3Introduzione
Il lavoro di seguito esposto riguarda un argomento di notevole attualit a cui,
poi, se ne ricollega un altro che, invece, si riferisce al settore primario o agricolo.
Stiamo parlando dello sviluppo e dell’agricoltura sostenibile e più in generale
della sostenibilit . Concetti che verranno sviluppat i nella loro interezza e che ci
faranno comprendere come sia nel settore economico che in quello agricolo le
aziende non potranno piø ignorare un metodo di produzione che non comprometta
la disponibilit , la conservazione delle risorse naturali e i sistemi efficienti di
smaltimento dei residui industriali, non solo per motivi legati alla salvaguardia
ambientale ma anche per tutta una serie di regolamenti nazionali ed comunitari
che favoriscono quelle imprese che, da questo punto di vista, hanno un’attività
produttiva piuttosto responsabile. D’altro canto l’agricoltura sostenibile si
differenzia da quella tradizionale per essere di elevata qualit , biologica,
multifunzionale e quindi multicolturale consentendo di essere competitivi sul
mercato (lo dimostrano i prodotti biologici) e fornendo opportunit di lavoro in un
settore che sta, da alcuni anni, riscoprendo una seconda giovinezza.
Il primo capitolo consente di osservare lo sviluppo sostenibile nella sua
interezza dando una serie di definizioni, passando dalle varie scuole di pensiero al
concetto di sostenibilità con le sue varie forme; dall’analizzare le diverse tappe
internazionali volte a conseguire l’obbiettivo della sostenibilità, alle diverse
strategie adottate dagli organismi internazionali per favorire un tipo di sviluppo
4economico piø attento alla tutela ambientale; e infine passando dalla valutazione
dello sviluppo sostenibile attraverso l’analisi degli indicatori dell’area economica,
sociale, ambientale e quelli riferiti ad obiettivi predefiniti, ponendo particolare
attenzione al metodo dell’impronta ecologica, al concetto di bioregione e di
bioregionalismo suddividendole in conservative ed evolutive e analizzando la
biocapacità territoriale con l’impronta ecologica.
Il secondo capitolo si concentra sulla sostenibilit agricola e sulla sua
valutazione attraverso gli indicatori agro-ambientali. Per quanto concerne il primo
aspetto, tratteremo le caratteristiche di questo tipo di agricoltura esponendo le
differenze con quella tradizionale, sottolineando le conseguenze negative di
quest’ultima (le esternalità negative), e citando le varie definizioni di essa. Per
quanto riguarda il secondo aspetto, dopo aver, brevemente, analizzato gli schemi
PSR, DSR, PSIR e DPSIR passeremo in dettaglio a rappresentare i trentotto
indicatori distinguendoli in tre dimensioni: economica, sociale ed ambientale,
osservando per ognuno di essi le componenti, le sottocomponeti e lo schema
DPSIR.
Il terzo capitolo, infine, osserva le varie forme dell’agricoltura sostenibile.
Nel primo paragrafo ci si concentrer sul concetto di agricoltura biologica
osservando, per prima cosa, l’evoluzione storica dal punto di vista dei regolamenti
internazionali e comunitari, e poi analizzando i suoi vari aspetti (tecniche di
coltivazione, l’irrigazione, l’allevamento di bestiame, la sicurezza alimentare,
l’etichettatura e la procedura di certificazione). Nell’ultimo paragrafo tratteremo
5l’agricoltura multifunzionale analizzandola in base alle sue varie definizioni, alle
varie funzioni e al fenomeno delle esternalit positive e negative.
