INTRODUZIONE
Come ogni innovazione tecnologica (radio, televisione, telefoni cellulari, ecc.),
anche l’utilizzo di Internet ha apportato importanti mutamenti nella vita delle persone.
Gli utenti hanno, infatti, la possibilità di incontrare online altri individui simili, di
reperire informazioni, di intrattenere relazioni, di giocare nonché di conoscere altre
culture. Tuttavia, è noto come un uso eccessivo della rete può compromettere
progressivamente la sfera sociale e relazionale della persona, che viene assorbita
dall’esperienza virtuale, arrivando a sviluppare una vera e propria dipendenza. Oggi il
panorama delle dipendenze si è ampliato, accanto alle classiche forme di dipendenza da
sostanza si sono affiancate, come manifestazioni psicopatologiche proprie della nostra
epoca, le nuove forme di dipendenza, le new addictions, tra cui si annovera la
dipendenza da Internet.
Parlando di new addictions, ci si riferisce a tutti quei fenomeni psicopatologici in
cui l’oggetto della dipendenza non è una sostanza chimica, bensì un comportamento o
un’attività lecita e socialmente accettata (giocare, lavorare, mangiare, fare sesso, fare
acquisti, navigare su Internet ecc.), che però smette di svolgere il suo ruolo sociale per
schiavizzare l’essere umano.
L’esordio di tali forme di dipendenza si può individuare nel periodo
adolescenziale, fase in cui l’adolescente si trova a sperimentare un nuovo status e a
dover elaborare nuovi compiti di sviluppo. Attraverso Internet l’adolescente può ad
esempio esperire spazi regressivi contrapposti alle pressioni che lo spingono verso la
crescita e l’acquisizione di elementi propri dell’età adulta, o crearsi un’immagine e
celarsi dietro un’identità che può essere reale o fittizia. Internet sembra proprio
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rappresentare l’orizzonte preferito da molti ragazzi alle prese con i cambiamenti
identitari adolescenziali.
Pertanto, nel presente elaborato, dopo una breve riflessione sul costrutto di
dipendenza (cap.1), verranno analizzate le caratteristiche che motivano l’uso eccessivo
della rete (cap.2). Affascinato da queste peculiarità l’adolescente può, però, rischiare di
rimanere intrappolato nel virtuale, sviluppando una dipendenza patologica (cap.3).
Allo stato attuale della ricerca sulla dipendenza da Internet non si dispone ancora
di adeguati rilievi epidemiologici né di strumenti clinici di valutazione pienamente
affidabili o di criteri diagnostici validi. Nonostante ciò, in letteratura vengono utilizzati
diversi costrutti per riferirsi ad un uso disfunzionale della tecnologia; si tratta tuttavia di
proposte di classificazione e di definizione che rispondono alla necessità di definire ed
approfondire i nuovi fenomeni psicopatologici emergenti connessi all’uso di Internet e
delle tecnologie interattive (cap.4).
In particolare, nel presente elaborato verrà approfondito il costrutto di
dipendenza patologica secondo una prospettiva concettuale di matrice prettamente
evolutivo-relazionale. Secondo il modello teorico preso in considerazione, la
dipendenza patologica, e quindi anche la dipendenza da Internet, rappresenta la risposta
difensiva dell’adolescente a condizioni di stress e a vissuti dolorosi che non è in grado
di mentalizzare, a causa di un deficit della capacità di autoregolare le emozioni che ha
origini nella storia traumatica della persona.
Da ciò, l’idea di condurre una ricerca sul campo al fine di individuare una
relazione tra fenomeni di trascuratezza emotiva, fenomeni di dipendenza da Internet,
disregolazione affettiva e stili di attaccamento (cap. 5).
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CAPITOLO 1
LE NUOVE DIPENDENZE
1. Dipendenza: la complessità del termine
La dipendenza è un fenomeno estremamente complesso che investe l’individuo
sia a livello comportamentale, manifestandosi con la ricerca di una sostanza o con la
reiterazione di un determinato comportamento, sia a livello psicologico (Lavanco &
Milio, 2006). Il soggetto è totalmente assorbito dall’oggetto della propria dipendenza,
tanto che non riesce a farne a meno e trascura il resto (vita sociale, relazioni affettive,
lavoro, ecc.) (Guerreschi, 2005).
