6
La tesi si divide in due parti: la prima, teorica, sviluppa i concetti relativi alla
PNL, alla metodologia montessoriana e mette in luce i punti di contatto; la seconda
riguarda la sperimentazione avvenuta nella Scuola Elementare “Maria Montessori”, di
via Milazzo.
Più dettagliatamente il primo capitolo illustra le origini della PNL (1.1) e
fornisce alcune definizioni (1.2). Spiega i principi1 su cui è fondata (1.3) e le
presupposizioni ad essa sottostanti (1.3.1). Nell’intento di introdurre le tecniche che
vengono utilizzate in classe (2.4), descriverò sinteticamente i modelli della PNL e
fornirò un’esemplificazione di come, attraverso il loro utilizzo, si possono risolvere i
conflitti2.
Il secondo capitolo illustra come la PNL possa essere utilizzata efficacemente in
campo educativo. Il docente per rendere l’apprendimento più produttivo dovrebbe
adeguare lo stile d’insegnamento allo stile d’apprendimento dell’allievo (2.2) tenendo
conto dell’influenza che i due emisferi cerebrali hanno sull’apprendimento (2.3)3. Il
capitolo mostra, infine, l’utilità dell’applicazione dei modelli della PNL in classe (2.4).
Il terzo capitolo fornisce le linee generali su cui si basa il metodo montessoriano
(3.2), in particolare il concetto che il bambino apprende attivamente (3.4). Vengono
descritte le fasi attraverso cui passa l’apprendimento nel metodo Montessori (3.4) e i
materiali utilizzati nell’insegnamento4.
Nel quarto capitolo si evidenziano i punti di contatto tra PNL e metodo
Montessori (4.2), con l’obiettivo di dimostrare che essi si possono integrare rendendo
1
I principi della PNL sono chiamati anche “pilastri” e sono alla base della comunicazione.
2
Il termine “conflitto”, nella letteratura sulla PNL, sta a indicare le difficoltà comunicative, dovute ad
esempio alla discordanza tra comunicazione verbale e non verbale. Questa discordanza determina la
produzione di un messaggio ambiguo provocando una comprensione incompleta di un atto comunicativo.
3
In questo paragrafo verrà fatto un breve accenno alla teoria delle “Intelligenze Multiple” di Gardner.
4
Le informazioni per descrivere sinteticamente i materiali montessoriani sono tratte in gran parte dal testo
di Maria Montessori L’Autoeducazione.
7
più efficace l’insegnamento e raggiungendo gli obiettivi dei Programmi Ministeriali,
ovvero lo sviluppo dell’allievo nel rispetto dei suoi ritmi (4.4).
Con il quinto capitolo inizia la parte sperimentale della tesi. Qui descrivo dove è
avvenuta la sperimentazione (5.1); gli allievi e gli insegnanti (5.2). Il sesto capitolo
illustra gli scopi di questa tesi:
- creare dei materiali montessoriani per l’insegnamento della L25;
- individuare il canale preferenziale dell’allievo;
- insegnare con lo scopo di raggiungere l’allievo utilizzando il suo canale
sensoriale preferenziale;
- utilizzare i materiali sensoriali e le tecniche di PNL per sviluppare gli altri
canali.
Inoltre descrive: il test fatto per individuare il canale sensoriale degli allievi, lo
svolgimento e i risultati (6.2); i materiali per la L2 e la loro preparazione (6.3). Esso
spiega, in aggiunta a quanto detto, come l’insegnante di LS progetta la programmazione
(6.4)6. Infine riporta i risultati ottenuti usando i materiali sensoriali. Questi risultati
evidenziano come la maggior parte degli allievi abbia sviluppato anche gli altri canali
sensoriali e che i materiali preparati sono serviti per rinforzare l’apprendimento e
motivare gli allievi.
5
Il termine L2 implica che ci sia una L1; la L2 è una lingua appresa dopo la lingua nativa oppure di
competenza inferiore rispetto alla L1. La L1 è la lingua appresa nell’infanzia, generalmente all’interno
della famiglia, oppure la lingua dominante o più usata. Con LS si indica la lingua appresa dopo la lingua
nativa, in un paese dove la lingua straniera non ha status ufficiale. (Cfr. Stern 1983).
