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Abstract
Ce travail affronte la “question Tchéchène”, une problématique d’envergure internationale à
laquelle les mass-médias ne prêtent jamais ou très rarement attention.
Cette région, qui fait aujourd’hui partie de la fédération Russe, a toujours representé le lieu,
le plus instable du Caucase. Les deux guerres contre la Russie, la lutte pour l’indépendance,
les violations des droits humains, les terribiles attentats contre le théâtre Dubrovka et à Beslan
en constituent la pleine confirmation.
Ce travail prend en considération le principe de l’“autodétermination des peuples” affirmé
par la jurisprudence internationale du “Jus cogens”, ce droit auquel on ne peut déroger avec
des accords ou des conventions internationales, étant considéré comme le principe suprême
du règlement juridique international.
Le premier chapitre trace un compte rendu historique des évènements les plus importants de
la Tchéchénie des derniers siècles et, en particulier du vingtième siècle.
La deuxième partie est la “dimension juridique” de ce travail. Elle explique le principe de
l’autodétermination des peuples, considère la problématique des droits humains et le rôle des
acteurs internationaux comme les Nations Unies et l’Union Européenne, entre autres.
La partie finale met en lumière les perspectives et les conséquences possibles pour cette
région, et donc la possibilité d’obtenir une certaine forme d’indépendance, le tout lié à la
nécessité d’assurer le respect des droits fondamentaux de l’homme et à l’exigence politique de
rendre la politique russe dans le caucase, la plus démocratique possible.
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Introduzione
Questo elaborato affronta la delicata e complessa “Questione Russo-Cecena” nei suoi
molteplici aspetti e anche in relazione al principio di autodeterminazione dei popoli, affermato
dal diritto internazionale come“jus cogens”, ossia diritto non derogabile mediante convenzioni
o trattati internazionali, in quanto ritenuto fondamento supremo e irrinunciabile dello stesso
ordinamento giuridico.
Quella della Cecenia è una di quelle tante problematiche sconosciute o dimenticate, a cui i
mass-media di tutto il mondo non fanno mai riferimento, o al massimo in maniera del tutto
sporadica quando ad esempio l’efferatezza di alcuni atti non può passare inosservata.
L’attentato al teatro Dubrovka e il drammatico epilogo del sequestro di Beslan costituiscono
senza ombra di dubbio i due esempi più emblematici.
Il presente elaborato, fornendo un excursus storico della regione Caucasica e affrontando
alcune delicate questioni giuridiche, politiche e filosofiche ad essa connesse, evidenzia, al
contrario, la rilevanza notevole di tale questione, che necessita di essere compresa in tutti i
suoi aspetti e nelle sue radici profonde.
Esso è articolato in più sezioni. La prima mette in risalto la storia della Cecenia e del popolo
ceceno, gli avvenimenti più importanti degli ultimi secoli ed in particolare del ventesimo
secolo.
La seconda parte presenta una dimensione più precisamente giuridica, poiché chiarisce il
principio dell’autodeterminazione dei popoli, analizza la questione dei diritti umani in
Cecenia e il comportamento dei vari attori internazionali (ONU, UE, Stati, ONG) rispetto a
tutte queste problematiche.
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Infine una terza parte, guarda alle prospettive future della regione.
Si affronta dunque la questione della possibile “indipendenza cecena”, e il contraddittorio
diritto all’integrità territoriale dello stato russo.
In questa sezione, a necessari elementi di carattere giuridico, si affiancano elementi filosofici
e politologici, volti a rimarcare la necessità, i pericoli, la giustizia, o viceversa l’ingiustizia,
delle varie azioni possibili. Sarà in questa sezione che verrà presa anche in considerazione la
possibilità per la Cecenia di essere dotata di una “indipendenza condizionata sotto
amministrazione internazionale”, come auspicato in un suo scritto del febbraio 2003, da
Ylias Akhmadov, Ministro degli Affari Esteri del governo della Repubblica Cecena di
Ichkeria .
L’elaborato non sposa acriticamente alcuna causa o si propone di difendere lo status quo. Al
contrario, evidenzia la necessità di non ignorare una cosi drammatica e violenta problematica
internazionale, nella quale come sempre, purtroppo, sono i più deboli e gli innocenti a farne le
spese e soffrirne.
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Capitolo Primo: Storia e politica in Cecenia e panoramica sul Caucaso
Introduzione.
Al fine di comprendere determinate questioni connesse ai rapporti russo-ceceni,come ad
esempio la possibilità di considerare una qualche forma di indipendenza per la Cecenia o
semplicemente di guardare ad altre prospettive possibili di questa regione martoriata, occorre
muovere senz’altro dalla storia. Il capitolo traccia dunque una panoramica dei principali
avvenimenti storici che hanno caratterizzato tali rapporti con una necessaria distinzione degli
eventi verificatisi prima e dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991.
Oltre alle figure più o meno leggendarie della storia dei ceceni, delle guerre, degli accordi di
pace e delle motivazioni che ne stanno alla base, verrà anche fatto riferimento, seppur
brevemente, alla politica russa nell’intera regione Caucasica (Caucaso settentrionale in
particolare)che come vedremo, presenta elementi evidentemente connessi con la questione
cecena.
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I. La Cecenia nella federazione Russa.
In un suo brillante saggio, il professor Aldo Ferrari1 ha sostenuto che, a partire dalla
dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, la Cecenia costituisse “il problema geopolitico
di maggior rilevanza per la Federazione Russa”.
La Cecenia è oggi un soggetto integrante della Federazione russa, con lo status giuridico di
Repubblica autonoma.
