III
L'esposizione a benzene è considerata una fonte di rischio per la salute umana, per
la sua ben nota tossicità e cancerogenicità e data la sua presenza praticamente
ubiquitaria come inquinante atmosferico.
L'azione biologica del benzene è dovuta alla sua conversione in composti altamente
reattivi che avviene all’interno dell’organismo ad opera degli enzimi del metabolismo.
E' stata osservata una notevole variabilità nell’escrezione urinaria di metaboliti del
benzene, quali acido trans,trans-muconico (TMA) ed acido S-fenilmercapturico
(PMA), che vengono considerati come marcatori di esposizione al composto
parentale. Tale variabilità non correla con i livelli di esposizione ambientale, rilevati
con i campionatori a diffusione (Radiello), e, quindi, è stato ipotizzato che possa
dipendere da caratteristiche individuali quali l'età, il sesso, la massa corporea, l'attività
e la capacità metabolica. In particolare è noto che la capacità metabolica individuale
può variare in relazione al polimorfismo genetico degli enzimi coinvolti nel
metabolismo stesso.
Obiettivo del nostro studio è stato quello di valutare se il polimorfismo di alcuni
enzimi implicati nella bio-trasformazione del benzene possa rendere conto della
variabilità nell'escrezione urinaria dei metaboliti del benzene riscontrata in un
campione di soggetti esposti.
Nell'ambito di un progetto di collaborazione multidisciplinare è stato selezionato un
gruppo di 595 soggetti, di cui 87 lavoratori esposti professionalmente a benzene
nell'industria chimica, 228 vigili urbani esposti professionalmente allo smog cittadino
(Torino), 102 soggetti non esposti professionalmente, ma esposti volontariamente
(fumatori> 10 sigarette/dì) e 178 soggetti non esposti professionalmente, suddivisi in
26 addetti alla macelleria, 34 lavoratori in una industria casearia e 118 lavoratori di
RIASSUNTO
IV
una cartiera. Di ogni individuo è stata compilata una scheda anamnestica in cui sono
riportati dati anagrafici quali sesso, età, peso, altezza, professione, anni di lavoro,
abitudini di vita, fumo, residenza, dieta e patologie varie. Di ognuno è stato prelevato
e analizzato un campione di urina per misurare la concentrazione dei metaboliti del
benzene: TMA (acido trans,trans-muconico) e PMA (acido S-fenilmercapturico).
Il nostro compito è stato quello di raccogliere un campione di sangue per ciascun
soggetto, estrarne il DNA e utilizzarlo per la determinazione del genotipo per i geni
GSTP1, GSTT1 e GSTM1, che codificano per tre isoforme delle glutatione-S-
transferasi e per i geni NQO1, MPO, che codificano rispettivamente per la
NAD(P)H-quinone ossidoriduttasi e la mieloperossidasi. Tutti questi geni sono
polimorfici e presentano alleli difettivi che possono essere responsabili di una ridotta
capacità metabolica nella biotrasformazione del benzene. L'analisi del genotipo
individuale è stata effettuata mediante tecniche di PCR e mediante la tecnologia
TaqMan-Real Time PCR. Dai dati riscontrati in questa analisi è risultato che non si
hanno influenze significative dei singoli polimorfismi sul metabolismo del benzene a
così basse concentrazioni e che i fumatori mostrano valori di PMA maggiori rispetto
alle altre categorie. Inoltre questo studio è stato un’occasione per mettere a punto un
protocollo di PCR-Real Time col metodo TaqMan.
V
The exposure to benzene is considered a source of risk for the human health due
to its ubiquitary presence as atmospheric pollutant, its known toxicity and its
carcinogenity.
The biological effect of benzene takes place for its conversion in highly reactive
metabolites inside the organism trought the action of metabolic enzymes.
It was observed a notable variability in the urinary excretion of benzene metabolites:
trans,trans-muconic (TMA) acid and S-phenilmercapturic acid (PMA), that are
considered the biological markers of benzene exposure.
This variability is not correlated with the levels of environmental exposure (estimated
with diffusive samplers Radiello), and so it was been supposed that it can depend
from individual characteristics: age, sex, body mass, metabolic activities.
Particularly it is known that the individual metabolic capacity can change in
relationship with the genetic polymorphisms of the enzymes implicated in the same
metabolism.
