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Introduzione
Questo studio si propone di fornire un quadro generale sulle relazioni strategiche e
commerciali avviate in campo energetico tra Italia e Russia – più precisamente, tra le
aziende Eni e Gazprom - evidenziando come la compiuta affermazione del gas,
―nuova‖ fonte energetica di ampio consumo e valida alternativa a petrolio e carbone,
possa influenzare gli equilibri mondiali di ―sicurezza energetica‖ (in russo
Energobesopasnost‘) e le relazioni tra Paesi anche molto lontani tra loro. È innanzitutto
necessario chiarire le motivazioni che stanno alla base della scelta di trattare un
argomento dai risvolti complessi che abbraccia contemporaneamente diversi campi del
sapere, dalla politica all‘economia fino alla tutela dell‘ambiente.
Partiamo dall‘analisi del titolo: cosa si intende per ―nodo energetico‖? Ho usato questo
termine con due diversi significati; il primo, quello più immediato, fa riferimento
all‘intricata rete di gasdotti e di infrastrutture atte a mantenere vivi i rapporti commerciali
tra Italia e Russia. Ma allo stesso tempo il termine ―nodo‖ suggerisce l‘insorgere di
complicazioni quindi con riferimento alle tensioni diplomatiche che si sono venute a
creare nell‘inverno tra il 2005 e il 2006 quando, a causa dei difficili rapporti tra Russia e
Ucraina, è partito un vero e proprio allarme di ―crisi energetica‖ (le cui cause e risultati
verranno chiariti in seguito) che dall‘Ucraina si è rapidamente diffuso anche agli altri
Paesi della Unione Europea provocando disagi sia ad aziende che a privati.
Nello scenario della ―Crisi Energetica‖ che ha colpito l‘Europa in prima persona, ma che
ha influenzato anche gli accordi e le trattative tra le maggiori aziende distributrici di gas,
si collocano le imprese Eni e Gazprom, protagoniste della mia ricerca e due tra i più
influenti colossi dediti all‘ estrazione e alla distribuzione del gas. Ma che rapporto lega
queste aziende? Tenendo presente che la Russia è uno dei principali fornitori di metano
per l‘Italia (30%) e per il resto d‘Europa (25%), va da sé che Gazprom, colosso
energetico russo e monopolista statale del gas, sia divenuto oggi non solo un‘arma
formidabile nelle mani del Cremlino al fine di perseguire la sua geo-politica energetica,
ma anche un importante partner commerciale per l‘ Eni e dunque per l‘Italia, come
dimostrato dall‘accordo firmato dalle due imprese nel novembre 2006, (la Russia ottenne
l'accesso diretto al nostro mercato, mentre l‘Italia ebbe a disposizione il gas, materiale di
cui esiste poca disponibilità interna). Non poche furono le polemiche scaturite in seguito
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all‘ ingresso del monopolista russo del gas nel nostro Paese; soprattutto la Gazprom
poteva costituire una pericoloso concorrente per le piccole aziende del settore.
Contrariamente, invece, la partecipazione della compagnia russa alla vendita diretta del
gas nel nostro Paese, avrebbe potuto creare favorevoli benefici per il consumatore
italiano, dovuti ad una maggior concorrenza tra suppliers, rispetto al monopolio prima
vigente. L‘ingresso di Gazprom in Italia dunque non solo non sarebbe svantaggioso,
come alcuni esperti del settore vorrebbero farci credere, ma anzi auspicabile;
naturalmente in un contesto di aperto, effettivo regime concorrenziale ed in presenza di
una crescente diversificazione dei fornitori di gas per il nostro Paese.
Inoltre risale all‘agosto 2006 l‘istituzione di un asse strategico tra la stessa Gazprom e
l‘algerina Sonatrach, da cui importiamo la quota maggiore di gas (35,4%), accordo che
secondo alcuni esperti mirerebbe a creare un cartello1 mondiale del gas sul modello
dell‘OPEC. Appaiono quindi evidenti alcuni dubbi: tutto ciò rappresenta un rischio reale
per l‘Italia e l‘Europa? Che posizione assumerebbe l‘ Eni e l‘Italia in generale, nel caso in
cui si manifestasse una seconda crisi del gas? Quali sono i possibili risvolti nelle
relazioni energetiche tra UE e Federazione Russa e quali sono i rischi e le conseguenze
per l‘ Italia in particolare?
