Introduzione
L’immaginario evocato, nell’idea generale che di una città si possiede, è uno degli
aspetti che maggiormente condizionano il giudizio o la descrizione. Immagine letteraria e
modello urbano pertanto non sono due poli distinti e incomparabili fra loro, spesso anzi
seguono le stesse impressioni e le stesse suggestioni. Il seguente lavoro è incentrato
soprattutto sulla ricerca delle corrispondenze fra la città narrata e i modelli assunti nella
storia dell’urbanistica.
Si è notata infatti una straordinaria corrispondenza reciproca fra racconto sulla città e
modello ad essa riferito, perché essi rappresentano due aspetti di grande importanza
sintetica nella sua descrizione. Inoltre si sono notate relazioni che illuminano sulle scelta
di definizioni urbane che certamente dipendono dalla forma e dall’assetto della città, ma
che sono anche influenzate dall’aspetto immateriale delle sensazioni che essa suscita.
Si è riscontrato che i modelli, dati dalla storia dell’urbanistica, trovano
nell’immaginario collettivo urbano e nell’immagine letteraria di una città, una spiegazione
precisa, che ne amplia e ne rafforza il significato e ne evidenzia le sfaccettature.
Le definizioni tradizionali di centro storico, metropoli, megalopoli, città diffusa e altre
denominazioni adottate per la descrizione dell’organismo urbano, trovano una
corrispondenza nella città letteraria, in grado di fornire anche le sensazioni e le impressioni
che gli eventi urbani suscitano nell’autore ; queste vengono arricchite dalla grande
quantità di suggestioni e sfumature che la narrazione letteraria porta con sé ; viene così a
delinearsi un percorso che descrive la nascita l’espansione, l’esplosione ed il declino della
città.
Nel corso di questa analisi, si è notato come alcune città letterarie abbiano assunto il
vero e proprio ruolo di simbolo per alcune tipologie urbane, divenendone l’emblema.
Diventa inscindibile il rapporto fra il centro storico degli anni Cinquanta e le
descrizioni che Pratolini fa dei rioni fiorentini, emblematici di un tipo di popolazione
incapace di adeguarsi alle modificazioni portate all’assetto della società dalla guerra ; un
centro storico ancora legato a quella vita popolare di strada, basata sul concetto di vicinato
e di quartiere come unico scenario per la propria esistenza.
E’ impensabile parlare della periferia romana senza far riferimento alle storie di
borgata raccontate da Pasolini, che evidenziano quante e quali difficoltà si dovessero
Introduzione
affrontare in quel particolare momento storico, quando la città si trovava assediata dagli
abitanti di tutte le regioni in cerca di lavoro e fortuna nella capitale. La popolazione di
periferia ha così sviluppato un’aspra carica di violenza per reagire alla situazione di
sfruttamento ed emarginazione sociale, nonché all’estrema difficoltà delle condizioni di
vita nella borgata, abbandonata dal potere e isolata dai cittadini del centro.
E’ impossibile non fare riferimento a scrittori come Calvino prima, e alla Maraini poi,
quando si parla dei danni che la speculazione edilizia, gli abusi e l’incapacità gestionale
delle politiche urbanistiche hanno recato al nostro paese.
Non si può non pensare alla Barcellona di Montalban quando si parla del rilancio
dell’idea di centro storico che vive l’Europa in questo periodo, riproponendo le
suggestioni ed il patrimonio culturale ed evocativo che esso rappresenta, sia a livello
nazionale che a livello regionale.
Come è impossibile prescindere dalla narrazione degli scrittori europei che giunsero in
America e rimasero impressionati dalle proporzioni che, nel Nuovo Continente, la città
aveva assunto, e hanno descritto le proprie sensazioni. E’ riduttivo parlare della varietà
etnica della metropoli statunitense senza ascoltare la voce della letteratura degli immigrati
che mettono in luce l’altra faccia della città e l’ostilità dell’ambiente metropolitano, in
bilico fra il mantenimento delle proprie tradizioni etniche e l’assuefazione alle abitudini di
vita del nuovo mondo. Un romanzo può veramente esprimere la sensazione di solitudine e
di smarrimento che la metropoli esercita : è il caso della New York raccontata da Auster
che, evidenzia la segregazione personale che l’individuo metropolitano è costretto ad
affrontare, nonostante la sua quotidiana immersione nella folla.