6
Qui si descrive anche un modello suggerito dalla PNL per programmare le lezioni, il TOTE.
8
PARTE I:
LA PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA E IL METODO
MONTESSORI.
9
CAPITOLO 1: LA PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA.
It’s the nature of life that there is always more;
more to explore, more to experience, more to do,
more to learn, more to leave.1
1.1 Cenni Storici
La Programmazione Neuro–Linguistica (o PNL)2 nasce negli anni ‘70. I
fondatori furono John Grinder, assistente presso il Dipartimento di Linguistica della
Università della California di Santa Cruz, e Richard Bandler, laureando presso la
Facoltà di Psicologia della stessa università. Il quesito che stimolò la riflessione di
Grinder e Bandler fu il seguente.
What is it that makes the difference between somebody who is merely
competent at any given skill, and someone who excels at the same skill?3
Cercarono di rispondervi osservando il lavoro di tre psicologi e psicoterapeuti: Fritz
Perls, Virginia Satir e Milton Erickson4.
I due fondatori della Programmazione Neuro–Linguistica, osservando le
tecniche e le strategie che i terapisti sopracitati e uomini di successo, quali Walt
1
Traduzione: Dipende dalla natura della vita il fatto che ci sia sempre qualcosa di più; di più da esplorare,
di più da esperire, di più da fare, di più da imparare, di più da lasciare.
(www.nlpchoices.com/learn_nlp.htlm).
2
Il termine usato in inglese è Neuro–Linguistic Programming (NLP).
3
Traduzione: Cos’è che fa la differenza tra qualcuno che è semplicemente competente in una determinata
abilità e chi eccelle nella stessa abilità? (www.nlp-community.com/whatisnlp.htm).
4
Fritz Perls (1893-1970), fondatore della terapia della Gestalt, aveva notato che l’uomo tende a staccarsi
dalle esperienze negative, perciò tentò di sviluppare delle tecniche per aiutarlo ad accettare anche
l’esperienza negativa e a farla propria. Virginia Satir (1916-1988), terapista familiare, autrice di libri e
insegnante delle tecniche della terapia familiare, stimolava il cambiamento nelle persone che si
rivolgevano a lei attraverso il sistema di psicoterapia conosciuto come “The Satir Growth Model”, un
modello basato sulla presa di coscienza di comportamenti che provocano incomprensione all’interno della
famiglia e il cambiamento degli stessi. Milton Erickson (1901-1980), importante ipnoterapista che lavorò
sia nel campo della psicologia che in quello della psichiatria, sviluppò tecniche ipnoterapiche utili per
esplorare l’inconscio e per permettere al paziente di superare le proprie paure. Si definì consulente
familiare e acuto osservatore, qualità che lui stesso riteneva efficace per il suo lavoro.
10
Disney5, utilizzavano per interagire con gli altri, notarono che, per quanto fossero
diversi i loro approcci, tutti raggiungevano con efficacia gli obiettivi. Nella convinzione
che il comportamento umano abbia una struttura definita, che può essere appresa,
cercarono di individuare, elaborare e rendere esplicite le regole sottostanti i
comportamenti di successo. Il loro scopo era quello di fornire una serie di strumenti che
permettesse a chiunque di migliorarsi e di arricchire le proprie capacità. Idearono quindi
la tecnica del modeling6, ovvero del modellamento, attraverso cui un individuo
dovrebbe poter migliorare la propria “mappa della realtà” e raggiungere gli obiettivi
prefissati. Modeling significa “ricalcare” le strategie utilizzate da chi è particolarmente
abile.
[…] Grinder and Bandler erano convinti che “ricalcando” il comportamento
delle persone di successo e definendo esattamente cosa essi facevano poteva
portare a una comunicazione efficace. (Rosenberg 1997: 20)
Cercarono di “ricalcare” il linguaggio verbale e non verbale e i processi mentali
utilizzati da coloro che osservavano; codificarono perciò una serie di principi7 e di
modelli8 da utilizzare per migliorarsi e affinare il proprio rapporto con gli altri9,
crescere dal punto di vista personale, individuando i propri limiti e superandoli.
