6
Sia i sostenitori della dignità epistemologica della “geografia della percezione”,
sia i geografi classici tentano d’assegnare al nuovo approccio “umanistico” un
posto entro gli schemi dell’analisi geografica tradizionale.
Una delle motivazioni che mi hanno spinto a strutturare la mia ricerca in
questo modo è il tentativo di riconoscere i meriti che l’approccio della percezione
può avere col paesaggio, cercando di verificare, con le fonti letterarie alla mano,
la bontà e la “legittimità geografica” della geografia della percezione
1
. L’analisi di
questo tipo di fonte permette, mi pare, la verifica della validità e dell’attendibilità
delle informazioni reperibili negli scritti di letteratura, utili soprattutto in
prospettiva storica per la ricostruzione della “geografia del passato”. Questo
aspetto dell’analisi, poi, sarà anche un’occasione per una rapida messa a fuoco
delle modalità d’utilizzazione di tali fonti, la cui validità per una rappresentazione
“oggettiva” della realtà è molto varia.
Dalla metà del secolo XIX in avanti l’Umbria susciterà grande interesse negli
amanti della natura e della classicità, tanto che verrà riscoperta, visitata e descritta
da filosofi, storici, artisti, economisti, curiosi e da tutti coloro che verranno in
Italia per vedere i paesaggi e i monumenti cantati, fin dalla latinità classica,
da poeti e scrittori di prosa.
Una diversa sorte toccherà a Gubbio, che per la sua naturale posizione
periferica rispetto alle vie più battute e alle zone più note della regione, rimarrà
a lungo poco conosciuta. Peraltro, questo isolamento sarà determinante per la
1
Rimando alla rapida rassegna in BRUSA C., La Varese de Stendhal. Example d’une lecture
géographique des textes littéraires. Comunicazione presentata al Colloque International sur le
Journal de voyage, Grenoble, 1978, in BIANCHI E., PERUSSIA F., Centro di Milano: percezione
e realtà, Unicopli, Milano, 1978, pp. 159-160.
7
conservazione della città nel tempo, il che rappresenterà l’attrattiva principale per
i viaggiatori di ogni epoca.
Si tratterebbe, pertanto, di utilizzare un gruppo veramente imponente di fonti
il cui esame, per ovvie ragioni, richiederebbe lungo tempo. Il presente lavoro,
perciò, mira principalmente a verificare la praticabilità di questo itinerario di
ricerca, riconoscendo nel resoconto di viaggio una valida fonte geografica.
Puntando, dunque, sul riavvicinamento dell’oggetto di studio alla realtà ho
voluto analizzare Gubbio come realtà autonoma e come centro vitale di un
territorio molto legato ad essa, e ciò sulla scorta della diaristica di viaggio.
Anche altri stimoli mi hanno fatto orientare la ricerca nella suddetta
direzione. Per prima cosa, forti sono state le motivazioni personali, il desiderio di
ricostruire il passato della terra eugubina che sento emotivamente vicino,
di comprendere perché e come la Gubbio di un secolo fa è cambiata (o, per altri
versi, non è cambiata affatto, il che ne accresce il fascino). In secondo luogo, è la
marginalità geografica che contraddistingue questa città e che per tanti secoli ne
ha determinato l’isolamento a spingermi ad intraprendere questo lavoro.
8
FONTI E METODO
“Le emozioni letterarie e artistiche differiscono secondo gli individui e ancor
più secondo le epoche: vi sono dei sentimenti che possono nascere solo in una
generazione, anzi in un certo giorno di un certo anno…”
1
. Questi sentimenti
cercherò qui di far rivivere, sulla scorta dei resoconti di viaggio di coloro che
videro Gubbio.
La ricerca sulla percezione ambientale ricorre a fonti diverse, a volte
inconsuete, per approcciare con il vissuto ambientale. Si distinguono fonti dirette
e indirette (consapevoli e inconsapevoli), a loro volta suddivise in documenti,
osservazioni e rilevazioni
2
.
Le testimonianze sono a volte prodotte inconsapevolmente, cioè senza
l’intenzione d’esser sottoposte all’attenzione di un ricercatore, ma per il piacere di
chi le produce o per motivi pratici. Mi riferisco all’attenzione paesaggistica
dimostrata da prosatori e poeti, da pittori ed esteti in testi antichi, nelle guide
turistiche, nei giornali di viaggio e in altri resoconti.
