6 SP AZIO+PUBBLICO. Smarrirsi nella città contemporanea, il caso-studio Barcellona e il significato del progetto
Prefazione
Perché lo spazio pubblico? La risposta più semplice, ma allo stesso tempo
più complessa, potrebbe essere perché è il terreno di confine tra l’Architettura, intesa
come “la protezione della propria sacralità”
1
, e l’Urbanistica. In esso si riassumono
tutte le dinamiche appartenenti alle due discipline: dalla dimensione più intima e
protettiva dell’Architettura, rivolta di più all’individuo e al singolo in generale, fino
alla scala maggiore dell’ Urbanistica, che si occupa della dimensione collettiva dello
spazio, del senso di comunità e città.
La risposta però rischia di essere troppo semplicistica. Questo lavoro cerca proprio di
capire cosa sia realmente lo spazio pubblico nella società contemporanea, segnata da
profondi cambiamenti culturali e tecnologici che hanno cambiato il modo di vivere e
i rapporti interpersonali. Il punto di vista utilizzato è quello del viaggiatore/narratore,
un “Flâneur”
2
che si basa sull’esperienza diretta, influenzata il meno possibile dalla
sola lettura di testi. L’osservazione e la valutazione oggettiva dei comportamenti sono
lo strumento principe che permette di arrivare ad alcune conclusioni, che non saranno
necessariamente verità assolute ma che presentano una loro logica interna.
Questo lavoro è un viaggio: ripercorre varie esperienze vissute (o soltanto immaginate)
che permettono di arrivare a delle considerazioni in merito al progetto o al “non-
progetto” nell’attuale momento di crisi dell’architettura.
La prima parte si occupa quindi del “senso” dello spazio pubblico, di cosa era e di come
si sia trasformato nel corso del tempo. Analizza la società contemporanea traendo
conlusioni relative al suo nuovo rapporto con lo spazio pubblico, sintetizzabile in due
tipologie di luoghi: gli spazio di libertà e gli spazi di controllo. Infine, pone una serie
di interrogativi riguardo al progetto e al ruolo dell’architetto.
La seconda parte analizza a posteriori una serie di città vissute durante più o meno
tempo, quasi fosse un diario di viaggio. L ’analisi è basata sulle impressioni e atmosfere
dei diversi luoghi. Segnate dalla maniera di vivere lo spazio pubblico da parte dei
cittadini più che dai progetti degli architetti, queste impressioni descrivono in modo
autentico la vita di ogni città: il punto di vista enfatizza la grande distanza esistente tra
la “cultura urbana” e la “cultura urbanistica”. Il viaggio ricalca un’esperienza personale
e passando da Barcellona, Rotterdam, Copenaghen, Napoli, Porto, Berlino, Roma per
poi ritornare a Barcellona, punto di partenza e allo stesso tempo conclusione di questo
viaggio.
Per questo la terza parte affronta in maniera più approfondita il caso del “modelo
1
Maurizio Sacripanti.
2
Termine introdotto da Charles Baudelaire,
si riferisce al gentiluomo che vaga per le vie
cittadine, letteralmente si traduce come “colui
che passeggia”. Il concetto fu poi ripreso da
Walter Benjamin.
SP AZIO+PUBBLICO. Smarrirsi nella città contemporanea, il caso-studio Barcellona e il significato del progetto 7
Barcelona”, presa come esempio sia positivo che negativo di politica dello spazio
pubblico: esempio positivo nel corso degli anni ’80 e ’90 per la politica democratica
che si attuò in risposta alla caduta della dittatura franchista; esempio negativo nel
corso degli anni 2000 con le politiche capitalistiche dello spazio pubblico, in cui si
è perso il punto di vista della cittadinanza in favore del “brand” Barcellona, della
trasformazione della città in marchio o prodotto di moda. Nella seconda appendice al
testo si focalizzerà l’attenzione sul caso dell’Eixample, dalla concezione di Cerdà alle
effettive realizzazioni e sovrapposizioni, fino ad entrare nelle singole “manzanas” e nei
loro cortili interni.
La quarta parte del testo cerca una risposta agli interrogativi posti al termine del
primo capitolo: espone le riflessioni conclusive sullo scopo dell’architettura oggi,
sulla metodologia di lavoro e sul ruolo del progetto nella società contemporanea. Si
immagina un nuovo approccio in cui risiede quel senso dello spazio pubblico di cui si
parla nella prima parte e dove la “protezione della propria sacralità” dell’architettura si
sovrappone alla dimensione urbana.