5
Walt Disney era un uomo creativo e di successo. Era solito sostenere che prima di pianificare un
obiettivo, bisogna “sognare” ciò che si vuole raggiungere. Bandler e Grinder crearono così “The Walt
Disney Circle”, una strategia che comprende tre stati: quello del sognatore, quello del realista e quello
del critico. Il sognatore si occupa della parte creativa del “progetto sogno”, ovvero dell’obiettivo che si
vuole raggiungere. Il sognatore non deve porre alcun limite alla propria creatività. Il realista ha invece il
compito di programmare un percorso per arrivare all’obiettivo e al critico resta il compito di valutare ciò
che si è pianificato ed eventualmente rivedere il piano. Questa strategia non permette mai di criticare il
progetto creativo ma solo i metodi e il percorso per raggiungere l’obiettivo prefissato.
6
Se ne parlerà più approfonditamente in 1.4.3 p. 30.
7
Cfr. 1.3 p. 17.
8
Cfr. 1.4 p. 24.
9
Bandler e Grinder parteciparono agli incontri sulla terapia della Gestalt tenuti da Frits Perls, quindi
poterono osservare da vicino il modo di relazionarsi con gli altri di questo studioso. Inoltre Bandler
ricevette il compito da Virginia Satir di registrare gli incontri di un seminario per terapisti familiari da lei
condotto. Durante questi incontri Bandler osservò accuratamente il linguaggio verbale e non verbale della
Satir, nonché il suo comportamento e le altre tecniche da lei usate. Quando nelle ultime lezioni la Satir
chiese di mettere in atto le tecniche studiate durante il corso tutti furono presi alla sprovvista, ad
eccezione di Bandler che riprodusse un perfetto esempio di intervento. Grinder che era presente osservò il
collega ed elaborò le tecniche utilizzate da Bandler, formulandole per dar modo anche ad altri di
“ricalcare” strategie di intervento efficaci.
11
Bandler e Grinder furono influenzati, oltre che dalla psicologia e psicoterapia,
anche da altre correnti scientifiche tra cui la linguistica, l’antropologia, la matematica10.
In particolare i fondatori della PNL continuarono il lavoro di Gregory Bateson11 e dei
suoi colleghi cercando di descrivere come avviene la comunicazione e che cosa succede
durante l’interazione tra gli esseri umani.
Vennero sviluppate delle tecniche per comunicare efficacemente sia verbalmente
che non. Inizialmente queste tecniche vennero utilizzate nel campo della psicoterapia,
per aiutare i pazienti a superare i propri limiti di comunicazione. In seguito furono
utilizzate in altri campi, ad esempio nel campo degli affari, della gestione del personale,
del team work e soprattutto nelle vendite, dove instaurare buoni rapporti è essenziale per
raggiungere gli obiettivi prefissati, e in campo educativo12. Come dicono O’Connor e
McDermott (1996: XII)
[…] NLP has given rise to a trail of techniques that can be used both
personally and professionally. They are used intentionally in fields such as
sports, business, sales and education, and enable us not only to reach out and
influence others, but also to reach in and unify the different parts of
ourselves.13
10
Per delle indicazioni più precise sulle influenze di altre scienze sulla PNL, in Appendice A, p.116, è
riportato lo schema tratto da The Association of Neuro – Linguistic Programming, Information Booklet.
11
Gregory Bateson (1904-1980) antropologo che lavorò insieme a Margaret Mead, influenzato dalla
cibernetica, si occupò di etologia, in particolare dell’apprendimento dei mammiferi acquatici e studiò i
problemi della comunicazione negli schizofrenici.
12
Questo aspetto sarà approfondito nel Cap. 2, p. 38.
13
Traduzione: […] la PNL ha dato inizio a una serie di tecniche che possono essere usate sia nella vita
personale che in quella professionale. Esse sono usate, in tutto il mondo, in campi quali lo sport, gli
affari, le vendite e l’educazione, e permettono non solo di raggiungere e influenzare gli altri, ma anche di
raggiungere e armonizzare le varie parti di noi stessi.