In questo lavoro di ricerca si cercherà di fornire la risposta a tali quesiti, analizzando le
trattative commerciali e i progetti in fase di realizzazione che legano Eni e Gazprom e,
studiando la loro struttura organizzativa interna, si cercheranno di chiarire analogie e
differenze di due imprese impegnate nella stessa attività economica ma sorte in Stati
diversi. La composizione della tesi sarà strutturata in cinque capitoli, con lo scopo di
chiarire il mutato ruolo del gas come fonte energetica e come ciò si rifletta sui rapporti
diplomatici tra Unione Europea e Federazione Russa, soffermandoci sui colossi
dell‘energia, le già citate Eni e Gazprom.
Il primo capitolo tratta un excursus generale sulle ―origini‖ del gas; chiarisce le
motivazioni e le modalità con le quali è avvenuto il passaggio dall‘ ―Era del petrolio‖ ad
una vera e propria ―Era del gas‖, fornendo informazioni sui diversi utilizzi e sulle differenti
tecniche di trasporto dell‘ ―Oro Azzurro‖. Inoltre tutto questo è accompagnato da una
cornice storica che vuole precisare il ruolo rivestito dal gas prima del ‗900, dall‘ antichità
Greco-Romana agli alchimisti del XVIII secolo.
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accordo tra più produttori di un bene o un servizio per porre delle misure che tendono a limitare la concorrenza di
questo prodotto sul proprio mercato, impegnandosi a fissare alcuni parametri quali le condizioni di vendita, il livello
dei prezzi, l'entità della produzione, le zone di distribuzione, ecc.
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Il secondo capitolo è dedicato alle relazioni diplomatiche in campo energetico che
accomunano Italia e Russia; in particolare, si darà un breve quadro delle due principali
iniziative interne ed esterne della UE in campo energetico, tra cui l‘ Energy Charter
Treaty (Ect) e, il Dialogo Ue-Russia. Si accennerà infine alla cosiddetta crisi del gas tra
Russia ed Ucraina, ossia le tensioni tra Mosca e Kiev che hanno avuto pesanti
ripercussioni sull‘Europa durante lo scorso inverno a causa delle ripetute riduzioni di
forniture di gas russo ai Paesi UE via Ucraina.
Il terzo capitolo è dedicato all‘Eni, in particolare verrà tracciato il profilo della compagnia
in breve ed esso sarà accompagnato da un breve scenario storico, al quale seguiranno i
paragrafi dedicati ai prodotti e servizi offerti dall‘azienda e quello relativo alle innovazioni,
alle tecnologie impiegate, ai progetti in atto e alla tutela dell‘ambiente.
Il quarto capitolo riguarda la russa Gazprom: questa sezione è da considerare come
parallela al capitolo terzo, poiché qui verrà effettuata la stessa analisi già realizzata
precedentemente per l‘azienda Eni, con la differenza che il quarto capitolo sarà
sviluppato in lingua russa e affiancato da traduzione in italiano a fronte.
Infine, nel quinto ed ultimo capitolo vengono tracciate le possibili conclusioni circa rischi
ed eventualità future legate alle relazioni energetiche tra Europa e Russia, insieme alle
analogie e alle differenze che da un lato uniscono e dall‘altro separano i due colossi del
gas (Eni e Gazprom).
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Capitolo 1: L’era del gas: come, quando
e perché
Una nuova fonte di energia
L‘energia è stata da sempre l‘elemento propulsore dello sviluppo economico e sociale, di
conseguenza l‘accesso alle fonti energetiche è stato anche negli anni scorsi motivo -
diretto o indiretto –di conflitti. Inoltre in questi tempi si è aperta una nuova ennesima sfida
strategica, non ancora percepita da molti, che a causa del sempre crescente ricorso
mondiale al gas naturale sta già spostando il baricentro delle politiche dei governi verso i
Paesi produttori e di transito del gas. Si tratta di un conflitto che intreccia i temi
dell‘economia con quelli della politica, con forti ricadute sulla realtà nazionale, ed è un
fatto che molti Paesi produttori dell‘ ―oro azzurro‖ stiano facendo pesare sempre più il
loro ruolo strategico, variando gli equilibri di rapporti tra Stati e determinando tensioni
globali sempre più rilevanti.