6Capitolo I
Uno sguardo generale sullo sviluppo
sostenibile: storia, caratteri, definizioni e analisi
1. Lo sviluppo sostenibile nel pensiero economico
Lo studioso che ha introdotto per la prima volta il concetto di limite alla
crescita economica nel pensiero economico Ł stato Malthus, il quale ha
individuato un reale ostacolo al benessere umano nella tendenza della popolazione
a crescere in modo piø che proporzionale all’aumentare delle produzioni
alimentari. In verit Malthus non prendeva in considerazione la possibilit di
sviluppo delle tecniche agricole, che rendono possibile un tenore di vita
direttamente proporzionale all’aumento della popolazione1. Uno studioso cha ha
ripreso le idee di Malthus Ł stato John Stuart Mill, il quale pur ravvisando la
capacit del progresso di aumentare il limite della crescita economica, ha
determinato un vincolo nella scarsit fisica delle risorse naturali e nelle fonti
energetiche fossili. In realt
Con l’arrivo della teoria marginalista gli economisti si sono basati sul
concetto della massimizzazione dell’utilit attraverso lo scambio in un mercato in
cui il concetto di scarsit Ł basato sulla disponibilit delle quantit domandate in
1 La teoria malthusiana si basa sul concetto di limitatezza fisica della risorsa “terra” e
nella legge dei rendimenti decrescenti
7un dato momento. Dato che queste ultime sono interscambiabili con altri fattori
produttivi quali capitale e lavoro, il problema dell’esauribilit delle risorse
naturali risulta essere ridotto.
Le teorie economiche neoclassiche non hanno considerato la eventualit che
la riduzione delle risorse disponibili nel presente possa influire negativamente
sulle generazioni future. A conferma di quanto detto nel XX secolo vi Ł stata la
crescita economica maggiore che ha procurato da un lato vantaggi economici ma
dall’altro conseguenze negative sull’ambiente e sull’essere umano. Due fattori
hanno generato l’economia dell’ambiente2 :
l’accertare che i danni ambientali rappresentano costi per il sistema
economico;
la constatazione che l’ambiente comporta limitazioni alla crescita
economica incondizionata .
L’eccessivo utilizzo di risorse disponibili nel breve periodo riduce le
opportunit di consumo per i fruitori futuri. Ci determina due conseguenze:
la risoluzione di tali problemi ricade nel campo delle scelte etiche e non
piø solo economiche;
economiche di breve periodo.
L’affermazione del concetto di sostenibilità ha riformato il pensiero
economico odierno basato sulla teoria di Hicks della conservazione del capitale
2
L’economia dell’ambiente studia gli effetti prodotti dalla variazione della dimensione
del sistema economico (la crescita economica) sulle funzioni dell’ambiente. (MUSU,
2003)
8che provoca variazioni non negative di stock di risorse in termini quantitativi e
qualitativi. Ora possiamo a distinguere tre forme di capitale:
1) economico;
2) naturale (distinto a sua volta in risorse rinnovabili e non rinnovabili);
3) umano dato dai mezzi immateriali.
Da quanto appena detto ricaviamo il principio di Hartwick, cioŁ il principio
di efficienza il quale risulta essere costituito dalla conservazione, dal punto di
vista hicksiano, del capitale totale attraverso il reinvestimento delle rendite
ottenute da risorse esauribili in altre forme rinnovabili3.Questo principio
rappresenta la massimizzazione del benessere sociale presente e futuro. Inoltre
bisogna individuare un’allocazione inter e intra-generazionale ottimale delle
risorse che non pu essere garantita solo dal funzionamento del mercato ma deve
essere perseguita con specifiche politiche di intervento. Alcuni autori, poi,
sostengono che la capacit di carico degli ecosistemi delimita una situazione in
cui le soluzioni realizzate non coincidono con l’ottimo ecologico4. Un altro difetto
delle discipline economiche Ł utilizzare quasi sempre solo valutazioni monetarie
con limitata attenzione alle grandezze espresse in termini fisici e alle correlazioni
tra attivit econom iche e peggioramenti ambientali5.
3
Il soddisfacimento di questo principio di efficienza Ł condizione necessaria ma non
sufficiente per il raggiungimento della sostenibilit e rappresenta il principale
presupposto per conseguire la sostenibilit debole, concetto che vedremo piø avanti.
