4
Introduzione
L‟obiettivo di questo lavoro è quello di dimostrare come il femminismo,
movimento nato per parificare i diritti tra i sessi, abbia ormai influenzato la
mentalità delle nuove generazioni, diffondendo una nuova visione che insiste
sull‟importanza di equiparare uomini e donne sotto tutti gli aspetti possibili:
accesso al mondo del lavoro, prospettive di carriera, partecipazione alla vita
sociale e politica, divisione dei ruoli all‟interno della famiglia. Ma il
raggiungimento dell‟uguaglianza, sia formale che sostanziale, non è l‟unico
scopo da raggiungere per far sì che si giunga ad una parità effettiva. Bisogna
puntare anche sul riconoscimento delle differenze che contraddistinguono,
prima ancora che i due generi, tutti gli esseri umani, ognuno dotato di una
propria specificità che va rispettata e tutelata nella sua interezza. In questo
senso l‟uguaglianza si pone come rifiuto dell‟emarginazione legata alle
diversità, che nel caso delle donne risiedono nel loro esclusivo potere di dare
la vita; potere che è stato fonte delle maggiori discriminazioni subite dal
genere femminile nel corso dei secoli.
Nel primo capitolo verrà tracciato un breve excursus storico della
rivoluzione femminile e ci si soffermerà in particolar modo sui contributi
principali di alcune femministe postmoderne, che hanno diffuso una
concezione dell‟identità della donna totalmente scissa dalla pretesa degli
uomini di costruire la femminilità, la quale non viene più ridotta ad un‟unica
essenza poiché è in continua evoluzione e può comprendere anche degli
aspetti considerati tipici del mondo maschile.
Nel secondo si affronterà l‟argomento della violenza sessuale mettendo
in evidenza come, nonostante sia stata superata l‟idea che una donna vittima
di stupro debba diventare colpevole perché rea di aver provocato l‟aggressore
con comportamenti provocatori, resista ancora una cultura implicitamente
solidale nei confronti dei violentatori, che rappresentano uno stereotipo di
5
virilità italica (l‟Italia è uno dei paesi più arretrati per ciò che concerne la
condizione femminile) difficile da sconfiggere poiché frutto di antichi
pregiudizi che si sono mantenuti saldi nel tempo. Per sradicarli si è
provveduto a fondare dei centri e ad organizzare delle campagne al fine di
sensibilizzare l‟opinione pubblica al rispetto della donna.
Nel terzo, infine, saranno delineati i mutamenti delle identità di genere,
conseguenti alle conquiste ottenute dai gruppi femministi fin dagli anni
settanta. Alla riformulazione dell‟identità femminile, che coincide con una
maggiore presa di coscienza da parte delle donne del loro valore, è necessario
far corrispondere una ridefinizione di quella maschile perché anche gli uomini
devono rivalutare il proprio ruolo, che non è più predominante sia nella
famiglia che nella società. Caratteristica della nuova identità femminile è
soprattutto la rivisitazione del concetto di maternità, che viene oggi percepita
come una scelta del tutto libera e consapevole poiché la donna non vive più in
funzione della famiglia e del dovere di propagare la specie, in virtù delle sue
mutate aspirazioni. La sua decisione di procreare si lega ad altri aspetti
importanti, quali la realizzazione professionale e della vita di coppia, che si
fonda sulla collaborazione reciproca per quanto riguarda la cura della casa e la
crescita dei figli. In questo contesto gioca un ruolo fondamentale
l‟autodeterminazione, che deriva dalla possibilità delle donne di distinguere la
sessualità dalla pura riproduzione.
6
PARTE PRIMA
IL FEMMINISMO NELLA SOCIETA‟ CONTEMPORANEA
7
CAPITOLO I
BREVE STORIA DEL FEMMINISMO
Il termine femminismo indica l‟idea di chi ritiene che entrambi i sessi
debbano godere della parità e pari opportunità politica, sociale ed economica.
