Introduzione
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Il XX secolo è definito da alcuni come il secolo breve, a causa dell‟alta
concentrazione di avvenimenti storici e politici, alcuni dei quali di estrema gravità.
Tra questi ultimi un ruolo da padrone è giocato dall‟avvento dell‟apparato totalitario,
un sistema politico e sociale che vede la sue prime affermazioni negli anni „30 in
Russia ad opera del regime staliniano e in Germania con l‟avvento del
nazionalsocialismo. Quello totalitario si presenta come un fenomeno del tutto nuovo:
mai nella storia si erano registrati simili tentativi di riorganizzazione della politica e
della stessa società, ma anche di imposizione di una ideologia sistematica propria
solo di una fazione sull‟intero corpo sociale e dello Stato.
Ogni regime totalitario, come si vedrà bene in seguito, avrà la necessità di
individuare un nemico oggettivo, al quale addebitare ogni colpa e contro il quale
scagliarsi, anche per tenere occupata l‟attenzione della popolazione. In Russia tale
nemico fu individuato nella classe sociale dei kulaki; nel regime nazista da noi
analizzato invece com‟è noto il nemico oggettivo del popolo tedesco era
rappresentato dall‟intera razza ebraica.
Nell‟ambito della letteratura filosofico-politica, Hannah Arendt deve essere
considerata come una delle massime studiose di questo fenomeno. Tedesca di origini
e cultura ebraica, dedicò alcuni importanti studi all‟origine e alla struttura dei sistemi
totalitari, e, dopo l‟avvento del nazismo, all‟impatto sull‟ebraismo come cultura e
ipotesi politica dell‟avvento del nazismo.
In questo lavoro mi servirò di due testi di Hannah Arendt Le Origini del
Totalitarismo e La Banalità del Male, come linee giuda nello studio sulla genesi e lo
sviluppo del totalitarismo, soffermandomi soprattutto su un aspetto centrale
dell‟ideologia nazista, ossia l„idea che il nazionalsocialismo avrebbe condotto alla
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creazione di dell‟ “uomo nuovo”.
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Per la precisione il primo che usò e coniò questo termine fu Eric Hobsbawm, in un‟opera intitolata
appunto “Il secolo breve”, dove vengono descritti ed analizzati tutti gli avvenimenti storici accaduti
tra il 1914 e il 1991
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Si partirà da cosa ha permesso il sorgere dei regimi e quali mezzi ha poi usato il
regime per potersi imporre nella società, due su tutti: la propaganda e il terrore,
attraverso i quali viene disintegrato il tessuto sociale preesistente (sia intimo che
interpersonale) per poi creare una realtà ad hoc, totalmente basata su delle premesse
assiomatiche alla base dell‟ideologia dominante. La realtà percepita attraverso i sensi
e il pensiero non ha più valore e quanto più tale realtà permea la vita delle persone,
tanto più queste perdono la loro coscienza e diventano semplici ingranaggi della
onnicomprensiva macchina totalitaria.
Sarà così, secondo questo nuovo sistema di verità e valori che la razza ebraica sarà
giudicata dal regime, senza possibilità di difesa, colpevole della crisi economica in
cui versava la Germania, ma anche, elemento questo del tutto nuovo nella storia
dell‟uomo, colpevole di mettere a repentaglio la purezza della razza ariana a cui
apparteneva il popolo tedesco.