Il sentimento di inadeguatezza alla città e alle sue dinamiche è messo in evidenza dal
filone di letteratura catastrofico, che vede la degenerazione del tessuto della città come
simbolo del disfacimento di qualsiasi tipo di rapporto sociale, base della vita solidale. Le
megalopoli contemporanee infatti non possono non ricordare le visioni apocalittiche
narrate in testi come “Blade Runner” di Dick che trasmette al lettore l’angoscia ed il
terrore che lo sviluppo della tecnica e l’espansione dell’organismo città provocano nella
mente umana.
Introduzione
Oltre ai testi noti, hanno contribuito allo svolgimento della ricerca anche romanzi meno
conosciuti come “Milanesi non si nasce” di Vito Piazza, che descrive in maniera molto
realistica ed originale la vita nei quartieri periferici della Milano d’oggi, mettendo in luce
le tante contraddizioni della città moderna.
Il romanzo, affiancato agli studi fatti sulla città e sul territorio, contribuisce a formarne
un’immagine che ne manifesta la complessità, ma nello stesso tempo ne evidenzia la sua
vitalità. Inoltre dà molto peso alla percezione della città da parte dei suoi abitanti.
I testi di analisi del processo urbano che sono stati studiati e consultati sono molto
attenti non solo all’analisi della forma urbana, ma anche alle sensazioni che essa reca
all’osservatore, offrendo un’immagine legata anche agli stimoli che essa suscita. Alcuni di
essi evidenziano in primo piano la relazione fra immagine della città e rappresentazioni
che derivano da altri ambiti disciplinari che si avvicinano alla sensibilità della
popolazione, osservando l’importanza di un rapporto collaborativo fra urbanistica ed altre
scienze, per ottenere contributi che le mere analisi quantitative non sono in grado di
fornire, per l’osservazione e la progettazione della città e del territorio.
Si è osservato che la disciplina urbanistica si avvale di indicatori di tipo quantitativo :
dati provenienti da indagini statistiche riguardanti l’andamento demografico, indicatori di
tipo economico e sociale. Lo scopo della disciplina è avere la massima oggettività per ciò
che riguarda i parametri di analisi urbana, di modo che essi rappresentino il punto di
partenza per qualsiasi progetto di intervento a scala urbana e territoriale.
La scienza urbanistica però non è nata sulla base di analisi disciplinari dotate di
completezza interna, piuttosto essa è il risultato di una serie di studi fatti da esponenti di
ambiti disciplinari diversi : di tipo culturale, sociale ma anche e soprattutto di tipo igienico
sanitario. Pertanto la letteratura che si forma sulla disciplina urbanistica, si avvale di
contributi eterogenei e mira a dare completezza ed oggettività a un campo di indagine che
interessa diverse branche del sapere.
Lo studio sulla città non comprende solo indagini di tipo statistico, che possono quindi
attribuire all’organismo urbano gli indicatori quantitativi indispensabili per l’analisi
urbana e territoriale, la programmazione, il progetto. Entrano in gioco indicatori di tipo
qualitativo che comprendono una serie di osservazioni mirate alla valutazione e alla
Introduzione
discussione sulle scelte fatte e ad un approccio parziale, ma eloquente, riguardo la
situazione urbana. Uno di questi parametri è proprio il testo di narrativa che si avvale
della città come scenario per l’intreccio. La città è qui osservata da un altro punto di vista,
quello dell’autore, che si presenta come testimone privilegiato di un preciso contesto
urbano che giudica, critica, apprezza o depreca, mettendo in luce gli elementi significativi,
le sensazioni che è in grado di evocare, i colori, le luci, gli odori, gli stimoli sensoriali che
a un determinato contesto urbano competono. La narrativa quindi ci presenta un’altra città,
quella dell’atmosfera e della descrizione spassionata, che l’indagine statistica non è in
grado di offrire.
