Per questo motivo la presente indagine si è avvalsa di variabili prettamente
economiche (come ad esempio il reddito disponibile), adottando, per il resto, la
consueta ipotesi del ceteris paribus, in base alla quale, in buona sostanza, si agisce
come se le variabili non esplicitamente considerate in questa analisi fossero
mediamente ininfluenti.
Utilizzare variabili economiche è, inoltre, conveniente in quanto le fonti che
le contengono sono, al tempo stesso, numerose e di facile reperimento.
In Italia, infatti, con cadenze quasi annuali, la Banca d’Italia e l’ISTAT
raccolgono dati inerenti alle condizioni economico-patrimoniali delle famiglie
italiane.
Qui si è scelto di utilizzare i dati, campionari, contenuti nel Supplemento al
Bollettino Statistico della Banca d’Italia avente per titolo “I bilanci delle famiglie
italiane nell’anno 1995” (cfr. Appendice A).
Con questa fonte sono disponibili, tra le altre cose, informazioni sul reddito
disponibile e sul titolo di godimento dell’alloggio nel quale i pensionati vivono,
oltre che, ovviamente, informazioni demografiche di base sui pensionati stessi
(sesso e età) e sulle famiglie in cui vivono (dimensione, ecc.). In particolare, le
variabili disponibili consentono di calcolare indici di povertà quali, ad esempio,
l’Head count ratio (H) ed il Poverty gap ratio (I) (cfr. Appendice C).
L’impostazione qui seguita è quella di uno studio della povertà (o, più in
generale, del tenore di vita) basato su un approccio unidimensionale, ovvero
quello dell’adeguatezza delle risorse economiche (per una visione alternativa, cfr.
Appendice C). L’unica eccezione a questa impostazione è costituita dall’analisi
dello stato di salute degli individui, la cui misurazione è frutto di un’auto-
valutazione degli stessi interpellati.
Il lavoro si articola in cinque capitoli a cui faranno seguito quattro appendici
monotematiche.
Il primo capitolo presenta una breve guida ragionata a ciò che,
sull’argomento, si trova in letteratura.
Si è rivolta l’attenzione al rapporto ISTAT sugli anziani in Italia del 1997, al
VII rapporto CER-SPI sulle condizioni economiche degli anziani curato da
Daniele Pace e Stefano Pisani del 1998 ed infine al contributo di Emanuele
Baldacci e Gaetano Proto in merito alla distribuzione del reddito tra le famiglie
del 1999. La scelta è caduta su questi resoconti poiché tutti e tre analizzano dati
che si riferiscono all’anno 1995.
Il secondo ed il terzo capitolo sono frutto della personale elaborazione dei
dati forniti dalla Banca d’Italia, presentati anche, in forma tabellare, nel Bollettino
Statistico avente come oggetto i bilanci delle famiglie nell’anno 1995. Nel corso
di questi capitoli si è cercato di raggiungere l’obiettivo di integrare le
informazioni presenti nel primo capitolo.
Il quarto capitolo presenta un modello statistico che si propone di riassumere i
risultati dei precedenti capitoli, mettendo in evidenza in forma sintetica quali
siano le variabili che influiscono, in maniera maggiormente significativa, sul
tenore di vita delle famiglie italiane.
Il quinto capitolo, alla luce dell’analisi comparata dei primi quattro, ha la
funzione di riassumere le principali conclusioni raggiunte.
L’appendice A spiega in che modo la Banca d’Italia ha raccolto ed elaborato i
dati inseriti nel bollettino statistico e propone, inoltre, una descrizione delle
variabili utilizzate per la stesura del secondo e del terzo capitolo.
L’appendice B presenta una rapida descrizione del sistema pensionistico
italiano mettendo in rilievo la sua storia, la sua legittimazione costituzionale,
come si realizza l’equità al suo interno, come sono raccolti i contributi e le diverse
tipologie di pensione esistenti.
L’appendice C descrive i vari approcci allo studio della povertà introducendo,
accanto ai più tradizionali indici H, I e HI, utilizzati per la realizzazione di questo
lavoro, nuove metodologie, di tipo multidimensionale, di recente apparse in
dottrina.
