Università degli Studi di Genova Facoltà di Economia
1.1. I comparti del settore nautico
1.1.1 La cantieristica italiana
Come detto, la crisi economica e finanziaria a partire dal 2008 ha manifestato i suoi effetti anche
sulla cantieristica (comunque meno colpita rispetto ad altri settori). Dopo anni caratterizzati da una
crescita costante del settore, i valori relativi al 2008 sono sostanzialmente stazionari, e
prevedibilmente in ulteriore contrazione. La cantieristica italiana si trova dunque per la prima volta
dopo anni di espansione ad affrontare una fase recessiva. I dati relativi all’andamento del comparto
2
cantieristico sono sintetizzati nella sottostante tabella.
Per quanto concerne l’anno 2008, la stima del fatturato complessivo per l’intero settore cantieristico
risulta pari a 3.821.970.000 euro. Il dato può anche essere analizzato scomponendolo in più voci:
produzione nazionale per il mercato nazionale, produzione nazionale per l’esportazione e
importazioni. Nella tabella sottostante sono riportati i valori relativi al triennio 2006-2008, mentre è
stato effettuato il confronto sulla variazione percentuale dei valori relativi solo agli ultimi due anni
al fine di rendere evidente la performance dell’industria analizzata nell’ultimo anno. Si può notare
come la crescita del fatturato globale rispetto ai valori dello scorso anno sia pari allo 0,4 %, a fronte
di una crescita ben più elevata (10,2%) registrata nel 2007; analizzando i dati parziali, si può
osservare una crescita della produzione nazionale (3,5%), anch’essa inferiore a quella registrata
l’anno precedente, e una diminuzione delle esportazioni (-0,5%) e delle importazioni (-5,1%). Il
calo dell’export risulta decisamente meno consistente rispetto a quello dell’import, sia in valori
percentuali sia in termini assoluti; pertanto il saldo tra esportazioni e importazioni aumenta rispetto
al 2007. La netta prevalenza delle esportazioni sulle importazioni e la continua crescita del saldo
dimostrano la buona salute del settore, nonostante la seconda parte del 2008 risenta dei primi
accenni della grave crisi economica e finanziaria tuttora in atto.
Produzione Produzione
Produzione Saldo Export-Fatturato
Anno nazionale per nazionale per Importazioni
nazionale Import globale
il mercato naz. esportazione
2006 1.225.620.000 1.757.960.000 2.983.580.000 467.220.000 1.290.740.000 3.450.800.000
2007 1.457.690.000 1.865.150.000 3.322.840.000 482.350.000 1.382.800.000 3.805.190.000
2008 1.508.250.000 1.855.740.000 3.383.990.000 457.980.000 1.397.760.000 3.821.970.000
Var. 08-07 3.5% -0.5% 1.2% -5.1% 1.1% 0.4%
2
Fonte dati: “Nautica in cifre 2009”
5
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1.1.2 Riparazione e manutenzione
Il comparto della riparazione e manutenzione risulta decisamente più colpito dagli effetti della crisi
economica in atto. Contrariamente a quanto avviene nel comparto cantieristico, gli effetti della crisi
si sono fatti sentire già a partire dal 2007, anno in cui si registrano drastiche riduzioni nei valori di
tutte le diverse componenti del fatturato. Tendenza al deterioramento di tali valori confermata poi
nel 2008, anche se con riduzioni percentuali inferiori a quelle registrate nel 2007.
3
Come evidenziato nella sottostante tabella, il fatturato complessivo del settore della riparazione e
manutenzione di imbarcazioni da diporto e sportive per l’anno 2008 ammonta a 384.820.000 euro,
generato interamente da produzione nazionale. La produzione nazionale è destinata per il 90% al
mercato nazionale e per il restante 10% all’esportazione. Il fatturato complessivo del settore registra
un calo del 4,8% rispetto al 2007 (calo comunque inferiore al calo del 13,5% registrato nel 2007), e
tale andamento accomuna le singole componenti del fatturato. Infatti, sia la produzione per il
mercato nazionale, sia l’erogazione di servizi su imbarcazioni straniere subiscono perdite dello
stesso ordine di grandezza, pari rispettivamente a -4.8% e -4.5%. Anche le singole componenti nel
2007 avevano subito perdite ancora più drastiche; in particolare, da segnalare che la produzione
nazionale per l’esportazione nel 2007 era calata del 60%.
