INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
Il mondo della comunicazione sta cambiando ad enorme velocità, in un
processo che non accenna a concludersi e che ha portato con sØ molti mezzi
innovativi che si sono succeduti l’uno dopo l’altro, aggiungendo potenzialità
sempre nuove. Oggi il predominio della televisione può essere considerato un
fatto compiuto, e l’immagine televisiva è, tra le altre, la fonte prevalente
nell’informazione e nella formazione del grande pubblico. Ciò che si vede in
televisione è considerato vero, nonostante possa essere falso, mentre ciò che è
privo di immagini, che non appare sul piccolo schermo è come se non
esistesse. Le immagini sono dominanti, al punto da riuscire a determinare ciò
che è reale e ciò che invece non lo è.
Le nuove generazioni hanno a disposizione una sovrabbondanza di mezzi di
comunicazione, da Internet alle nuove tecnologie, passando per le nuove
piattaforme Tv, come il satellite e il digitale terrestre. Possono accedere ad
ogni tipo di informazione attraverso la rete e beneficiare di un processo di
segmentazione dell’offerta televisiva, con la creazione di canali mirati e piø
personalizzati.
Di fronte a queste molteplici opportunità esiste però anche il rischio di arrivare
alla creazione di due sistemi di comunicazione, l’uno declassato dall’altro. A
ciò si accompagna il pericolo di perdere quel ruolo socialmente unificante che
la televisione generalista ha ricoperto fin dall’inizio nel nostro Paese.
La mia tesi parte proprio dalla considerazione di questa molteplicità di mezzi
di comunicazione e cerca di indagare la loro collocazione nel panorama
italiano. L’istituto di ricerca Censis si rivela un’ottima fonte per comprendere
la situazione attuale, poichØ analizza i diversi comportamenti di consumo
legati all’utilizzo di ogni singolo medium.
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Nel suo rapporto annuale il Censis mostra come la televisione sia ancora la
regina dei media in tutti i principali Paesi europei, come il cellulare abbia
raggiunto ovunque ampi livelli di diffusione, la penetrazione di Internet sia in
continua evoluzione, i libri e i quotidiani non siano affatto abbandonati dai
loro lettori, e la stessa radio non abbia perso ascoltatori. Analizza i
comportamenti dei giovani, una parte di popolazione ben disposta a un utilizzo
variegato delle tecnologie e alle innovazioni che esse portano; studia poi il
ruolo ricoperto dai media locali e le loro specificità, arrivando fino al cinema e
al momento positivo che questo sta vivendo.
Tutte le informazioni sulle abitudini e sui comportamenti mediatici degli
italiani sono contenute nel primo capitolo, che utilizza i dati del 42° Rapporto
Censis sulla situazione sociale del Paese (2008) per giungere alla
formulazione di uno scenario d’insieme sulla fruizione dei media in Italia.
Mi sono poi chiesta se questo quadro d’insieme potesse essere considerato piø
o meno costante in tutta la penisola, con le piccole differenze ovviamente
riscontrabili, oppure se esistessero delle discrepanze molto piø grandi, tali da
portare a considerare un certo mezzo di comunicazione “proprio” di una
determinata zona d’Italia.
Per trovare delle risposte alle mie domande ho proseguito con lo sviluppo del
secondo capitolo, funzionale alla presente ricerca, poichØ permette di
comprendere lo strumento che costituisce la base della ricerca stessa. Infatti i
dati utilizzati nel terzo capitolo e che hanno permesso di cogliere le differenze
tra le diverse aree geografiche d’Italia sono contenuti in Sinottica, un’indagine
che l’istituto Eurisko conduce dal 1975 e che costituisce la fonte della banca
dati di proprietà dalla quale l’intero Istituto attinge le sue informazioni. Questa
permette di disporre per ogni soggetto intervistato di molte centinaia di
informazioni, in modo da poterlo descrivere sotto diversi punti di vista, sia
riguardo il suo mondo dei consumi di prodotti/servizi, sia riguardo l’utilizzo
dei mezzi di comunicazione. Si tratta di un sistema integrato di servizi di
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ricerca per il marketing, basato su una banca dati costantemente aggiornata su
consumi, comportamenti, valori ed aspettative degli italiani.
Partendo dai dati di Sinottica relativi ai mezzi di comunicazione, in linea con
gli obiettivi della mia ricerca, ho selezionato solo quelli che riprendono lo
scenario delineato nel primo capitolo e che riguardano i media tradizionali,
con uno sguardo alle tecnologie piø recenti. Il terzo capitolo propone quindi
l’analisi di ogni mezzo per le quattro aree geografiche indicate in Sinottica:
Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e isole. Stampa, radio, cinema, televisione,
Tv satellitare, digitale terrestre, Web Tv e Internet vengono analizzati
dapprima in linee generali, poi in termini di frequenza di ascolto/fruizione, di
fasce orarie di ascolto e di emittente/testata fruita. Si può quindi vedere quali
sono le aree a maggior diffusione di un determinato mezzo, la frequenza di
utilizzo del mezzo, l’andamento dell’ascolto nelle diverse ore della giornata e,
nel caso di media come la stampa, la radio o la televisione, quali siano le
testate o le emittenti maggiormente fruite.