All‟inizio i provvedimenti saranno solo delle ritorsioni che complicheranno la vita
dei perseguitati. Ma ad un certo punto al regime queste non basteranno più. Ed è a
questo punto, quando vuole sbarazzarsi definitivamente del nemico individuato, che
si mette in moto la potentissima macchina di distruzione creata per quell‟unico
scopo. Una serie di ordini partiranno dal quartier generale del partito-stato per poi
essere eseguiti da un esercito di zelanti esecutori, ormai „depurati‟ da qualsiasi
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Come per molti altri punti anche questo era già presente nell‟ideologia del fascismo italiano. In un
discorso di Mussolini nel 14 Novembre 1933 egli affermò: “Noi abbiamo respinto la teoria dell'uomo
economico, la teoria liberale, e ci siamo inalberati tutte le volte che abbiamo sentito dire che il lavoro
è una merce. L'uomo economico non esiste, esiste l'uomo integrale che è politico, che è economico,
che è religioso, che è santo, che è guerriero”. L‟uomo nuovo di Mussolini doveva essere ben radicato
nella propria cultura italica e contadina, doveva quindi “andare contro l‟ideale apolide identificato con
la cultura ebraica e caratterizzato dal materialismo, l‟edonismo, la competizione senza scrupoli,
l‟egoismo, che si potevano ritrovare sia nelle economie conservatrici capitaliste sia nell'
economia marxista. Da tenere presente che è di poco precedente la diffusione dei Protocolli dei Savi
di Sion. ” da (http://it.wikipedia.org/wiki/Uomo_nuovo)
Del resto anche Stalin ambiva a creare un nuovo tipo di uomo da lui chiamato uomo sovietico, un
uomo legato visceralmente allo Stato di cui è cittadino, un uomo che “può essere definito “stato-
dipendente”, poiché le sue due caratteristiche fondamentali sono l‟atteggiamento verso il lavoro e
quello nei confronti dello Stato e del suo dominio […] Un‟altra sua caratteristica determinante era
costituita dalla sua ostilità verso l‟Occidente, dalla sua organica contrapposizione alla politica,
all‟economia, alla cultura, alle forme di vita e di religione, e agli standard di comportamento tipici dei
paesei europei o degli USA ( Viktor Zaslavsky, in Storia del sistema sovietico, Carocci editore, Roma,
2008. pag. 182-183
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eventuale rimorso etico o morale. Emblematica in tal senso è l‟analisi che Hannah
Arendt ha potuto fare di Adolf Eichmann, l‟unico ufficiale nazista catturato,
processato e giustiziato dagli ebrei. É qui che nasce quindi la definizione arendtiana
di male banale, ossia compiuto senza consapevolezza e per di più non da "mostri",
ma da gente come noi, da persone che prima dell‟avvento del regime erano
comunissimi impiegati e padri di famiglia.
Manca quindi una presa di coscienza, manca quel freno proveniente dalla propria
etica che è stata spazzata via dalla propaganda e dal terrore totalitario.
Nonostante le mille difficoltà contrapposte dal regime, ci sono ancora persone sulle
quali l‟ideologia del regime non fece presa. Tali oppositori appartenevano
essenzialmente a tre categorie, erano: militari che non avevano intenzione di piegarsi
alle barbarie generate dai nazisti nei territori occupati e sul fronte di guerra;
ecclesiastici che partendo da una ferrea opposizione a quella che Hitler definiva
“l‟eutanasia degli indegni a vivere” arrivarono a volte a veri e propri scontri aperti
con il regime; infine i casi di opposizione più eclatanti furono organizzati da semplici
cittadini che lottavano strenuamente per far aprire gli occhi ai loro connazionali, per
evitare che ulteriori vite innocenti venissero ancora sacrificate in nome di un folle
uomo chiamato Adolf Hitler.
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CAPITOLO PRIMO
NASCITA DEL REGIME
1.1 La necessità del consenso popolare
1.1.1 La massa: dai margini al centro della vita politica
Con la Prima Guerra Mondiale circa 60 milioni di uomini furono strappati alle loro
occupazioni abituali e coinvolti in un‟esperienza collettiva senza precedenti; si
trovarono ad obbedire o comandare, si abituarono all‟uso delle armi e alla
svalutazione della vita umana.
“A seguito dell‟esperienza bellica nasce allora un nuovo tipo sociale, quello del
reduce di guerra e con esso una nuova mentalità “combattentistica”, fatta di fierezza,
di attaccamento alla memoria dei morti, di cameratismo, di istintiva ostilità verso la
politica e le divisioni partitiche.
Nei confronti dei reduci i governanti di tutti i paesi furono larghi di promesse, ma in
realtà, a causa dei gravissimi problemi finanziari che assillavano gli Stati europei, le
provvidenze in favore dei combattenti (pensioni per gli invalidi, gli orfani, le vedove)
furono piuttosto modeste.