L’appendice D analizza il tema delle scale d’equivalenza. In particolare viene
presentato il metodo introdotto da Van Ginneken (1982) e seguito da Carbonaro
(1985) ma è anche offerta una breve panoramica sui diversi, possibili, approcci al
problema esistenti in dottrina.
Tutti i capitoli e le appendici sono corredati da tabelle e grafici che
permettono una migliore e più agevole comprensione degli argomenti trattati.
Capitolo 1
Gli anziani in Italia: quanti sono, quanto guadagnano, dove e con
chi vivono
1.1 Gli anziani in Italia in breve
1.1.1 Quanti sono e dove vivono
Conviene premettere che gli anziani sono qui definiti come la parte della
popolazione che ha almeno compiuto i 60 anni di età.
Riferendoci ai dati ISTAT contenuti nel rapporto sugli anziani in Italia del
1997, che forniscono un dato medio tra gli anni 1994 e 1995, gli anziani
rappresentano il 21.7 per cento della popolazione, quota pari a 12 milioni e 337
mila individui. Tra questi, poco più di 7 milioni sono donne mentre 5 milioni e
308 mila sono uomini.
La percentuale di donne, sul totale dei coetanei, è del 52.2 per cento tra i 60
ed i 64 anni, del 56.5 per cento tra i 65 ed i 74 anni e del 62.2 per cento se si
considerano gli ultrasettantacinquenni.
La regione in cui, rispetto al numero di abitanti, si concentra il maggior
numero di anziani è la Liguria che è contraddistinta da tassi di mortalità e di
fecondità molto bassi (si osservino le tabelle 1.1 e 1.2 per maggiori dettagli).
Tabella 1.1-Anziani per regione di appartenenza (valori percentuali)
Individui con più di 60 anni (%
sul totale della popolazione)
Totale popolazione (in
migliaia)
Piemonte 24.3 4
.
242
Valle d’Aosta 22.3 117
Lombardia 21.1 8
.
839
Trentino 20.2 898
Veneto 21.1 4
.
378
Friuli 25.7 1
.
177
Liguria 29.5 1
.
645
Emilia-Romagna 26.9 3
.
889
Toscana 27.1 3
.
491
Umbria 26.8 817
Marche 25.9 1
.
431
Lazio 20.9 5
.
147
Abruzzi 23.4 1
.
262
Molise 24.7 330
Campania 16.7 5
.
731
Puglia 17.7 4
.
062
Basilicata 20.7 607
Calabria 19.2 2
.
067
Sicilia 19.7 5
.
064
Sardegna 17.4 1
.
648
Italia 21.7 56
.
844
Fonte: Istat, Indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”
Tabella 1.2-Persone anziane per classe di età e sesso (media tra gli anni 1994
e 1995)
Individui
in età
compresa
tra i 60 ed
i 64 anni
(in
migliaia)
% sul
totale
degli
individui
tra i 60 ed
i 64 anni
Individui
in età
compresa
tra i 65 ed
i 74 anni
(in
migliaia)
% sul
totale
degli
individui
tra i 65 ed
i 74 anni
Individui
di età
superiore
ai 75 anni
(in
migliaia)
% sul
totale
degli
individui
ultra
75enni
Totale
anziani (in
migliaia)
Uomini 1
.
497 47.8 2
.
530 43.5 1
.
281 37.8 5
.
308
Donne 1
.
632 52.2 3
.
287 56.5 2
.
110 62.2 7
.
029
Totale 3
.
129 100 5
.
817 100 3
.
391 100 12
.
337
Fonte: Istat, Indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”
1.1.2 Il loro grado di istruzione
Dall’analisi dei dati ISTAT risulta evidente il basso livello di istruzione della
popolazione anziana.
Il 24.1 per cento degli anziani non ha alcun titolo di studio, il 51.2 per cento
ha conseguito la licenza elementare mentre gli anziani diplomati e quelli laureati
sono, rispettivamente, il 7.4 ed il 3.3 per cento del totale.
Le donne, così come la generalità degli anziani meridionali, risultano essere
ampiamente al di sotto della media generale (cfr. tabella 1.3).