Trattandosi di erogazione di servizi, non si può propriamente parlare di un dato relativo alle
importazioni, pertanto il saldo export-import è sempre positivo e identico al dato relativo alle
esportazioni.
In conclusione si rileva l’andamento abbastanza negativo che caratterizza tale segmento
dell’industria nautica, che comporta un progressivo deterioramento dei valori di fatturato; ciò può
essere in parte imputato alla sofferenza del settore della piccola nautica, anche per il minore utilizzo
delle unità da diporto, che, come conseguenza, genera un minore fabbisogno di servizi di
riparazione e manutenzione.
Produzione Produzione
Produzione Saldo export-Fatturato
Anno nazionale per nazionale per
nazionale import globale
il mercato naz. esportazione
2006 419.230.000 47.930.000 467.160.000 47.930.000 467.160.000
2007 385.060.000 19.250.000 404.310.000 19.250.000 404.310.000
2008 366.440.000 18.380.000 384.820.000 18.380.000 384.820.000
Var. 08-07 -4.8% -4.5% -4.8% -4.5% -4.8%
3
Fonte dati: “Nautica in cifre 2009”.
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1.1.3 Componentistica
Il comparto degli accessori nautici, pur essendo rappresentato principalmente da imprese di
dimensioni medio-piccole, riveste un ruolo fondamentale nell’ambito dell’industria nautica; il
prodotto italiano è infatti caratterizzato da un alto livello qualitativo e tecnologico. Tale comparto
mostra un andamento analogo a quello cantieristico, risentendo della crisi economica solo
parzialmente e soltanto a partire dall’anno 2008.
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Come risulta dalla tabella sottostante, il valore della produzione nazionale e il fatturato globale del
2007 sono superiori al 2006, mentre il valore della produzione per il 2008, pari a 1.092.280.000
euro, mostra un calo del 2,5% rispetto al 2007, ascrivibile al peggioramento del dato relativo ai
prodotti venduti sul territorio nazionale (706.280.000 euro), che registra una perdita del 6.5%, non
interamente compensata dalla crescita del fatturato relativo alla produzione esportata (+5.8%), che
nel 2008 vale 386.000.000 euro. Il fatturato derivante dalla vendita di prodotti d’importazione
ammonta a 366.220.000 euro, registrando un incremento del 4.7% rispetto al 2007. Il saldo della
bilancia commerciale è positivo e in crescita rispetto all’esercizio precedente.
Nel complesso, il fatturato del settore della componentistica ammonta a 1.458.500.000 euro,
confermando l’importanza di questo comparto nell’ambito dell’industria nautica; tale valore risulta
in lieve calo rispetto al 2007 (-0.8%), ma comunque nettamente superiore al valore registrato nel
2006 (+5,6%), a testimonianza della buona salute del settore (e dell’incidenza relativa su di esso
della crisi economica in atto).
Produzione Produzione
Produzione Saldo export-Fatturato
Anno nazionale per nazionale per Importazioni
nazionale import globale
il mercato naz. esportazione
2006 662.630.000 368.650.000 1.031.280.000 349.730.000 18.920.000 1.381.010.000
2007 755.500.000 364.720.000 1.120.220.000 349.910.000 14.810.000 1.470.130.000
2008 706.280.000 386.000.000 1.092.280.000 366.220.000 19.780.000 1.458.500.000
Var. 08-07 -6.5% 5.8% -2.5% 4.7% 33.6% -0.8%
4
Fonte dati: “Nautica in cifre 2009”.
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1.1.4 Motori
Anche il comparto dei motori, seguendo un andamento analogo al comparto cantieristico e a quello
della componentistica, risente della crisi soltanto a partire dal 2008. Il valore della produzione
nazionale e il fatturato globale risultano infatti inferiori rispetto al 2007 ma comunque superiori
rispetto al 2006.