Questo contributo può essere solo complementare a quello dato dalla precisione delle
indagini analitiche, in quanto può fornire, sulla città e sulla sua evoluzione, suggestioni
che esse non sono in grado di offrire, ma comunque non sufficienti alla formazione di un
quadro completo della situazione urbana.
Il pregio principale di questo tipo di indagine qualitativa della città e del territorio è che
esso mette in luce quegli aspetti della città così come sono sentiti da chi la vive, la utilizza
ed è inserito nel contesto culturale e sociale che vi gravita attorno. E’ un modo per essere
vicini, non tanto alla struttura fisica, economica e demografica di un territorio, ma
soprattutto al modo in cui tali caratteristiche sono sentite, vissute e sperimentate dagli
abitanti. La narrativa, più o meno consapevolmente e volutamente da parte dell’autore,
descrive il quadro della società inserita nel suo contesto fisico e sociale, pertanto è in
grado di percepire quali possono essere malesseri, aspirazioni e sensazioni che la società
vive nel proprio ambiente.
Dal romanzo si può facilmente percepire quello che è il rapporto fra uomo e territorio,
fra cittadino e città, dal punto di vista però dell’uomo e del cittadino, non solo dello
studioso ; e soprattutto quali siano l’opinione ed i sentimenti che la città suscita nei suoi
abitanti, come essi vivano ed interpretino il rapporto con il proprio contesto fisico e
culturale e che sensazioni o bisogni emergano.
I modelli della disciplina urbanistica e le immagini sulla città date dal romanzo sono
esperienze disciplinari radicalmente diverse fra loro, che però hanno in comune il fatto di
dipendere in modo molto forte dalla società : l’analisi statistica perché registra i mutamenti
Introduzione
sociali, demografici e comportamentali, il romanzo perché descrive la popolazione,
cogliendo, in modo estremamente efficace, il rapporto interrelazionale che vi è fra essa e
l’ambiente. La letteratura infatti dà uno spaccato della società di un determinato periodo
contestualizzandola in un luogo ben preciso, indagando le cause e gli effetti della città sui
suoi abitanti, o comunque su chi la osserva. Vengono così sottolineati innumerevoli aspetti
di approccio sensoriale alla città che però fanno parte indissolubile del vivere urbano. Così
si forma l’immaginario collettivo, ovvero le idee, i sentimenti le pulsioni emotive, i giudizi
critici di chi vive, usa e sente la città.
L’autore appare quindi come il portavoce della società, incarna il ruolo del testimone
privilegiato, capace di rappresentare le idee degli abitanti sulla città, ma anche di
restituirne un quadro che va oltre quello dato dagli indicatori di tipo quantitativo,
cogliendo il vero rapporto che vi è fra popolazione e territorio.
Una lettura parallela del testo di narrativa e dell’esperienza urbanistica contribuisce a
rendere chiaro come questi due filoni di ricerca trovino molti contatti. La disciplina
urbanistica si occupa della progettazione dello spazio fisico della città e del territorio, sui
quali il romanzo si trova ad esprimere una descrizione o un giudizio ; vengono così fornite
due interpretazioni complementari della realtà urbana, che possono entrare in un rapporto
di causa effetto, oppure possono operare una fattiva collaborazione per quanto riguarda le
risposte che la disciplina deve dare al fabbisogno.
La città narrata fornisce infatti un alto grado di suggestioni e di immagini che possono
essere utili anche in fase progettuale, inoltre contribuisce a formare parte di
quell’immaginario collettivo che si crea attorno ad essa, offrendo un quadro dell’universo
urbano esperito.
Il ciclo di vita delle città esplorato dalla teoria di Lewis Mumford, che ipotizza la
successione temporale di polis, metropoli, megalopoli e necropoli trova, nelle immagini
date dalla letteratura, un riferimento puntuale, in quanto registra le tendenze, le paure, i
timori e le considerazioni dell’uomo contemporaneo.
Per quanto riguarda la disciplina urbanistica, la narrativa diviene anche un indicatore
indiretto, capace di seguire il filo logico delle pulsioni emotive di un determinato tipo di
Introduzione
società ; in tal modo dà indicazioni che non sono finalizzate alla descrizione della città, ma
che illustrano il rapporto fra condizione urbana e società.
