2
riservata alla personalità e del rilievo dato all’etica in tutta la dottrina
marxista. Quanto detto rappresenta in sostanza la sintesi delle principali
critiche rivolte al marxismo da Rosselli, spirito pronto all’impegno, alla
lotta, al sacrificio di sé, ma che, nello stesso tempo, prima di sacrificarsi,
reclama il diritto di professare il proprio credo politico che si è sempre
espresso nelle forme vulcaniche proprie del suo temperamento. Carlo
Rosselli appartiene a quella particolare “generazione della guerra”,
quella che aveva coinvolto rivoluzionari, democratici, socialisti e altre
forze antifasciste in un sogno e in un desiderio di rigenerazione e di
libertà.
Il testamento politico di Carlo Rosselli auspica una “liberalizzazione del
socialismo” dalla dogmatica marxista, non intesa però come un semplice
annacquamento dei programmi della tradizione, ma di una chiara
assunzione critica della cultura, dei valori universali della civiltà liberale,
troppo spesso trascurati e annientati dai mortificanti interessi e privilegi
di classe. La funzione dell’ideale liberale è presupposto fondamentale
della vita morale sia del singolo sia della collettività, oltre al resto,
rappresenta il più efficace mezzo nonché l’ultimo fine del socialismo.
Quest’ultimo necessita di continui rinnovamenti e non può arenarsi
nell’immobilismo dogmatico, deve, mostrare di saper analizzare e capire
meglio i problemi concreti delle masse, poiché il socialismo non si
3
decreta dall’alto ma si costruisce dal basso, nelle singole coscienze, nelle
organizzazioni sindacali e nei movimenti politici e sociali; inoltre
abbisogna di un’integrazione democratica, giacché il socialismo senza
democrazia significa fatalmente dittatura, la quale significa uomini servi,
numeri e non coscienze, significa, infine, negare i fini primi del
socialismo. Sia il movimento liberale che quello socialista sono stati
caratterizzati da vaste esigenze di revisione e di rinnovamento che hanno
contribuito non poco ad un loro avvicinamento e alla formazione di un
patrimonio di valori in comune fra le due culture. Le due dottrine in
questione abbandonano il loro carattere originario e la loro curvatura
economicistica, rispettivamente il liberismo e il materialismo storico, e si
trasformano gradualmente in ideali morali, in valori imparziali e
universali che prescindono l’aspetto politico e che danno priorità al
fattore etico. Il contatto fra liberalismo e socialismo è avvenuto, in
sostanza, attraverso due strade diverse ma convergenti; infatti, da un lato
il liberalismo e il movimento libertario si è mosso verso il socialismo ed
una maggiore sensibilità nei confronti della “questione sociale”,
dall’altro lato, invece, il socialismo si è avvicinato al liberalismo etico e
politico. A tal proposito sono destinati i primi due capitoli di questo
lavoro, il primo dei quali è dedicato al sociologo e scrittore politico
inglese L. T. Hobhouse, al quale s’ispirò Guido De Ruggiero quando
4
scrisse Storia del liberalismo europeo, la “bibbia” per antonomasia del
movimento liberale, e alla sua opera di maggiore rilievo Liberalism. In
quest’ultima, l’autore sviluppa ed evidenzia in primo luogo il requisito
democratico del liberalismo, inteso come organizzazione del potere dal
basso, e sostiene, inoltre, il requisito sociale, cioè una connessione fra
libertà ed uguaglianza e un accostamento della cultura liberale al
riformismo socialista. Nel complesso l’intera tradizione del liberalismo
anglosassone, cui il nostro Rosselli fece continuo riferimento,
rappresentò la prima decisiva e nobile affermazione dell’ideale liberale,
che da privilegio di classe e di partito fu tradotto in istituto e in costume,
e soprattutto fu un significativo esempio e un efficace stimolo per le altre
popolazioni. Il confronto costante e con il socialismo, tema dominante
nella storia del liberalismo moderno e contemporaneo, si sostanzia nella
convinzione che la “questione sociale” si risolve solo grazie ad una
collaborazione proficua con lo Stato e con le istituzioni pubbliche, ma,
nello stesso tempo, si basa sulla ferma opposizione ad uno Stato
assistenziale e paternalistico. Il secondo capitolo, invece, illustra il
percorso inverso, dal socialismo al liberalismo, nel tentativo del filone
revisionista, in particolar modo nella figura del tedesco, diretto discepolo
di Engels, Eduard Bernstein, di “alleggerire” il movimento socialista
dall’aspetto messianico e dalla caratterizzazione scientifica e
5
determinista del marxismo, nel contempo, sottolinea la significativa
apertura del socialismo moderno nei confronti dell’ideale liberale, a
salvaguardia dello sviluppo della personalità di ogni singolo soggetto, e
della forma democratica, nel rispetto pieno e consapevole, e della
relativa chiusura, invece, verso la strategia insurrezionale e la lotta di
classe, mettendo in discussione la stretta correlazione fra il movimento
politico e il marxismo. Rosselli non si limita ad una “semplice revisione”
del marxismo, anzi va ben oltre Bernstein, sostenendo la tesi di un vero e
proprio distacco tra il socialismo e il marxismo, vale a dire che si può
essere socialisti senza essere necessariamente marxisti. Il nostro
riconosce, in ogni modo, l’importanza storica e pedagogica del
marxismo per il movimento socialista, ma pensa che il marxismo, nello