The aim of our study was to evaluate if the polymorphism of some enzymes, related
to the bio-conversion of benzene, can justify the variability in the urinary excretion
of benzene compounds in a sample of exposed persons.
In this multi-disciplinary project was selected a sample of 595 persons, (87 workers
exposed to benzene in the chemistry farm, 228 traffic policemen exposed to the city
traffic (Torino), 102 smokers (>10 cigarettes/day), and 178 persons not exposed: 26
butchers, 34 workers in a dairy-farming and 118 workers in a paper mill).
For every person was compiled a case-history containing: sex, age, weight, job, work-
period, life style, smoke habits, residence, diet and various diseases.
ABSTRACT
VI
A sample of urine was collected from each person to evaluate the concentration of
benzene metabolites: TMA and PMA.
Our task was to extract the DNA, taken from a blood sample, and to determinate the
genotype for the GSTP1, GSTT1, GSTM1 genes that code three iso-forms of
glutatione-S-transferases, and the NQO1 and MPO genes, that code respectively for
the NAD(P)H-Quinone-oxidoreductases and the myeloperoxidases.
All these genes are polymorphic and have some defective alleles responsible for a
reduced metabolic capacity in the benzene bio-conversion. The analysis of the
individual genotype was performed with PCR and TaqMan-Real Time PCR
techniques.
From our investigation appeared that at these very low exposure levels there is no
significant influence, of single polymophisms affecting Benzene metabolism.
Another evidence is that smokers have higher values for PMA compared to other
persons. Moreover this study was an occasion to develop a protocol of PCR-Real
Time with the TaqMan technique.
Fig. 1.1 Molecola del benzene, struttura di F. A. Kekulè
1.1 Il benzene
Il benzene (C6H6) è l’idrocarburo aromatico più semplice esistente in natura.
E’ liquido a temperatura ambiente, incolore, gradevole all’olfatto, assai volatile ed
infiammabile, ha una temperatura di ebollizione di 80,3°C e solidifica a 5,4°C, la sua
densità è 0,89 gr/cm3. E’ scarsamente solubile in acqua (1,780 mg/l a 25°C), ma è
miscibile con altri solventi organici quali alcool, cloroformio, acido acetico e
tetracloruro di carbonio. Essendo altamente reattivo può andare incontro a rottura
dell’anello aromatico, oppure a reazioni di addizione e sostituzione, con formazione
di alogenati, nitrati, solforati e derivati alchilici (Fig. 1.1).
E’ largamente usato come solvente di molte sostanze organiche (gomme, resine,
grassi, etc.), viene addizionato a miscele di carburanti (con benzina), ed inoltre viene
impiegato come materia prima per la produzione di alcuni importanti composti
INTRODUZIONE
Influenza della variabilità genetica sull’escrezione urinaria dei metaboliti del benzene
INTRODUZIONE
2
(etilbenzene, cicloesano, etc.) usati nella preparazione di materie plastiche, detergenti,
fibre tessili, coloranti, etc. Ha anche azione antisettica, antiputrida, contro parassiti
della pelle, ma il suo impiego terapeutico è estremamente limitato (Enc. Treccani).
Il benzene si trova anche in materiali ricchi di carbone sottoposti a incompleta
combustione, nel fumo di sigaretta e, in natura, è prodotto nelle eruzioni vulcaniche e
negli incendi delle foreste, ma l’emissione antropogenica è senza dubbio la fonte
maggiore.
1.2 Diffusione ambientale del benzene
Attualmente il benzene rappresenta uno dei maggiori inquinanti ambientali.
Nell’atmosfera è ubiquitario, è stato ritrovato in campioni di aria prelevati sia in
ambienti urbani che rurali ed anche all’interno di ambienti chiusi (indoor).
L’inalazione, infatti, rappresenta la principale fonte di esposizione umana (Hattemer-
Frey et al., 1990*).
L’esposizione è maggiore per gli individui che professionalmente entrano in contatto
con sostanze contenenti benzene, alcuni esempi sono rappresentati da pompieri,
vigili urbani e lavoratori nelle industrie petrolchimiche e nelle industrie manifatturiere
delle gomme, nei calzaturifici, nelle acciaierie, nelle tipografie. Un’altra fonte di
esposizione molto importante è rappresentata dal fumo attivo di sigaretta, ma anche
il fumo passivo rappresenta una fonte da non sottovalutare, come viene riportato in
alcuni studi rivolti alla valutazione della concentrazione di benzene nelle abitazioni di
fumatori e non (Wallance, 1989*). Per le persone che non entrano direttamente in
contatto con il fumo attivo o passivo anche lo smog cittadino rappresentano una
fonte importante di esposizione.