8 Il senso dello spazio pubblico
“un’area senza limiti chiari, senza uso attuale, vaga, di difficile comprensione nella percezione collettiva
dei cittadini, costituendo normalmente una frattura nel tessuto urbano. Però è anche un’area disponibile,
piena di aspettative, di forte memoria urbana e con un potenziale originale: lo spazio del possibile, del
futuro.”
Ignasi de Solà-Morales, “T errain vague” in Quaderns 212
1_IL SENSO DELLO SPAZIO PUBBLICO
10 Il senso dello spazio pubblico
“Lo spazio pubblico è un luogo fisico (o virtuale) caratterizzato da un uso sociale collettivo ove chiunque ha il diritto di circolare
o dialogare. È lo spazio della comunità o della collettività che in quanto tale si distingue dallo spazio privato riservato alla vita
personale, intima, familiare.”
Wikipedia, Internet (ovvero il più autentico spazio pubblico contemporaneo)
è davvero così semplice?
viaggio vagabondo dall’agorà, attraverso le città e i loro luoghi segreti, passeggiando per Barcelona, analizzando Cerdà e i
cortili dell’ Eixample fino a internet e social network.
Il senso dello spazio pubblico 11
...sullo spazio pubblico: una nuova Agorà e le basi di un Manifesto.
“La signora Milena ha 67 anni, vive da sempre nel posto in cui è nata e dopo una
brillante carriera come insegnante di matematica nel liceo del paese, ora vive con
tranquillità gli anni della pensione. Vive con suo marito, il signor Renato, 68 anni ex
ferroviere che attualmente dedica gran parte dei suoi pomeriggi a giocare a carte, in
particolare gioca a scopone scientifico. I suoi “compagni di carte” sono quelli che da
una vita erano con lui sui treni, il signor Carlo, il signor Pasquale e il signor Pietro.
Quest’ultimo fu l’ideatore della “bisca”: un giorno si incontrarono al bar dell’amico
Mario in piazza Agorà e Pietro pensò di dedicarsi momentaneamente al bricolage e
di costruire un tavolo di legno da mettere di fronte al bar vicino ad un albero, fresco
d’estate e protettivo d’inverno. La signora Milena si divertiva a vedere i 4 combattere
con armi e bagagli per realizzare qualcosa che non avevano mai fatto, ma in fondo
approvava l’iniziativa tanto da assistere fuori dal portone in piazza Agorà a tutta la
scena.
Il giorno dopo decise di mettersi fuori al portone e di fare le schiacciatine da offrire ai
4 moschettieri e alle persone di piazza Agorà.
Dopo 2 giorni il tavolo era completato, lì vicino al suo albero. Le schiacciatine della
signora Milena avevano fatto successo, così lei continuava a farle e tutti i giorni portava
fuori di casa tutto l’occorrente. Anche Mario il barista, affatto preoccupato della
“concorrenza” era diventato un convinto apprezzatore delle schiacciatine della signora
Milena.
Così il signor Renato, il signor Pasquale, il signor Pietro, il signor Carlo, Milena, e il
barista Mario tutti i giorni si ritrovavano lì, vicino quell’albero in Piazza Agorà insieme
a tutta la gente che si fermava per assaggiare le schiacciatine della signora Milena,
distesi sul prato e illuminati dal sole.”
da “La favola di Piazza Agorà” di Alessandro Supertrampa
Lo spazio pubblico è la città e la città è lo spazio pubblico. La città è un
sistema di reti e elementi sovrapposti, questi permettono l’appropriazione, il passeggio
e l’incontro delle persone e rappresentano l’ambito fisico dell’espressione collettiva e
della diversità culturale.
Lo spazio pubblico è fisico, simbolico e politico.
La sua qualità è da valutare in base alle quantità di relazioni sociali che agevola,
per la sua capacità di mescolare gruppi e comportamenti differenti e di stimolare
l’identificazione simbolica., l’espressione e l’integrazione culturale.
12 Il senso dello spazio pubblico
Lo spazio pubblico vive sia a scala architettonica sia a scala urbana e determina
l’immagine e l’atmosfera di ogni città. A volte ciò che “non si vede” assume maggiore
importanza rispetto a ciò che “si vede”. É il negativo delle forme urbane costruite e
deve essere pensato come un unico elemento continuo in tutta la città, in continuo
stato di mutamento.
Analizzare le relazioni presenti tra spazio pubblico e tipo di cultura, società e
situazione politica è una necessità. La qualità delle città si misura tramite l’integrazione
tra lo spazio pubblico e l’architettura, nei contesti più riusciti la sensazione è che a
partire dal primo si generi la seconda. Lo spazio pubblico può organizzare il territorio
in modo da supportare diversi usi e funzioni ed è in grado di creare luoghi. Questo
punto di vista offre una nuova prospettiva di progettazione: rovesciare l’approccio
usuale, dove l’architettura è posta al centro della scena e si trascura l’aspetto dello
spazio pubblico e di integrazione locale.
Lo spazio pubblico nella società contemporanea, come detto in precedenza, ha rilevanza
sia alla scala urbana che a quella architettonica. Questo principio dovrebbe guidare ogni
progetto all’interno di contesti urbani. La bontà di ogni intervento si contraddistingue
per la capacità di leggere la scena sociale con il quale ci si confronta in modo da offrire
agli abitanti la possibilità di mantenere i proprio desideri e abitudini, permettendo
di usare il “proprio” spazio pubblico e di crearne altri in maniera spontanea e non
necessariamente disegnati da un “esterno” che opera dall’alto.
La partecipazione emotiva della società in cui ci si trova ad operare risulta
in questo caso non un procedimento accessorio, ma un atto essenziale del progetto.
Il cittadino non è più un soggetto astratto, deve assumere un ruolo attivo nella politica
urbana. Uno spazio pubblico è confortevole quando, paradossalmente, lo si sente
proprio, familiare, “privato”. Una naturale estensione della propria abitazione, con
la possibilità del confronto e dello scambio con la società. Qui nasce la comunità
e si percepisce meglio il senso dell’ “abitare” la città. Nella società occidentale
contemporanea si sta perdendo questa forma di “abitare” la città e se la società si
evolve sotto il ritmo incessante del progresso tecnologico e delle comunicazioni, questa
tendenza rappresenta un passo indietro per il senso di comunità e per la qualità di vita
nelle città.
La riflessione di questo scritto è lo scopo da perseguire: restituire valore allo
spazio pubblico delle città, prendendo come punto di partenza la consapevolezza della
società in cui si opera e facendo nascere da lì una comunità attraverso la partecipazione
e il coinvolgimento diretto degli individui nella “cosa pubblica”. Quando un abitante
si sente coinvolto nel suo ambiente urbano, allora sarà possibile ricreare quel senso
di solidarietà reciproca proprio delle comunità più povere, più piccole o di quelle
Il senso dello spazio pubblico 13
di alcuni anni fa. E’ la solidarietà tra le persone a rendere vivo lo spazio pubblico,
sentendosi parti di una comunità; gli individui vivono il luogo, anzi lo abitano senza
“timore dello sconosciuto”.
Spesso operazioni pianificate non riescono a raggiungere gli scopi prefissati
proprio perché si disinteressano di questo aspetto fondamentale. Al contrario fa
riflettere la constatazione che attività spontanee degli abitanti, anche molto banali (un
tavolo su un marciapiede, la porta di casa lasciata aperta, lo “stendino” o un paio di
sedie lasciate fuori dal portone) creano un vero spazio pubblico, in cui risiede il senso
dell’abitare.
É il coinvolgimento diretto del cittadino ad assicurare la buona riuscita di uno spazio
pubblico. La sua parziale autoproduzione sembra essere quindi un altro elemento da
considerare, un fattore in grado di generare un coinvolgimento diretto dell’abitante
con le altre persone della comunità, una via per la concezione e la produzione di
qualcosa di condiviso, ma di cui si sentono tutti proprietari perché coinvolti; rinasce
quindi un senso di solidarietà e coinvolgimento grazie al quale tutti avranno cura del
“proprio” spazio pubblico.
Lo spazio pubblico è partecipazione.
14 Il senso dello spazio pubblico
Introduzione
Spesso rifletto sul tema dello spazio pubblico contemporaneo. Probabilmente
perché in esso si cela un’altra problematica: se consideriamo il punto di vista della
società/individuo e le questioni sollevate con la definizione dello spazio pubblico
oggi, il problema centrale da focalizzare è comprendere la capacità d’intervento sociale
dell’architetto nella società contemporanea. Esaminando così la società contemporanea
e le trasformazioni derivanti dagli sviluppi nelle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione, si cerca di metterle in relazione con gli architetti e l’architettura.
