Introduzione
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Il lavoro si articola in due parti: la prima di carattere
bibliografico è incentrata su legami finanza e
sviluppo, quindi sull’evoluzione del ruolo della banca
nello sviluppo locale. L’evoluzione delle relazioni
banca sistemi territoriali d’impresa è sviluppato, anche
attraverso la discussione dell’analisi svolta su questo
tema nel testo di Pietro Alessandrini intitolato “La
banca in un sistema locale di piccole e medie
imprese”. Dalla discussione emerge un recente
ragionamento sulle banche di credito cooperativo, e
sulla differenza di comportamento tra banca di
piccola dimensione radicata territorialmente, e
banca di livello nazionale.
La seconda parte è strutturata attraverso un’indagine
diretta sul territorio della provincia di Avellino. Si tratta
di un’area particolare in cui i tentativi fatti per far
decollare lo sviluppo si sono susseguiti numerosi nel
tempo senza però mai realizzare l’obiettivo dello
sviluppo locale. In questo scenario si è tentato di
Introduzione
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sottolineare l’importante contributo del sistema
bancario chiamato più volte ad intervenire
fattivamente soprattutto in queste zone, in un periodo
caratterizzato tra le altre cose da profondi mutamenti
che hanno interessato proprio le nostre banche.
L’indagine diretta è stata condotta attraverso
interviste semistrutturate a interlocutori privilegiati,
quali dirigenti delle principali banche operanti in loco,
e ,quindi, attraverso questionari ad imprenditori del
distretto conciario di Solofra. Si comincia col riportare
le testimonianze di funzionari di un istituto bancario
molto radicato in Irpinia , quindi quelle di funzionari di
istituti bancari presenti in Irpinia ma radicati su tutto il
territorio nazionale. L’obiettivo è quello di evidenziare i
punti in comune ma soprattutto le differenze del
comportamento di una banca locale rispetto ad
un'altra, nazionale, nel delicato rapporto con le realtà
imprenditoriali irpine. Si è poi proceduto all’intervista di
un noto imprenditore del settore della concia delle
Introduzione
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pelli di Solofra, nonché presidente dei Giovani
Imprenditori della provincia di Avellino al fine di
sentire anche il versante della domanda di servizi ed
evidenziare i punti di convergenza ma soprattutto
quelli di disaccordo. Infine, tramite questionario, sono
stati ascoltati i punti di vista di altri nove imprenditori
del settore della concia delle pelli di Solofra per poter
poi trarre le dovute conclusioni e vedere se nel
rapporto banca impresa qualcosa sta cambiando
allo scopo di rendere, come è giusto, le banche
coautori nello sviluppo locale. La possibilità di rivolgersi
ad imprenditori di un distretto industriale, quindi di un
ispessimento localizzato, è di particolare interesse in
quanto comportamenti collaborativi sono più
probabilmente attuabili con specializzazioni
produttive, piuttosto che con frammentazione del
tessuto produttivo.
Capitolo 1 – Il rapporto banca-impresa per lo sviluppo locale
CAPITOLO PRIMO
Il rapporto banca-impresa per lo sviluppo locale.
SOMMARIO: 1. Finanza e sviluppo – 2. L’evoluzione del ruolo dell’attore
banca nello sviluppo locale – 3. L’evoluzione delle relazioni banca-sistemi
territoriali d’impresa – 4. Alcuni possibili risvolti per lo sviluppo locale: i
rapporti tra piccole e medie imprese e credito cooperativo.
1. Finanza e sviluppo.
L’evidenza di un legame forte tra crescita economica e sviluppo
dei mercati finanziari è tutt’altro che recente; essa era stata
oggetto di analisi sistematica durante gli anni ’60, anche se non
mancano in precedenza analisi che pongono in relazione lo
sviluppo di un paese con l’evoluzione delle sue istituzioni
finanziarie. Parallelamente alla crisi del sistema bancario italiano,
in particolare delle aziende di credito meridionali, si è discusso
sui possibili futuri assetti del nostro sistema creditizio e sulle
conseguenze che questi potranno avere sullo sviluppo delle
regioni meridionali. Secondo Fabrizio Zilibotti teoria ed analisi
empirica dimostrano che una riduzione dei costi di
intermediazione facilitano lo sviluppo di un paese in termini di
maggiore produttività del capitale. Nell’analisi empirica svolta su
Capitolo 1 – Il rapporto banca-impresa per lo sviluppo locale
10
un campione di circa ottanta paesi l’autore utilizza come misura
del costo di intermediazione la differenza tra il rendimento
corrisposto dalle banche ai risparmiatori ed il costo del credito
per le imprese. Da ciò risulta che le istituzioni finanziarie
inducono ad una migliore allocazione delle risorse produttive.
Inoltre, lo sviluppo dei mercati finanziari ha avuto un effetto
propulsivo sulla crescita attraverso una progressiva riduzione
dell’inefficienza monopolistica che caratterizzava il nostro
sistema creditizio. Alla base di questo ragionamento vi è l’ipotesi
che esistano costi di transazione e che l’attività di
intermediazione finanziaria consista nell’offrire servizi in grado
di ridurre tali costi. Ora, se l’esistenza di imperfezioni sul
mercato finanziario fa sì che l’economia sia caratterizzata da
produttività crescente ed è vero che l’estensione dell’attività di
intermediazione si traduce in un aumento della concorrenza, la
riduzione dei costi di intermediazione si tradurrà in una crescente
produttività poiché le imprese adotteranno tecniche più intensive
di capitale “esterno”, la cui produttività è maggiore di quella del
capitale locale. Questa conclusione è coerente con l’evidenza
empirica secondo cui il rapporto tra il volume di attività
finanziarie ed il prodotto nazionale cresce durante le fasi di
sviluppo economico.
Nel legame crescita economica e sviluppo finanziario particolare
rilievo assume anche il lavoro di Marco Da Rin e Thomas
Hellmann sul ruolo dell’attore banca nel coordinamento
strategico degli investimenti: dal momento che, il processo di
sviluppo per aver luogo richiede la realizzazione di una massa
Capitolo 1 – Il rapporto banca-impresa per lo sviluppo locale
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critica di investimenti, la banca diventa protagonista della crescita
economica poiché essa attraverso i termini e le condizioni del
prestito può invogliare o meno le imprese ad investire. Per fare
ciò la banca deve in primo luogo essere sufficientemente grande
in modo da finanziare un numero sufficiente di imprese ed avere
un discreto potere di mercato per distribuire meglio i costi relativi
alla sua attività di coordinamento: in questo modo la banca può
offrire un numero cospicuo di contratti finanziariamente
favorevoli in modo tale da indurre un numero abbastanza grande
di imprese ad investire. Si creerebbe così una massa critica di
domanda che indurrebbe altre imprese ad investire a loro volta. In
secondo luogo va sottolineato l’elevato grado di informazione di
cui una banca dispone il che si traduce in una riduzione dei costi
di identificazione delle imprese da coordinare. La banca è dunque
l’agente di coordinamento per eccellenza in un sistema
economico poiché data la sua attività di razionamento del rischio
riesce ad avere numerosi contatti con altrettante imprese
acquisendo un numero considerevole di informazioni senza
ulteriori costi aggiuntivi. In questo modo risulta più semplice per
i manager bancari svolgere il ruolo di consulenti per le imprese di
cui assorbono totalmente i compiti di direttore finanziario. Le
importanti conclusioni di questa analisi sono contenute tutte nella
cosiddetta teoria del “big push” secondo la quale per un sistema
economico può risultare difficile uscire dalla trappola del
sottosviluppo in mancanza di coordinamento e fiducia degli
investitori. Ma, nell’attività di coordinamento, oltre alla banca
possiamo trovare anche il governo; quest’ultimo mediante
Capitolo 1 – Il rapporto banca-impresa per lo sviluppo locale
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partecipazioni al capitale di banche pubbliche può esercitare un
considerevole influsso sulle decisioni di concessione di prestiti
alle imprese. Questo fenomeno da un lato ha raccolto pareri
favorevoli in termini di garanzia per la banca creditrice in caso
d’insolvenza dell’impresa affidata, con fondi che il governo
ottiene mediante ulteriore tassazione dei redditi d’impresa,
dall’altro pareri contrari da parte di chi considera con forti
preoccupazioni una così evidente commistione tra potere politico
e potere finanziario; oltretutto, e qui troviamo il punto cruciale
dell’analisi di Da Rin ed Hellmann, le istituzioni private (in
particolare le grandi banche) possono meglio di quelle pubbliche
svolgere l’importante funzione di coordinamento. A sostegno di
questa tesi vengono menzionati alcuni casi storici in cui le banche
hanno avuto un ruolo significativo nel processo di
industrializzazione: stiamo parlando dell’industrializzazione di
tre paesi europei, (Belgio, Germania ed Italia) nel XIX secolo, e
di due paesi asiatici (Corea del Sud e Giappone) nel nostro
secolo. Essi dimostrano l’importante ruolo di grandi banche
operanti in mercati finanziari oligopolistici nella realizzazione di
un “big push” economico. Il vantaggio delle banche, rispetto ad
altre istituzioni risiederebbe nella loro maggiore capacità di
interagire con le imprese operando sulle caratteristiche dei
contratti di prestito, sia attraverso crediti a basso costo sia
offrendo garanzie sull’investimento.
Un breve cenno merita a questo punto l’analisi svolta da Fabrizio
Mattesini sull’intervento pubblico nella crescita economica; essa
si traduce in genere in investimenti in infrastrutture e in imprese
Capitolo 1 – Il rapporto banca-impresa per lo sviluppo locale
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pubbliche, ma la forma più interessante resta quella del credito
agevolato. Esso non è solamente un intervento nelle zone
considerate depresse ma è anche e soprattutto uno strumento di
sviluppo in quanto modificando la domanda e l’offerta di credito
sopperisce alle imperfezioni dei mercati finanziari; ergo, in linea
generale, l’intervento pubblico sul mercato del credito è
potenzialmente in grado di stimolare il processo di crescita
economica. Infatti, secondo l’autore, l’intervento pubblico sul
mercato può avvenire o con concessioni di garanzie su prestiti
che equivale ad un’assicurazione parziale degli intermediari
contro il rischio di fallimento delle imprese, o con sussidi sugli
interessi; in entrambi i casi l’intervento deve essere finanziato
con imposte non distorsive sugli intermediari. La principale
conclusione raggiunta dall’autore è che una garanzia sui prestiti si
traduce in crescita economica poiché genera una migliore
allocazione del risparmio esistente e ciò, a sua volta, crea la
possibilità di un aumento dei risparmi ed un maggiore stock di
capitale da accumulare nei periodi successivi. Infatti, la garanzia
sui prestiti fa diminuire sensibilmente il numero di imprese che
dichiarano fallimento ed inducono le banche ad offrire un
maggiore ammontare di credito. Ciò, a sua volta, fa aumentare il
livello di produzione dei redditi cosicché un maggiore ammontare
di risorse sarà disponibile per i periodi successivi. Inoltre questo
tipo di intervento ha anche un altro importante effetto: quello di
ridurre sensibilmente i costi di monitoraggio a seguito della
riduzione del numero delle imprese che falliscono.
Capitolo 1 – Il rapporto banca-impresa per lo sviluppo locale
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A risultati opposti invece si giunge quando lo strumento di
intervento pubblico sul mercato è il credito agevolato: in questo
caso il sussidio riduce il costo del credito alle imprese facendone
aumentare la domanda, ma allo stesso tempo gli intermediari
dovranno pagare un’imposta che li indurrà a ridurre la quantità di
credito offerta. Dato che quest’ultimo aspetto prevale sul primo,
l’ammontare di credito scambiato sul mercato sarà sempre
inferiore a quello che si sarebbe avuto in assenza di intervento
pubblico. A tale proposito menzioniamo i risultati di una
approfondita analisi sulla nuova politica di incentivi nel
Mezzogiorno a cura di Alfredo Del Monte; l’autore richiama
innanzitutto le principali critiche mosse alla precedente
legislazione al fine di valutare in quale misura di esse si sia tenuto
conto nel predisporre le nuove misure. Queste critiche riguardano
innanzitutto la macchinosità delle procedure e l’eccessiva
burocratizzazione degli istituti di credito speciale, con la
conseguente creazione di una classe di intermediari con forte
potere contrattuale in grado di generare rendite con conseguente
lievitazione dei costi amministrativi e di intermediazione per
ciascuna pratica. Ciò determinava un sovradimensionamento dei
progetti al fine di evitare le lunghe e costose procedure associate
con la presentazione di ulteriori domande di ampliamento.
Un'altra critica è mossa nei confronti dei contributi in conto
capitale e in conto interessi: questi favorivano settori e tecniche
ad alta intensità di capitale dando luogo ad un rapporto capitale
lavoro più elevato nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord. La
nuova politica, invece, si caratterizza per avere profondamente
Capitolo 1 – Il rapporto banca-impresa per lo sviluppo locale
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rinnovato il sistema degli incentivi alle aree depresse. I principali
cambiamenti riguardano le aree d’intervento, la differenziazione
delle aliquote sulla base dell’area territoriale e della classe
dimensionale, le modalità con le quali vengono calcolate le
sovvenzioni, l’introduzione di una graduatoria fra i progetti
basata su tre indicatori: il capitale investito, i posti di lavoro creati
e il rapporto tra valore dell’agevolazione massima ammissibile e
il valore dell’intervento. È proprio la logica seguita nella
formazione delle graduatorie che non convince l’autore sulla
possibilità di perseguire l’obiettivo della massimizzazione del
prodotto e quello della massimizzazione dell’occupazione. Se da
un lato essa convince su una migliore allocazione delle risorse,
evitando il problema della presentazione di progetti
sovradimensionati, dall’altro causa non poche perplessità sul fatto
che non si tiene conto in modo adeguato dell’efficienza dei
progetti. Un'altra critica è mossa nei confronti dell’istituzione di
un fondo di garanzia che se da un lato assiste le banche in caso di
insolvenza dall’altro non fa nulla in termini di maggiore
efficienza dei mercati creditizi poiché deresponsabilizza le
banche che non valuteranno meglio le capacità di reddito delle
imprese rispetto alle capacità patrimoniali.