L’assunzione di benzene da una sigaretta è di 30 µg, ed è stato calcolato che una
persona che fuma due pacchetti di sigarette al giorno ha una assunzione aggiuntiva di
benzene di 1200 µg rispetto all’assunzione ambientale (Fishbein, 1992*).
Alcuni studi, effettuati dall’EPA (Environmental Protection Agency) tra il 1980 e
1990, suggerirono che, per tante sostanze chimiche tra cui il benzene, le fonti più
importanti di inquinamento sono ridotte e ristrette all’ambiente circoscritto alla
persona e che l’esposizione chiaramente non è correlata all’emissione.
Influenza della variabilità genetica sull’escrezione urinaria dei metaboliti del benzene
INTRODUZIONE
3
L’esposizione a benzene può avvenire anche per ingestione di cibi e/o acqua, o per
esposizione dermica dovuta all’uso di oggetti contaminati, anche se per molte
persone, questi livelli di esposizione sono trascurabili. L’acqua potabile contiene
meno di 0,1 ppm di benzene, inoltre esso è stato ritrovato anche in acqua minerale,
liquori e cibi vari, tra cui frutta, pesce, ortaggi, carne, noci ed uova (EPA, 1982e*).
Soltanto una piccola quantità di questi cibi è stata analizzata quantitativamente: le
uova contengono una concentrazione di benzene pari a 2100 ppm a crudo e 500-
1900 ppm cotte; le carni di agnello, di pecora, di vitello e di pollo (quando vengono
cucinate) contengono meno di 10 ppm di benzene (EPA 1980b*, 1982e*).
Fino agli anni quaranta, il benzene veniva ottenuto come sotto-prodotto del carbone
nelle acciaierie. Dal 1950, con l’aumento della richiesta, specialmente per la crescita
delle industrie plastiche, è stata necessaria la sua sintesi dal petrolio. Oggi la grande
maggioranza di benzene viene prodotta dall’industria petrolchimica ed in minima
parte dal carbone.
Nella benzina il benzene aumenta il “numero di ottani” (riduce la detonazione
anticipata), ciò ha portato ad un suo uso massiccio nei carburanti per autoveicoli. Dal
1950 in poi, poiché tossico, venne sostituito dal piombo tetraetile, ma, in seguito, con
l’eliminazione globale del piombo, il benzene è tornato a sostituirlo come additivo in
molte nazioni tra cui l’Italia.
Gli Stati Uniti, visti gli effetti negativi del benzene sulla salute, hanno imposto delle
misure restrittive riguardo alla quantità dello stesso nelle benzine.
La direttiva del Consiglio della CEE del 20 marzo 1985 (85/210/CEE), concernente
il ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri, relative al tenore di piombo
nella benzina, dispose all'art. 4 primo comma che: ”a decorrere dal 1° ottobre 1989 il
tenore di benzene della benzina contenente piombo e di quella priva di piombo non
deve superare il 5% in volume”.
In Italia la Legge ordinaria del Parlamento n° 413 del 04/11/1997 riguardante le
misure urgenti per la prevenzione dell'inquinamento atmosferico da benzene,
stabilisce all’art. 1 che: “a decorrere dal 1° luglio 1998, il tenore massimo consentito
di benzene e di idrocarburi aromatici totali nelle benzine è fissato, rispettivamente,
nell'1% in volume e nel 40% in volume”.
Influenza della variabilità genetica sull’escrezione urinaria dei metaboliti del benzene
INTRODUZIONE
4
1.3 Effetti biologici del benzene
1.3.1 Effetti valutati su persone e su colture di cellule umane
Gli organi principalmente coinvolti ad esposizione a benzene sono i polmoni, lo
stomaco e l’intestino. Dalla pelle una piccola quantità di benzene può arrivare nel
flusso sanguigno e da lì attraversare tutto l’organismo arrivando al cervello, al midollo
osseo e al fegato, dove viene trasformato nei suoi principali metaboliti. Si pensa che
alcuni degli effetti nocivi di questa sostanza siano causati da questi metaboliti.