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Dalla sottostante tabella si evince la caratteristica distintiva del comparto; differentemente da
quanto avviene per gli altri comparti dell’industria nautica, nel comparto dei motori i volumi
realizzati in Italia e gli introiti da essi derivanti sono inferiori a quelli relativi ai prodotti provenienti
dall’estero.
Come evidenziato nella sottostante tabella, il comparto dei motori nel suo complesso registra un
calo del 2.5%; l’andamento negativo accomuna quasi tutte le componenti del fatturato, in
particolare la produzione nazionale destinata all’esportazione, che perde il 10.7% rispetto all’anno
precedente. Soltanto la produzione nazionale venduta sul mercato interno vede una crescita del 6%
rispetto al 2007.
Nonostante la riduzione delle esportazioni sia percentualmente più rilevante, in termini assoluti le
importazioni subiscono un calo maggiore; pertanto la bilancia commerciale presenta un lieve
aumento, benché il saldo resti fortemente negativo. A questo proposito è tuttavia importante
sottolineare che la maggior parte dei motori importati viene successivamente installata su
imbarcazioni di produzione nazionale destinate al mercato internazionale, riequilibrando in tal
modo la bilancia dei pagamenti dell’industria nautica nel suo complesso.
Produzione Produzione
Produzione Saldo export-Fatturato
Anno nazionale per nazionale per Importazioni
nazionale import globale
il mercato naz. esportazione
2006 59.000.000 72.370.000 131.370.000 349.740.000 -277.370.000 481.110.000
2007 63.050.000 75.520.000 138.570.000 390.590.000 -315.070.000 529.160.000
2008 66.830.000 67.450.000 134.280.000 381.640.000 -314.190.000 515.920.000
Var . 08-07 6% -10.7% -3.1% -2.3% 0.3% -2.5%
5
Fonte dati: “Nautica in cifre 2009”.
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L’analisi dei valori di fatturato dei singoli comparti ha perciò evidenziato alcune differenze. Il
comparto che meno risente della crisi economica generale è quello della costruzione imbarcazioni
con un fatturato comunque in crescita (anche se la crescita relativa al 2008 è solo dello 0,4% e
nettamente inferiore rispetto alla forte crescita registrata negli anni precedenti). Come detto in
precedenza tale comparto risente della crisi soltanto nel 2008, e in particolare nell’ultimo
quadrimestre dell’anno. Il comparto che risente maggiormente della crisi economica generale è
invece quello della riparazione e manutenzione; esso subisce infatti nel 2008 una forte contrazione
del fatturato (-4,8%) ed era stato colpito dalla crisi già a partire dal 2007, con una contrazione del
fatturato addirittura superiore a quella registrata nel 2008 (-13,5%). Infine i comparti della
componentistica e dei motori si trovano in una situazione intermedia; essi infatti risentono della
crisi soltanto a partire dal 2008 e subiscono una contrazione del fatturato più contenuta rispetto al
comparto della riparazione e manutenzione (rispettivamente -0,8% e -2,5%).
Dopo aver evidenziato l’andamento dei singoli comparti (in termini di fatturato), si cercherà ora di
comprendere quale sia l’impatto del settore nautico in generale sull’economia nazionale, in termini
di contributo al PIL e anche di impatto sul mercato del lavoro. Prima di passare all’analisi delle
imprese genovesi si analizzerà anche la distribuzione territoriale dell’industria nautica, la
dimensione delle imprese nautiche (sulla base del numero di addetti e del fatturato), la bilancia
commerciale (con evidenziazione dei principali partner commerciali dell’Italia) e per concludere
l’evoluzione del settore (problematiche e possibili soluzioni).
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1.2. Il contributo del settore nautico al PIL
È possibile analizzare l’andamento del settore nautico anche in termini di contributo al PIL.