Inoltre “la guerra aveva mostrato il principio di organizzazione applicato alle masse;
se questo principio aveva dominato in guerra, perché non estenderlo alle battaglie
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politiche e sociali del tempo di pace?”
A tutti questi elementi occorre poi aggiungere il bisogno di protesta, il desiderio di
cesura col passato. L‟estrema povertà derivante dalla Grande Guerra è stata
l‟elemento scatenante dell‟affermazione dei partiti che pubblicamente prendevano le
parti del popolo e lo difendevano dai grandi affaristi che, con la guerra, si erano
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Giovanni Sabatucci-Vittorio Vidotto, Storia Contemporanea, Il Novecento, ed. Laterza, Bari, 2007
pag. 53
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grandemente arricchiti a spese delle stragrande maggioranza delle persone, ridotte
alla fame.
Si assiste dunque ad un cambiamento della politica, ad una sua „massificazione‟: di
fronte alla crescita delle organizzazioni di massa persero importanza le forme
tradizionali dell‟attività politica nei regimi liberali, acquistavano invece maggior
peso le manifestazioni pubbliche basate sulla partecipazione diretta dei cittadini.
1.1.2 Nascita e ingresso nel sistema partitico dei partiti di massa
Complici anche la progressiva scolarizzazione della popolazione e le varie riforme
elettorali che si susseguono in questi anni e che hanno allargato sempre di più la fetta
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di popolazione che gode del diritto di voto, a mutare è in primis la struttura stessa
del sistema partitico: i partiti, da semplici club di notabili e intellettuali diventano
organismi di massa, con la necessità e l‟obiettivo di intercettare il massimo sostegno
popolare per poter realizzare i fini che si prepongono.
Si consolidano in tutta Europa i partiti di ispirazione socialista, in molti paesi europei
nascono i primi Partiti Comunisti e, aspetto fondamentale, da semplici movimenti
politici diventano reali partiti inseriti nella competizione elettorale.
In Italia oltre a questi fenomeni, si assiste anche al sorgere di movimenti politici, i
cosiddetti Fasci, caratterizzati da una iniziale fusione di tendenze democratiche e
nazionalistiche e da una struttura in parte paramilitare.
Fautore di questo successo fu Benito Mussolini, che grazie alla sua figura carismatica
seppe trasformare i vari fasci locali in un vero e proprio partito nazionale, il Partito
Nazionale Fascista.
Mussolini, sfruttando l‟ormai definitiva agonia dei maggiori partiti di allora e
cavalcando il malcontento popolare dovuto alle difficoltà postbelliche, riuscì a farsi
consegnare dal monarca le chiavi del Governo.
Sono abbastanza note le novità apportate dall‟esperienza mussoliniana: si instaura
per la prima volta un governo che ha la manifesta intenzione di rifondare la società
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Tralasciando la Francia dove il suffragio universale maschile avvenne nel 1848, si può constatare
che la maggiorparte degli stati europei ( tra cui Gran Bretagna, Italia, Germania, Irlanda, Danimarca)
concessero tra il 1918 e il 1919 il suffragio universale maschile.
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dalle fondamenta, di ridare linfa vitale agli istinti nazionalistici del proprio popolo e
di controllare sin nei minimi dettagli la vita dei cittadini.
A posteriori, si può quindi dire che formalmente le intenzioni di Mussolini erano
quelle di creare uno stato che oggi definiremmo totalitario. Tuttavia si potrebbe dire
che, invece, ciò che si concretizzò in Italia fu uno stato autoritario, o, se vogliamo, un
totalitarismo imperfetto (come la Arendt lo definisce). Questo essenzialmente per la
presenza, in Italia, di altri 2 centri di potere altrettanto importanti: uno sul piano
politico-istituzionale (la monarchia) e l‟altro sul piano sociale-culturale (la Chiesa
Cattolica). Mussolini non riuscì mai a liberarsi di tali intralci e dovette dunque
riformulare, o quanto meno attenuare, i suoi piani, proprio a causa di questa
„convivenza forzata‟.