Fino a pochi anni fa, l‘attenzione di politici, esperti, analisti e imprenditori era tutta
concentrata sul petrolio, i suoi giacimenti, le sue riserve e il suo prezzo: ma dopo la crisi
russo-ucraina del 2006 si segna il passaggio ad una vera e propria era del gas, che ha
acceso i riflettori su una materia prima dalla grande valenza strategica, una fonte
energetica concentrata nelle mani di pochi Paesi e di altrettanto pochi colossi dediti a
produrre e consumare gas nella loro corsa all‘ energia: dal Qatar agli Stati Uniti, dal
Venezuela alla Russia, dalla Cina all‘Italia; queste sono solo alcune tra le maggiori
potenze desiderose di colmare il bisogno di gas, poiché l‘esplosione della domanda
coinvolge tutti i continenti e accomuna Paesi esportatori ed importatori. A livello
mondiale, infatti, i consumi di oro azzurro crescono da tempo ad un ritmo di oltre il 2%
annuo, mentre corrono ad un ritmo quasi doppio, con punte oltre il 7% in Africa e Asia: è
singolare inoltre il fatto che molti grandi produttori-consumatori (tra i quali spiccano
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Russia e Medio Oriente) utilizzino il gas naturale in misura crescente come fonte
energetica alternativa al petrolio in base ad una precisa scelta strategica; destinare le
preziose ricchezze petrolifere all‘esportazione, riservando il gas per soddisfare
l‘incalzante fabbisogno interno. Ma cos‘è che porta le grandi potenze produttrici di gas e
petrolio ad attuare questa strategia commerciale? E come si spiega questo crescente ed
inarrestabile successo del gas su petrolio e carbone?
Un primo e fondamentale elemento va cercato nel minore impatto ambientale del gas
rispetto agli altri due idrocarburi. Il secondo è la maggiore efficienza energetica e duttilità
rispetto all‘olio combustibile, che ha spinto il gas ad una sua progressiva diffusione nel
riscaldamento domestico, nei cicli produttivi dell‘industria e nella produzione di energia
elettrica. Un altro vantaggio sta nella sua facilità d‘impiego e nella possibilità di utilizzo
senza troppe manipolazioni, a differenza del greggio che, per giungere alle centrali
termoelettriche o alle fabbriche deve essere suddiviso ogni volta nelle sue varie
componenti attraverso procedimenti chimico – fisici molto complessi, con un forte
consumo energetico ed un sensibile impatto ambientale. Tale fonte di energia, valutata
la sua grande importanza all‘interno della scacchiera mondiale, merita tuttavia alcuni
cenni relativi alle sue caratteristiche generali, a ciò che la rende una indispensabile
componente della vita dell‘uomo, nonché l‘indiscusso protagonista di un gioco politico
che coinvolge le alte sfere economiche e i contratti commerciali di molti Paesi.
Secondo la definizione scientifica, il gas naturale è un idrocarburo prodotto in natura dai
residui di origine vegetale o animale sedimentati in bacini lacustri, fluviali o marini nelle
ere geologiche più antiche: nel corso di un lunghissimo processo durato tra i 10 e i 100
milioni di anni, in carenza di ossigeno e per effetto delle alte temperature e dell‘elevata
pressione nel sottosuolo, questi materiali organici si sono modificati, trasformandosi in
petrolio o in gas naturale. Esso è dunque un combustibile che si genera nel sottosuolo,
ma può essere anche prodotto durante processi decompositivi quali attività vulcaniche,
nelle discariche e persino durante la digestione degli animali, e comunemente lo si può
trovare allo stato fossile, insieme al petrolio, al carbone oppure da solo. Dal punto di
vista chimico, si tratta di un insieme di diversi gas, tra i quali è presente in misura
maggiore il metano (90%), per questo ci si riferisce ad esso molto più spesso col nome
di ―gas metano‖, anche se in realtà è un‘inesattezza, poiché può essere composto anche
da piccole quantità di propano, butano, azoto, elio e anidride carbonica. Al pari del
petrolio, il metano si presenta come diffuso in ―serbatoi‖ di roccia porosa chiamati
reservoir; se quest‘ultimo è inglobato da materiale impermeabile in grado di bloccarne
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l‘espansione, si genera un accumulo: se l‘accumulo è di dimensioni tali da essere
economicamente sfruttabile, lo si definisce giacimento. All‘interno del giacimento (cioè
della roccia porosa contenente idrocarburi) il gas si trova in alto, poiché più leggero,
seguito poi da petrolio e acqua, i quali prendono il posto del gas una volta che è stato
estratto (oppure si pompa altra acqua per aumentare a sua volta la pressione del gas,
nel caso in cui il giacimento sia molto in profondità e il gas risulti difficile da estrarre).