Il contributo al PIL del settore della nautica è determinato dal valore della produzione del settore a
prezzi di mercato. Ad esso si giunge sommando:
Valore aggiunto del settore
Costi intermedi del settore
Margine di intermediazione per collocazione della produzione sul mercato
Come costi intermedi si intendono i costi derivanti dalle transazioni interindustriali riguardanti beni
e servizi intermedi utilizzati come input nei processi produttivi.
Per margine di intermediazione si intende invece l’incremento del valor delle risorse prodotte
dovuto al loro collocamento sul mercato.
Il contributo della nautica al PIL, come valore della produzione a prezzi di mercato, risulta pari a
5.557.110.000 €, formato per 1.490.560.000 € dal valore aggiunto, per 3.130.170.000 € dai costi
intermedi e per 936.380.000 € dai margini di intermediazione. Rispetto all’anno precedente la
6
crescita del contributo al PIL appare quasi trascurabile e si attesta attorno allo 0.2% (vedi tabella
sotto). Anche questo dato testimonia come il settore nautico nel 2008 risenta comunque solo
parzialmente della crisi economica in atto.
Anno 2008 Valore in € Peso
Valore aggiunto 1.490.560.000 27%
Costi intermedi 3.130.170.000 56%
Margine di intermediazione 936.380.000 17%
Contributo al PIL 2008 5.557.110.000 100%
Contributo al PIL 2007 5.548.690.000
Variazione 2008-2007 0.2%
6
Fonte dati: “Nautica in cifre 2009”.
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1.3. L’impatto del settore nautico sul mercato del lavoro
Per meglio comprendere l’andamento nel tempo del settore nautico è utile anche verificare
l’impatto del settore nel suo complesso sull’occupazione.
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Come evidenziato nella tabella sottostante, i lavoratori dipendenti per il settore nautico ammontano
complessivamente a 25.300 unità, mentre i lavoratori esterni (cioè i lavoratori impiegati
nell’impresa ma non direttamente assunti dall’impresa per cui lavorano) ammontano a 9.810 unità.
Gli addetti esterni lavorano presso le imprese per un periodo medio di tempo pari a circa sei mesi.
Degli addetti esterni il 42% lavora presso le imprese per un periodo superiore a 11 mesi, mentre il
78% vi lavora per un periodo maggiore di sei mesi. Circa il 28% degli addetti esterni sono utilizzati
in esclusiva presso l’impresa presso cui prestano la propria attività lavorativa.
Relativamente all’anno precedente il numero dei dipendenti risulta diminuito del 2,2%; per quanto
concerne il numero degli addetti esterni si nota una diminuzione del 9%; riduzione ancora maggiore
con riferimento agli addetti esterni in esclusiva (-18.4%). Risulta pertanto evidente una riduzione
del numero di occupati complessivi del settore a testimonianza del momento non particolarmente
felice che il settore sta attraversando in conseguenza della crisi economica generale.
Tutti questi dati, riassunti nella tabella sottostante, indicano infatti un rallentamento nell’attività
produttiva.
% Add. Numero
% utilizzo % utilizzo
Addetti est. in Dipendenti medio
Addetti per più di per più di
Anno Dipendenti esterni in esclusiva + addetti mesi di
esterni 11 mesi 6 mesi
esclusiva su tot. esterni utilizzo
all’anno all’anno
add. est. add. est.
2007 25.870 10.792 3.360 31.1% 36.662
2008 25.300 9.810 2.742 28% 35.110 6 42% 78%
Var. 08-07 -2.2% -9.1% -18.4% -4.3%
7
Fonte dati: “Nautica in cifre 2009”.
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1.4. L’industria nautica e la sua distribuzione sul territorio
Naturalmente l’industria nautica non è equamente distribuita su tutto il territorio nazionale. Può
essere allora interessante evidenziare la sua concentrazione territoriale per comprendere il peso che
essa assume nelle varie Regioni.
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Nella tabella sottostante sono riportati i dati sulla distribuzione geografica dell’industria nautica.