Lo spazio pubblico si sviluppa sulla complessità urbana emergente e naturalmente ci
sono problemi per la sua definizione e caratterizzazione. Il rapporto tra la società e lo
spazio pubblico è un punto importante di analisi. L’osservazione dei movimenti della
comunità permette l’identificazione di due tipi di spazi: alcuni che costringono a degli
utilizzi, “gli spazi di controllo”; altri che permettono la libertà di utilizzo, gli “spazi di
libertà”. I primi sono associati a logiche visuali e formali di pensare lo spazio, o anche
alla logica produttiva e di consumo; i secondi ai vuoti urbani, spazi non “pensati” e
non “progettati”, che sorgono nella città in una condizione dispersa o abbandonati
in seguito all’evoluzione delle occupazioni precedenti. Nella tensione tra questi due
tipi di spazio risiede il segreto dell’integrazione che li unisce, perché, nonostante tutta
l’attività produttiva si concentri negli spazi di controllo, allo stesso tempo gli spazi di
libertà sono necessari per promuovere l’equilibrio dell’individuo e la libera espressione
della comunità.
Dall’analisi di tali circostanze, lo spazio collettivo dovrà includere nella sua genesi più
possibilità, meno controllo e una certa vaghezza o indefinizione. Sorge la domanda:
cosa si può prendere dal non progettato degli spazi di libertà, per integrarlo nel
progettato? Come possono agire gli architetti senza alterare eccessivamente lo spazio
collettivo?
L’obiettivo è guardare come l’architettura può risolvere questa tensione, rispondere a
una rapida evoluzione della società, pensando e progettando spazi di uso collettivo.
Così nel corso del ragionamento si cerca di reinterpretare lo spazio pubblico
contemporaneo e riformulare una metodologia di progetto che consenta l’inclusione
di una possibilità di uso più libero dell’architettura. A tale scopo lo studio di casi-tipo
di differenti città e progetti ha permesso di focalizzare meglio la preoccupazione per gli
utilizzi dell’architettura nella società contemporanea.
3
IGNASI DE SOLA’ MORALES, “Terrain
vague”, in “Quaderns”, n. 212, pp. 35-. 43
Kaiserpanorama
Il senso dello spazio pubblico 15
Preoccupazioni
L ’avvicinamento al tema degli spazi vuoti della città è avvenuto con la lettura
dei testi sul T errain Vague di Ignasi de Solà-Morales
3
, o del micro-manifesto di Ábalos
& Herreros
4
.
Ho cominciato a riflettere sui vuoti urbani identificandoli come condizione essenziale
della morfologia e dell’ambiente contemporaneo: in questi residui spaziali sta il
fondamento della dimensione sconosciuta che rende possibile il funzionamento di
una città, vale a dire l’imprevedibile, l’incomprensibile e l’indefinito.
Da un lato, questi vuoti urbani funzionano da un punto di vista sperimentale e
giocoso, talvolta illegale, singoli o riuniti in piccoli gruppi, luoghi dove si inaugurano
nuovi rituali. Questi spazi non posseggono un senso specifico, soddisfano le condizioni
minime per lo sviluppo di queste nuove attività per la creazione di nuovi legami tra
l’individuo e la città.
Dall’altro lato, gli agenti che intervengono nella trasformazione della città, ovvero
gli enti pubblici di gestione territoriale o l’investimento privato, sfruttano queste
assenze come opportunità di fare un’urbanistica efficace, redditizia e aggiornata. Nel
confronto tra questi luoghi, caratterizzati o da una assenza di qualcosa andato perduto
o dalla mancanza di un intervento, si realizza la condizione attuale della città: in questo
confronto si può testimoniare al meglio ciò che una città fu, ciò che è e ciò che aspira
ad essere.
I vuoti urbani, in quanto spazi non occupati e senza una funzione apparente o con
progetti costruiti senza vitalità e dinamismo, racchiudono in sé stessi un’aspettativa
di fuga, un’alternativa al sistema esistente. Questa nozione di possibilità di fuga
funziona da antidoto alla rigidità alienante della “città efficace”. In questa implicita
improduttività risiede l’essenza più libera di questi luoghi vuoti, dimenticati. Bisogna
notare come in queste nicchie vuote della città fioriscano le esperienze tipicamente
urbane e diventino spesso grandi fenomeni di comportamento sociale o meglio di
“cultura urbana”. Alcune sono più positive, altre sono situate nella sfera del crimine,
ma tutte sono altrettanto profonde e reali.