Il vantaggio che le su indicate testimonianze hanno è di essere
estremamente genuine e immediate, prive di distorsioni e pertanto abbastanza
veritiere. Ma spesso ci si scontra con la labilità dei resoconti, con la
1
PARKS G., The English travellers in Italy. First volume: The middle ages ( to 1525 ),
Edizioni di storia e letteratura, Roma, 1954, 669 pp.
2
Per un esame approfondito dell’aspetto metodologico, si veda: PERUSSIA F., Metodologie di
ricerca in psicologia ambientale, su Ricerche di psicologia.
9
incompletezza dovuta alla non sistematicità con cui l’estensore parla, scrive o
disegna - nel caso sia un pittore - esprimendo le proprie emozioni.
Le fonti indirette, invece, comprendono tutti quei sistemi di rilevazione
appositamente stabiliti per organizzare una ricerca sulla percezione ambientale. Si
parte, di solito, da domande proposte a soggetti appositamente selezionati: la fonte
diretta per eccellenza è il “sondaggio”.
La raccolta dei dati sul campo permette che si crei una coscienza sistematica
del proprio oggetto, in quanto si intervista chi si vuole domandandogli ciò che si
vuole. Anche in questo caso, però, c’è un limite: il metodo d’analisi utilizzato
comporta una certa freddezza e rigidità
1
.
Il sondaggio rimane comunque il sistema più diffuso di raccolta di dati nella
ricerca sulla percezione ambientale. Si seguono regole fisse di rilevazione dei dati,
quali il campionamento delle informazioni in base all’attendibilità e
rappresentatività dell’ambito che si vuole indagare, standardizzazione delle
domande poste ai soggetti e, tappa conclusiva, elaborazione statistica dei dati.
I sistemi d’analisi dei dati si dividono in quantitativi e qualitativi: nel primo
caso si focalizza l’attenzione sull’analisi del contenuto, nel secondo caso ci si
richiama alla specifica ideologia psicologico-culturale degli osservatori.
A queste varietà si aggiungono le diversità di fondo tra ricercatori che
operano in ambiti disciplinari diversi. Per la ricerca sull’ambiente, inoltre, c’è chi
1
GEIPEL R., CESA BIANCHI M. E ALTRI, Ricerca geografica e percezione dell’ambiente,
Studi e ricerche sul territorio, collana diretta da G. Corna Pellegrini, Edizioni Unicopli, Milano,
295 pp.
10
s’attiene di più all’analisi strettamente quantitativa e chi lascia spazio ad ipotesi
più seducenti e piacevoli.
Ho voluto, in questa sede, esporre brevemente il metodo usato per la
classificazione del materiale preso in visione. Colgo pure l’occasione per ribadire
la varietà dei percettori (epoca, età, provenienza, il fatto che si tratti di volta in
volta del giudizio espresso da un poeta, uno scrittore di prosa o un semplice e più
spontaneo viaggiatore ), delle fonti (dirette, indirette, documenti, osservazioni,
rilevazioni ), dei metodi d’analisi dei dati (quantitativi o qualitativi) per dare
un’idea di quanto vasto sia l’impegno della ricerca in psicologia ambientale. Il
lavoro così com’è strutturato dà modo di avvantaggiarsi dei pregi di una ricerca
interdisciplinare, che si concretizza come autonoma produzione di reciproci
stimoli e seduzioni intellettuali.
I viaggiatori e le relative opere, vista la grande varietà del materiale a
disposizione, sono stati ordinati cronologicamente secondo la data del loro primo
viaggio in Umbria - quando è possibile stabilirla - ; in caso contrario,
l’ordinamento del materiale è stato fatto secondo la data di stampa delle opere
( non sempre è stato possibile risalire alla prima edizione ), in un arco di tempo
che va dal 1850 fino alla seconda guerra mondiale ( periodo che segnò la fine di
un’epoca, di un modo di vivere e anche di viaggiare ).
I libri di viaggio citati sono sia in lingua originale, sia in versione tradotta.