12
1.2 Cos’è la PNL?
Il termine “Programmazione” si riferisce a come l’uomo agisce e si comporta
per raggiungere i propri obiettivi; il termine “Neuro” fa riferimento a come l’uomo
organizza pensieri e “vita mentale”, in base alla percezione che ha della realtà; il
termine “Linguistica” è collegato alla lingua e a come l’uomo la utilizza. Revell e
Norman (1998: 7) chiariscono e spiegano la PNL con la seguente definizione.
The Neuro in NLP is concerned with how we experience the world through
our five senses and how we represent it in our minds through our
neurological processes. This is obviously of great relevance to how people
learn […]. The Linguistic part of NLP is concerned with the way the
language we use shapes as well as reflects our experience of the world […].
The Programming part of NLP is concerned with training ourselves to think,
speak and act in new and positive ways14.
Potremmo sintetizzare questa prima definizione citando O’Connor e McDermott (1996:
XI).
NLP is about connection, for our thoughts, speech and actions are what
connects us to others, the world and to the spiritual dimension15.
Le prime definizioni tendono a spiegare i termini che compongono l’acronimo
PNL. Altre definizioni fanno riferimento a come la Programmazione Neuro-Linguistica,
le tecniche e le strategie vengono messe in pratica; ad esempio la PNL viene anche
definita come segue:
A model of excellence and achievement, or “what works”. It is a set of
guiding principles, attitudes, knowledge, skills and techniques.16
14
Traduzione: Neuro nella PNL è collegato a come noi esperiamo il mondo attraverso i cinque sensi e
come lo rappresentiamo nella mente attraverso i processi neurologici. Questo è ovviamente di grande
rilevanza per come l’uomo apprende […]. La parte Linguistica della PNL è collegata al modo in cui la
lingua che l’individuo usa forma e riflette la sua esperienza del mondo […]. La parte di Programmazione
della PNL è relazionata all’allenare la persona a pensare, parlare e agire in maniera nuova e positiva. (Il
corsivo è nel testo originale di Revell e Norman.)
15
Traduzione: La PNL è un anello di collegamento, infatti pensieri, discorsi e azioni sono ciò che mette
l’individuo in relazione con gli altri, il mondo e la dimensione spirituale.
16
Traduzione: Un modello di eccellenza e realizzazione, ovvero “ciò che funziona”. È un insieme di
principi guida, comportamenti, conoscenze, abilità e tecniche. (www.nlp-community.com/whatisnlp.htm).
13
La PNL è dunque un esempio di “ciò che funziona” e permette di raggiungere gli
obiettivi prefissati. E’ lo studio che porta al miglioramento dell’individuo sia nella
vita personale che in quella professionale. Partendo quindi dall’esperienza soggettiva
di una persona e dalla sua rappresentazione della realtà, si possono prevedere le
strategie che utilizzerà in determinate situazioni. Ad esempio una persona che tende a
generalizzare le informazioni che percepisce dal mondo esterno, limiterà la sua
visione del mondo impedendosi delle scelte che non ritiene possibili. Divenendo
consapevoli di questi meccanismi, è possibile prevedere il comportamento negativo
per prevenirlo e quello positivo per “ricalcarlo”17.
Revell e Norman (1998: 7), nell’articolo “NLP: What’s it all about?” dichiarano
che la PNL
[…] is an attitude to life. It is also a collection of techniques, patterns and
strategies for assisting effective communication, personal growth and
learning18.
Queste ultime definizioni spiegano che la PNL è costituita da un insieme di
strategie che aiutano le persone a comunicare in maniera efficace con gli altri. Queste si
possono apprendere attraverso un allenamento continuo. La persona che utilizza la PNL
per imparare a comunicare efficacemente anzitutto si osserva per scoprire come si
relaziona con gli altri e in seguito individua fra le tecniche proposte dalla PNL quelle
che vorrebbe utilizzare per migliorare la propria capacità comunicativa.
Come affermato da Wolfgang Bernard19, la PNL è utile nei seguenti campi: la
comunicazione, i cambiamenti, l’organizzazione mentale, lo sviluppo personale e la
ricerca esistenziale. La PNL insegna a entrare in relazione con gli altri in maniera
17
Questo aspetto sarà approfondito in 1.4 e seguenti, p. 24.