Tabella 1.3-Anziani per titolo di studio e sesso
Laurea (%
sul totale
della
popolazione)
Diploma
superiore (%
sul totale
della
popolazione)
Licenza
media (%
sul totale
della
popolazione)
Licenza
elementare
(% sul totale
della
popolazione)
Senza titolo
di studio (%
sul totale
della
popolazione)
Totale
popolazione
(in
migliaia)
Uomini 5.2 9.0 16.2 51.2 18.4 5
.
308
Donne 1.9 6.1 12.4 51.2 28.3 7
.
029
Totale 3.3 7.4 14.0 51.2 24.1 12
.
337
Fonte: Istat, Indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”
1.1.3 Gli anziani e la loro famiglia
La famiglia assume per gli anziani un’importanza rilevante poiché essi
trascorrono in casa la maggior parte del loro tempo. Questo è dovuto al fatto che,
generalmente, gli anziani non lavorano e godono di condizioni fisiche non buone.
All’interno della famiglia gli anziani trovano assistenza ma, soprattutto,
hanno la possibilità di mantenersi attivi svolgendo i più svariati lavori domestici.
Risulta interessante disaggregare le informazioni in nostro possesso per sesso
e per età, in quanto le donne e gli uomini hanno una vita familiare condizionata
dalla speranza di vita residua che li caratterizza (si presti attenzione alla tabella
1.4).
Tabella 1.4-Persone anziane per tipo di famiglia in cui vivono e sesso. Media
1994-1995. (Valori percentuali per 100 persone della stessa età)
Fonte: Istat, Indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”
Si osserva che la maggior parte delle donne (dati ISTAT 1995), in età
compresa tra i 60 ed i 74 anni, vive in coppia senza figli. Al contrario, a partire dai
75 anni, circa la metà delle anziane vive sola fino al momento in cui, non più
autosufficiente, si aggrega, senza farne direttamente parte, ad una o più famiglie,
in genere quella/e del/i figlio/figli.
Classi di età Anziani Anziane
60-64
In coppia con figli
come genitore
In coppia senza
figli
Una persona sola
Totale (in
migliaia)
50.1
36.2
5.7
1
.
497
In coppia senza
figli
In coppia con figli
Una persona sola
Totale (in
migliaia)
36.5
30.9
15.0
1
.
632
65-74
In coppia senza
figli
In coppia con figli
Una persona sola
Totale (in
migliaia)
54.3
27.9
8.8
2
.
530
In coppia senza
figli
Una persona sola
In coppia con figli
Totale (in
migliaia)
39.1
29.3
11.3
3
.
288
75 e più
In coppia senza
figli
Una persona sola
In coppia con figli
Genitore solo
Totale (in
migliaia)
55.7
18.5
10.6
4.5
1
.
281
Una persona sola
In coppia senza
figli
Genitore solo
In coppia con figli
come membro
aggregato
Totale (in
migliaia)
46.8
17.5
9.8
9.8
2
.
110
Gli uomini, invece, avendo una speranza di vita inferiore a quella delle donne
ed essendo, solitamente, più anziani delle loro congiunte, tendono a vivere in
coppia fino al momento del loro decesso (un uomo su due, fino a 64 anni, vive
con moglie e figli, il 54.3 per cento degli uomini tra i 65 ed i 74 anni vive in
coppia senza figli mentre il 55.7 per cento degli ultrasettantacinquenni vive in
coppia senza figli).
Gli uomini, in ogni caso, ove rimasti vedovi, con maggiore facilità rispetto
alle donne, convolano a nuove nozze.
Il VII rapporto CER-SPI (che utilizza i dati forniti dalla Banca d’Italia),
fornisce informazioni su quanto numerose ed ampie siano le famiglie (anziane e
non).
Se si confrontano i dati che si riferiscono all’anno 1995 con quelli del 1991
(vedere tabella 1.5) si nota che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, si
è avuto un aumento del peso delle famiglie in cui vive almeno un anziano sul
totale dei nuclei familiari (dal 31.1 per cento nel 1991 al 35.7 per cento nel 1995).
Contemporaneamente, nel medesimo lasso di tempo, si è registrata la
diminuzione dell’incidenza delle famiglie giovani (dal 68.9 per cento al 64.3 per
cento).
Nello stesso periodo di tempo le famiglie con almeno un pensionato al loro
interno sono numericamente cresciute di dieci punti percentuali.