Il lavoro si articola in tre capitoli, che corrispondono ognuno ad un periodo
cronologicamente individuato. In questo senso, esso è stato concepito come una
11
ricostruzione delle fasi della storia recente di Gubbio, prima, durante e dopo le
due guerre mondiali.
La ricerca bibliografica, iniziata con la consultazione dello schedario per
soggetti (alle voci “viaggi”, “viaggiatori”, “Gubbio: in letteratura e in poesia”,
“Gubbio: descrizioni e viaggi”, “Gubbio: guide” ) relativo alla sezione locale, si è
svolta principalmente alla Biblioteca Sperelliana di Gubbio e alla biblioteca
Comunale Augusta, oltre che presso la Fondazione Uguccione Ranieri di Sorbello
di Perugia, l’Istituto di Geografia e la Biblioteca Centrale dell’Università degli
Studi di Perugia. La ricerca è stata condotta anche presso il Gabinetto
G. P. Vieusseux di Firenze, dove si è consultato sia il catalogo del Fondo
“ Fiammetta Olschky ”
1
, dedicato ai viaggi in Europa dal XVI al XIXsecolo, sia il
repertorio delle opere di viaggio acquisite dalla biblioteca dal 1819 al 1863
2
.
1
Gubinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux, Viaggi in Europa. Secoli XVI-XIX,
catalogo del Fondo “Fiammetta Olschky”, schede a cura di Fiammetta Olschky, indici a cura di
Simona Di Marco, Firenze, Leo S. Olschky editore, 1990, 413 pp.
La raccolta costituita da Fiammetta Olschky è stata acquistata dalla regione Toscana,
ed è successivamente pervenuta al Gabinetto Vieusseux. Presso questo Istituto si collega al
cospicuo fondo di opere di viaggio ivi conservato, e li potrà essere incrementata, in modo coerente
con le sue caratteristiche, quando saranno superate le difficoltà finanziarie che hanno ritardato
anche l’uscita di questo catalogo. La raccolta della Olschky – particolarmente preziosa perché
copre l’Europa nel suo insieme – è frutto della sua esperienza e della sua passione scaturita dalla
profonda conoscenza dell’antiquariato librario nell’ambito del quale ha svolto per molti anni la
propria attività professionale.
2
Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux, Centro Romantico, Repertorio delle opere di
viaggio acquisite dal 1819 al 1863, a cura di Silvia Collini e Antonella Vannoni, Firenze, 1994,
89 pp.
L’attenzione ai viaggi come indispensabile strumento di acquisizione di conoscenze era costante
nell’attività di Giovan Pietro Vieusseux, e i viaggi rappresentano oggi una delle linee di lavoro del
Centro Romantico del Gabinetto Vieusseux.
12
Di valido aiuto è stata anche la consultazione di alcune tesi
1
e della relativa
bibliografia, tesi peraltro incentrate principalmente sul tema del viaggio in
generale e sull’analisi di un’opera specifica di un autore.
Uno dei principali testi di riferimento è “Gubbio. Past and present” di Laura
Mc Craken
2
, considerato la prima vera guida su Gubbio.
Di aiuto sono risultati anche i vari scritti pubblicati recentemente da Attilio
Brilli
3
, uno dei maggiori esperti di letteratura di viaggio. L’analisi ha reso
1 M. CRESCENTINI, Il viaggiatore inglese in Italia: i mutamenti nella prassi di viaggio dal
“Grand Tour” ad oggi, tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia, A.A.1985-86,
Relatore: Prof. S. Rufini.
C. FALASCHI, La geografia e i resoconti di viaggio: l’opera “Alpos and sauctuaries” di Sannael
Butler ( 1835-1902 ), tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia, A.A.1986-87,
Relatore: Prof. A. Melelli.
T. LAUDADIO, L’Umbria nel XIX secolo attraverso le descrizioni di alcuni viaggiatori inglesi
con particolare riferimento all’opera “A lenten journey” di T. A. Trollope, tesi di laurea,
Università degli Studi di Perugia, A.A.1984-85, Relatore: Prof. A. Melelli.
O. PEGORARO, Viaggiatori inglesi in Italia: motivi geografici nell’opera “A journey in
Cameiola, Italy and France” di W. Archibald Cadell ( 1775-1855 ), tesi di laurea, Università degli
Studi di Perugia, A.A.1982-83, Relatore: Prof. A. Melelli.
F. REGGIANI, Iviaggiatori inglesi in Italia nel XVII secolo: motivi geografici e percezione del
paesaggio nel “Voyage of Italy” di Richard Lassels, tesi di laurea, Università degli Studi
di Perugia, A.A. 1982-83, Relatore: Prof: A. Melelli.
R. SCALZINI, Viaggiatori inglesi nel XIX secolo nelle Marche: “A Lenten Journey in Umbria and
the Marches” di A. Trollope, tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia, A.A. 1988-89,
Relatore: Prof. A. Melelli.
I. SINDACO, Viaggiatori inglesi in Umbria nel XIX secolo: Thomas Adolphus Trollope,
tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia, A.A.1990-91, Relatore: Prof. T. Seppilli.
C. M. STROPENI, Viaggiatori inglesi del XIX secolo nelle Marche (“A lenten journey in Umbria
and the Marches” di T. A. Trollope ), tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia,
A.A.1984-85, Relatore: Prof. A. Melelli.
2
MC CRAKEN L., Gubbio past and present, D. Nutt, London, 1905, 319 pp.;
illustrated by Katharine Mc Craken. Testo in inglese.
3
BRILLI A., Il viaggiatore immaginario. L’Italia degli itinerari perduti, Il Mulino, Bologna,
1997,160pp.
ID., Quando viaggiare era un’arte. Il romanzo del Grand Tour, Bologna, 1995.
ID., Alla ricerca degli itinerari perduti, Silvana Editoriale, Milano, 1998, 167 pp.
Cagli e la sua terra: viaggiatori e memorie, a cura di A. Brilli. Banca Popolare dell’Etruria e del
Lazio, 1994, 125pp.
Conferenza tenuta il 11/11/95 al “Rotary Club” di Gubbio, (VHS); tema trattato: I viaggiatori a
Gubbio.
Conferenza tenuta il 16/09/99 al Palazzo Ducale di Urbania in occasione del Convegno Nazionale
di Studi su “I Della Rovere nell’Italia delle Corti”; titolo dell’intervento di A. Brilli: Viaggiatori
inglesi nel ducato di Urbino.
13
possibile la ricostruzione degli antichi tracciati viari, la cui percorribilità , qua e là
migliorata negli ultimi tempi, ha consentito di riscoprire la realtà eugubina da
sempre piuttosto marginale.
Di Guido Piovene
1
ho consultato “ Viaggio in Italia ”, resoconto della
propria visita al Paese, e l’articolo, scritto nel 1952 e pubblicato lo stesso anno sul
Corriere della Sera, riguardante la questione delle porte murate a Gubbio.
Dopo il lavoro preparatorio svolto nel chiuso delle biblioteche ho visitato
personalmente i luoghi più descritti, che sono poi quelli che più hanno affascinato
i nostri viaggiatori-osservatori. La verifica personale è un passaggio fondamentale
se si vuol provare la scientificità di ogni analisi, specie nell’ambito di pertinenza
della geografia della percezione in cui il legame fra la materia studiata e la realtà è
particolarmente esplicito. E’ evidente che lo studio astratto fatto sui libri e le
concrete esperienze si completano a vicenda e sono indispensabili l’uno alle altre.
1
PIOVENE G., Viaggio in Italia, Baldini e Castoldi Editori, , Milano, 1993, 917pp.
( per l’Umbria, v. pp. 321-357 ).
ID., Piccola inchiesta a Gubbio sull’enigma delle porte murate, in Corriere della Sera, n° 102
(1952)
14
GUBBIO: INQUADRAMENTO STORICO E
GEOGRAFICO
“ Da qualsiasi parte si giunga a Gubbio, si giunge sempre in bellezza. […] la
prima presentazione che la città fa di sé, è sempre uno spettacolo seducente”.
Questa è l’impressione che un umbro
1
ha di Gubbio, “le diamant”
2
, piccola città
dimenticata a ridosso dell’Appennino.
Sono il suo aspetto e il suo sito che le fanno meritare questi appellativi. E’ il
contrasto fra l’asprezza delle montagne brulle e irte di rocce (monti Meleto,
Semonte, Ingino), quasi spoglie di vegetazione e separate da profonde gole, e il
rigoglio delle colture nella conca sottostante che attrae il visitatore: un paesaggio
aspro e severo, di una bellezza quasi ruvida che pure sprigiona un fascino
potentissimo.
A creare questo fascino é pure il paesaggio che fa da sfondo a Gubbio e alla
conca sottostante, i cui tratti si impongono alla vista di chi giunge da Umbertide
3
per la strada che s’incunea e serpeggia attraverso la stretta e boscosa valle del
Assino, che porta al Tevere le acque della parte più a nord della pianura.
1
MONTESPERELLI A., Viaggio in Umbria, Edizioni Guerra, Perugia 1963, 198 pp.
2
MAUREL A., Petites villes d’Italie, Paris, 1908, 306 pp.
3
La strada statale n° 219 ( “Piano d’Assino” ) si snoda dalla “Flaminia” in località “Osteria del
Gatto”, alla superstrada E7 (in località “Montecorona”, Km 25).
15
Vi si arriva anche da Scheggia
1
, da dove si può godere di una particolare
prospettiva che mostra il retro dell’Ingino, con i fianchi coperti di selve. La strada,
ad un certo punto, si incunea in una strettissima gola, detta del Bottaccione. La
roccia, disposta in strati irregolari e policromi, ha un non so che di drammatico;
“sembra un grido della natura impazzita. Potrebbe essere l’ingresso
dell’Averno”
2
.
Ma, sottolinea Montesperelli, “fra tutti i possibili arrivi, il più bello è quello
di chi vi giunge da Perugia
3
, attraverso la Valle della Mengara, che vola e
volteggia sopra i dorsi di alte colline”
4
, attraversando rari, piccoli agglomerati di
case, tra monti brulli, dai quali si scorgono, al di là della conca sottostante, le alte
cime appenniniche fino al monte Catria.
In questo scenario montuoso è inquadrata Gubbio, addossata al fianco
roccioso del monte Ingino, tagliata fuori dalle grandi vie di comunicazione,
circondata da un’aura di misticismo coinvolgente che affascina e spinge a
compiere un balzo nel passato.
La storia di Gubbio è antichissima e s’intreccia, più o meno palesemente, con
le grandi vicende che hanno segnato il cammino della nostra penisola.
Totalmente umbra, Gubbio fu un importante centro religioso, come
testimoniano le Tavole Eugubine (III-I sec. a.C.), il principale documento
1
La strada statale n° 298 ( “Eugubina” ) si snoda dalla “Flaminia” in località “Scheggia”,
alla superstrada E7 (in località “Bosco”, Km 30 ).
2
MONTESPERELLI A., op. cit., p. 131.
3
La strada statale n° 452 ( detta “della Contessa” ) si snoda dalla strada statale “Pian d’Assino”
in località “Madonna del Ponte”, alla “Flaminia” (in località “Pontericcioli”, Km 11 )
4
MONTESPERELLI A., op. cit., p. 131.
16
epigrafico dell’Italia preromana, trovate nel 1444 nei pressi del Teatro romano
della città. Scritto parte in etrusco e parte in latino, è conosciuto a livello mondiale
per essere il più esteso e completo testo rituale dell’antichità classica. In più,
proprio perché è bilingue, gli storici se ne sono serviti per decifrare l’etrusco
appoggiandosi alla coscienza della nota lingua latina.
L’antica e già prospera Ikuvium divenne poi municipio romano, aumentando
il suo livello di benessere, documentato dall’espansione della città oltre le mura
preesistenti, dove oggi è visibile ciò che resta del Teatro romano, appartenente
all’ultimo secolo della repubblica, restaurato e ampliato in età augustea.
La posizione centrale che l’attuale regione Umbria aveva nella penisola
assegnò a città come Gubbio e Perugia un ruolo primario durante la guerra greco-
gotica, quando l’impero bizantino tentò di contendere tale zona agli invasori,
sfruttando l’importanza strategica del sistema di comunicazione tra Roma ed i
porti dell’Adriatico. Alla fine, i Bizantini sconfissero definitivamente Totila nel
552.