18
Traduzione: […] è un atteggiamento verso la vita. È anche un insieme di tecniche, schemi e strategie
per realizzare una comunicazione efficace, la crescita personale e l’apprendimento.
14
efficace (communication, ovvero comunicazione); aiuta l’individuo a cambiare i propri
limiti (change, ovvero cambiamento); mostra le dinamiche cerebrali che permettono di
ottenere il controllo sulla mente e sulle emozioni (mental management, ovvero
organizzazione mentale); propone modi per utilizzare le propie potenzialità (personal
development, ovvero sviluppo personale); permette di scoprire le limitazioni e fornisce
gli strumenti per superarle (existential quest, ovvero ricerca esistenziale).
19
In www.mnet.fr/nlpeng3.htm, non è indicata la data.
15
1.3 I “Pilastri” della PNL
Lo schema che segue, mira a rendere più chiare le relazioni esistenti tra i
concetti che verranno in seguito analizzati.
PRINCIPI
RELAZIONE ACUTEZZA
E OBIETTIVI SENSORIALE FLESSIBILITÀ
COMUNICAZIONE
LIVELLI NEUROLOGICI
1. AMBIENTE
2. COMPORTAMENTO
3. CAPACITÀ
4. CONVINZIONI
5. IDENTITÀ
6. SPIRITUALITÀ
16
PRESUPPOSIZIONI
LINGUISTICHE EPISTEMOLOGICHE
La presupposizione linguistica è 1 La mappa non è il territorio
un’informazione ritenuta vera o 2 La vita e la mente sono processi sistemici
data per presupposta per ritenere 3 A un certo livello, tutti i comportamenti sono
vera una frase. intesi positivamente
4 La legge della varietà indispensabile
ULTERIORI PRESUPPOSIZIONI
1 Le persone rispondono alla propria mappa della
realtà e non alla realtà stessa
2 Il comportamento umano ha uno scopo
3 Tutti i comportamenti hanno intenzioni positive
4 La mente inconscia è benevola
5 Avere possibilità di scelta è meglio che non averla
6 Le persone fanno la miglior scelta che possono
fare nel tempo in cui devono scegliere
7 La gente agisce in maniera eccellente
8 Il significato della tua comunicazione è la risposta
che ottieni
9 Noi abbiamo già tutte le risorse di cui abbiamo
bisogno o le possiamo creare
10 La mente e il corpo sono un unico sistema
11 Noi elaboriamo tutte le informazioni attraverso i
nostri sensi
12 “Ricalcare” comportamenti di successo conduce
all’eccellenza. Se una persona può fare qualcosa
è possibile creare un modello e insegnarlo ad altri
13 Se vuoi capire – agisci.
La PNL si basa su quattro “pilastri”20 fondamentali: la relazione e la
comunicazione, gli obiettivi, l’acutezza sensoriale e la flessibilità. La comunicazione, il
più importante elemento della PNL, si riferisce soprattutto alla qualità della relazione: è
20
Con questo termine O’Connor e McDermott (1996: 1) definiscono i fondamenti della PNL.
17
necessario instaurare un buon rapporto prima di tutto con se stessi e poi anche con gli
altri. La relazione viene costruita su differenti livelli chiamati da Dilts, (in O’Connor e
McDermott 1998: 3), “Neurological Levels”, ovvero livelli neurologici21: environment,
behaviour, capability, belief, identity, spirituality22. La relazione avviene cioè in un
certo luogo e in un tempo determinato (environment); durante la relazione il soggetto si
comporta e compie azioni consapevoli (behaviour) che dipendono dalle capacità ed
abilità personali (capability and skills). Inoltre il comportamento dipende notevolmente
da ciò in cui il soggetto crede e dai suoi valori (beliefs and values), questi ultimi
definiscono l’identità della persona (identity). A tutto questo è collegato il modo di
rapportarsi con gli altri e con il mondo (spirituality). Questi sei livelli neurologici
permettono a una persona di conoscersi meglio, di conoscere meglio l’interlocutore23 e
possono dare delle utili indicazioni a chi vuole migliorarsi. I sei livelli risultano utili per
raggiungere una relazione valida sia con se stessi che con gli altri, adeguando il proprio
comportamento in base al contesto, ai valori, ecc. Così facendo la comunicazione si
rivelerà efficace24.