Tipicamente la maggior parte di essi lascia l’organismo attraverso l’urina dopo circa
48h dall’esposizione.
Casi di morte dovuti ad esposizione a benzene sono riportati in letteratura già dai
primi anni del 1900; un’esposizione per 5-10 minuti ad una concentrazione di
benzene di 20.000 ppm è fatale (Flury., 1928*).
Tra le varie cause di morte, il cancro fu associato ad esposizione cronica a benzene
(Li et al., 1994*). Gli effetti cancerogeni e tossici dell’esposizione a benzene
riguardano soprattutto il sistema ematopoietico. Nel midollo osseo la tossicità del
benzene, infatti, può condurre a varie forme di malattia del sangue, causando
progressive leucocitopenie (riduzione dei globuli bianchi), anemie (riduzione di
emoglobina nel sangue), trombocitopenie (riduzione del numero di piastrine nel
sangue) e pancitopenie (riduzione globale di tutti gli elementi del sangue) (D. W.
Nebert et al., 2002).
Varie forme di leucemia conosciute come sindrome mielodisplastica (MDS) sono
state associate ad esposizione a benzene. Tale sigla comprende la leucemia
mieloblastica acuta (AML), la leucemia acuta non-linfocitaria (ANLL) e la leucemia
linfocitaria acuta (ALL).
La tossicità e la malignità ematologiche non sono l’unico effetto associato ad
esposizione a benzene. Sembra che possa aumentare il rischio di cancro nelle cellule
renali e di carcinoma nelle cellule uroteliali ed anche il rischio di tumore al polmone,
soprattutto per i fumatori (D. W. Nebert et al., 2002).
Sono stati proposti quattro meccanismi per spiegare gli effetti genotossici del
benzene: la formazione di addotti al DNA e di legami crociati, danni ossidativi al
Influenza della variabilità genetica sull’escrezione urinaria dei metaboliti del benzene
INTRODUZIONE
5
DNA, danni ai componenti dell’apparato mitotico o l’inibizione della topoisomerasi
II ( J. Whysner et al., 2004).
Aberrazioni cromosomiche sia numeriche che strutturali sono state ritrovate nel
midollo osseo di lavoratori professionalmente esposti a benzene. La conclusione che
il benzene rappresenti una sostanza potenzialmente clastogena per l’uomo è stato
riportata da studi effettuati sia in vivo che in vitro. I linfociti periferici e il midollo
osseo sembrano essere i principali bersagli. Uno studio epidemiologico effettuato su
persone professionalmente esposte riportò effetti non casuali sui cromosomi uno,
due, quattro e nove (Sasiadek et al., 1989*). Tale studio però era limitato in quanto i
soggetti di controllo erano numericamente pochi e tutti i partecipanti erano anche
fumatori. Esperimenti in vitro hanno mostrato che anche i metaboliti del benzene,
come la trans,trans muconaldeide, possono aumentare in modo significativo lo
scambio tra cromatidi fratelli (Witz at al., 1990*). Rottura cromosomica ed
iperdiploidia furono trovate in seguito nell’esposizione di linfociti ad idrochinone
(Eastmond et al., 1994*). I metaboliti del benzene quali fenolo, idrochinone, catecolo
e benzene triolo, inducono micronuclei sia in vivo che in vitro.
1.3.2 Effetti valutati su animali da laboratorio
Saggi effettuati per valutare la presenza di micronuclei hanno riportato
un’aumentata frequenza correlata all’esposizione a benzene anche in animali, in
particolare nei topi.
Lo scambio tra cromatidi fratelli è stato visto in studi su topi e ratti esposti a benzene
(Erexon et al., 1986*; Sharma et al., 1985*; Tice et al.,1980-1982*). I topi maschio
mostravano un maggiore incremento nella frequenza di aberrazione cromosomica ed
un aumento dei micronuclei rispetto a quelli femmina (Barale et al., 1985*; Choy et
al., 1985*; Tiranni et al., 1988*).
Oggi il benzene è stato classificato come cancerogeno umano di gruppo 1 (quelle
sostanze con sufficienti evidenze di cancerogenicità nell’uomo) dall’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC).