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1 – Introduzione - La teoria di creazione del valore1
L’internazionalizzazione rappresenta la via per competere e creare valore nel settore
della creazione e distribuzione di energia?
Nel seguente lavoro di ricerca che mi appresto a descrivere cercherò di dare una
risposta alla scelta dell’internazionalizzazione come via per competere in un settore
maturo come quello delle utilities. Per elaborare questo mio lavoro di ricerca mi sono
avvalso dell’aiuto dell’Osservatorio operazioni M&A dell’Università Bocconi e di
numerose Equity Research in merito a casi concreti di internazionalizzazione.
Introduco fin da subito un concetto fondamentale, rappresentato dal tema della
creazione di valore, inteso come obiettivo perseguito dalle imprese tramite i processi
di fusione e acquisizione (ovvero tramite lo sviluppo per vie “esterne”). In particolar
modo dopo una prima trattazione dell’andamento negli ultimi anni del mercato
dell’M&A a livello generale, andremo ad analizzare nel dettaglio le strategie
perseguite dalle imprese che operano nel settore energetico (di produzione e
distribuzione di energia elettrica, gas e acqua) dando particolare attenzione agli
sviluppi delle operazioni cross border perseguite dai player italiani come strategia per
essere maggiormente competitivi a livello internazionale e per le possibili sinergie
ottenibili dall’acquisizione di aziende transfrontaliere.
“Creare valore” significa accrescere la dimensione del capitale economico, cioè in
breve il valore dell’impresa intesa come investimento. Ma il maggior valore che via
via si forma, in non pochi casi, per essere percepito e misurato dagli azionisti-
risparmiatori deve passare anche nel “valore di mercato”, cioè trasferirsi sui prezzi
delle azioni. “Creazione” e “diffusione” del valore sono perciò momenti
complementari.
I due momenti organizzativi, in tema di creazione del valore, riguardano il “controllo”,
cioè la misura periodica della sua grandezza, e la “gestione”, cioè l’applicazione
operativa di un approccio sistematico alla ricerca di nuovo valore.
Noi ci occuperemo della creazione di valore per vie esterne che può avvenire:
1) Acquisendo dall’esterno nuove capacità e potenzialità, che fondendosi con quelle
già esistenti, e compatibilmente col prezzo pagato, esaltino le prospettive reddituali o
riducano i rischi (in sintesi: processi di acquisizione e fusione)
1
Fonte: Guatri, Luigi (1991). La teoria di creazione del valore: una via europea. Milano. EGEA
4
2) Oppure, cedendo alcune attività a prezzi superiori rispetto al valore di cui esse
sono generatrici nell’ambito dell’impresa che la detiene (in particolar modo cedendo
assets non strategici).
Nel processo di acquisizione/fusione di cui ci occuperemo, una distinzione che
sembra concettualmente rilevante è quella tra “valore catturato”, e “valore creato” in
tale occasione. Se una società A acquista una società B poiché quest’ultima ha alcuni
prodotti di grande interesse e di forte potenzialità, per questo solo fatto non crea
valore, ma semplicemente acquisisce (cattura) i valori gia impliciti in B. Che poi
questa operazione possa provocare in A una creazione di valore, dipende solo dal
prezzo pagato per B: se tale prezzo è più basso di quanto effettivamente acquisito in
termini di valori, ciò può accrescere il valore del capitale economico di A. Ma solo per
effetto del basso prezzo pagato, non per altro: tanto che se il prezzo è in linea col
valore di acquisto, il capitale economico di A non subisce variazioni. Tendenzialmete
sono gli acquirenti di natura finanziaria (di cui non ci occuperemo nel corso di questa
analisi) a cercare tale soluzione non potendo creare valore tramite lo sviluppo di
sinergie, tipico viceversa dei deal di natura industriale.
Ma tali situazioni, per quanto non siano rare, non rappresentano la regola. Per la
società acquirente A la creazione di valore nasce dalla possibilità, mettendosi
assieme a B, di ricavare da questo processo una serie di vantaggi sinergici, che
determinano la generazione di valori autenticamente “nuovi” poiché prima non
esistevano ne in A ne in B.
Le sinergie debbono innanzitutto essere individuate, e come avremo meglio modo di
analizzare in seguito le possiamo distinguere a grandi linee in sinergie di mercato, di
efficienza operativa, finanziarie e in via residuale sinergie diverse.
Oltre che dallo sfruttamento delle sinergie, la creazione di valore, nelle
acquisizioni/fusioni, può derivare dal miglioramento complessivo del livello di rischio
(che riduce il tasso “i” di capitalizzazione e quindi accresce il valore economico)
ottenibile con una maggiore diversificazione degli investimenti, col raggiungimento di
una adeguata dimensione critica o con l’integrazione verticale/orizzontale.
2- Il settore energetico
Il settore di cui ci occuperemo in questa ricerca è il settore energetico in quanto è
stato uno dei settori che
sintomo che le aziende appartenenti ad esso stanno cercando di creare valore per
differenziarsi dai concorrenti implementando strategie di crescita esterna
Facendo un disegno macro del contesto italiano possiamo dire che la situazione
energetica italiana è assolutamente peculiare nel contesto europeo, soprattutto per
quel che riguarda il mix di generazione elettrica, cioè l’insieme delle fonti primarie di
energia utilizzate per produrre
elettricità. Sotto questo aspetto,
infatti, l’italia è fortemente sbilanciata
verso il gas, mentre le altre fonti
sono impiegate in percentuale molt
inferiore. Completamente assente,
poi, l’energia nucleare, dopo la scelta
referendaria del 1987 (anche se vi
sono dei possibili sviluppi
futuro)3.
2
Fonte grafico: KPMG Corporate Finance
3
Fonte grafico: Sanz De Madrid V. (1 Ottobre 2008).
– caratteristiche e composizione
maggiormente ha caratterizzato il mercato dell’M&A ,
o
per il
(2008). Rapporto M&A 2008
Deutsche Bank - Enel Equity Research
5
2
.
6
La domanda complessiva di energia in Italia è soddisfatta soprattutto attraverso il
ricorso ai combustibili fossili, in particolare petrolio e gas. Negli ultimi anni il gas
naturale è andato acquisendo un’importanza sempre maggiore a scapito del petrolio,
che, tuttavia, pur sperimentando una riduzione delle importazioni, rimane una delle
fonti che contribuisce maggiormente alla soddisfazione dei bisogni nazionali di
energia primaria. Nei prossimi anni si calcola che il gas coprirà il 40% del fabbisogno
energetico nazionale, mentre il petrolio circa il 37,5%4. Tuttavia, negli ultimi anni,
prende sempre più piede a livello mondiale, la richiesta di energia pulita (in via
prevalente rappresentata dall’energia solare), la quale ha catturato l’interesse di
alcuni fondi di venture capital che hanno visto nel segmento una forte percentuale di
crescita per il futuro, nonché dei grandi player internazionali che cercano aziende di
nicchia presenti nel settore delle energie rinnovabili anche se operanti in un’altra
nazione, sintomo di una grossa attrattività del segmento.
La produzione nazionale copre l’85,1% del fabbisogno energetico nazionale, mentre
le importazioni contribuiscono per il 14,9 %, come mostrato nella figura successiva5.
Il settore energetico è ricco di player, e viene suddiviso per produttori e distributori di
energia elettrica e produttori e distributori di gas.
Nel settore della produzione e distribuzione di energia elettrica in Italia ci sono 1095
aziende6, molte delle quali sono principalmente aziende municipalizzate le quali
cercano la via della fusione per ottenere dimensioni maggiori ed economie di scala e
di scopo, inoltre la maggiore dimensione rende più dispendiosa un’eventuale scalata.