Tabella 1.5-Numerosità delle famiglie (confronto tra gli anni 1991 e 1995)
Tipologia familiare
Numero delle famiglie
(in migliaia)
1991 1995
% sul totale delle famiglie
1991 1995
Famiglie con almeno un
componente di età
superiore o uguale a 65
anni
5
.
915 6
.
956
31.1 35.7
Famiglie con almeno un
componente percettore di
pensione
9
.
076 11
.
303
47.7 57.9
Famiglie senza anziani 13
.
131 12
.
552 68.9 64.3
Fonte: elaborazioni Cer su dati Banca d’Italia (1995)
Da quanto appena affermato emerge che l’accresciuto numero dei pensionati
non trova giustificazione, nella sua totalità, solo nell’invecchiamento della
popolazione italiana.
Viceversa è imputabile unicamente all’invecchiamento della popolazione
l’aumento (dati ISTAT 1995), tra il 1990 ed il 1995, dell’incidenza, sul totale
delle famiglie in cui vive almeno un anziano, di quelle composte da soli
ultrasessantacinquenni (dal 17.9 per cento, valore medio tra gli anni 1989 e 1990,
al 18.7 per cento, valore medio tra gli anni 1994 e 1995).
Per quanto concerne la dimensione media delle famiglie in cui vive almeno
un anziano, essa è pari a 2.2 (dati Banca d’Italia 1995), valore inferiore tanto a
quello riguardante le famiglie italiane nel loro complesso (2.9) quanto a quello
che si riferisce alle famiglie senza anziani al loro interno (si osservi la tabella 1.6).
Tabella 1.6-Ampiezza media delle famiglie (anno 1995)
Famiglie con
almeno un
componente di età
uguale o superiore a
65 anni
Famiglie con
almeno un
componente
percettore di
pensione
Famiglie senza
anziani
Totale famiglie
Ampiezza
familiare
2.23 2.53 3.25 2.89
Fonte: elaborazioni Cer su dati Banca d’Italia (1995)
Le informazioni contenute nell’indagine Anziani in Italia svolta dall’ISTAT
ci permettono, infine, di disaggregare le famiglie per ripartizione geografica.
La maggior parte delle famiglie con almeno un anziano è concentrata
nell’Italia Nord-Occidentale.
Egualmente, le famiglie in cui risiede almeno un pensionato sono al Centro-
Nord in numero doppio rispetto al Sud.
L’incidenza delle famiglie con almeno un pensionato, sul totale di quelle che
risiedono nelle due aree geografiche, è, però, superiore al Sud (59.7 per cento)
rispetto al Nord (57.6 per cento).
1.1.4 Gli anziani e la loro salute
Lo stato di salute, ancora più che per gli individui in generale, è per le
persone anziane un aspetto fondamentale della loro esistenza.
Si consideri la tabella 1.7, costruita grazie alle informazioni contenute nel
rapporto ISTAT sugli anziani in Italia.
Tabella 1.7-Persone anziane per stato di salute dichiarato, anno 1994. Valori
percentuali
Molto male Male Discretamente Bene Molto bene
Non
indicato
Più di 60
anni
5.0 21.5 50.5 19.6 3.0 0.4
Più di 65
anni
5.8 24.0 50.4 17.0 2.5 0.4
Fonte: Istat, Indagine Multiscopo “Condizione di salute e ricorso ai servizi sanitari”
Dall’analisi dei dati si evince che, nel 1994, più della metà degli anziani ha
dichiarato di sentirsi discretamente bene.
Questa circostanza non deve sorprendere in quanto la maggior parte delle
persone anziane afferma di stare bene anche quando è costretta a convivere con
una o più malattie croniche. Per un anziano, infatti, essere in buona salute
significa, essenzialmente, godere di buone condizioni psico-fisiche per poter
essere auto-sufficiente.
Le malattie croniche differiscono a seconda dei sessi: nel quadro delle
patologie maschili sono più frequenti l’artrosi (che colpisce il 41.7 per cento degli
ultrasessantenni), l’ipertensione (27.6 per cento) e la bronchite o enfisema (20.6
per cento) mentre tra le donne l’artrosi, ma a livelli più alti (56.4 per cento), il
diabete (13.5 per cento) e l’osteoporosi (20.4 per cento).