Piani, che al contrario, furono portati perfettamente a termine in quello che è
universalmente riconosciuto, al pari di quello sovietico, come il massimo regime
totalitario: il nazismo di Adolf Hitler.
1.1.3 La novità dei partiti di massa. Il caso tedesco
A seguito della sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, i massimi esponenti
dell‟esercito e della politica tedesca ritennero opportuno abbandonare il vecchio
schema monarchico-imperiale e dar vita ad una Repubblica parlamentare, federale,
con l‟elezione diretta del Presidente della Repubblica, la cui Costituzione verrà
firmata nella città di Weimar.
Tuttavia la nascita della Repubblica non sedò gli animi di coloro che accusavano la
classe dirigente di aver svenduto al nemico, e quindi tradito, la propria patria.
Costoro erano in gran parte gruppi di estrema destra. Questi, sfruttando la debolezza
della coalizione a capo della Repubblica, iniziarono a scatenare un‟offensiva
terroristica contro la stessa classe dirigente repubblicana.
Come se non bastasse l‟incredibile crisi finanziaria e monetaria che colpì la
Germania a partire dal „23 da un lato minò ulteriormente (e definitivamente) la
fiducia del popolo nei confronti dei partiti tradizionali, ma dall‟altro fece sì che la
massa degli scontenti (che, occorre specificare, comprendeva sia il basso popolo che
la media e alta borghesia) cercassero sostegno verso questi partiti anti-sistema, uno
su tutti il Partito Nazionalsocialista guidato da Adolf Hitler.
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Hitler fu abilissimo nello sfruttare contemporaneamente sia i meccanismi del sistema
democratico (di elezione in elezione la percentuale di voti del suo partito cresceva
esponenzialmente, insieme al suo potere) che i “metodi antisistema” (rifiuto
unilaterale delle paralizzanti clausole di Versailles, il sogno di una Grande Germania,
l‟attacco contro gli ebrei colpevoli della crisi economica e i sistematici strali contro il
parlamentarismo corruttore). Così, divenuto Cancelliere nel ‟33 e Presidente della
Repubblica nel „34, Hitler potè finalmente dare inizio al suo progetto.
Il primo passo fu quello di eliminare ogni forma di opposizione politica, partì dai
comunisti, passando per la Spd e i cattolici dello Zentrum, fino ad arrivare anche a
quella interna al suo stesso partito. Hitler capì che doveva godere di assoluta fedeltà
da parte dei suoi uomini e chi non era ben controllabile o inquadrabile nei suoi piani
doveva essere eliminato (così come accadde nella „Notte dei lunghi coltelli‟ alla
frangia paramilitare delle SA di Rhom, giudicata da Hitler “selvaggia” e quindi
inutile ai suoi scopi).
Questa ricerca del consenso però era totalmente vana se non era indirizzata ai civili, a
quella stessa popolazione che come lo aveva sostenuto a conquistare il potere poteva
benissimo sottrarglielo.
Per ovviare a ciò creò immediatamente l‟apposito “Ministero della Propaganda” e lo
affidò al fidatissimo Joseph Goebbels. Il suo compito e obiettivo era uno solo:
sfruttando tutti i nuovi mezzi di propaganda, bisognava trasformare il popolo tedesco
in un unicum, in un corpo solo. In tal modo, uniformando le vite e le coscienze degli
individui, si poteva adoperare questa massa standardizzata per poter raggiungere i
piani prefissati.
Tutti i momenti più significativi della vita del regime furono scanditi da feste e
cerimonie pubbliche: sfilate militari, esibizioni sportive di gruppo e, soprattutto,
adunate di massa culminanti nel discorso del Führer. Nella grande adunata il
cittadino trovava quei momenti di socializzazione, sia pur forzata, che la vita nelle
grandi città non offriva spontaneamente; trovava quegli elementi “sacrali” che aveva
perso col tramonto della vecchia società contadina. A tal proposito lo storico George
L. Mosse scrisse: “[…Era una sorta di] religione laica, la prosecuzione, dai tempi
primordiali e cristiani, di un modo di considerare il mondo attraverso il mito e il
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