La narrativa offre immagini differenti della città, che dipendono dalla formazione di un
immaginario collettivo urbano legato all’idea che della città la società possiede. Si
possono leggere nella letteratura immagini entusiastiche della città, di lode ed
apprezzamento delle sue strade o delle sue piazze, o descrizioni che invece rivelano il
difficile stato del suo tessuto, la sua invivibilità, la difficoltà di integrazione sociale,
sempre riferite al quadro della società che ne usufruisce.
Immagini poetiche si scontrano con critiche aspre, a seconda dell’immaginario che la
città suscita nell’autore. Ma oltre a una forte dose di soggettività, che dipende dalla
mentalità e dalle attitudini caratteriali ed emotive dell’autore, si può riscontrare un filo
conduttore unico che mette in evidenza le caratteristiche della città, colte sotto diversi
aspetti e da diverse angolazioni dai vari scrittori. La differenza pertanto non sta nelle
caratteristiche descrittive, ma nella forte soggettività dell’interrelazione fra individuo e
città. L’esplorazione letteraria, per quanto parziale possa essere, quindi mette in luce i
disagi, le contraddizioni e la bellezza della città.
L’analisi effettuata coinvolge alcuni modelli di città presenti nella nostra cultura,
precisamente quelli proposti dalla civiltà occidentale : il modello capitalistico europeo e
nord-americano. Esso nasce e si sviluppa in Europa sulle basi del commercio, viene
successivamente esportato nel nuovo continente, dove, a contatto con uno scenario
differente e con tendenze economiche diverse, muta la scala dimensionale a cui si
rapporta, pertanto l’organismo urbano si adegua alle nuove dinamiche territoriali,
economiche e culturali. La città si dilata nel territorio, si espande sino a degenerare, la
società partecipa di un simile processo evolutivo, subendo le conseguenze e usufruendo
dei vantaggi che il diverso assetto comporta, ma soprattutto soffrendo della crisi della
civitas che ciò provoca. Il modello modificato viene riproposto al Vecchio Continente, che
ha radici culturali troppo antiche nelle sue città per perdere il loro significato originario.
Avviene pertanto un rilancio del modello europeo che mantiene la sua integrità e la sua
autonomia, ma nello stesso tempo si deve adeguare ai canoni dettati dalle nuove leggi di
mercato di un’economia sempre più legata al concetto di globalizzazione.
Introduzione
Europa e Nord America reagiscono diversamente alle nuove dinamiche economiche,
coinvolgendo sotto molti aspetti anche l’immagine di città che le accompagna.
Nel corso dell’indagine sono state tralasciate le immagini delle città del sottosviluppo e
delle civiltà orientali per approfondire maggiormente la riflessione in ambito europeo e
nordamericano.
Il percorso di ricerca effettuato consiste nella rilettura e nell’analisi di testi letterari con
una particolare attenzione all’immagine della città che in essi è descritta. Identificati alcuni
modelli e definizioni della città derivanti dalle scienze urbanistiche, si è effettuato un
confronto e un parallelismo fra i modelli offerti dalla disciplina e quelli invece descritti
dalla letteratura, trovando numerosissimi spunti di riflessione, e notando quante siano le
interdipendenze fra settori apparentemente così lontani del sapere. Città scritta e descritta,
immagine ed immaginario si integrano offrendo un quadro più ampio e ricco della città. I
testi che analizzano il processo urbano nel suo svolgersi, si avvicinano al percorso
culturale che la storia della letteratura compie in parallelo. Da ciò si può desumere quali
siano gli influssi che l’ambiente urbano ha sulla sua popolazione, per cui si è riscontrata
anche una forte corrispondenza sostanziale e formale con i modelli della città.
CAPITOLO 1
Immagine e immaginario
“L’imaginaire n’est-il alors qu’une mémoire
passive ? La ville-musée, en un certain sens ? Peut-
etre faut-il estimer autrement la durée, les
continuités longues” (M. Roncayolo)
Città scritta e città descritta sono oggetto delle riflessioni a proposito dell’interazione tra
immagini di città tratte dalla narrativa e definizioni presenti nell’immaginario collettivo
urbano.
La città infatti è interesse di molti ambiti disciplinari, che si occupano degli studi del
fenomeno urbano da diversi punti di vista.
L’osservazione dello sviluppo del fenomeno urbano, attraverso la lettura e l’interpretazione
data dal testo narrativo, presenta numerosi spunti di riflessione anche per l’analisi urbana e
territoriale, infatti, pur essendo una descrizione soggettiva e parziale, essa coglie molti aspetti
che la disciplina urbanistica spesso trascura. Grazie alla spiccata sensibilità degli autori, dalla
descrizione letteraria emergono gli aspetti immateriali di una città, le luci, i suoni, i colori, le
sensazioni che essa evoca e gli aspetti della sua bellezza. Il testo narrativo riesce a mettere in
luce anche lo smarrimento, le paure e le angosce che la città contemporanea suscita nei suoi
abitanti, evidenziando l’inquietudine che il nuovo assetto urbano porta con sé.
L’immagine della città tratta dal testo narrativo descrive l’espansione e il declino
dell’organismo urbano, sia dal punto di vista fisico che da quello immateriale. La forma della
città cambia, come le dinamiche economiche cui essa è sottoposta, ingenerando non solo un
nuovo assetto territoriale, che vede l’espansione della città nel territorio e la diffusione
dell’urbanizzazione nella campagne, ma anche il cambiamento dei rapporti sociali fra gli
individui, condizionati dalle nuove dinamiche territoriali che non permettono la
socializzazione ; cambia di conseguenza la percezione della città dal punto di vista di chi la
abita e la vive.
Capitolo 1 Immagine e immaginario
Attraverso il confronto fra immagine della città e immaginario collettivo urbano che si
forma su di essa si possono così cogliere quegli aspetti che l’approccio esclusivamente fisico
della città spesso non coglie, si ottengono una serie di contributi che appaiono interessanti per
gli studi di analisi urbana, in quanto sono in grado di descrivere aspetti inconsueti della città,
più vicini forse alla sensibilità di chi abita e percepisce quotidianamente l’universo urbano in
cui è immerso.
Le immagini fornite dalla città letteraria sono spesso soggettive, dipendono dalla sensibilità
degli autori, dal loro modo di percepire la città, dalla loro predisposizione emotiva ; nello
stesso tempo sono uno strumento interessante per l’osservazione della città, in quanto spesso
forniscono descrizioni molto suggestive e immediate di alcune caratteristiche del paesaggio,
delle sensazioni e degli stimoli che una città può offrire, creando un modo di descriverla che
spesso può essere molto stimolante anche in fase progettuale. Lo “schizzo letterario” di una
città propone infatti, in poche parole i caratteri salienti del paesaggio urbano, con particolare
attenzione agli stimoli che esso offre nei confronti dell’universo emotivo del singolo
osservatore.
L’immagine di una città, l’immaginario collettivo urbano su di essa sono due modi
differenti per interpretare la città ed il territorio ; la narrativa offre descrizioni, crea immagini
letterarie di città così come sono osservate dagli autori, mentre l’analisi urbana e territoriale
offre modelli e definizioni che derivano dall’osservazione e dalla descrizione del territorio.
Scoprire le corrispondenze e i contributi reciproci che da esse possono scaturire è l’argomento
principe di questo lavoro.
Capitolo 1 Immagine e immaginario
1.1 La narrativa come testo di analisi urbana
L’idea di città va oltre quella che può essere definita la sua essenza meramente fisica,
caratterizzata esclusivamente dal costruito, dagli edifici e da tutti i caratteri materiali di cui è
costituita, rientra invece in un concetto più ampio che prende in considerazione anche aspetti
astratti, quali l’idea di comunità, cultura e relazioni.
