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Introduzione
Gli scenari competitivi attuali pongono l’ambiente al centro del sistema
economico e obbligano le imprese ad abbandonare definitivamente le
metodologie produttive tradizionali. In un sistema chiuso, finito, che
non può considerarsi dotato di serbatoi illimitati di risorse e neanche
capace di assorbire e quindi smaltire le varie forme di inquinamento, le
aziende devono essere capaci di affermare uno sviluppo sostenibile,
inteso come crescita economica che soddisfi i bisogni dell’attuale
generazione senza compromettere quelli delle generazioni future. La
sfida attuale si concentra quindi sull’entrata della questione ambientale
nei programmi delle imprese. Non è possibile pensare che il vantaggio
competitivo di un’azienda possa derivare dal solo abbassamento del
livello dei costi rispetto ai competitors: infatti una cultura ambientale è
da considerare ormai indispensabile per non essere emarginati in un
mercato sempre più sensibile ad iniziative di tutela dell’ecosistema.
Attualmente le aziende possono ottenere un valore aggiunto attraverso
l’applicazione di strumenti di valutazione dell’impatto ambientale e di
gestione degli aspetti ambientali delle attività. infatti, se in passato la
variabile ambientale era considerata come un’imposizione normativa,
ora è valutata dalle moderne organizzazioni come un nuovo business
emergente. Ma per realizzare una forte sinergia tra impresa e ambien-
te, è necessario implementare lo studio di una tipologia di rischio che la
maggior parte delle imprese, e tra queste molte di quelle italiane,
ancora sottostima: il rischio ambientale. Negli ultimi decenni i cambia-
menti ambientali su scala internazionale hanno coinvolto a livello
sociale, economico e politico l’intera comunità mondiale. Problemi quali
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desertificazione, buco dell’ozono, surriscaldamento del pianeta, eventi
catastrofici, scarsezza delle risorse sono al centro dell’attenzione
dell’opinione pubblica ormai da parecchi anni. L’intensificarsi di queste
problematiche e la crescente competizione internazionale ha richiesto
alle aziende dei paesi più avanzati di analizzare al meglio il comporta-
mento che esse possono tenere nei confronti della variabile ambiente.
Infatti le manifestazioni in questo ambito stanno assumendo sempre
più una maggiore significatività: la gestione dei rifiuti, le emissioni
atmosferiche, l’inquinamento acustico, il rischio di contaminazione dei
suoli, la mancanza di risorse rinnovabili, il problema idrico e così via.
Una corretta gestione da parte del management aziendale non può
prescindere dall’analisi di fattori così importanti. Le aziende hanno al
giorno d’oggi a loro disposizione per far fronte alla variabile ambiente
sia strumenti di gestione del rischio che strumenti di comunicazione
ambientale. Tra gli strumenti di gestione più diffusi vi sono il sistema di
gestione ambientale (SGA) e l’analisi del ciclo di vita del prodotto (LCA)
che razionalizzano i processi aziendali; l’audit ambientale è uno
strumento utile per tenere sotto controllo le varie operazioni aziendali
che presentano, anche solo potenzialmente, un impatto negativo
sull’ambiente; il benchmarking costituisce invece una tecnica di analisi
per raffrontare le proprie caratteristiche di prestazione ambientale con
quelle del settore d’appartenenza o delle aziende più all’avanguardia. In
un contesto economico in cui la competizione si va facendo sempre più
globale e incalzante, la possibilità per un’azienda o un gruppo di dimo-
strare ai propri interlocutori la propria affidabilità nella gestione del
rapporto con l’ambiente sta diventando strategica. Allora strumenti di
comunicazione come il rapporto ambientale, la dichiarazione ambienta-
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le, le etichette ecologiche e il green marketing diventano indispensabili
mezzi d’informazione aziendale per poter acquisire un vantaggio com-
petitivo che può risultare indispensabile per lo sviluppo di ogni azienda.
Nell’intento, quindi, di descrivere l’approccio all’ambiente che le azien-
de adottano per gestire la variabile ecologica, si introduce, nel primo
capitolo, il concetto di rischio e di sistema dei rischi d’impresa e dei
mezzi per fronteggiarli per poi proseguire con un’analisi particolareg-
giata del rischio ambientale e delle sue principali manifestazioni.