Dall’analisi di tali dati risulta che la Lombardia è la prima regione italiana sia per quanto riguarda il
numero di aziende nautiche presenti nel territorio che per il numero di addetti che vi lavorano, con
una quota che si aggira a circa un quarto del totale nazionale. Liguria, Toscana ed Emilia Romagna
seguono nell’ordine con riferimento al numero di aziende. L’Emilia Romagna è seconda per
numero di addetti. Nel caso del Piemonte e dell’Emilia Romagna la percentuale di occupati risulta
sensibilmente superiore a quella delle aziende: ciò indica che in tali regioni sono presenti aziende di
notevoli dimensioni. Al contrario la Liguria,seconda per numero di aziende è solo quinta per
numero di addetti; ciò significa che le aziende liguri hanno dimensioni ridotte. Complessivamente si
può sostenere che la concentrazione territoriale dell’industria nautica sia abbastanza elevata con
oltre un quarto degli addetti e delle aziende in una sola regione e circa il 75% del totale nelle prime
sei regioni.
Regione Aziende Addetti
Lombardia 27.2% 25.2%
Liguria 15.2% 9.1%
Toscana 9.9% 11.1%
Emilia Romagna 8.5% 16.8%
Campania 7.2% 6.5%
Lazio 7.2% 4.5%
Piemonte 6.4% 10.7%
Sicilia 4.8% 3.7%
Veneto 3.4% 1.7%
Marche 2.9% 5.2%
Puglia 2.2% 1.9%
Calabria 1.9% 1.4%
Friuli Venezia Giulia 1.4% 0.7%
Sardegna 0.8% 0.2%
Umbria 0.5% 0.3%
Abruzzo 0.3% 0.1%
Basilicata 0.2% 0.3%
Trentino Alto Adige 0.2% 0.6%
8
Fonte dati: “Nautica in cifre 2009”.
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1.5. La dimensione delle aziende
1.5.1 La dimensione delle aziende sulla base del numero di addetti
Per meglio comprendere le caratteristiche del settore oggetto di studio, si passerà adesso a valutare
la dimensione delle imprese che operano nel settore nautico. Un primo criterio utilizzabile a questo
scopo è quello di classificare le aziende del settore in base al numero degli addetti impiegati.
Al fine di approfondire l’analisi delle aziende nautiche in base al numero di addetti, sono state
pertanto individuate cinque differenti classi: da uno a cinque addetti, da sei a quindici, da sedici a
cinquanta, da cinquantuno a cento e oltre cento.
Dall’analisi emerge come il settore nautico sia caratterizzato dalla presenza di imprese
prevalentemente di piccole dimensioni: oltre un terzo delle aziende impiega meno di cinque addetti
nautici, il 70% meno di 15 e il 90% meno di 50. Soltanto il 4.2% delle aziende impiega più di cento
addetti. La categoria più rappresentata è quella delle aziende che impiegano da sei a quindici
addetti.
9
I dati sono sintetizzati nella sottostante tabella riepilogativa.
Distribuzione percentuale delle aziende per addetti, anno 2008
Da 1 a 5 33.9%
Da 6 a 15 36.3%
Da 16 a 50 19.5%
Da 51 a 100 6.1%
Oltre 100 4.2%
9
Fonte dati: “Nautica in cifre 2009”.
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1.5.2 La dimensione delle aziende sulla base del fatturato
La dimensione delle aziende può anche essere valutata sulla base del fatturato; il fatturato, espresso
in milioni di euro, è stato suddiviso in nove classi. Analogamente a quanto visto per il numero di
addetti, anche in termini di fatturato il settore risulta prevalentemente formato da aziende di piccole
dimensioni; la classe più rappresentata è quella composta da aziende con un fatturato annuo
compreso tra 0.5 e 1.5 milioni di euro e ben il 69.8% delle aziende nautiche ha un fatturato inferiore
ai 5 milioni di euro. Soltanto il 3,4% delle imprese ha un fatturato superiore ai 50 milioni di euro.
10
I dati sono sintetizzati nella sottostante tabella riepilogativa.