Secondo questa posizione, inoltre, i diritti personali devono prescindere dal
sesso biologico e questo è il motivo principale che ha portato alla costituzione
del movimento politico e d‟opinione che ha messo in evidenza le
caratteristiche positive della donna rivendicandone pari dignità oltre che pari
diritti. Il femminismo si è sviluppato in modi e tempi diversi a seconda del
paese e del periodo e si è diffuso soprattutto nel mondo occidentale più
avanzato e all‟avanguardia. Nel 1882, grazie all‟attivista francese Hubertine
Auclert assume il significato odierno. Fino a quell‟anno la parola ha indicato,
in senso dispregiativo, una malattia maschile.
La nascita del femminismo corrisponde alla presa di coscienza, da parte
delle donne, della possibilità di far parte della storia come soggetti attivi. Per
poter giungere a questa situazione, però, ci sono voluti lunghi secoli di
battaglie in cui esse sono state ritenute capaci solo ad occuparsi di attività
caritatevoli e nel campo del sociale oltre a quello domestico. Le prime lotte
femminili iniziarono in America nella seconda metà del XVIII secolo. Con
l‟avvento dell‟illuminismo, della rivoluzione francese e quella industriale si
diffusero anche in Europa verso la fine del secolo stesso. Il loro scopo fu
quello di raggiungere l‟uguaglianza fra uomini e donne sotto tutti gli aspetti.
Dagli anni sessanta in poi il movimento ha avuto l‟obiettivo di superare la
divisione dei ruoli rigidamente legata al sesso e alla superiorità dell‟uomo
sulla donna. Una volta ottenuto ciò le femministe contemporanee puntarono
ad un riconoscimento non più solo formale, ma anche dal punto di vista
antropologico. Processo, quest‟ultimo, ancora in atto in molte parti del
mondo.
8
1.1 L’ottocento
Un‟antenata del femminismo fu la scrittrice francese Olympe de
Gouges, che nel 1791 propose all‟assemblea costituente di Parigi la
Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina con l‟intento di
diffondere il grande senso di ingiustizia nato dall‟esclusione delle donne da
parte della sfera pubblica. Purtroppo, però, la petizione non fu accettata da
Robespierre, che due anni dopo mandò la de Gouges alla ghigliottina perché
non si era sottomessa alla sua politica di terrore.
Nel 1792 l‟inglese Mary Wollstonecraft trattò il problema della
condizione femminile nel libro Rivendicazioni dei diritti delle donne
chiedendo l‟introduzione di varie riforme riguardanti l‟educazione e le leggi,
prima fra tutte il diritto di voto.
Negli Stati Uniti il femminismo si organizzò in movimento grazie
all‟intraprendenza delle congressiste Lucretia Mott ed Elizabeth Stanton, che
indissero un convegno con l‟obiettivo di ottenere il riconoscimento di tutti i
loro diritti. La riunione si tenne a Seneca Falls (New York) nel luglio del 1848
e da questa nacque la Convenzione dei Diritti delle Donne. Ma bisognerà
attendere l‟agosto del 1920 soltanto per l‟estensione del suffragio.
Le americane non furono le prime a conquistare il voto: nel 1893 la
prima a concederlo era stata la Nuova Zelanda, nel 1895 lo aveva ottenuto
l‟Australia del Sud e nel 1902 il Commonwealth australiano; nel 1906 toccò
alla Finlandia e poi alla Norvegia, quindi alla Danimarca e nel 1919 alla
Svezia.
Il movimento femminista si sviluppò molto nei paesi anglosassoni,
soprattutto in Inghilterra. Nel 1869 il filosofo ed economista inglese John
Stuart Mill pubblicò il volume La soggezione delle donne, che divenne
l‟opera più importante della letteratura femminista. L‟autore, sposato con
un‟attiva femminista, riteneva che le donne dovessero avere pari diritti non
9
solo a livello giuridico, ma anche dal punto di vista professionale, economico
e politico.
Nel 1903 Emmeline Pankhurst e un gruppo di contadine fondarono a
Manchester l'Unione sociale e politica delle donne con lo scopo di rivendicare
il diritto di voto. Iniziarono manifestazioni violente seguite da arresti, omicidi,
scioperi della fame, della sete e del sonno. Fu solo lo scoppio della grande
guerra che fece capire l‟importanza delle donne, le quali dovettero
necessariamente sostituire gli uomini partiti per il fronte negli uffici e nelle
fabbriche. Nel 1928 il suffragio venne esteso a tutte le donne maggiorenni.