Le condizioni di salute non ottimali fanno sì che gli anziani risultino essere la
parte della popolazione che ha più necessità di cure sanitarie.
Nel 1994, su dieci milioni di ricoveri, quattro milioni (che,
complessivamente, hanno totalizzato più del 50 per cento delle giornate di
degenza) riguardavano persone anziane.
Inoltre gli anziani (specialmente i disabili e quelli colpiti da patologie
croniche), sono gli utenti più assidui dei servizi sanitari pubblici.
In generale si può affermare che, più si va avanti con l’età, maggiore è
l’incidenza delle visite generiche su quelle specialistiche (si osservi la tabella 1.8).
Tabella 1.8-Visite specialistiche effettuate a pagamento nelle 4 settimane
precedenti l’intervista per sesso e classe d’età
Uomini Donne Totale
Fino a 59 anni 58.1 63.6 61.3
Oltre 65 anni 35.6 40.6 38.3
Oltre 75 anni 32.9 38.9 36.2
Fonte: Istat, Indagine Multiscopo “Condizione di salute e ricorso ai servizi sanitari”
Le condizioni fisiche non buone fanno sì che gli anziani detengano anche il
primato nel consumo dei farmaci. Si rileva che il 66.3 per cento degli anziani (dati
ISTAT), a fronte del 21.5 dei non anziani, fa uso di medicinali.
Tra il 1993 ed il 1994 è aumentato il numero degli utenti che ha acquistato
farmaci pagando il prezzo per intero in virtù del nuovo sistema, introdotto dal
Ministero della Sanità, che ha sancito la classificazione dei medicinali in tre fasce.
La prima fascia comprende farmaci quali gli antibiotici, i cardiovascolari, le
insuline, i vaccini, la gammaglobulina e gli antivirali che vengono venduti al
richiedente, qualunque sia la sua età, dietro prescrizione medica e pagamento del
ticket (cifra pari a 3000 lire a pezzo).
La seconda fascia racchiude farmaci di vario tipo che vengono concessi, a
metà prezzo, solo agli ultrasessantacinquenni che hanno un reddito familiare
inferiore ai 70 milioni ed ai pensionati sociali.
I rimanenti farmaci, acquistabili pagando il prezzo per intero, sono inseriti
nella terza fascia.
Rispetto al cosiddetto regime dei “bollini”, vigente fino al 1993, la
classificazione dei farmaci in tre fasce ha comportato per gli anziani un
incremento delle spese farmaceutiche.
1.2 Le condizioni economiche degli anziani
1.2.1 Famiglie anziane e percettori di reddito
La percentuale di percettori di reddito, sul totale dei componenti le famiglie in
cui risiede almeno un anziano, è pari all’81.7 per cento. Tale valore risulta
superiore tanto a quello relativo le famiglie giovani quanto a quello che si riferisce
alle famiglie italiane in generale (dati Banca d’Italia).
Questi dati sono spiegabili se si pensa che, in genere, nelle famiglie anziane è
raro trovare individui in età non lavorativa.
Peculiarità delle famiglie anziane è, pertanto, la presenza, al loro interno, di
fonti di reddito differenti percepite da più componenti (per maggiori dettagli si
osservi la tabella 1.9).
Tabella 1.9-Percettori di reddito sul totale dei componenti le famiglie (valori
percentuali)
Famiglie con
almeno un
componente di età
maggiore o
uguale a 65 anni
Famiglie con
almeno un
componente
percettore di
pensione
Famiglie senza
anziani
Tutte le famiglie
Percettori 81.73 73.85 54.29 61.84
Fonte: elaborazioni Cer su dati Banca d’Italia (1995)
Si vuole ora determinare come i percettori di reddito si distribuiscano tra le
varie classi d’età. A tal proposito si consideri la figura 1.1.
Figura 1.1-Percettori di reddito per classi d’età
0%
20%
40%
60%
80%
100%
0-20 20-40 40-60 60-80 80-95
Classi d'età
P
e
r
c
e
n
t
u
a
l
e
Percettori per classi d'età
Fonte: elaborazioni dati forniti dalla Banca d’Italia