4
E’ quel punto che consente un utilizzo delle risorse disponibili che non intacchi
l’equilibrio ambientale
5
(IDDA, PULINA e ORRU’,2003)
92. Lo sviluppo sostenibile: alcune analisi teoriche
Considerando il concetto di sostenibilit osserviamo quattro posizioni:
a. la prima collega l’idea di sostenibilità con quello di crescita economica
(incremento annuale del PIL prodotto interno lordo). Qui la sostenibilit ha
come conseguenza l’assenza di variazioni dei livelli di produzione e
consumo per le attuali e future generazioni;
b. la seconda rimanda il concetto di sostenibilit a quello di sviluppo
economico: qui non deve diminuire il livello di benessere realizzato,
costituito da elementi quantitativi (ad esempio il reddito nazionale), e da
quelli qualitativi (come la perdita di incidenza del settore agricolo);
c. la terza riconduce lo sviluppo sostenibile alla conservazione del capitale
naturale quindi non deve diminuire il patrimonio delle risorse naturali.
Questa posizione sottolinea la necessit di trasmettere alle generazioni
future la quantit ottimale di risorse materiali supponendo che ogni
consumo sia rimpiazzato da altre risorse che svolgono la stessa funzione.
d. la quarta collega lo sviluppo sostenibile alla necessit di garantire la
stabilità degli ecosistemi. Tale approccio è definito “evoluzionista” in
quanto considera la conservazione delle specie e degli ecosistemi essenziale
indipendentemente dalle richieste economiche6.
Nel 1987 si viene ad afferma, dopo un periodo transitorio, il concetto di
sviluppo sostenibile del rapporto Brundtland durante la conferenza delle Nazioni
6
(APRILE, 2008)
10
Unite per l’ambiente e lo sviluppo (UNCED), definito come “rispondente alle
necessit del presente, senza compromettere la capacit delle generazioni future di
soddisfare le proprie”. Si sono susseguite, così, una serie di definizioni che hanno
avuto lo scopo di migliorare il concetto di sviluppo sostenibile; tra le quali
ricordiamo:
I. quella ad opera del World Conservation Union, UN Environment
Programme e World Wide Fund and Nature (1991), che definiscono lo
sviluppo sostenibile come un miglioramento della qualit della vita senza
eccedere la capacit di carico degli ecosistemi, dai quali essa dipende;
II. da parte di Herman Daly (2001), il quale sostiene che bisogna discernere la
crescita (aumento quantitativo per accumulo di materiali) dallo sviluppo
(aumento qualitativo)7.
III. un’altra definizione si deve all’Unione internazionale per la
conservazione della natura (1991) che augura il miglioramento della
qualit della vita nel rispetto dei limiti stabiliti dalla carrying capacity
degli ecosistemi.
IV. una definizione molto esplicativa Ł stata data da Pearce “agire in modo
sostenibile significa pensare a quelli che verranno dopo di noi”.
Lo sviluppo sostenibile pu essere definito come un concetto
multidimensionale (efficienza economica, ecologia e equit sociale ).
7
(SCANDURRA, 2004)
11
Pertanto lo sviluppo sostenibile si pu definire come lo sviluppo senza
crescita, cioŁ senza aumento del volume di produzione oltre le capacit
dell’ambiente di assorbire gli effetti negativi e di rigenerarsi. Questa definizione
collega la nozione di sviluppo sostenibile a tre condizioni riguardanti l’utilizzo di
risorse naturali da parte dell’uomo:
il tasso di utilizzo delle risorse rinnovabili non deve essere superiore al
loro tasso di rigenerazione;
l’immissione di sostanze inquinanti nell’ambiente non deve superare la sua
capacit di carico;
la quantit di risorse non rinnovabili deve rimanere immutata nel tempo.
Queste tre condizioni possono essere rappresentate graficamente. In questo
grafico il sistema economico pu essere considerato come un flusso circolare fra i
vari settori produttivi che cedono beni e servizi. Le relazioni di scambio tra
ecosistema e sistema economico sono determinate dall’andamento delle risorse
rinnovabili (Nr), e non rinnovabili (NnR), ma anche dall’ecosistema al settore
economico, e dal flusso di residui all’ecosistema derivanti dalla produzione (Wp),
e dal consumo (We).