Utilizzi, trasporto e stoccaggio
Utilizzi
Come già accennato, il gas naturale è una delle principali fonti utilizzate per la
produzione di energia elettrica in centrali elettriche e termoelettriche, tramite l‘uso di
turbine a vapore oppure di turbine a gas; il calore residuo da esse prodotto viene in
seguito utilizzato come riscaldamento e come condizionamento all‘interno delle centrali
stesse. Nonostante sia stata ipotizzata la possibilità di installare questo tipo di
condizionamento anche nelle abitazioni private, al momento la diffusione di impianti
elettrici a gas nelle case è considerata quasi uno spreco, considerando il fatto che tale
risultato può essere raggiunto facilmente con altri mezzi considerati meno pregiati del
gas, ad esempio con altre fonti rinnovabili o con il nucleare. Altri utilizzi del gas naturale
rivelano la sua importanza anche in ambito commerciale e in ambito domestico: sin dagli
anni ‘30 il primo caso riguarda l‘utilizzo della suddetta fonte di energia come combustibile
per automobili: in diverse attività commerciali, (quali ospedali, panifici, lavanderie,
impianti di lavaggio auto, centri commerciali, alberghi, ristoranti ma anche edifici
amministrativi e scuole) e in ambito domestico, tutti noi usiamo il gas ogni giorno, a
partire dagli usi più comuni fino a quelli più ―inconsueti‖ (ad esempio, durante il processo
di riscaldamento di una centrale termoelettrica o nell‘impianto di climatizzazione del
proprio posto di lavoro). Per ciò che concerne gli usi cittadini, quello che ci riguarda
maggiormente da vicino, il gas (che in natura si presenta inodore ed incolore) prima di
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essere immesso nelle reti urbane viene appositamente miscelato con un composto di
sostanze odorizzanti, atte ad attribuirgli un odore forte e sgradevole in modo tale da
renderlo riconoscibile all‘olfatto umano, al fine di evitare esplosioni o asfissie in caso di
dispersione di gas: tale processo di attribuzione di un odore a questo materiale riguarda
però solo l‘ambito domestico, poiché in campo industriale e minerario vengono più
frequentemente installati sensori col compito di segnalare acusticamente la dispersione
di materiale gassoso e dunque potenzialmente infiammabile (in passato, quando ancora
non era diffuso l‘uso dei sensori di rilevamento di gas nell‘ ambito della estrazione
mineraria, era molto comune l‘uso di un canarino per rilevare la presenza di sostanze
gassose nocive nell‘aria: i minatori portavano il volatile con loro all‘ interno di una
gabbietta monitorandolo durante gli scavi e, se il canarino moriva, la sua morte era
indice della presenza di gas all‘interno delle gallerie).
Trasporto
Nonostante il pericolo di esplosioni in termini di estrazione del gas sia molto alto, ciò che
maggiormente rende difficile l‘utilizzo del gas naturale è tuttavia il trasporto.
I gasdotti, considerati il migliore e il più diretto mezzo di trasporto del gas naturale in
forma liquida, sono economici ma non permettono l‘attraversamento di oceani e lo
sviluppo della filiera del gas ha tempi più lunghi, inoltre, quando si tratta di gasdotti
internazionali, attraversano territori di altri stati che potrebbero ―chiudere i rubinetti‖.
Inoltre l‘aumento del prezzo dei materiali, soprattutto dell‘acciaio, lo spostamento delle
ricerche in zone sempre più impervie per inseguire i nuovi giacimenti e la carenza di
personale specializzato, sono i principali fattori che portano ad una crescente difficoltà di
estrazione, dovuta anche al fatto che i nuovi giacimenti si trovano a grandi distanze dalle
reti di trasporto e, nonostante per il trasporto vengano utilizzate anche apposite navi
definite ―metaniere‖, nelle quali il gas viene trasportato in forma liquida (GNL), esse però
hanno costi più elevati e maggiori problemi di sicurezza ambientale rispetto ai gasdotti.
Stoccaggio
Un altro fattore che può compromettere la garanzia del territorio è la fase di stoccaggio:
infatti sono molti i casi in cui, come nei pozzi petroliferi in Arabia Saudita, il gas naturale
che viene recuperato durante l‘estrazione del petrolio, non potendo essere venduto con
profitto, viene bruciato direttamente sul posto mettendo a rischio l‘intera area interessata;
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per questo motivo nella maggior parte dei paesi dediti allo sfruttamento del petrolio
questa pratica è ormai diventata illegale, poiché causerebbe il rilascio di gas serra
nell‘atmosfera. Invece di venire bruciato, il gas più frequentemente viene re-iniettato nel
giacimento petrolifero, in modo da mantenerne alta la pressione, mentre il gas naturale
(cioè senza petrolio) viene immagazzinato in enormi bombole che lo mantengono
compresso al loro interno. Per quanto riguarda la distribuzione e la vendita, il gas che
attraversa ogni giorno migliaia di chilometri di gasdotti per arrivare nelle nostre case, non
è uguale a quello appena estratto: l‘oro azzurro infatti non può essere utilizzato allo stato
grezzo, perciò una volta estratto esso viene purificato in apposti centri per eliminare le
tracce di sabbia, acqua e sostanze corrosive attraverso una serie di trattamenti chimico -
fisici. È opportuno segnalare che recentemente le fasi di distribuzione e vendita sono
state oggetto di una completa revisione normativa nell‘ambito del processo di
liberalizzazione del mercato del gas. Inoltre, visto il recente aumento del costo del
petrolio, è diventato conveniente il processo di trasformazione del gas naturale in
carburanti liquidi, principalmente nafta e gasolio. Tale processo è definito GTL (Gas To
Liquids) ed è basato su una tecnologia già utilizzata dai tedeschi all‘epoca della seconda
guerra mondiale: essi infatti, non avendo a disposizione giacimenti petroliferi, per
alimentare la loro macchina bellica utilizzavano il carbone il quale, dopo esser stato
gassificato tramite uno speciale catalizzatore a base di cobalto o di ferro, veniva così
convertito in carburante liquido.
L‘ invenzione di quest‘avanzato procedimento chimico, ma soprattutto la sua sistematica
applicazione alla sfera bellica già negli anni ‘30-‘40, fa supporre una precedente
conoscenza del gas e di alcuni suoi utilizzi, il che ci porta a considerare tale idrocarburo
come una componente presente nella vita dell‘uomo già da molto tempo, dandoci così lo
spunto per qualche piccolo accenno alla storia del gas, o meglio, all‘approccio dell‘uomo
con il gas nel corso dei secoli.
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Il passato del gas: alcuni cenni storici
Il gas naturale ha una storia antichissima; come il petrolio –utilizzato non solo in guerra,
ma anche in medicina e nei riti di mummificazione - anche il gas era noto ai greci, agli
egizi e agli stessi romani, i quali se ne servivano a scopi religiosi, mentre in Cina l‘uomo
si era già ingegnato per far viaggiare il gas nelle maggiori città dell‘Impero. Infatti nel
340 a.C., lo storico Chang racconta di un rudimentale sistema di canne di bambù
sigillate con bitume, utilizzato per portare nei principali centri del Celeste Impero l‘ ‖aria
di fuoco‖, il fluido gassoso che fuoriusciva da una sorgente in aperta campagna: già nel
V secolo a.C. questo stesso sistema era utilizzato per trasportare il gas necessario per
l‘illuminazione della capitale cinese.
All‘incirca nel 620 d.C. , l‘imperatore d‘Oriente Eraclio, nel corso di una spedizione
vicino alla città di Baku, sulle coste del Mar Caspio, distrusse una gran quantità di
templi nei quali i fedeli erano soliti prostrarsi dinanzi ad emanazioni di gas. Un
fenomeno spettacolare, che allora era conosciuto con il nome di ―fuochi immortali di
Persia‖ , dei quali si trovano tracce nei testi risalenti al VI secolo a.C.
Lo sfruttamento del gas in Occidente inizia verso la fine del XVIII secolo; pionieri furono
due italiani, che sfruttarono la presenza di gas in Emilia – l‘abate Lazzaro Spallanzani,
uno tra i più noti scienziati del ‗700, docente di matematica e fisica all‘ Università di
Reggio Emilia, e Michelangelo Turrini, un artigiano di un piccolo paese della stessa
provincia emiliana.
Il primo, studiando i ―terreni ardenti‖ delle sue zone, coniò il termine ―gaz naturale‖ [con
la zeta], che diventa universale con la traduzione dei suoi libri in inglese, soppiantando
il termine ―fontane ardenti‖ coniato invece qualche anno addietro da Thomas Jefferson.
Turrini invece, assistendo alle prove dell‘abate Spallanzani, ebbe l‘idea di comperare -
―a bassissimo prezzo‖ – il piccolo tratto di terra dove affioravano quei ―fuochi‖ e di
fabbricarvi sopra una piccola fornace di calcina. Da questo primo tentativo nacque
l‘industria ceramica.
Intorno al 1776, anche l‘inventore della pila elettrica Alessandro Volta realizzò i primi
studi e le prime osservazioni sul gas che raccoglieva a San Colombano al Lambro,
vicino a Lodi, dove esistevano pozzanghere da cui gorgogliavano delle bolle gassose
che lo scienziato chiamò ―aria infiammabile nativa delle paludi‖.
Ma così come è accaduto per il petrolio, anche per il gas lo sfruttamento vero e proprio
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a fini industriali è iniziato intorno ai primi decenni dell‗ 800 e non in Europa, ma negli
Stati Uniti dove, nel 1821 le strade della cittadina di Fredonia, nello Stato di New York,
erano tutte illuminate da lampioni a gas. Per quanto riguarda i primi gasdotti moderni,
bisognerà attendere ancora mezzo secolo: le cronache raccontano che nel 1888 un
tubo di 20 cm di diametro collegava la Pennsylvania con lo Stato di New York, però è
nel 1925 che viene costruito il primo vero metanodotto, lungo 220 miglia c.ca che
collegava la Louisiana con il Texas.
L‘utilizzo del gas naturale su vasta scala si afferma però solo nella seconda metà del
XX secolo: ancora negli anni Cinquanta esso incideva solo per il 10-12% sul totale del
consumo energetico mondiale, e negli anni Sessanta questa percentuale era salita solo
al 14%. Gli Stati Uniti ed il Canada ne producevano insieme oltre i due terzi della
produzione mondiale di gas, mentre l‘ URSS era al secondo posto con il 18% della
produzione complessiva; Quinta fra i maggiori Stati produttori al mondo era l‘Italia, che
con i suoi sette miliardi di metri cubi si poneva in classifica dopo Romania e Messico.
In quel periodo entrano in scena altri due grandi produttori europei: la Gran Bretagna,
grazie ai giacimenti del Mare del Nord, e l‘Olanda, con la scoperta del giacimento di
Groningen, il più vasto del Vecchio Continente e, a partire dagli anni Ottanta, salirà alla
ribalta anche la Norvegia.
Solo nella seconda metà degli anni‘40 l‘Italia ha intuito l‘importanza strategica di questa
materia prima e, giocando di anticipo rispetto alla maggior parte dell‘Europa
Occidentale, ne ha avviato lo sfruttamento industriale.
I primi utilizzi significativi di gas sono avvenuti nella zona di Salsomaggiore, nota
località termale vicino a Parma, ove il gas sgorgava dai pozzi insieme all‘acqua
salmastra impiegata fin da tempi antichissimi per produrre il sale. Il gas iniziò a essere
sfruttato per la generazione del vapore proprio negli stabilimenti termali e cominciò a
diffondersene l‘impiego anche per l‘autotrazione. Durante la Seconda Guerra Mondiale,
il metano fu praticamente l‘unico carburante utilizzato dalle auto private e, poco tempo
dopo, sarà sistematicamente utilizzato come carburante per i motori degli autobus. In
quel periodo, nel resto d‘Europa, e fino agli anni Sessanta circa, il gas naturale non era
ancora l‘ ‖oro azzurro‖ conteso da molti pretendenti come oggi, al contrario era
considerata una fonte energetica poco pregiata. Per molti petrolieri, trovare metano in
aree lontane dai mercati di utilizzo non costituiva una risorsa, per cui erano costretti a
bruciarlo sul posto. Nonostante la pratica di bruciare il gas sia stata vietata poco tempo
dopo proprio per ridurre fenomeni di inquinamento di tale portata, ancora negli anni