Dopo aver documentato il ruolo dello sviluppo finanziario nella
crescita economica di interi paesi, scendiamo ad analizzare lo
stesso argomento a livello di economie locali; ancora una volta la
banca la fa da protagonista per due ordini di motivi: il primo è
che le banche sono più importanti nelle prime fasi dello sviluppo;
il secondo è che le banche sono la più importante fonte di
Capitolo 1 – Il rapporto banca-impresa per lo sviluppo locale
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finanziamento per le piccole imprese. Queste sono in pratica le
conclusioni più rappresentative venute fuori da interventi in
alcuni stati d'America e che come tali sono sicuramente valide
anche per zone in via di sviluppo come la nostra. Ciò che bisogna
sottolineare è la capacità delle banche di ridurre gli effetti
negativi delle asimmetrie informative; esse nascono
dall’incapacità del piccolo imprenditore di dimostrare la bontà del
proprio progetto di investimento alla banca la quale con
opportuni accorgimenti sul piano degli strumenti e delle
professionalità dovrebbe riuscire a capire quando un progetto è
meritevole di attenzione e quando non lo è. In questo modo si
eviterebbe di praticare condizioni di prestito uguali ma
vantaggiose per i progetti cattivi e svantaggiose per quelli buoni.
A tal proposito si evidenziano contatti più frequenti tra piccole e
medie imprese1 e piccole banche locali: queste ultime sono
caratterizzate da maggiore flessibilità nell’applicazione di
differenti condizioni di prestito a seconda delle caratteristiche del
progetto. Particolare riferimento viene fatto ad una particolare
realtà di banca locale: stiamo parlando delle banche di credito
cooperative.2 Esse nei paesi in via di sviluppo e, in particolare in
quelli a basso reddito costituiscono un importante intermediario
per quei settori che altrimenti non avrebbero nessun accesso al
credito. Un valido artefice del loro successo è sicuramente il
“peer monitoring” (monitoraggio tra pari): esso rende
responsabili tutti i membri della cooperativa per qualsiasi mutuo
in sofferenza, consente di raccogliere fondi al proprio interno tra i
1
Da ora in poi PMI.
Capitolo 1 – Il rapporto banca-impresa per lo sviluppo locale
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membri della cooperativa e di aumentare il tasso di interesse
pagato ai membri sulla parte del mutuo che essi stessi finanziano.
Tutti questi strumenti costituiscono un valido incentivo per un
monitoraggio efficace.3
Ma non finisce qui: le BCC sono sicuramente un valido incentivo
alla crescita di economie locali attraverso lo sviluppo di realtà
imprenditoriali che, altrimenti, potrebbero non trovare adeguato
finanziamento, nonostante la validità dei loro progetti di sviluppo.
Tutto questo è possibile grazie a tre caratteristiche principali delle
BCC:
– Sono generalmente banche locali profondamente inserite
nel tessuto produttivo dell’area in cui operano;
– Sono banche piccole;
– Essendo cooperative hanno obiettivi, incentivi e soprattutto
forme di controllo diverse dalle altre banche.
Queste caratteristiche si traducono in importanti vantaggi poiché
queste banche godono di un più stretto legame con i debitori e di
una loro più approfondita conoscenza. Infatti tutto il personale
delle BCC è caratterizzato da un basso grado di mobilità rispetto
alle altre banche cosicché hanno più tempo per raccogliere
informazioni sugli imprenditori locali. Ciò evidenzia una
maggiore capacità di monitoraggio sulle attività dei debitori
soprattutto se, come spesso accade, i debitori sono anche soci
della BCC. In tal caso il bagaglio di informazioni su cui la banca
può fare affidamento è davvero rilevante se si considera che il
2
Da ora in poi BCC.
3
DE GREGORIO J., il ruolo della banca locale. Un confronto internazionale, in Credito e
Sviluppo 1997 p. 59 SS. a cura di Cesarini F., Ferri G. e Giardino M.
Capitolo 1 – Il rapporto banca-impresa per lo sviluppo locale
18
processo di accettazione di un nuovo socio prevede
l’approvazione di tutti gli altri dopo aver valutato la credibilità e
soprattutto la qualità dell’aspirante socio. Infine c’è da
sottolineare l’esistenza di un senso di appartenenza della banca
alla comunità locale: questo spesso induce la clientela a preferire
le BCC alle altre banche dal momento che le prime, come
abbiamo già accennato, tendono a mantenere una presenza più
costante sul territorio e di conseguenza riescono a instaurare
rapporti di clientela più stabili.4
4
COSCI S. e MATTESINI F., credito e sviluppo nelle province italiane, in Credito e Sviluppo
1997 p. 89 SS. a cura di Cesarini F. Ferri G. e Giardino M.