Il secondo principio riguarda gli obiettivi, cioè la consapevolezza di ciò che si
vuole. Il terzo fa riferimento ai sensi, ovvero all’utilizzo dell’udito, del tatto, della vista,
del gusto e dell’olfatto per percepire ciò che accade intorno, l’attenzione a ciò che
succede permette di analizzare le risposte che si ricevono sia dall’ambiente esterno, sia
dall’interno e quindi di modificare il comportamento se la risposta ottenuta non è quella
21
Revell e Norman (1997: 78) li definiscono “Life Levels”, perciò l’utilizzo di questa terminologia varia
a seconda dell’autore.
22
Traduzione: Ambiente, comportamento, capacità, convinzioni, identità e spiritualità.
23
Ad esempio se un emittente, osservando l’interlocutore, capisce quali sono i valori del suo destinatario,
può cercare di accettarli e rispettarli anche se non li condivide, riuscendo così a far giungere il messaggio
in maniera efficace.
24
Watzlavich (1971: 56) dice “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione.”
Affinché la comunicazione sia efficace, il ricevente deve percepire sia l’aspetto di contenuto che quello di
relazione. La PNL dice che affinché si stabilisca armonia tra emittente e destinatario bisogna entrare in
relazione con il ricevente, rispettandolo come persona e tentando di essere coerente nella comunicazione
sia verbale che non.
18
attesa. Il quarto “pilastro” riguarda la flessibilità, che è necessaria per adeguare il
proprio comportamento all’interlocutore e al contesto.
Revell e Norman (1997: 17), al fine di fornire un’esemplificazione delle
connessioni esistenti tra i quattro “pilastri”, propongono il seguente schema25:
MODELLO DI AZIONE
OBIETTIVO
(conoscere il proprio obiettivo)
FLESSIBILITÀ COMUNICAZIONE
(rispondere in modo flessibile) (agire per raggiungerlo)
ACUTEZZA SENSORIALE
(percepire la risposta)
Partendo dalla consapevolezza del proprio obiettivo (“pilastro numero 226”); l’individuo
agisce e si relaziona con gli altri per raggiungerlo (“pilastro numero 1”); percepisce un
feedback dall’ambiente (“pilastro numero 3”); infine compie degli adattamenti per
raggiungere un risultato più soddisfacente (“pilastro numero 4”).
25
I “pilastri” sono la teoria su cui si basa questo modello di azione, Basic Action Model.
26
La numerazione dei “pilastri” della PNL è stata da me introdotta al fine di collegare lo schema di
Revell e Norman all’ordine in cui sono stati presentati i “pilastri” in questo paragrafo. Non indicano una
gerarchia.
19
1.3.1 Le Presupposizioni della PNL
Un altro modo per relazionarsi in maniera efficace con gli altri, è quello di
interiorizzare una serie di idee o regole. Queste vengono chiamate “presupposizioni o
convinzioni della PNL” in quanto
[…] you presuppose them, that is, you act as if they were true and notice the
results you get. They are actually working hypotheses that may or may not
be literally true. NLP does not claim they are true. The question to ask is not
‘Are they true?’ but ‘Are they useful?’27.
Dilts (1998a) individua due tipi di presupposizioni: linguistiche ed
epistemologiche28. Il primo tipo fa riferimento alla verità delle frasi dette29. Solitamente
la presupposizione linguistica viene contrapposta all’inferenza: una presupposizione
linguistica deve essere ritenuta vera per quello che è, altrimenti la frase non avrebbe
alcun senso; l’inferenza è qualcosa che va oltre, che viene aggiunto al messaggio dal
ricevente30. Ad esempio se una persona pronuncia la frase: “Hai smesso di allenarti
regolarmente?”, si presuppone che il destinatario si sia allenato regolarmente, ma si può
inferire che l’emittente ritenga che fare esercizio fisico sia importante (Dilts 1998a).
27
Traduzione: […] vengono presupposte, cioè, un individuo agisce come se questi principi fossero veri e
nota i risultati che ottiene. Sono ipotesi di lavoro, che possono rivelarsi letteralmente vere o no. La PNL
non pretende che siano vere. La domanda da farsi non è ‘Sono vere?’ ma ‘Sono utili?’ (O’Connor e
McDermott 1996: XIV). (Il corsivo è dell’originale.)
28
Nella letteratura non tutti distinguono tra presupposizioni linguistiche ed epistemologiche.
Generalmente gli autori fanno riferimento solo a presupposizioni che hanno come punto di partenza le
seconde, e nascono dalla rielaborazione di uno o più aspetti dei “pilastri”.
29
Dilts esemplifica la definizione dicendo “per capire la frase ‘Quando finirai di sabotare i nostri sforzi
terapeutici, potremo fare dei progressi’ bisogna presumere che il destinatario della frase abbia tentato di
sabotare gli sforzi terapeutici e che effettivamente ci sia una terapia in atto e che almeno qualche piccolo
progresso ci sia stato.”.
30
Negli anni ‘40 e ’50, i linguisti iniziarono ad analizzare il modo di parlare, distinguendo vari aspetti
della comunicazione verbale e non verbale (tono di voce, stile, ecc.), sospinti dalle ricerche di Austin, che
notò che una frase può avere più funzioni simultaneamente e indurre il ricevente di una comunicazione a
fare inferenze su ciò che l’interlocutore vuole dire. Austin suddivide l’atto linguistico in: atto locutorio
(riferito al significato superficiale del messaggio); atto illocutorio (riferito all’intenzione sottostante
all’atto locutorio); atto perlocutorio (riferito agli effetti prodotti sul ricevente). (Cfr. Stern 1983: 222;
Taeschner 1986: 25).
20
La presupposizione epistemologica invece è alla base di un particolare sistema di
conoscenze e non può essere provata31. È un principio fondamentale su cui si basano gli
altri concetti e idee, deve essere data perciò come presupposta. Dilts elenca le quattro
presupposizioni epistemologiche fondamentali:
1. The map is not the territory;
2. Life and ‘mind’ are systemic processes;
3. At some level, all behavior is “positevely intended”;
4. The law of requisite variety.32
La prima presupposizione è relativa al fatto che l’uomo percepisce la realtà e se ne fa
una “mappa”, che è diversa da individuo a individuo. La seconda è riferita al fatto che le
azioni dell’uomo, come singolo o in gruppo, avvengono all’interno di un sistema e che,
per questa ragione, non possono essere isolate, ma devono essere considerate nel
contesto in cui avvengono. La terza indica che le persone fanno le scelte che ritengono
migliori in base al contesto in cui si trovano e alle possibilità che hanno. Infine l’ultima
presupposizione è relativa al fatto che l’uomo deve essere flessibile.
Dalla combinazione delle presupposizioni epistemologiche ne derivano altre più
dettagliate. O’Connor e McDermott (1996: 143-4) individuano come presupposizioni
principali:
1. People respond to their map of reality and not to reality itself.
2. Human behaviour is purposeful.
3. All behaviour has a positive intention.
4. The unconscious mind is benevolent.
5. Having choice is better than not having choice.
6. People make the best choice they can at the time.
31
Dilts (1998a) esemplifica questo concetto paragonando le “Epistemological Presuppositions” al
concetto di “punto” nella geometria di Euclide. Quest’ultimo definisce il punto come “un’entità che ha
una posizione ma non ha altre proprietà”, non ha quindi né forma, né colore, ecc.. Tutto ciò non può
essere provato, viene al contrario accettato per quello che è.
32
Traduzione: 1. La mappa non è il territorio; 2. La vita e la ‘mente’ sono processi sistemici ; 3. A un
certo livello, tutti i comportamenti sono intesi positivamente; 4. La legge della varietà indispensabile.
Revell e Norman (1997: 15) definiscono la seconda presupposizione nel seguente modo: “Life and ‘mind’
are interconnetted: they are parts of the same system, and each affects the other.” (ovvero: “La vita e la
mente sono interconnesse: fanno parte dello stesso sistema, e si influenzano a vicenda.”) e la terza: “All
behaviour has a positive intention” (ovvero: “Tutti i comportamenti hanno un intento positivo.). In ogni
caso il principio fondamentale rimane invariato anche se viene espresso in maniera leggermente
differente.