Il significato originario del termine città non ha riferimento territoriale, implica l’insieme
dei cittadini che la abitano. La parola latina civitas, da cui discende città, infatti indicava non
tanto la città materiale, fisica, quanto i cittadini che la abitavano ; essere cittadino significava
essere parte della cittadinanza, ovvero di un nucleo di individui che, con il loro operare,
contribuivano al governo e alla vita della città. La civitas è quindi l’anima della città, solo
successivamente il suo significato ha assorbito quella che è la valenza fisica, ora
predominante, ed ha perso quasi del tutto il suo significato originario. Il concetto di città resta
comunque legato ad una molteplicità di funzioni che coinvolge la sfera territoriale, ma anche
l’assetto sociale, amministrativo e culturale.
Scrive Cacciari a proposito del problema interpretativo che la città da sempre pone : “Si
potrebbe affermare che sempre per l’uomo europeo l’espressione ‘abitare-la-città’ , ‘essere-
abitanti-della-città’ ha costituito un problema”
1
.
La città ha quindi un corpo, dato dal suo tessuto concreto, da ciò che è tangibile, sia
visivamente che dal punto di vista tattile ; ma ha anche un’anima, che è data dal carattere degli
individui che vi abitano o la frequentano, dalle sensazioni che procura al singolo soggetto,
dalle particolari situazioni climatiche che si verificano. La città assorbe quindi quelli che sono
i caratteri socioculturali di una comunità , e fisiognomici del territorio.
La disciplina urbanistico-architettonica non può non tenere conto di questa duplicità da cui
la città è caratterizzata, e che rappresenta un elemento da prendere in considerazione. Essa
condiziona in modo molto forte la buona riuscita di un progetto, sia a scala territoriale,
1
M. Cacciari, “Aut civitas aut polis ?”. In Casabella n° 539. 1987.
Capitolo 1 Immagine e immaginario
quando interviene sulla forma della città in relazione al territorio, sia puntualmente, come
singolo episodio in un tessuto già consolidato. La città contemporanea forse ci aiuta
maggiormente a riflettere su tale dicotomia, in quanto risente maggiormente del disequilibrio
che si è verificato fra queste due entità, quella materiale e quella spirituale. Esse continuano a
esistere ma quello che manca è forse la loro integrazione ; sono diventate due sfere opposte e
contrastanti, antagoniste e non collaboranti, che si intralciano invece di contribuire alla
crescita della civitas.
Assistiamo ora a un’inversione di tendenza, se non altro da parte dei progettisti più attenti,
che forse hanno preso coscienza delle infinite sfaccettature della disciplina progettuale, che
fa riflettere sulle motivazioni degli errori compiuti in passato.
L’architettura e l’urbanistica, lo studio del progetto territoriale ed urbano, risentono quindi
di infinite suggestioni che derivano da altre discipline, da altre materie di studio e di interesse
che non sono solo un arricchimento al progetto, ma che influenzano la sua buona riuscita,
proprio per la infinita sfaccettatura di temi e problemi che inglobano e suscitano.
Il rischio è quello di limitare la natura stessa di tali scienze. Scrive così Ina Macaione :
“Un edificio è un limite al quale non ci si può sottrarre. Un limite fisico, certo, che ha un
respiro silenzioso ed apparentemente immobile come quello dei vegetali ; una mobilità
segreta, e costretta dalle apparenze della materia, un ambiente che sta anche nella cosa, ma
che non si rende visibile che fuori di essa, fuori dei nostri egoismi.”
2
Entro i confini di una
scienza consolidata, si riscontra quindi la presenza di elementi vitali che superano la mera
fisicità e che obbligano l’osservazione della città entro una dimensione più ampia, e
arricchiscono la finalità progettuale “... progettare per supporre che dentro lo spazio di un
edificio, ma fuori della sua materia e della sua apparenza artificiale, vi siano previsti,
insieme alle incursioni della zagara portate da una folata di vento, le stanze per gli ospiti,
ossia per quegli oggetti di analisi che continuano a risiedere legittimamente in altre case del
sapere : l’antropologia, la storia, l’archeologia, l’economia, la letteratura, la medicina.
2
A. Sichenze, “Il limite e la città. La qualità del minimum urbano sul limite dell’edificio dalla Grecia antica alla
metropoli”. Antologia a cura di I. Macaione. Franco Angeli, Milano 1995. Pag. 323.