L’obiettivo del secondo capitolo è quello di fornire al lettore un’evolu-
zione storica del problema ambientale, un quadro generale delle
strategie d’impresa e il rapporto, in continua evoluzione, con la variabile
ambientale. Vengono poi analizzati i diversi approcci di gestione
dell’ambiente dalle imprese e i più diffusi metodi di valutazione, per
concludere con l’analisi vera e propria della gestione ambientale
d’impresa. Nel quarto capitolo, infine, viene illustrato il ruolo chiave
giocato dalla comunicazione ambientale, analizzando gli strumenti
maggiormente diffusi ovvero il rapporto ambientale, la dichiarazione
ambientale, le etichette ecologiche e il green marketing per poi trarre
alcune considerazioni finali in sede di conclusioni.
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Capitolo I
Risk management e rischio ambientale
1.1 Nozione di rischio
Il rischio è un fenomeno comune, una realtà complessa e ricca di
sfaccettature, che può essere analizzata dal punto di vista della
psicologia, dell’economia aziendale, della sociologia, della politica e
della scienza delle decisioni. Il concetto di rischio può assumere un
significato eterogeneo, in quanto può essere adeguato al contesto in cui
si verifica. Nella disciplina del risk management la nozione di rischio è
costituita da due elementi: la possibilità di una perdita e il difetto di
conoscenza circa il prodursi di tale perdita. Il primo elemento si verifica
quando l’individuo è esposto al verificarsi di un danno imprevedibile, il
secondo per insufficienza delle informazioni disponibili o per l’assenza
di un’adeguata elaborazione delle stesse. Pertanto il concetto di rischio
presuppone la mancanza di certezze circa il suo futuro accadimento e
quindi la possibilità di utilizzare opportuni strumenti probabilistici1. Se
invece è possibile stabilire in anticipo la certezza dell’avvenimento, la
perdita conseguente non rappresenta un rischio, ma un vero e proprio
costo da inserire nei bilanci contabili. Oltre al concetto d’incertezza e
probabilità di subire perdite, il rischio può essere inteso come
dispersione dei risultati intorno alla media: tale dispersione è misurata
dallo scarto quadratico medio e qualifica il rischio in termini di
1
Come è noto, la probabilità è una grandezza matematica che può essere espressa come aliquota
percentuale il cui range di variabilità risulta compreso tra lo 0% e il 100%(o, in alternativa, come
numero puro che può assumere tutti i valori interni all’intervallo 0 – 1): una probabilità dello 0%
(oppure pari a zero) esprime l’impossibilità del verificarsi dell’evento, mentre il valore 1 (o una
probabilità del 100%) sta a significare la certezza del suo accadimento. Tutti i valori compresi tra
questi due estremi, esprimono, al loro crescere, una sempre maggiore probabilità dell’avverarsi
dell’evento in argomento. Nepi A., Project risk management, F. Angeli, Milano, 2007, pp. 15 - 16.
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scostamenti negativi rispetto all’obiettivo prestabilito, ossia il valore
medio a cui si fa riferimento. Il rischio così delineato necessita di alcuni
elementi che lo costituiscono, quali le cause (elementi non governabili
dai soggetti economici), il nesso (elemento che lega i fattori di rischio
all’avvenuta perdita), le attese (visioni economiche dei soggetti deciso-
ri), le tolleranze (capacità di assorbire gli effetti negativi della situazione
rischiosa) e la reattività (capacità di attivare un processo decisionale in
tempi ridotti). Molti studiosi e operatori per analisi si sono interessati
alla disciplina del risk management, in quanto strettamente correlata
all’attività d’impresa2. Infatti il mondo aziendale ha per primo avvertito
la necessità di avviare un’accurata gestione del rischio, al fine di
proteggersi da quattro principali fattori: la crescita del numero e della
pericolosità dei rischi aziendali, della criminalità, dell’aggravarsi della
questione ambientale; la maggiore vulnerabilità dell’azienda, dovuta
alla complessità delle operazioni aziendali e alla continua riduzione
delle risorse; la minore capacità di assorbimento delle perdite, relative
all’accesa lotta concorrenziale; la crescente sensibilità dell’opinione
pubblica e dei consumatori verso i problemi legati alla sicurezza.