stesso tempo, abbia paralizzato il movimento stesso, impedendogli il
naturale sviluppo intellettuale e politico ed una più concreta aderenza
alla realtà. I capitoli sul socialismo democratico di Bernstein e sul
“liberalismo sociale” di Hobhouse fungono da introduzione a Rosselli, e
al suo capolavoro Socialismo liberale, nel senso che il contatto e la
compatibilità fra socialismo e liberalismo ebbe un’eco vasta, tale da
coinvolgere intellettuali, studiosi e pensatori a livello europeo. L’avvento
dei fascismi, che riguarderà molte realtà europee, fra le quali l’Italia,
complicherà certo le cose, perché il problema del rinnovamento del
6
socialismo s’intreccia alla lotta ai regimi, ma sarà anche un decisivo
stimolo per il raggiungimento e la realizzazione del valore liberale. Il
terzo capitolo, infatti, pone l’accento sui principali tratti biografici di
Carlo Rosselli, il particolare e delicato periodo storico in cui opera,
l’ambiente familiare e il legame inscindibile con i fratelli e la madre, la
morte del fratello Aldo, l’educazione scolastica e la formazione politica e
sociale, la mazziniana “religione del dovere”, l’esperienza decisiva del
militare, che gli fornisce il primo contatto vero con la massa e che gli
diede modo di conoscerne le principali esigenze. L’aspetto, a mio avviso
più affascinante della vita di Carlo Rosselli è stato il suo frenetico e
instancabile attivismo nella lotta antifascista, aperta a tutti gli apporti e
svincolata dalle rigide correnti dei partiti politici, la sua convinta scelta
di parteggiare nel movimento socialista dopo il tragico martirio di
Giacomo Matteotti, l’azione clandestina e la relativa formazione,
insieme a tanti altri compagni d’avventura, di movimenti politici e
culturali, di organi di stampa che sfidavano senza esitazioni la dittatura
fascista, e, inoltre le esperienze dell’esilio e la durezza del confino. Il
fascismo si era affermato come negazione sia dell’ideale liberale, poiché
si trattava di un regime dittatoriale, sia del socialismo, considerato una
minaccia per il ceto borghese e capitalista, che aveva appoggiato o
simpatizzato per il fascismo stesso. Parallelamente Rosselli s’adopera
7
per portare a compimento quel processo di rinnovamento del socialismo
italiano, ancora troppo vincolato alla tradizione marxista, per una
proposta programmatica in grado di dare al socialismo una politica
adeguata ai bisogni dei tempi nuovi, un vigore e un orgoglio tale da
presentarsi al paese come principale forza d’opposizione al regime
fascista, e, infine, una nuova identità politica che accantoni “l’onesto
timore” reverenziale nei confronti del marxismo, che si sviluppi, invece,
in una dimensione democratica, si appropri dei valori di libertà e
uguaglianza e si proponga come unico e autentico erede della funzione
liberale. Per la realizzazione di questi principali obiettivi politici,
distacco dal marxismo e compatibilità con le istanze liberali, secondo il
modello anglosassone, Carlo Rosselli dedicherà l’intera collezione dei
suoi scritti giovanili, dalle tesi di laurea, agli scritti in materia sindacale
alle collaborazioni con diversi organi di stampa, fino all’esperienza del
confino di Lipari, dove concepirà Socialismo liberale. Egli s’impegna
per l’auspicato processo di rinnovamento e modernizzazione del moto
socialista, ma per raggiungere tale scopo, il movimento della sinistra
socialista deve necessariamente rivedere le sue originali posizioni, e
procedere in un sincero atto d’autocritica. A tal proposito fonda, con
Pietro Nenni, la rivista d’autocritica socialista, Il Quarto Stato, dove il
nostro intende evidenziare le leggerezze politiche, le insufficienze
8
culturali e le preclusioni intellettuali del socialismo italiano, incapace di
fronteggiare adeguatamente il fascismo e di liberarsi delle antiquate
concezioni tradizionali, ma, nello stesso tempo, Rosselli propone di
riscoprire l’incidenza dei fattori etico-morali nella realtà, di ritrovare lo
spirito messianico delle proprie origini di movimento liberale e
libertario, rivedere la propria dottrina tradizionale e sbarazzarsi di quegli
elementi di fatalistico determinismo, dei quali il marxismo è
completamente intriso. Il Socialismo liberale si presenta come antitesi e
alternativa al socialismo scientifico, e come “terza via”, tra il “dogma
socializzatore” e l’individualismo sfrenato e sregolato, del marxismo
critica aspramente il materialismo e il determinismo, ovvero sia la
negazione totale del volontarismo e dei fattori morali. Il movimento
socialista deve rivalutare l’aspetto del volontarismo, in quanto fattore
decisivo dell’azione politica e, inoltre, non limitarsi ad una visione
riduttiva del processo storico, quale mero prodotto del materialismo
economico. Questi contenuti sono espressi in Socialismo liberale, vera e
propria summa delle riflessioni politiche dell’autore, che colpiscono il
lettore per l’incredibile capacità intuitiva di Rosselli, per il tono e per
l’adesione convinta al socialismo, inteso come degno erede del
liberalismo, e in quanto ideale, innanzi tutto, di “rivoluzione morale”. I
suoi scritti rappresentano una professione di fede nella libertà e di
9
passione per l’azione politica e sociale, elementi che lo elevarono a
simbolo autentico dell’antifascismo integrale, per il quale diventò, come
Matteotti, oggetto dell’odio e della vendetta omicida della dittatura
fascista.