In effetti, va precisato da principio la composizione della Federazione Russa, che è l’entità
statale più grande al mondo per superficie, estendendosi nel continente europeo ed asiatico.
Sorta in seguito al collasso dell’ex Unione Sovietica, si compone di ottantatre (83)
suddivisioni amministrative. Tra questi soggetti vi sono quarantasei (46) Oblast (province),
nove (9) Kray, entità periferiche molto spesso gigantesche che sono una sorta di regioni o
contee (come il Kray di Kamcatka), un Oblast autonomo (ebraica), due ( 2) città
metropolitane, Mosca e San Pietroburgo e per l’appunto ventuno (21) Repubbliche autonome
che rappresentano le minoranze etniche, fra cui la Cecenia. Questi Soggetti hanno il diritto di
avere e conservare una propria lingua, cosi come dispone l’articolo 68 della Costituzione della
Federazione Russa, ma non godono di sovranità governativa, come stabilisce l’articolo 3 dello
stesso dettato costituzionale.
Va evidenziato che vi è una forte differenza tra le varie Repubbliche, nella percentuale dei
russi presenti e dei soggetti appartenenti alla minoranza etnica propria di quella regione. In
alcune repubbliche la presenza russa è molto inferiore al 50% della popolazione, come in
Dagestan, in Inguscezia, nel Tuva.
1
Insegnante di Lingua e letteratura armena presso l’Università “Ca Foscari” di Venezia, è responsabile del
Programma Caucaso e Asia Centrale dell’ISPI (Istituto di Studi di Politica Internazionale)
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In Cecenia, nello specifico, la popolazione è di circa 1.200.000 persone. Recenti analisi
stimano la presenza russa nella regione intorno al 20%, mentre i ceceni sarebbero circa il
70%.
Il restante 10% apparterrebbe ad altre nazionalità. Queste cifre che in prima lettura possono
apparire insignificanti, hanno invece una rilevanza politica, poiché evidenziano una certa
omogeneità etnica che ha favorito in alcuni periodi storici un clima di nazionalismo compatto
nella lotta all’indipendenza dei ceceni rispetto ai russi.
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II. Breve cronistoria: Dal XV secolo alla nascita dell’URSS
A livello geografico, il territorio ceceno si trova nel Caucaso settentrionale. Il Caucaso è una
regione asiatica gigantesca che è confinante con l’Europa e il cui territorio appartiene al
giorno d’oggi a quattro Stati; Armenia, Azerbaigian, Georgia e Russia. I primi tre Stati
sono ad oggi indipendenti, de facto e de jure. Dopo essere state inglobate nell’Unione
Sovietica esse hanno ottenuto la piena indipendenza nel 1991 e sono entrate nel 1992 a far
parte dell’organizzazione delle Nazioni Unite. L’indipendenza di questi Stati ha dunque fatto
perdere dopo più di due secoli alla Russia le conquiste transcaucasiche, con le quali aveva
mantenuto rapporti più o meno positivi. Paradossalmente invece, conserva ad oggi al suo
interno, le indomite popolazioni del Caucaso settentrionale, sotto forma di Repubbliche, come
ovviamente la Cecenia.
L’intero Caucaso, com’è noto, ha rappresentato da tempi parecchio lontani gli obiettivi
espansionistici dell’impero russo, perseguiti addirittura a metà del XVI secolo per mano di
Ivan IV (il Terribile), proseguita poi da Pietro il Grande e completata totalmente nel 1780 da
Caterina la Grande, che si scontrò con gli interessi dell’allora Impero Ottomano, dando luogo
alla guerra Russo- Turca2.
2
La guerra Russo-Turca (1787-1794) esplose in seguito all’annessione russa della Crimea l’8 gennaio del 1784
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Negli ultimi decenni del XVIII secolo, Caterina la Grande spinse l’avanzata dell’esercito
zarista sempre più verso sud, fino a raggiungere la Georgia.
In questo contesto, con la forza zarista già impegnata nel conflitto con l’impero ottomano,
scoppiò un’altra rivolta armata che mise in serio pericolo il potere russo nel Caucaso: la
ribellione di Mansur.
Mansur Ushurma è il primo personaggio ceceno ad emergere chiaramente nella sua
singolarità e personalità. Egli era originario di “Aldi”, un piccolo villaggio non distante
dall’odierna Groznyi,
un’area soggetta all’epoca a sempre più pesanti pressioni da parte dell’esercito russo. In un
clima di gravissima crisi economica e sociale che accomunava le popolazioni montanare del
Caucaso del nord, Mansur si erse a guida spirituale (la fede islamica si era già diffusa nel
Caucaso nel XV secolo per opera delle confraternite sufi) e si mise al comando di una forza
armata antirussa che arrivò a contare circa 12.000 unità. L’esercito di Mansur che voleva
scacciare e combattere l’invasore russo era formato anche da molti guerriglieri delle vicine
popolazioni, come il Dagestan, la Kabarda e altri territori circostanti. La Gavazat (guerra
santa) si espanse nell’intero Caucaso settentrionale, divenendo sempre più intensa e violenta.
Gli attacchi sferrati dalle milizie di Mansur però non ebbero quasi mai successo. Tra il 1785 e
il 1786 la sua rivolta subì molte sconfitte ed egli dovette ripiegare in Adighezia3, dove
convertì la popolazione locale all’Islam.
Queste continue imprese sul piano religioso, non furono accompagnate da vittorie sul campo
militare dal 1787 in poi.
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L’Adighezia è un’entità federale della Russia e si trova ai piedi del Caucaso, non distante dalla Cecenia.