Le conseguenze di questa condizione si ripercuotono sull’intero funzionamento
individuale, provocando una sofferenza che si estende al contesto di appartenenza del
soggetto (Lavanco & Milio, 2006). Si pensi per esempio a come un tossicodipendente
veda progressivamente cadere in rovina la propria vita sociale, affettiva, professionale e
familiare, preso dall’unica preoccupazione essenziale: procurarsi la sostanza. È pertanto
riduttivo ricondurre il fenomeno della tossicodipendenza solo alle caratteristiche della
sostanza che si assume ed alle sue capacità di assoggettare l’organismo dal punto di
vista chimico e fisiologico, trascurando del tutto i risvolti psicologici del soggetto
(Guerreschi, 2005).
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Importante è, allora, considerare la relazione che si instaura tra il soggetto e
l’oggetto della dipendenza. Non è il tipo di droga o di attività a causare la dipendenza,
quest’ultima si costruisce nell’interazione tra soggetto, oggetto e contesto in cui
entrambi sono inseriti (Lavanco & Milio, 2006).
Ad esempio, Shaffer (1996) ritiene che il fulcro della dipendenza sia
l’esperienza soggettiva, il modo in cui l’oggetto cambia la condizione dell’individuo. La
dipendenza non è un vizio, né una malattia, ma è un processo che si innesca quando una
persona, nel contatto con un particolare oggetto, si sperimenta in maniera diversa e
legge tale ristrutturazione del sé come positiva e più funzionale (ivi).
Sulla stessa linea, Rigliano (1998: p.48) definisce la dipendenza come «ciò che
risulta dall’incrocio tra il potere che la sostanza ha in potenza e il potere che quella
persona è disposta ad attribuire alla sostanza». Il soggetto, portatore di una serie di
caratteristiche e di bisogni, incontrando l’oggetto, che può essere una sostanza, un
comportamento o una relazione, vive «un’esperienza particolare data dalla
ristrutturazione che il sé subisce a seguito dell’incontro» (Lavanco & Milio, 2006: p.
35). Ed è proprio l’interpretazione positiva di questo vissuto a far sì che l’esperienza
venga ripetuta.
Valleur e Matysiak (2004: p. 17), invece, definiscono dipendente «qualsiasi
individuo la cui esistenza è tesa alla ricerca degli effetti prodotti sull’organismo e sulla
mente da una sostanza più o meno tossica o da un comportamento (gioco, condotta
alimentare, sesso, Internet, acquisti compulsivi ecc.), pena un intenso disagio fisico e/o
psicologico».
L’oggetto della dipendenza costituisce, pertanto, il cardine attorno al quale ruota
la vita del soggetto dipendente e ne definisce, l’identità. Sarà allora un giocatore, un
alcol-dipendente o un tossicomane, prima di essere un fratello, una sorella, un marito,
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una moglie, un padre, una madre. Una persona dipendente vive unicamente per
l’oggetto della sua dipendenza e attraverso di esso (ivi).
Definiamo, allora, la dipendenza patologica come «una forma morbosa
caratterizzata dall’uso distorto di una sostanza, di un oggetto o di un comportamento;
una specifica esperienza caratterizzata da un sentimento di incoercibilità e dal bisogno
coatto di essere ripetuta con modalità compulsive, ovvero una condizione evasiva in cui
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sono presenti i fenomeni del craving (cioè del desiderio irresistibile), dell’assuefazione
e dell’astinenza, nell’ambito di un’abitudine incontrollata e irrefrenabile che il soggetto
non riesce ad allontanare da sé» (Caretti & Di Cesare, 2003).
2. Dipendenza e addiction
Sebbene le dipendenze principali e maggiormente conosciute siano quelle
inerenti alle droghe e all’alcol, crescente attenzione ricevono oggi quelle che sono
denominate le “nuove dipendenze” o new addictions.
