric
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Tipologie e caratteristiche di elementi di combustibile e loro utilizzo negli impianti di potenza
La movimentazione delle barre di controllo avviene dal basso, per la presenza di
miscela bifase e dei separatori nella parte alta del recipiente, inoltre queste sono
fisicamente differenti dalle loro parenti dei PWR, non sono cilindriche ma piatte,
e si inseriscono tra quattro elementi di combustibile adiacenti, formando una
sorta di croce. Per i calcoli termici si farà riferimento all'ultima generazione di
General Electric, di cui un prospetto del nocciolo è mostrato in figura 1.7.
La filiera dei HWR, come si è detto, sfrutta l'acqua pesante o D2O come
moderatore, consentendo in questo modo l'utilizzo di Uranio naturale per il
basso assorbimento e per l'alto potere rallentante. La tipologia più diffusa è
quella a tubi in pressione, a differenza dei PWR caratterizzati invece da
recipienti in pressione (figura 1.5): in questo modo si separano fisicamente
moderatore e termovettore, il quale può quindi essere anche differente dall'acqua
pesante. In sostanza, in una vasca che contiene acqua pesante a bassa pressione e
bassa temperatura, vengono disposti dei tubi orizzontalmente, secondo un
reticolo quadrato, che contengono combustibile e termovettore: tali tubi sono
termicamente isolati dal moderatore, e costituiscono così dei canali di potenza
collegati a due collettori alle due estremità, dal cui punto in poi si realizza uno
schema del tutto analogo ai reattori ad acqua naturale (figura 1.8).
Il reattore di questa tipologia che ha avuto più successo a livello commerciale è
stato il Pressurized Heavy Water Reactor, sviluppato e adottato specialmente in
Canada e per questo soprannominato anche CANDU (Canadian Deuterium
Uranium reactor).
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