Da allora iniziò la singolare vicenda storica che segnò il distacco di Gubbio
dall’Umbria, cui non appartenne più fino al 1860 e la emarginò dai traffici più
vivaci. Quello che stupisce, però, è la sua costante posizione di avanguardia in
politica, come nell’arte (già infatti dall’undicesimo secolo la città si reggeva come
libero comune): si moltiplicarono, allora, la fortificazioni e gli edifici preposti alla
difesa della città (torri, palazzi e castelli cinti di mura).
L’esigenza difensiva si coniugò anche con slanci di solidarietà, tanto che
sorsero numerosi ospizi, lazzaretti, ospedali che si appoggiarono alle corporazioni,
17
ai monasteri e alle confraternite. La forza e l’ansia di libertà del popolo eugubino,
quindi, ben si concretizzò nello spirito comunale.
In seguito i cittadini parteciparono alle lotte municipali, ora parteggiando per
l’imperatore ora per i Guelfi. Essi ottennero privilegi dal Barbarossa, dopo che
questi, per intercessione del vescovo Ubaldo Baldassini, si ritirò da Gubbio, a cui
quello aveva posto l’assedio; tali privilegi furono riconfermati da Enrico VI e
Ottone IV.
Ma il periodo di massimo splendore coincise con l’arrivo del primo podestà
agli inizi del XIII secolo. Da allora si registrò la crescita continua dello splendore
della città e della popolazione. E’ questo il periodo in cui furono costruiti i grandi
palazzi pubblici, frutto dell’indipendenza politica e della ricchezza del Comune.
L’epoca della signoria
1
segna l’assoggettamento di Gubbio ai Montefeltro e la
conseguente perdita della libertà. Ma è in questo periodo che si assiste ad una
nuova fioritura civile ed artistica, di cui è testimonianza il palazzo Ducale,
commissionato da Federico di Montefeltro e costruito su disegno del Laurana, ad
imitazione di quello maggiore di Urbino, città colta e umanistica per eccellenza.
S’impone con forza la volontà di rinascita dello spirito e s’assiste alla
fioritura dell’arte ceramica. Sorta già nel χ300, la raffinata produzione
manifatturiera dei ceramisti di Gubbio ebbe fra χ400 e χ500 una fama
notevolissima, soprattutto grazie all’opera di Giorgio Andreoli da Intra, divenuto
1
Il passaggio da libero Comune a Signoria avvenne ufficialmente nel 1384 quando gli eugubini
consegnarono ad Antonio da Montefeltro i Capitoli di dedizione della città, simbolo di
sottomissione e assoggettamento.
18
successivamente cittadino a pieno titolo di Gubbio (è più noto con il nome di
Mastro Giorgio).
Ai Montefeltro successero i Della Rovere e Gubbio rimase inglobato nello
stato di Urbino fino al 1631 quando, estinta la dinastia, passò alla Chiesa, restando
aggregata alla delegazione di Pesaro e Urbino fino all’Unità di Italia, quando
tornò a far parte dell’Umbria.
Gubbio non è fatta però solo di storia e monumenti: passeggiando per le sue
vie si sente una vibrazione intima che non si sa da dove emani, eppur nasce da
tutto, non si sa dove sia, eppur è ovunque. Sono suggestioni che contribuisce a
dare anche la particolare ubicazione arroccata in pendio sulle falde dell’Ingino.
Per necessità d’adattamento alla costa, le viuzze sono tutte in salita. Ancor
più seducente è lo spettacolo che si può ammirare con il naso all’insù quando fra i
tetti degli edifici si scorgono spicchi di cielo. Ha un fascino tutto suo, antico e allo
stesso tempo caldo, nonostante il grigiore diffuso dei suoi colori, l’asprezza dei
monti e della natura imperiosa che le fa da cornice e il clima rigido e ventoso che
la caratterizza.
Difficile dire cos’è Gubbio in poche parole: bisogna andarvi di persona,
perché solo da protagonisti si può capire la potenza emotiva di questo luogo.
“…l’acuta brezza montana, silenzio d’uomini e fragor di torrenti, tutta la
gioia della solitudine e tutta la poesia del mistero : ecco Gubbio”
1
.
1
COLASANTI A., Gubbio : Con 129 illustrazioni, Istituto Italiano Arti Grafiche, Bergamo,1925,
pp.314. Collezione di monografie illustrate, serie 1° - Italia Artistica, n° 13, Gubbio.