Il termine addiction (che si può tradurre in schiavitù, dedizione, necessità) viene
utilizzato come sinonimo di dipendenza, seppure i due termini, nella lingua inglese,
rinviino a significati diversi. Il termine dependence si riferisce ad «una dipendenza
fisica e chimica, cioè la condizione in cui l’organismo, per funzionare, necessita di una
determinata sostanza», mentre il termine addiction indica una «dipendenza psicologica
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Il craving rappresenta la condizione sindromica di base dell’addiction, caratterizzata da un’urgenza
appetitiva di ricerca di piacere e una messa in atto irriducibile, anche a svantaggio della stessa volontà del
soggetto, ovvero una fame viscerale e travolgente che sottovaluta il rischio e disconosce le possibili
conseguenze negative (Caretti & La Barbera, 2005b).
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che spinge alla ricerca dell’oggetto senza il quale l’esistenza diventa priva di
significato» (La Barbera & Cannizzaro, 2006).
Addiction e dependence non compaiono necessariamente insieme. Il
riconoscimento di nuove forme di dipendenza nei confronti di un’attività conferma
l’ipotesi che si possa sviluppare un’addiction senza dependence, un bisogno
imprescindibile di mettere in atto dei comportamenti significativi, in assenza di una
dipendenza fisica vera e propria. Dall’altra parte si può anche avere dipendenza fisica
senza addiction, ovvero senza sviluppare una fenomenologia patologica che conduce
mano a mano alla completa autodistruzione e all’isolamento del soggetto (Guerreschi,
2005). Si pensi, ad esempio, alla dipendenza dalla nicotina: sicuramente l’organismo
richiede la sostanza e si sviluppa anche una dipendenza psicologica, ma difficilmente si
arriva ad azioni illegali o comportamenti antisociali a causa del fumo.
3. Principali tipi di dipendenze
Parlando di new addictions, ci si riferisce a tutti quei fenomeni psicopatologici in
cui l’oggetto della dipendenza non è una sostanza chimica, bensì un comportamento o
un’attività lecita e socialmente accettata (giocare, lavorare, mangiare, fare sesso, fare
acquisti, navigare su Internet ecc.), che però smette di svolgere il suo ruolo sociale per
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schiavizzare l’essere umano (Guerreschi, 2005).
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Alonso-Fernandez (1999) classifica le dipendenze in: a) dipendenze sociali o legali, b) dipendenze
antisociali o illegali. Le prime sono costituite da droghe legali quali tabacco, alcol, farmaci, ecc. e da
attività socialmente accettate come mangiare, lavorare, fare acquisti, giocare, guardare la televisione, ecc.
Il secondo sottotipo comprende invece le dipendenze da droghe ed attività illegali, per esempio oppiacei,
cocaina, oppure rubare, incendiare, stuprare e così via.
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Per la maggior parte delle persone queste attività rappresentano parte integrante
del normale svolgimento della vita quotidiana, ma per alcuni individui possono
assumere caratteristiche patologiche, fino a provocare gravissime conseguenze (Alonso-
Fernandez, 1999).
Tra le new addictions possiamo annoverare: la dipendenza dal gioco d’azzardo,
da Internet, dallo shopping, dal lavoro, dal sesso, dalle relazioni familiari, ecc. (cfr.
figura 1).
Figura 1. Principali tipi di dipendenza
Internet rappresenta un fenomeno nuovo, potente, multidimensionale,
La dipendenza facilmente accessibile, indispensabile per il lavoro, lo studio, le
da Internet ricerche, il gioco. Le manifestazioni dell’Internet Addiction Disorder
verranno approfondite nel presente elaborato.
Da una recente indagine condotta dall’Istat sull’uso dei mezzi di
comunicazione e delle nuove tecnologie è emerso che in Italia il
La dipendenza cellulare occupa il secondo posto, dopo il televisore (Minnino, 2007).
da cellulare Nella letteratura i telefonino-dipendenti sono anche chiamati
“fanatici”, per la grande importanza che attribuiscono al telefono
cellulare e per l’estrema difficoltà che incontrano ad affrontare la vita,
se non armati di un cellulare (Guerreschi, 2005).
Di Gregorio (2003) definisce la dipendenza da cellulare come «uno
dei fenomeni che si autoalimentano da soli in funzione della propria
abitudine quotidiana».
La maggior parte delle persone dipendenti dal cellulare quando si
trovano da sole, per sopportare la solitudine trascorrono ore e ore con
il telefonino in mano, giocando o inviando sms.