A ciò si aggiunge lo studio dell’attenzione rivolta dagli individui ai diversi tipi
di pubblicità e dell’atteggiamento degli stessi verso questo tipo di
comunicazione, scoprendo come alcuni siano divertiti da essa, altri trovino in
essa un aiuto al momento dell’acquisto e come altri ancora la ritengano
responsabile della creazione di bisogni superflui. Questo permette di vedere se
esistono differenze nell’atteggiamento delle persone delle varie parti d’Italia
verso la pubblicità e i mezzi che la veicolano, e può rivelarsi utile per
sviluppare la comunicazione in ogni area in un modo piø vicino alle
preferenze e alle esigenze dei consumatori. Ricordiamo però che non è sempre
possibile differenziare la comunicazione in base alla variabile geografica,
poichØ la maggior parte dei mezzi, essendo nazionali, non lo permettono.
Tuttavia già il fatto di approfittare di questa possibilità per i mezzi che lo
consentono, come i media locali, dai quotidiani alle radio locali, può essere un
buon punto di partenza per il raggiungimento del target desiderato. Lo stesso
si può dire per la pubblicità nel punto vendita, out of home (cartellonistica),
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all’interno dei mezzi pubblici, nelle sponsorizzazioni di eventi, tramite la
distribuzione di campioni gratuiti e omaggi: conoscere l’atteggiamento verso
la pubblicità della popolazione delle singole parti d’Italia può essere utile per
sviluppare una comunicazione piø mirata.
In ogni caso, anche solo scoprire che non tutti gli italiani apprezzano nello
stesso modo i diversi mezzi di comunicazione, nonostante spesso i rapporti su
questa materia possano portare all’idea di un’Italia unita e omogenea, può
essere curioso e può portare ad indagare le motivazioni di queste diversità,
aprendo nuovi percorsi di ricerca e approfondimento.
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I. LO SCENARIO MEDIATICO ITALIANO
I. LO SCENARIO MEDIATICO ITALIANO
1. L’indagine Censis
Da anni ormai i mezzi di comunicazione di massa sono diventati parte
integrante della nostra società trasformandosi, col tempo, in segnali o
indicatori importanti delle tendenze evolutive della società stessa. Ogni anno
l’istituto di ricerca Censis presenta un rapporto in cui sono contenute tutte le
tendenze evolutive della nostra società suddivise per settori. Per quanto
concerne l’universo delle comunicazioni, si analizzano i diversi
comportamenti di consumo legati all’utilizzo di ogni singolo medium.
L’ultimo rapporto Censis (2008) mostra come la televisione sia ancora la
regina dei media in tutti i principali Paesi europei. Il cellulare ha raggiunto
ovunque ampi livelli di diffusione, la penetrazione di Internet è in continua
evoluzione, libri e quotidiani non sono affatto abbandonati dai loro lettori, e la
stessa radio non ha perso ascoltatori. Eppure, secondo i risultati del settimo
rapporto sulla comunicazione Censis/Ucsi, per oltre il 90% degli europei
quello con la televisione rimane un appuntamento irrinunciabile.
Se il contatto con il teleschermo non è messo in discussione, comincia tuttavia
a scricchiolare la capacità della Tv di svolgere il ruolo di strumento
fondamentale della socializzazione. La televisione tradizionale generalista,
quella che raggiunge milioni di spettatori con gli stessi programmi che
diffondono gli stessi messaggi, in grado di radunare nello stesso momento
davanti al teleschermo uomini e donne, giovani e anziani, istruiti e meno
istruiti, può dirsi ancora una solida realtà in Italia, dove l’utenza si attesta
all’85,6%.
Da un sistema che aveva al centro le emittenti televisive con il pubblico
costretto a orbitare intorno, si è passati a un modello opposto, in cui sono le Tv
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a ruotare intorno alla molteplice e variegata domanda di informazione e
intrattenimento espressa dal pubblico. ¨ questo uno dei segnali caratteristici
del passaggio alla società digitale. Si possono continuare a usare i media
tradizionali, ma nel momento in cui la digitalizzazione dei messaggi produce
una estrema varietà di opzioni e facilità di diffusione, allora si determina un
progressivo ribaltamento del rapporto tra domanda e offerta. Non è piø il
prodotto ad attirare a sØ il consumatore, è l’individuo ad attivare un percorso
personale nel quale inserire i media ritenuti adeguati a soddisfare i propri
bisogni.
Lo sviluppo di questa tendenza risulta ancora piø evidente se si prendono in
considerazione i dati sul consumo dei media in base ai diversi indicatori socio-
demografici. Non stupisce il fatto che a tenere elevata la quota del pubblico
della televisione tradizionale sono gli spettatori piø anziani, che in Italia
arrivano al 92,9%. Al contrario, gli utenti abituali di Internet si fermano al
10,3% degli italiani anziani.
Il successo del cellulare in Italia è tale da aver contagiato anche gli anziani,
che lo usano abitualmente nel 53,8% dei casi.
Un altro fattore determinante per capire la direzione che stanno prendendo i
grandi mutamenti in corso è rappresentato dalle differenze riscontrabili
nell’uso dei media in base al genere. In tutta Europa, le donne seguono di piø i
programmi della televisione tradizionale e meno le varie forme di Tv digitale,
leggono piø libri e meno quotidiani, sono meno affezionate al web e di piø ai
settimanali. I dati variano leggermente nei diversi Paesi, tuttavia i mezzi di
comunicazione per cui i valori d’impiego femminili risultano al di sopra o al
di sotto della media sono sempre gli stessi. Quindi, non si può definire il
pubblico femminile estraneo alla trasformazione delle abitudini d’impiego dei
media, visto che in Italia dove la media complessiva dell’uso abituale di
Internet è al 38,3%, le donne si fermano al 32%. Piø che un vero e proprio
distacco, sembra emergere una certa perplessità femminile nei confronti dei
nuovi media.
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