Distribuzione percentuale delle aziende per fatturato, anno 2008
Da 0 a 0.5 17.6%
Da 0.5 a 1.5 20.5%
Da 1.5 a 3 18.2%
Da 3 a 5 13.6%
Da 5 a 7.5 8.2%
Da 7.5 a 12.5 7.0%
Da 12.5 a 25 6.6%
Da 25 a 50 5.0%
Oltre 50 3.4%
10
Fonte dati: “Nautica in cifre 2009”.
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1.5.3 Suddivisione delle aziende nautiche per dimensione
È possibile valutare la dimensione di un’impresa combinando i due criteri precedentemente
considerati.
Le imprese esaminate possono essere suddivise, sulla base delle loro dimensioni, in micro-imprese,
piccole imprese, medie imprese e altre imprese. I parametri per attribuire l’appartenenza di
un’impresa a una delle suddette categorie, stabiliti dalla Raccomandazione 2003/361 della
Commissione Europea del 6 maggio 2003, sono i seguenti:
Micro-impresa: meno di 10 occupati e fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro.
Piccola impresa: meno di 50 occupati e fatturato annuo non superiore a 10 milioni di euro.
Media impresa: meno di 250 occupati e fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro.
11
Come si evince dal grafico sottostante soltanto il 4% delle imprese prese in esame non
appartengono alla categoria delle Piccole e Medie Imprese (PMI). All’interno delle imprese
classificabili come PMI, un terzo sono microimprese e la metà sono piccole imprese. Questa analisi
consente pertanto di indicare che le imprese appartenenti al settore nautico sono per la grande
maggioranza Piccole e Medie Imprese e che la quota delle microimprese è piuttosto rilevante.
Suddivisione delle aziende per dimensione,2008
Imprese di altre
Medie imprese,
categorie, 4%
15%
Piccole imprese,
49%
Micro-imprese,
32%
Imprese di altre categorieMedie impreseMicro-impresePiccole imprese
11
Fonte dati: “Nautica in cifre 2009”.
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1.6. Analisi dell’import-export
Per comprendere l’evoluzione e il reale stato di salute del settore nautico, è interessante analizzare
anche l’andamento della bilancia commerciale relativamente al settore in questione.
Per quanto riguarda le transazioni commerciali italiane con il resto del mondo, il valore delle
esportazioni supera di molto quello delle importazioni; in termini percentuali le importazioni
superano di poco il 25% del valore complessivo delle transazioni, a fronte di un valore delle
esportazioni che sfiora il 75% del totale. In altre parole, la bilancia commerciale del settore è
fortemente positiva ed evidenzia il considerevole potere di mercato dell’industria italiana a livello
mondiale. Analizzando i valori complessivi di importazioni per continente, emerge come la maggior
parte dei flussi provengano da Paesi appartenenti all’Unione Europea, che contano
complessivamente per il 65% circa sul totale. Al secondo posto le importazioni provenienti dagli
Stati Uniti, che raggiungono il 23% circa. Infine le importazioni dagli Stati europei non appartenenti
all’UE e dagli altri continenti sono piuttosto marginali e non raggiungono il 15 % del totale.
Anche per quanto concerne le esportazioni la destinazione principale è rappresentata dai Paesi
appartenenti all’UE (48.5%), che acquisiscono ulteriore importanza rispetto al 2007 come mercato
di sbocco per le produzioni italiane; al contrario, l’America perde rilevanza rispetto all’anno
precedente (25% contro 32%); ciò può in parte essere giustificato dall’andamento del cambio €/$
che mantenendosi su livelli alti aumenta sensibilmente il potere d’acquisto della valuta europea e
riduce quello del dollaro. Gli Stati Uniti si mantengono comunque al secondo posto, davanti ai
Paesi europei non appartenenti all’UE (11%) e ad Asia (10%), Oceania (4%) ed Africa (1%).
Nella tabella sotto sono riportati i valori di import ed export di unità da diporto.
2007 2008 2007 2008
%Import %Export %Import %Export
Continente Import Export Import Export
su tot. su tot su tot. su tot
UE 530.192.050 862.864.585 477.829.944 1.019.773.110 64.69% 43.44% 64.35% 48.51%
163.206.216 631.717.230 168.651.156 523.235.835 19.91% 31.80% 22.71% 24.89%
America
Extra UE 63.368.815 203.983.180 47.995.725 239.467.819 7.73% 10.27% 6.46% 11.39%
34.595.162 60.273.761 10.563.380 81.330.354 4.22% 3.03% 1.42% 3.87%
Oceania
Africa 19.759.079 18.609.223 22.640.539 21.289.153 2.41% 0.94% 3.05% 1.01%
8.497.395 208.786.020 14.906.469 216.948.026 1.04% 10.51% 2.01% 10.32%
Asia
TOTALE 819.618.717 1.986.233.999 742.587.213 2.102.044.297 29.21% 70.79% 26.10% 73.90%
12
Fonte dati: “Nautica in cifre 2009”.
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Per quanto riguarda gli scambi con i Paesi appartenenti all’UE, è possibili identificare i principali
partner italiani, rappresentati da Francia, Regno Unito, Spagna, Germania e Grecia; per quanto
riguarda le importazioni, la Germania gioca un ruolo rilevante (solo quinta per le esportazioni),
mentre per le esportazioni è la Grecia ad occupare la quarta posizione. Gli scambi commerciali
dell’Italia con i principali partner europei superano l’84% del valore complessivo delle importazioni
dall’Unione ed il 64% delle esportazioni. In altri termini è possibile affermare che le esportazioni
mostrano un livello di concentrazione minore rispetto alle importazioni.
I dati riassuntivi sono riportati nella sottostante tabella.
Principali partner commerciali dell’Italia nel settore della nautica da diporto.
%Import su %Export su
Paese Import Export
tot. UE tot. UE
Francia 232.426.261 281.260.942 48.64% 27.58%
Regno Unito 98.438.151 173.697.182 20.60% 17.03%
Germania 36.017.551 27.603.200 7.54% 2.71%
Spagna 33.170.757 97.985.134 6.94% 9.61%
Grecia 2.713.815 77.333.106 0.57% 7.58%
Unione Europea 477.829.944 1.019.773.110 84.29% 64.51%
Infine nella tabella sotto è rappresentato il saldo complessivo della bilancia commerciale dell’Italia
per il settore nautica da diporto per gli anni 2006,2007 e 2008. Dalla tabella emerge chiaramente il
saldo positivo della bilancia commerciale italiana, segno del ruolo e del potere di mercato che
l’industria nautica italiana esercita a livello mondiale.
Anno 2006 2007 2008
Bilancia
1.001.907.397 1.166.615.282 1.359.457.084
commerciale
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1.7. L’evoluzione attuale del settore: problemi e possibili soluzioni
Per concludere la panoramica generale sul settore nautico italiano, non possono essere trascurati i
problemi attuali che incidono sul suo andamento e sulle sue prospettive di sviluppo.
Per anni il settore nautico ha registrato tassi di crescita di assoluto rilievo, unici nel panorama
manifatturiero italiano, fino a conquistare la leadership mondiale nel segmento della costruzione di
yacht. Attualmente la metà degli ordini di grandi imbarcazioni al mondo sono di cantieri italiani.
Tuttavia il settore nautico, a partire dall’ultimo trimestre del 2008, sta attraversando un momento di
crisi dovuto essenzialmente alla mancanza di commesse. Gli ordini in questo momento sono in
caduta libera a seguito della crisi mondiale e sul mercato ci sono navi in numero superiore al 50%
del fabbisogno. Molti cantieri si sono visti annullare gli ordini e in questo momento ci sono
armatori che cercano di acquisire a prezzi stracciati le navi invendute; tutto questo incide
negativamente sul mercato e rallenta la ripresa degli ordini.
Ad aggravare la situazione la crescente concorrenza dei settori cantieristici dei Paesi asiatici (Cina e
Vietnam su tutti) in grado di produrre a costi sensibilmente più bassi e maggiormente agevolati e
tutelati dalle normative locali.
Per contrastare tale situazione di crisi, la soluzione più appropriata è quella di puntare non sul
contenimento dei costi (per l’Italia sarebbe comunque impossibile competere con i Paesi asiatici)
ma sulla tecnologia, lo stile, l’alta qualità e l’elevata professionalità degli addetti. Un elemento
essenziale in cui si distingue la cantieristica nazionale è infatti la capacità di organizzazione e di
esaltare la qualità e le capacità dei subappaltatori, spesso aziende artigianali di piccola/media
dimensione, che riescono a dare eccellenza e raffinatezza alla loro produzione.
Nel contempo i cantieri devono spingere ed investire su prodotti con caratteristiche innovative e
rinnovare anche il processo produttivo, puntando su rispetto dell’ambiente, consumi e sicurezza.
Un ruolo essenziale nella ripresa del settore lo hanno gli organi istituzionali che devono creare
strumenti per lo sviluppo dell’industria cantieristica. Sempre, ma in questo momento in maniera
decisiva, il credito e gli strumenti finanziari hanno un ruolo strategico; diventa cioè fondamentale,
per garantire le commesse e lo sviluppo del settore cantieristico, disporre di strumenti finanziari
agili e certi nell’entità e nella disponibilità. Qualche passo in tal senso è stato compiuto; di seguito
sono riportati i punti principali dell’Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00203, pubblicato il 18
novembre 2009, nel quale il Senato analizza la crisi del settore e indica le possibili soluzioni.
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Fonte informazioni: www.studiocasanieassociati.it “La cantieristica italiana panorama e prospettive” e “L’alta
tecnologia può salvarci”.
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Il Senato,
premesso che:
la crisi della cantieristica, per la intrinseca natura internazionale del settore navale e per la stretta
interdipendenza dei suoi segmenti, ha oggi una dimensione globale;
anche nel settore “nuove costruzioni” la domanda mondiale ha registrato una forte contrazione (in
particolare nel comparto standard gli ordini sono scesi in un anno del 46 per cento, mentre quelli
nel comparto high tech del 59 per cento);
la crisi del settore è definitivamente esplosa nei primi mesi del 2009 con una riduzione della
domanda di nuove navi di oltre il 90 per cento secondo i dati della Community of european
Shipyards association (CESA);
considerato che:
la cantieristica italiana ed europea, che non poteva restare immune dall’onda della crisi, dovuta
senz’altro a fattori globali comuni a tutta l’economia, ha subìto anche i contraccolpi di una
aggressiva politica economica messa in atto dai Paesi del sud-est asiatico i quali, dopo aver
conquistato nel periodo del boom una grande fetta di mercato, hanno messo in atto grossi
meccanismi protezionistici con finanziamenti statali e crediti agevolati;
il programma appena varato dal Governo cinese per il sostegno del settore cantieristico ha lo scopo
principale di indurre le strutture finanziarie ad aumentare il credito nei confronti degli acquirenti
che si rivolgeranno a cantieri di quel Paese, garantendo così la domanda di navi stimolando l'intero
settore navale cinese e ciò a detrimento del resto del mondo e dell'Europa in particolare. Il
programma prevede, inoltre, l'applicazione di politiche che incoraggino la rottamazione e
l'aggiornamento tecnologico delle vecchie navi nonché l'eliminazione delle petroliere a singolo
scafo;
la contrazione della domanda globale è comunque un dato di fatto dal quale non si potrà
prescindere nel breve e medio termine per cui l’Europa, che non ha potuto beneficiare di misure di
sostegno economico uguali o equivalenti a quelle del sud-est asiatico, si troverà a pagare un prezzo
ancora più alto con il rischio di chiusura di molti operatori medio-piccoli e la dismissione di grosse
fette azionarie di aziende storiche del settore cantieristico, a favore di operatori asiatici, con
ripercussioni negative sull’occupazione e sull’intera economia di Paesi europei che, per motivi
geografici, avevano fatto del navale un settore di punta;
ogni tentativo di creare un polo cantieristico europeo è finora fallito e i pochi grandi gruppi
industriali privati europei rimasti sono attualmente incapaci di reggere il confronto con i colossi
orientali;
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