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Tra le nuove dipendenze colpisce prevalentemente i maschi (forse il
3-5% della popolazione maschile). Si tratta di una relazione malata,
La dipendenza distorta con il sesso attraverso la quale la persona cerca di alleviare lo
da sesso stress evitando sentimenti dolorosi e fuggendo da relazioni intime di
fronte alle quali emerge una profonda inadeguatezza nella capacità di
gestirle. Il dipendente da sesso ha una difficoltà a vivere il sesso
naturalmente, ovvero come una relazione intima con uno scambio di
piacere. La relazione è invece di tipo ossessivo.
Nell’ambito delle dipendenze sessuali di recente si parla anche di
cybersesso, una forma di dipendenza che unisce sesso e tecnologia,
caratterizzata appunto dalla ricerca incontrollata di sesso online, con
disastrose conseguenze sulla vita familiare, socio-relazionale e
lavorativa (Cantelmi, 2007).
L’amore per i dipendenti affettivi è ossessivo, inibito, parassitario.
Il dipendente affettivo ha paura della separazione, della solitudine,
La dipendenza della distanza e manifesta un bisogno disperato di sicurezza
affettiva (Guerreschi, 2005).
Con l’espressione shopping compulsivo si intende il bisogno
compulsivo di acquistare anche oggetti di scarso valore, magari
Lo shopping inutili, pur di scaricare una tensione interna dolorosa.
compulsivo Il sollievo è transitorio poiché il senso di vuoto descritto dai pazienti
ricompare, pertanto, la spinta compulsiva si fa nuovamente forte e il
soggetto torna ad agire, senza controllo, il comportamento
dell’acquisto (Minnino, 2007). Oggi tale forma di dipendenza viene
favorita dalla rete. Anche se non si possiede subito la merce, il solo
fatto di avere effettuato l’acquisto provoca una gratificazione
immediata da cui deriva una forte attivazione emozionale.
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Nel DSM-IV il gioco d’azzardo patologico viene definito come «un
comportamento persistente, ricorrente e maladattivo tale da
compromettere le attività personali, familiari e lavorative». Il
Il gioco giocatore compulsivo non gioca per guadagno materiale, ma per il
d’azzardo piacere che gli deriva dal giocare.
patologico Tale forma di dipendenza ha subìto in questi anni una accelerazione
improvvisa grazie ai casinò virtuali ed alle offerte di gioco online. Lo
stereotipo del giocatore di carte o dello scommettitore sulle corse dei
cavalli lascia il posto ad un tecnodipendente. Videopoker sofisticati,
casinò online, siti per scommesse clandestine si offrono al dipendente
da gioco d’azzardo, che restando comodamente a casa può
sperimentare ogni sorta di emozione attraverso uno schermo, un
computer ed un collegamento ad Internet (Cantelmi, 2007).
Il lavoro sembra essere sempre più espressione di una realizzazione
personale, strumento di approvazione e di valutazione psico-sociale
La dipendenza della persona. Si tratta di un’attività che esige il compimento di uno
da lavoro sforzo per ottenere un prodotto o la prestazione di un servizio, in
cambio del quale si riceve una remunerazione economica o un altro
tipo di gratificazione. Gli elementi che scatenano la frenesia e il
piacere sono il successo e il potere.
Il dipendente dal lavoro avverte l’irrefrenabile necessità di dedicare la
sua vita ed il suo tempo al lavoro in maniera centrale ed eccessivo a
costo di ridurre o eliminare del tutto la sua vita familiare e personale
(Alonso-Fernandez, 1999).
In tali forme di dipendenza si rileva l’incapacità del soggetto di controllare i
propri impulsi ovvero l’impossibilità di resistere alla tentazione di intraprendere e
reiterare un dato comportamento (La Barbera & Cannizzaro, 2006). In tal senso una
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passione, un’abitudine o una tendenza può diventare – come lo stesso termine addiction
sottolinea – «una necessità assoluta ed imprescindibile» (Alonso-Fernandez, 1999).
Le nuove dipendenze non hanno attualmente un preciso inquadramento
diagnostico: se taluni propongono un inserimento nella categoria dei disturbi del
controllo degli impulsi dove è già incluso il gioco d’azzardo patologico, gli studi
preliminari di revisione del DSM-V, anticipano, invece, un possibile inserimento
all’interno di una neo-categoria diagnostica, i Disturbi da Dipendenza dalla
Gratificazione (Reward Dependence Disorder) (La Barbera & Cannizzaro, 2006).
Si tratta tuttavia di una nuova frontiera di studi e di ricerca che pone importanti
questioni di ordine psicosociale e clinico.
Come sottolinea Alonso-Fernandez (1999) rappresentano problematiche proprie
della nostra civiltà che, se da una parte alimenta lo stress, il vuoto e la noia, dall’altra
stimola la tendenza all’immediata gratificazione, offrendo oggetti, strumenti e
comportamenti attraverso cui raggiungere in modo estemporaneo il piacere ed evitare la
frustrazione. Oggi, infatti, con l’avanzare del progresso tecnologico si registrano non
solo modificazioni nelle abitudini delle persone, ma anche modi diversi di esprimersi in
situazioni patologiche, per cui fenomeni socialmente accettati, quotidianamente
sperimentati dalla maggior parte delle persone o attività che rappresentano dei diversivi
che scandiscono la normale routine di vita quotidiana, si possono trasformare in oggetti
di abuso e di dipendenza.
Si pensi, per esempio, ad Internet: esso non è solamente un utile strumento di
comunicazione, al contrario può essere definito in un’infinità di modi a seconda del
particolare significato che riveste per ciascun individuo. Può semplicemente essere uno
strumento di lavoro, di svago, di socializzazione, ma può anche assumere il valore di un
mondo parallelo o alternativo a quello reale, nel quale il soggetto può sperimentare
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nuove forme di comunicazione o relazione, che spesso amplificano disagi personali.
Una realtà così complessa può, di conseguenza, diventare l’oggetto di una dipendenza.
4. Cause generali delle dipendenze
Le molteplici cause che possono portare a sviluppare una dipendenza, con o
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senza droga, sociali o antisociali, possono essere distinte in due categorie: i fattori
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ambientali e i fattori individuali (Alonso-Fernandez, 1999).
Tra i fattori ambientali meritano particolare attenzione:
La disponibilità dell’oggetto, sia esso legato al consumo di alcol e/o di
droga sia al gioco.
Il rinforzo che una persona riceve ricorrendo ad un oggetto-droga, ad
esempio utilizzando Internet. Se l’individuo si trova a vivere un’esperienza
positiva, è chiaro che si sentirà incentivato a continuare ad utilizzare la rete
(Catania, 2008).
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Alcuni studi (Volkow et al., 1997) evidenziano che, anche nel caso delle dipendenze comportamentali,
come in quelle da sostanze, si realizzano delle modificazioni neurochimiche. In particolare è stato
indicato che i livelli di dopamina, neurotrasmettitore collegato ai circuiti del piacere e della gratificazione,
possono modificarsi non solo in corrispondenza dell’assunzione di sostanze psicoattive ma anche in
associazione a comportamenti connessi a sensazioni ed esperienze emotivamente significative. In tal
senso l’assunzione di sostanze d’abuso così come stimoli di varia natura come il cibo, il gioco, l’attività
sessuale, è in grado di stimolare il rilascio di dopamina nella regione shell del nucleo accubens e questo è
ritenuto il meccanismo alla base della gratificazione e degli effetti di rinforzo delle sostanze d’abuso
(Koob & Bloom, 1998).
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Per quanto concerne i fattori ambientali, si è riscontrato che relazioni primarie insicure favoriscono nel
bambino l’iperattivazione dell’asse-ipotalamo-ipofisi-surrene (asse HPA) e il conseguente rilascio di
eccessive quantità di cortisolo. Gli effetti di questa abbondante produzione dell’ormone dello stress si
accompagnano a un’ipersensibilità dei recettori post-sinaptici alla norepinefrina (in particolare nel sistema
limbico): questi soggetti risultano così più sensibili ai vissuti di stress, mostrando difficoltà nella gestione
delle emozioni, intensi stati di disagio e tensione a cui rispondono con comportamenti finalizzati a fornire
sollievo.
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