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INTRODUZIONE
Sin dai primi insediamenti nel Nuovo Continente, la religione si è affermata
come un elemento fondamentale per garantire la coesione delle comunità e nel tempo
ha contribuito a forgiare l‟identità dell‟intera nazione degli Stati Uniti.
L‟importanza dell‟analisi del ruolo che da sempre la fede ricopre nella società
americana è stata confermata dagli innumerevoli studi che, a partire dalla metà del
XIX secolo, sono stati prodotti sull‟argomento. Oggi, essa influisce in modo attivo in
vari ambiti della vita sociale, compresa la politica. La rinascita dell‟attivismo
religioso, seguita alle mobilitazioni degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, si
è rivelata un fattore molto importante, rappresentando una svolta che ha cambiato
sia i temi sia i metodi della partecipazione al dibattito politico. In seguito a questo
cambiamento, l‟elettorato religioso ha cominciato a concentrare la sua attenzione su
problematiche di carattere morale (le c.d. moral issues), coordinando a livello
nazionale la propria azione.
L‟oggetto della nostra ricerca è la valutazione della misura in cui la religione è
stata determinante nel definire la collocazione politica degli americani nelle elezioni
presidenziali del 2008, come pure dell‟influenza della parte più religiosa della
popolazione sull‟elaborazione e sull‟attuazione delle politiche dell‟amministrazione
Obama.
Al fine di offrire una panoramica più completa sulla realtà americana attuale,
abbiamo ritenuto opportuno analizzare brevemente l‟evoluzione storica del ruolo
della religione nella società e nella politica del Paese. Nel primo capitolo ci occupiamo
dell‟influenza che il sentimento religioso ha avuto sulla nascita della nazione. In
particolare, ci soffermiamo sul ruolo delle colonie del New England, le cui comunità
presentavano alcuni caratteri peculiari che si estesero poi all‟intera società
americana. L‟importanza della fede in questo contesto storico è testimoniata inoltre
dal susseguirsi di periodici risvegli religiosi, in cui la critica sociale si è coniugata in
6
modo molto efficace alla predicazione religiosa; il primo di questi, agli inizi del
Settecento, ha originato il movimento riformatore noto come Evangelicalismo.
La seconda parte del capitolo è dedicata alla genesi della Carta costituzionale,
nella quale tanto le correnti di pensiero religiose quanto quelle laiche si rivelarono
molto importanti, in particolare nella definizione del rapporto tra Stato e religione
delineato nel Primo Emendamento. In base alle disposizioni in esso contenute,
vennero stabiliti due principî fondamentali: la separazione tra Stato e Chiese ed il
diritto di esercizio della libertà religiosa.
Data la grande importanza ricoperta dalle decisioni giurisprudenziali nei Paesi
di common law, nel secondo capitolo vengono esaminate le più importanti decisioni
della Corte Suprema in materia. Attraverso le sue decisioni, essa ha contribuito
attivamente a delineare i caratteri del separatismo americano (che, a differenza di
quello francese, prevede la separazione dalle Chiese, non dalla religione) ed i limiti
imposti all‟esercizio della libertà di religione. La seconda parte del capitolo analizza le
linee interpretative adottate nel tempo da parte dei giudici.
L‟oggetto del terzo capitolo è lo studio della relazione tra politica e religione
negli Stati Uniti, con particolare attenzione al ruolo della fede nelle elezioni
presidenziali del 2008. Una prima parte si occupa della ricostruzione storica della
partecipazione dell‟elettorato religiosamente orientato e dell‟evoluzione nel tempo
della sua collocazione politica. Questa, un tempo fondata sull‟appartenenza etnica o
confessionale, oggi risponde a logiche diverse, legate soprattutto alla frequenza con
cui gli elettori partecipano alle funzioni religiose (attendance).
Nel prosieguo del capitolo si esamina l‟influenza di questo parametro sulla
percezione delle moral issues e quindi sul voto degli americani. Tali questioni si sono
dimostrate negli ultimi decenni degli indicatori molto attendibili nello studio delle
dinamiche elettorali e per questo motivo è stato studiato il loro impatto sulla
campagna elettorale del 2008, dopo averne fornito un quadro storico.
La vittoria di Barack Obama ha rappresentato una pietra miliare nella storia
degli Stati Uniti; per la prima volta è salito alla Casa Bianca un afroamericano,
proveniente da una famiglia non cristiana. Il quarto capitolo tratta quindi della sua
presidenza in rapporto al fattore religioso, inteso in senso lato. Una prima parte
esamina il suo particolare rapporto con la fede e ripercorre il percorso che lo ha
portato ad abbracciare, in età ormai adulta, la religione cristiana. Tale processo gli ha
7
consentito di sviluppare un peculiare distacco nei confronti degli insegnamenti
religiosi, tale da permettergli un approccio equilibrato nei confronti delle moral
issues.
La seconda parte del capitolo, infine, analizza le sue prese di posizione in
merito a problematiche sensibili (come la riforma sanitaria, l‟aborto, l‟immigrazione
clandestina ed i rapporti con la minoranza musulmana), soffermandosi infine sulla
valutazione data dall‟elettorato religiosamente orientato sul suo governo.
9
CAPITOLO 1
Il periodo coloniale
1. Il ruolo della religione nella formazione delle colonie
nordamericane
A cavallo tra il XVI e XVII secolo la colonizzazione del Nuovo Continente
conobbe una sensibile accelerazione dovuta ai cambiamenti economici, politici e
sociali che stavano interessando l‟Europa intera e, in particolar modo,
l‟Inghilterra.
Dopo la sconfitta dell‟Invincibile Armata spagnola nel 1588, la Corona
inglese poteva a pieno titolo considerarsi l‟unica potenza europea in grado di
lanciarsi alla conquista dell‟Atlantico: i fiorenti commerci del regno
elisabettiano garantivano la disponibilità di capitali, il declino dell‟economia
rurale tradizionale forniva masse di contadini disoccupati, la flotta inglese era
ormai senza eguali.1 Ad ingrossare le fila di coloro che decidevano di
attraversare l‟oceano per tentare la fortuna si aggiunsero presto gruppi sempre
più numerosi di dissidenti religiosi in fuga dalla madrepatria, dove il clima di
intolleranza raggiunse all‟inizio del XVII secolo livelli insostenibili. Le prime
colonie nate sulle coste nordamericane erano dunque a forte connotazione
religiosa, dal momento che la quasi totalità degli emigranti erano protestanti
inglesi.2 Per comprendere come si sia creata tale situazione ci pare opportuno
1
G. Maranini, La Costituzione degli Stati Uniti d‟America, Rubettino, Soveria
Mannelli, 2003, p. 72.
2
D. Mauk e J. Oakland, American Civilization. An introduction (Fourth Edition),
Routledge, Londra, 2005, p. 303.
10
ripercorrere i principali avvenimenti che hanno contribuito a trasformare la
società europea del tempo.3
1.1 La Riforma protestante in Europa continentale e in
Inghilterra.
Agli inizi del XVI secolo l‟unità del Cristianesimo occidentale era
fortemente minata dal movimento di protesta sorto dopo la pubblicazione delle
novantacinque tesi di Lutero sul potere e l‟efficacia delle indulgenze (1517).
Bersaglio principale della protesta era la Chiesa cattolica, la cui politica e le cui
pratiche erano secondo lui sempre più lontane dagli insegnamenti della Bibbia e
sempre più vicine alla superstizione. La sua struttura gerarchica fortemente
accentrata metteva il credente in una condizione del tutto assimilabile a quella
di un suddito, obbligato ad obbedire in modo passivo al potere del clero più che
alla parola di Dio. Con la sua denuncia Lutero metteva in discussione per la
prima volta dopo quasi cinque secoli l‟autorità della Chiesa di Roma in campo
temporale e la supremazia del papa in campo spirituale, sancite da Gregorio VII
nel 1075 nel suo Dictatus Papae. Nonostante la protesta avesse in origine una
connotazione prettamente dottrinale, nel corso della sua espansione in Europa
fece proprie rivendicazioni di carattere politico che a seconda del contesto
assumevano sfumature diverse, così come diverse erano le conseguenze cui
diedero luogo.4
Nella successiva elaborazione delle sue tesi, Lutero sostituì la teoria delle
due spade, fatta propria dalla Chiesa medievale per giustificare la supremazia
papale,5 con quella di derivazione agostiniana in cui si contrapponevano chiesa
visibile e chiesa invisibile.6 La prima era quella materiale, che comprendeva tutti
3
Cfr. A. Giardina, G. Sabbatucci, V. Vidotto, Manuale di Storia vol. 2. L‟età moderna,
Laterza, Bari, 1997, pp. 34-49.
4
Per approfondimenti cfr. F. Ruffini, Relazioni tra Stato e Chiesa. Lineamento storici e
sistematici, Mulino, Bologna, 1974, pp. 117-137.
5
Secondo tale dottrina, il papa avrebbe ricevuto da Cristo le “due spade” simbolo di
potere spirituale e potere temporale: il papa ed il clero governavano la Cristianità col
potere garantito dalla prima mentre lasciavano la seconda all‟imperatore, creando in
questo modo una sorta di subordinazione dell‟imperatore (o comunque di chi
esercitava il potere temporale) al papa e del diritto civile a quello canonico.
6
J. Witte, Religion and the American constitutional experiment, Second Edition,
Westview Press, Boulder, 2004, p. 7
11
i credenti, o tutti i battezzati, formalmente appartenenti alla Chiesa. La seconda
era la comunità dei santi, coloro cioè che vivevano la vita secondo gli
insegnamenti del Vangelo ed erano destinati alla salvezza. Di conseguenza
mentre i sacerdoti avevano il compito di predicare il Vangelo e governare la
comunità religiosa, i capi politici dovevano far rispettare le leggi, forgiate sugli
insegnamenti della Bibbia.7 Tale concezione trovò applicazione nella Pace di
Augusta del 1555 dove fu per la prima volta introdotto il principio del cuius
regio, eius religio, ovvero la possibilità per il principe di scegliere la religione
dei sudditi. La Riforma Luterana ebbe come effetto più diretto la
“territorializzazione” della fede.8
Una seconda corrente riformatrice, quella anabattista, poneva invece
l‟accento sulla necessità di separare la materia spirituale da quella temporale sia
dal punto di vista teologico sia da quello materiale. Gli anabattisti facevano
proprio quanto indicato da San Paolo, creando un vero e proprio “muro di
separazione” tra se stessi ed il resto della comunità; in questo modo essi
potevano vivere secondo i principi biblici di semplicità, carità ed ospitalità in
piccole comunità caratterizzate da un elevato tasso di democrazia interna. La
dottrina del battesimo volontario degli adulti modificava radicalmente la
posizione del credente nel suo rapporto con Dio, elevandolo da suddito ad attore
consapevole; un tale approccio era di fatto impensabile nell‟ottica cattolica, in
cui il papa e le gerarchie ecclesiastiche fungevano da insostituibile medium tra
l‟individuo e la divinità. La concezione della religione nella società anabattista
che risultava da questa particolare concezione era altamente “comunitarizzata”.9
Un ulteriore passo verso la democratizzazione della comunità dei fedeli fu
fatto dai seguaci di Calvino che, a partire dalla fine del XVI secolo, istituirono la
pratica di eleggere delle assemblee con potere limitato alla congregazione di
appartenenza, mentre nella Ginevra di Calvino i membri del concistoro erano
nominati e l‟autorità dell‟organo si estendeva ben oltre i confini della città. Tali
assemblee governavano la vita della congregazione attraverso una gestione di
tipo comunitario pur mantenendo nell‟organizzazione interna una certa
7
R. E. Wentz, American religious traditions. The shaping of religion in the United
States, Fortress, Minneapolis, 2003, pp. 128-129.
8
J. Witte, op. cit., p. 10 e F. Ruffini, Relazioni tra Stato e Chiesa, pp. 83-85.
9
J. Witte, op. cit., p. 11.
12
separazione delle funzioni civili e religiose. L‟evoluzione delle dottrine calviniste
e la loro diffusione in varie aree del continente diedero vita a diverse
denominazioni religiose accomunate dalla loro vocazione “congregazionalista”.10
Il clima di protesta non tardò a far sentire i suoi effetti anche oltre la
Manica dove da tempo i rapporti tra Corona e Papato erano tesi; come avremo
modo di approfondire nel prossimo paragrafo, la questione assunse qui un
carattere prevalentemente politico, tanto che si può parlare della Riforma
anglicana come di una sostanziale “nazionalizzazione” della fede cattolica.
È utile sottolineare che, al di là dei diversi contenuti di tipo teologico e
delle differenze tra i movimenti già brevemente delineati, il comune filo
conduttore della Riforma rimasero la centralità dell‟individuo e il fatto che essa
pose le fondamenta di innovazioni nel campo del governo civile della comunità.
Tipico della visione protestante è ad esempio la concezione dell‟uomo come
santo e peccatore allo stesso tempo: ogni uomo è figlio di Dio, perciò tutti
godono al suo cospetto di pari dignità indipendentemente dalla condizione
economica e sociale di ciascuno; ma l‟uomo è anche, per sua natura, incline al
peccato e per questo motivo bisognoso dell‟aiuto della comunità (famiglia o
Chiesa) per rimanere sulla retta via.
La conseguenza, tutt‟altro che banale, è che gli uomini sono considerati
uguali di fronte alle autorità politiche della comunità così come lo sono davanti
a Dio. Inoltre, poiché Dio ha concesso all‟uomo la libertà di esprimersi, di
credere e predicare il suo Vangelo, gli stessi diritti devono essergli concessi dallo
Stato; dal momento che l‟uomo è stato creato come essere sociale, lo Stato deve
assicurare ai sudditi la possibilità di organizzarsi in associazioni.11
Analogamente la dottrina del peccato ha influito sull‟organizzazione politica
della comunità: essendo l‟uomo naturalmente portato a peccare, il potere deve
essere esercitato in modo democratico e sottoposto a continui controlli, i
governanti devono sottostare a leggi ben definite ed essere punito o allontanati
con la forza nel caso violino la fiducia della comunità.12
10
Ibidem, p. 12.
11
J. Witte, op. cit., p. 13.
12
Ivi.
13
Come accennato, la versione inglese della Riforma non ebbe come
movente la contestazione di particolari principi dottrinali o teologici, quanto
piuttosto questioni pratiche inerenti alla gestione politica ed economica della
Chiesa inglese. Per questo motivo, in Inghilterra, l‟avanzamento della Riforma
fu segnato prevalentemente da iniziative prese dall‟alto, spesso in modo
unilaterale e lontano dal sentimento popolare.13
Nonostante i contrasti tra Papato e Corona si trascinassero da tempo e
riguardassero sostanzialmente l‟ingerenza papale in questioni considerate
troppo delicate (come la nomina di vescovi o la riscossione di tasse) per essere
affidate ad un capo di Stato straniero, quale era considerato il pontefice, la
definitiva quanto repentina rottura avvenne durante il regno di Enrico VIII
(1509-47), in seguito ad una polemica innescata dalla singolare vita
sentimentale del monarca: al rifiuto da parte del papa di riconoscere la nullità
del matrimonio contratto con Caterina d‟Aragona, incapace di dare alla luce un
erede maschio, seguì la scomunica quando questi chiese al nuovo Arcivescovo di
Canterbury, Thomas Cranmer, di proclamare l‟invalidità del vincolo e decise di
sposare ugualmente Anna Bolena (1533).14 A partire da quel momento furono
emanati dal Parlamento inglese diversi decreti che miravano a stabilire
l‟autorità suprema del re in materia religiosa a scapito di quella del papa,
indicato come nemico della nazione. Tra questi vi furono l‟Act of Supremacy del
1534, con cui Enrico divenne capo della Chiesa d‟Inghilterra, e il Treasons Act,
dello stesso anno, che puniva con la morte chi non gli riconosceva tale titolo. Nel
1535 in base a questo decreto fu giustiziato, tra gli altri, l‟ex Lord Cancelliere
Tommaso Moro. A differenza di quanto accaduto nel resto d‟Europa, dove il
movimento aveva un carattere popolare e spontaneo, in Inghilterra la Riforma
prese il via per volere del Sovrano rispondendo a motivazioni economiche e
politiche.15
13
R. E. Wentz, op. cit., pp. 45-46.
14
Con l‟Atto di Successione del 1533 (Act of Succession 1533 o First Succession Act) il
Parlamento dichiarò nullo il matrimonio con Caterina (tagliando dalla linea di
successione la figlia Maria) mentre Elisabetta, figlia di Anna, fu dichiarata erede
legittima al trono.
15
F. Benigno, L‟età moderna. Dalla scoperta dell‟America alla Restaurazione, Laterza,
Bari, 2008, pp. 80-81.
14
Alla morte del re, salì al trono, all‟età di soli nove anni, suo figlio
Edoardo, nato dall‟unione con Jane Seymour, la terza delle sei mogli di Enrico
VIII. Sebbene piuttosto breve, il regno di Edoardo VI (1547-53) si rivelò molto
importante dal punto di vista della Riforma; un grande potere fu affidato al
ricordato Thomas Cranmer, che si impegnò a trasformare la Chiesa
d‟Inghilterra, fino ad allora una semplice variante nazionale della Chiesa
cattolica, in un‟entità altra. Alla soppressione degli ordini monastici, cominciata
sotto il regno del defunto sovrano, seguirono una ancor più determinata politica
di confisca delle proprietà ecclesiastiche e l‟abolizione di una serie di pratiche
considerate medievali e figlie della superstizione, quali ad esempio l‟adorazione
delle immagini sacre o la celebrazione del Natale. L‟ultimo incisivo passo
intrapreso sotto il regno di Edoardo fu, nel 1549, la sistematizzazione della
liturgia anglicana nel Libro della preghiera comune (Book of Common Prayer),
che attraverso vari rimaneggiamenti è arrivato fino ai nostri giorni; lo scisma
anglicano assumeva ora una connotazione più propriamente religiosa,
avvicinando la Chiesa d‟Inghilterra al Protestantesimo.16
Dopo una pausa durante il brevissimo regno di Maria I (1553-58), regina
cattolica ostile al protestantesimo e decisa a cancellare l‟operato del fratello
Edoardo, lo zelo innovatore raggiunse il suo apice con la regina Elisabetta I
(1558-1603) che inaugurò una nuova stagione di riforme e di lotta al dissenso.17
Nel 1559 ottenne dal Parlamento l‟approvazione dell‟Act of Uniformity e dell‟Act
of Supremacy, coi quali stabilì in modo netto l‟indipendenza della Chiesa
d‟Inghilterra e la sua contrapposizione dalla Chiesa di Roma. Il primo
reintrodusse il Libro della preghiera comune, voluto dal fratello Edoardo ma
caduto in disuso durante il regno di Maria, stabilì l‟obbligo di partecipare alle
funzioni religiose anglicane, pena una multa, e introdusse il reato di alto
tradimento per coloro che riconoscevano l‟autorità di capi di Stato stranieri
(alludendo evidentemente al Papa). Il secondo invece istituì il titolo di Supremo
Governatore (Supreme Governor) della Chiesa d‟Inghilterra, al posto di Capo
Supremo (Supreme Head), e vietò l‟uso degli ornamenti e del vestiario tipici
16
C. Capra, Età moderna, Le Monnier, Firenze, 1996, pp. 90-91.
17
A. Giardina, op. cit., pp. 155-156.
15
della tradizione cattolica. Da quel momento le chiese del regno avrebbero
dovuto spogliarsi delle loro ricchezze e seguire un nuovo cerimoniale unificato.18
Questi cambiamenti furono spesso accolti con ostilità da parte del clero,
ma Elisabetta fu sempre ferma nelle sue scelte e rimosse tutti coloro che si
rifiutavano di giurarle fedeltà, tra i quali la quasi totalità dei vescovi che vennero
sostituiti con funzionari di suo gradimento. Si formarono inoltre delle fratture
tra coloro che premevano per una presa di posizione più netta in senso
riformatore e coloro che, al contrario, non volevano abbandonare alcuni aspetti
della confessione cattolica, pur essendo favorevoli alla svolta anglicana.19
In questo clima cominciarono a manifestarsi le prime tensioni tra i
diversi gruppi e la situazione non migliorò col successore di Elisabetta I,
Giacomo Stuart (1603-1625). Nonostante il re avesse cercato di promuovere un
clima di distensione e tolleranza verso le minoranze, dopo la Congiura delle
polveri i cattolici diventarono oggetto di una nuova e più aspra ostilità.20 Il
Popish Recusants Act del 1606 vietò ai cattolici l‟esercizio di alcune professioni,
come quelle di medico ed avvocato, e prescrisse l‟obbligo di giurare fedeltà al re
d‟Inghilterra e di fare la comunione almeno una volta all‟anno in una chiesa
anglicana, pena una forte multa in denaro e la confisca di parte dei
possedimenti. Tuttavia, nella realtà questo atto, pur molto severo, mirava ad
ottenere una mera obbedienza esteriore, lasciando libertà di coscienza agli
individui; Giacomo infatti si rivelò tollerante nei confronti di quei cattolici che,
pur non rinunciando alla loro fede, si impegnassero a giurargli fedeltà ed a
comportarsi secondo i canoni anglicani in pubblico, confermando il suo
interesse nei confronti dell‟uniformità religiosa piuttosto che interessarsi di
questioni dottrinali.21
Giacomo riteneva che la situazione fosse soddisfacente e che gli sforzi
dovessero concentrarsi sul mantenimento dello status quo, limitando il dissenso
all‟interno della Chiesa stessa. Per questo motivo già nel 1603, anno del suo
18
F. Benigno, op. cit., pp. 108-110.
19
C. Capra, op. cit., pp. 140-144 e A. Giardina, op. cit., pp. 157-158.
20
Il Gunpowder Plot è il fallito attentato del 1605 contro i membri del Parlamento
riuniti nella Camera dei Lords. Scoperti grazie ad una segnalazione anonima, i
cospiratori cattolici furono arrestati e, dopo un breve processo, condannati a morte.
21
F. Benigno, op. cit., p. 178.