Pertanto il risk management costituisce una disciplina in rapida
evoluzione ed assume uno spessore fondamentale anche nell’ambito
della crisi finanziaria internazionale: infatti si ritiene necessaria una
maggiore integrazione della cultura del rischio nei processi aziendali per
migliorare la qualità d’impresa, per prepararsi alla ripresa dell’economia
e per realizzare uno stabile equilibrio tra le attività di risk management
2
Già Saraceno, nell’analizzare il fenomeno del rischio, distingueva tre diverse situazioni: situazione di
incertezza (riferita a tutte quelle decisioni relative ad un dato fenomeno che vengono prese tenendo
conto delle probabilità), situazione di rischio (decisioni che non si basano sulle probabilità e sono
relative ad un fenomeno che può essere realizzato attraverso diverse alternative), situazione di
certezza (sono considerate tali tutte quelle decisioni che vengono prese conoscendo il fenomeno
nella sua totalità). Coviello A., Il governo dei rischi d’impresa, Giappichelli, Torino, 2004, pag. 18.
10
e performance management, al fine di favorire i processi decisionali e
creare maggior valore per gli azionisti. La figura preponderante è quella
del Risk Manager, unico soggetto economico capace di garantire la
gestione integrata dei rischi (politica dei rischi) in coerenza con gli
obiettivi aziendali. Il Risk Manager ha il compito di individuare, misurare
e controllare il rischio nascosto nel modo più efficace possibile, prima
che si evidenzi e si materializzi come danno. Solo in questo modo sarà
possibile ottimizzare i processi, ridurre in maniera fisiologica i costi di
gestione e rendere la struttura organizzativa molto più forte rispetto ai
possibili disagi provocati da un momento di crisi o da attacchi esterni 3.
1.2 Tipologie di rischi
Il rischio è riferibile a qualunque bene cui si attribuisce un valore. Il
danno può manifestarsi non solo come perdita monetaria, ma anche
psichica (dolori e patimenti fisici o emotivi). Per le imprese esiste una
dimensione più ristretta del rischio, in cui la perdita coincide con il
“mancato raggiungimento del fine per il quale esse vengono create”
(Misani N., Introduzione al risk management, 1994:5). Infatti se per
l’impresa il fine ultimo è il conseguimento di un reddito positivo, allora
il rischio d’impresa è dato dalla possibilità del mancato conseguimento
dello stesso4. Il rischio si concretizza non solo quando il reddito è nullo o
3
Secondo il Global risk management study di Accenture che ha coinvolto 260 chief financial officer di
21 paesi, tra cui l’Italia, l’85% dei dirigenti ritiene di dover modificare completamente il proprio
approccio alla gestione del rischio. Tra i problemi comuni legati alle loro funzioni di risk management
dirigenti hanno parlato di insufficiente cultura di gestione del rischio a livello aziendale (82%),
insufficiente disponibilità di informazioni su rischi e dati finanziari e operativi in tempi utili (80%),
mancanza di integrazione e aggregazione tra le diverse tipologie del rischio (78%) e mancanza di una
chiara suddivisione tra funzioni di corporate e business unit delle responsabilità relative alla gestione
dei rischi (78%). Casadei C., Il risk manager entra nel board, Il Sole 24 ore, 2009, pp. 27.
4
L’impresa è l’ente cui la società moderna affida in modo prevalente la produzione di beni e servizi
occorrenti per soddisfare i bisogni umani. Lo svolgimento efficiente di questa funzione genera un
reddito, dato dalla differenza fra ricavi di vendita e costi dei fattori produttivi, di cui beneficiano
coloro che apportano a titolo di conferimento le risorse finanziarie necessarie all’avvio e alla
11
negativo: un reddito positivo, ma inferiore a quello che si sarebbe ot-
tenuto investendo altrove, rappresenta un evento sfavorevole. Poiché
l’impresa deve massimizzare la ricchezza degli azionisti (portatori di
capitale), tale situazione costituisce un vero e proprio rischio economico
generale. In particolare possiamo definire tre tipologie di eventi che
possono dar luogo a scostamenti negativi rispetto al risultato atteso:
rischi connessi ad eventi ipotizzabili (legate a situazioni note e preve-
dibili della vita dell’azienda e dell’ambiente economico sociale); rischi
connessi ad eventi poco ipotizzabili (legati a situazioni aziendali e
dell’ambiente poco note, quantificabili solo attraverso stime di proba-
bilità); rischi connessi ad eventi non ipotizzabili (legati ad eventi di
assoluta anormalità). Questa impostazione ci consente di identificare
quattro classi di rischio, sintetizzati nella seguente tabella:
Tabella 1.1 – Rischi d’impresa (Coviello A., op. cit.)
continuazione dell’attività. Pertanto, si deve identificare nel reddito, in prima approssimazione, lo
scopo dell’impresa. Misani N., op. cit., pp. 5 – 6.
Rischi ambientali Rischi di contesto
N
on
pr
ev
ed
i
bi
l
i Rischi
di non conoscenza
(dinamici)
Rischi
di non risonanza
(dinamici)
Pr
ev
ed
i
bi
l
i
Rischi aleatori
(statici)
Rischi
di non etica
12
I rischi di non conoscenza si riferiscono ad eventi ignoti, per i quali è
difficili valutare la probabilità di manifestazione e le conseguenze sui
risultati attesi; i rischi di non risonanza implicano un non interesse e fine
comune tra l’impresa di riferimento ed il sovra-sistema (apportatori di
risorse, in cambio delle quali intendono ottenere benefici in grado di
soddisfare le loro esigenze e aspettative); i rischi aleatori possono
essere individuati dall’impresa, in modo tale da stabilire la probabilità di
manifestazione e valutare le possibili conseguenze del loro manifestarsi;
infine, i rischi di non etica si identificano in comportamenti scorretti
dell’impresa nei confronti del sovra-sistema5. Si nota come i rischi di
non conoscenza ed i rischi aleatori sono propriamente di natura
ambientale, dovuti a problemi d’informazione; mentre i rischi di non
risonanza e di non etica possono essere considerati come rischi di
contesto, dovuti a problemi di relazioni. Nel dettaglio, il rischio econo-
mico generale è dato dalla combinazione di una serie di rischi
particolari, distinti in due gruppi: si dicono puri6 (o statici) i rischi che
offrono solo una possibilità di perdita, come un incendio, un infortunio
o un caso di responsabilità civile; sono speculativi (o dinamici) quei
rischi che offrono la possibilità sia di una perdita sia di un utile, come la
variazione del prezzo delle materie prime, i mutamenti tecnologici e le
oscillazioni dei gusti dei consumatori. Tali rischi rendono potenzial-
mente conveniente intraprendere un’attività d’impresa perché offrono,
a chi confidi di saper navigare con abilità fra gli avvenimenti, l’occasione
5
Differisce da quello di non risonanza perché è legato a fattori prevedibili. In questo caso l’impresa
sarà doppiamente danneggiata se il sovra-sistema si renderà conto del comportamento scorretto
della stessa; infatti il sovra-sistema non solo le sottrarrà le risorse, ma potrà realizzare nei confronti
dell’impresa anche azioni ritorsive. Coviello A., op. cit., pag. 21.
6
I rischi puri impongono un atteggiamento del tutto diverso. Essi rappresentano un elemento di
“fastidio”, un ostacolo al sereno e proficuo perseguimento dello scopo reddituale. La loro completa
eliminazione sembrerebbe la soluzione ideale. Id., op. cit., pag. 8.
13
di conquistare il successo e il profitto. La preparazione di piani,
l’ideazione di nuovi prodotti e, in generale, ogni atto della conduzione
d’impresa possono essere intrapresi come gestione dei rischi specula-
tivi. La tabella seguente mostra sia i rischi puri che speculativi per
ciascuna tipologia:
Tabella 1.2 – Categorie di rischio (Nepi A., op. cit.)
È opportuno sottolineare che ciascuno di questi eventi può generare
non solo danni diretti facilmente individuabili, ma anche indiretti e
Tipologia Puri Speculativi
Naturali
Alluvione
Esondazione
Uragano
Maremoto
Tempesta
Prezzo dei prodotti agricoli
Domanda prodotti alimentari
Offerte turistiche
Tecnici
Tecnologie innovative
Processi produttivi innovativi
Avarie di attrezzature
Esiti progetti R&D
Infortuni sul lavoro
Indisponibilità di personale
Malfunzionamento dei
prodotti
Inquinamento ecologico
Commerciali
Spionaggio industriale
Contraffazione di prodotto
Sabotaggio
Proposta di prodotti alternativi
Politica dei prezzi
Nuovi canali di distribuzione
Sociali
Criminalità comune
White Collar Crime
Hackering
Clima sindacale
Dettagli della mods
Modifica modelli di consumo
Economici Rinnovi contrattuali
Costi materie prime
Oscillazione tassi di cambio
Variazione tassi di sconto
Finanziari Svalutazione divisa del cliente
Variazione tassi bancari
Andamento mercato del
Capitale
Modifiche tassi di sconto
Politici
Rischio Paese
Nazionalizzazioni
Modifiche normative
commerciali
Modifiche normative fiscali
Fusioni
Attentati terroristici
Normative attività d’Impresa
Privatizzazioni