Tuttavia, se prendiamo in considerazioni la capacità netta disponibile (per almeno il
4
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico, Scenario tendenziale al 2020
5
Fonte: Ambrosetti (2007). Energia Elettrica Domani. Milano
6
Fonte: Autorit per l energia elettrica e il gas www.autorit .energia.it
50% delle ore) otteniamo che i primi 5 gruppi nazionali (Enel, Edison, Edipower,
Endesa Italia e il gruppo Eni) rappresentano l’81,5% del mercato
Anche se proporzionalmente minore, anche il settore di coltivazione e distribuzione di
gas presenta numerosi player che
ammontano a 376 aziende
municipalizzate di ridotte dimensioni e che perloppiù operano in ambito locale.
Qui possiamo notare, che da diversi anni, i gruppi che h
5% rispetto al gas complessivamente approviggionato (cioè prodotto o importato)
sono Eni9, Enel ed Edison, che nell’insieme coprono l’86% del totale
7
Fonte: Autorit per l energia elettrica e il gas
8
Fonte: Autorit per l energia elettrica e il gas
9
In particolar modo Eni rappresenta la compagnia leader nel settore del gas
10
Fonte: Autorit per l energia elettrica e il gas
7
.
operano nel territorio nazionale, i quali
8
, e anche in questo caso, numerose aziende sono delle
anno una quota superiore al
10
annual report 2008 31 Luglio 2008 pag. 35
www.autorit .energia.it
annual report 2008 31 Luglio 2008 pag.69
11%
8%
8%
6%
19%
Produttori Energia Elettrica
86%
14%
Prouttori Distributori di Gas
Eni; Enel; Edison
Altri
7
.
48%
Enel
Edison
Edipower
Endesa Italia
Eni
Altri
8
Proprio a causa dell’alta concentrazione del settore (in cui, come appena detto, vi
sono molti player, ma la maggior parte del mercato è in mano a pochi di loro), con
l’introduzione del decreto legge del 1999, numero 79, meglio conosciuto come legge
“Bersani11” che ha sancito il passaggio da un regime di monopolio al libero mercato,
in cui ciascuna impresa non può detenere una quota di mercato superiore al 50%, i
grandi player nazionali (Enel ed Eni in testa su tutti) si stanno espandendo tramite
operazioni transfrontaliere in modo da diventare dei grandi competitor non solo a
livello nazionale ma bensì internazionale. Come noteremo meglio in seguito le aree di
maggiore interesse corrispondono anche alle aree geografiche che in passato hanno
visto il maggiore tasso di sviluppo, quali Spagna, Brasile e l’Europa dell’est, anche se
a fronte della crisi che ha colpito l’economia mondiale negli ultimi anni non è da
escludere un cambiamento nelle strategie aziendali e un possibile dietrofront su
alcune operazioni.
3 – Il fenomeno dell’M&A12
Attraverso le operazioni di acquisizione (in inglese “Mergers and Acquisitions” o più
semplicemente “M&A”) le aziende intraprendono un percorso di crescita realizzato
per via esterna. Si tratta di una modalità veloce di crescita, non di rado traumatica
per l’assetto aziendale post-operazione e che trova spesso ampio eco sui mezzi
d’informazione per i numerosi soggetti coinvolti a vario titolo nell’operazione,
soprattutto quando le società sono quotate sui mercati azionari.
Oltre alla elevata velocità di realizzazione, la crescita per via esterna, e dunque,
attraverso operazioni di finanza straordinaria, può risultare preferita perché è elevata
la prevedibilità dei risultati futuri e spesso meno incerti i risultati dell’operazione,
rispetto a quanto si realizza con le operazioni di crescita interna. Il vantaggio
dell’espansione esterna è ancora più marcato quando le aziende obiettivo possono
essere acquisite a un prezzo inferiore al valore effettivo.
Negli anni precedenti il mercato italiano dell’M&A è stato molto vivace, e ha avuto il
suo momento di massimo splendore nel 2007 con 868 operazioni (fa segnare un
nuovo record storico per l’attività M&A in Italia, con operazioni chiuse per un
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dal nome dell allora ministro dell’Industria, del Commercio, dell’Artigianato e del Turismo
12
Fonte: Dallocchio e Salvi (2004). Finanza d azienda . Milano. EGEA