In Francia, dopo la restaurazione, si aprirono vari club femminili e si
formò un movimento femminista di orientamento borghese la cui rivista, Il
giornale delle donne, lottava per la conquista dei diritti civili. Più combattiva
si dimostrò la rivista di un altro gruppo, La gazzetta delle donne, che
rivendicava pari diritti fra cui quello di voto. Quest‟ultimo fu chiesto per la
prima volta al governo nel 1848 da una delegazione del Comitato dei diritti
della donna, ma ci volle quasi un secolo e ben due guerre mondiali per
convincere gli uomini politici a concederlo, nel 1945.
In Italia il movimento femminile si sviluppò più tardi rispetto agli altri
paesi, perché bisognava prima unire i vari stati in un unico paese. Il 1848 fu
per noi l‟anno della prima guerra d‟indipendenza e le poche donne a cui era
permesso uscire di casa pensavano fosse più giusto cercare di partecipare ai
moti del risorgimento, piuttosto che parlare di pari diritti con gli uomini.
Per sollecitarle a prendere parte agli eventi che avrebbero portato
all‟unità d‟Italia, iniziarono a diffondersi alcune riviste femminili: Un
comitato di donne, La donna italiana, La donna bizzarra e La donna.
Quest‟ultima fu sicuramente la più importante, oltre che la più duratura; la
prima copia uscì nel 1868 e l‟ultima nel 1890, ma il maggior successo lo ebbe
nel decennio 1870-1880. Nacque da un‟idea di Gualberta Alaide Beccari, nata
a Padova nel 1842 in una famiglia condannata all‟esilio per via dei suoi ideali
10
mazziniani repubblicani, sempre presenti anche nella rivista, in particolar
modo quello del lavoro e del sacrificio come mezzi inevitabili per raggiungere
qualsiasi obiettivo. Non mancavano, inoltre, riferimenti all‟umana redenzione
e ai diritti dell‟uomo. La corrispondenza epistolare era il sistema più utilizzato
per trattare i vari argomenti, come i diritti delle donne, i lavori e l‟arte. La
Beccari scrisse anche articoli politici criticando l‟imperialismo di Francesco
Crispi, ex mazziniano convertito al nazionalismo e alla monarchia. Furono
divulgate pure molte opere poetiche e letterarie di autrici che iniziavano così
ad affermarsi in campi considerati quasi esclusivamente maschili. Intere parti
venivano dedicate a notizie di successi di donne dell‟epoca. Si ricorreva
continuamente a petizioni, raccolte di fondi e di contributi per la prima vera
lotta democratica combattuta nel giovane regno d‟Italia.
Ma una volta realizzata l‟unità, quelle riviste furono prese dagli uomini,
sempre fedeli a certi schemi che prevedevano la rigida suddivisione dei ruoli.
Alla fine de La Donna contribuì anche il declino psicofisico della
Beccari, ma le sue lotte vennero riprese dal nascente partito socialista.
Un‟altra importantissima figura del femminismo italiano fu la milanese
Anna Maria Mozzoni, che nel periodo postunitario iniziò a scrivere molto
sulla situazione delle donne e parlò in pubblico asserendo l‟importanza di
concedere loro la parità di diritti in ogni campo. Nel 1870, anno della presa di
Roma, tradusse la famosa opera di John Stuart Mill, La soggezione delle
donne, e nell'edizione da lei curata scrisse anche un‟avvincente prefazione
con l‟intento di far riflettere gli uomini di potere sull‟argomento. Il suo
interesse si rivolse soprattutto alle lavoratrici, che attraverso il diritto di voto
avrebbero potuto migliorar le loro condizioni morali ed economiche. Per
questo motivo si avvicinò anche al partito socialista, dove conobbe Anna
Kuliscioff, e nel 1879 creò con lei a Milano la Lega promotrice degli interessi
femminili. Due anni dopo si tenne a Roma il “Comizio dei comizi” per
proporre un nuovo progetto sul suffragio femminile e la Mozzoni presentò un