Emerge anche una certa complicità tra la cultura dell’auto e i vuoti urbani. La cultura
dell’auto, alimenta da un lato l’espansione e dispersione della città, e di conseguenza la
proliferazione del vuoto; dall’altro, permette di esplorare gli spazi remoti della metropoli.
È un modo di abitare la città che racchiude complessità sentite dalla società ma spesso
non riconosciute. In auto si compiono attività che determinano l’uso temporaneo di
un luogo senza destinazione d’uso specifica, fino ad arrivare ad alcuni esperimenti
“illegali”, come i primi tiri di sigarette (o droghe) o all’adrenalina di un momento
intimo in uno spazio pubblico: queste esperienze si verificano frequentemente di
passaggio, durante soste in spazi vuoti casuali che sono temporaneamente riempiti da
ciò che passa per di là.
4 INAKI ABALOS & JUAN HERREROS,
“Una nueva naturalidad (7 Micromanifiestos)” ,
in “2G” , n. 22
Vita, educazione, cerimonia, amore, morte.
Superstudio, 1973.
16 Il senso dello spazio pubblico
In secondo luogo, mantiene principalmente la sua non funzionalità, impotente di
fronte alla difficile coesistenza dei vari elementi, persiste il tentativo di rendere
produttivo uno spazio che non soddisfa tali condizioni.
Questo testo rappresenta il desiderio di un dibattito sulla cittadinanza e la responsabilità
sociale dell’architetto. Qui risiede la preoccupazione per comprendere l’attuale spazio
pubblico, nei rapporti tra la società e la città di cui l’architetto dovrebbe essere
responsabile e artefice.
Società e spazio pubblico
Lo spazio urbano può essere analizzato secondo i fenomeni sociali che sono
in relazione con lo spazio. È basato sulle forme di comunicazione dell’individuo,
sull’appropriazione dei luoghi e sull’esercizio della cittadinanza. La morfologia dello
spazio e le condizioni sociali promosse sono, in questo caso, interdipendenti. La
qualifica di spazio è direttamente correlata a come l’individuo lo vive e, dall’altro lato,
la forma di come lo spazio si presenta è relazionata alle esigenze e alle aspettative
dell’individuo. È pertanto nel rapporto tra la morfologia e la condizione sociale che si
può definire lo spazio pubblico.
Negli ultimi decenni la società ha subito grandi trasformazioni. La crescente tendenza
all’individualismo è un risultato (e la causa) di questa evoluzione. C’è stato un
grande sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione: nuovi e
più efficaci mezzi di trasporto di persone e merci, archiviazione di maggiore capacità
di informazioni e più strumenti di comunicazione a distanza. Telefono cellulare,
Internet, ecc. consentono il rilascio dei confini spaziali-temporali: non è necessaria la
presenza fisica di due persone in uno steso luogo per gli scambi e le pratiche sociali. I
mezzi di trasporto e la velocità di movimento non implicano la necessità di prossimità
o vicinanza. La frequenza, le possibilità di azione e interazione a distanza sono così
numerose che l’individuo ha l’illusione dell’ubiquità. In questo modo è più facile
scegliere individualmente, come e quando si desidera comunicare e interagire. La
mancanza dell’obbligo di prossimità nelle relazioni sociali non significa la scomparsa
della vita locale, ma fa si che essa non sia più il luogo esclusivo che favorisce la
maggior parte delle pratiche sociali
5
. Date queste condizioni, l’individuo ha sempre
più autonomia in materia di scelta, indipendenza dalla posizione di vicinanza nelle
relazioni sociali, di lavoro e di soggiorno. In questo modo, queste stesse relazioni
non sono più un dato ereditato o imposto, ma possono essere costruite dal singolo
individuo.
La società è sempre più differenziata a livello sociale, territoriale e culturale. A questo
scopo contribuisce l’aumento della specializzazione del lavoro e la globalizzazione delle
imprese; la modifica del modello di famiglia; la trasformazione e l’instabilità delle
forme di vita (ossia modifica del modello di tappe standard come l’occupazione stabile
5
François ARCHER, “Los nuevos Principios
del Urbanismo. El fin de las ciudades no està a
la ordem del dia”, Alianza Editorial, Madrid,
2004
Environment Bubble, 1965.
Reyner Banham e François Dalleret.