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INTRODUZIONE
Come, noi esseri umani, percepiamo, strutturiamo e valorizziamo l‟ambiente che ci circonda?
Questa è la domanda principale che caratterizza la prima parte della mia tesi, la quale si sviluppa
principalmente sul tema della generale percezione del luogo da parte dell‟uomo.
Per affrontare quest‟argomento ho preferito dare particolare importanza al libro di Yi-Fu Tuan
Topophilia: A Study of Environmental Perception, Attitudes and Values.1 In quest‟opera l‟autore
fornisce una visione piuttosto esaustiva sulla percezione dell‟ambiente in generale, affrontando
diversi temi. Io ho tenuto in considerazione soprattutto quelle parti in cui si approfondisce il
discorso su come l‟essere umano percepisce una serie di stimoli generati dall‟ambiente, infatti,
diversi fattori fanno sì che questa percezione sia differente da persona a persona, e di conseguenza è
bene osservare il comportamento assunto dall‟uomo nei confronti di questi stimoli. Inoltre mi sono
soffermata sul tema che riguarda le esperienze ed i relativi atteggiamenti verso ambienti fisicamente
diversi e in condizioni differenti.
Sulla base di queste argomentazioni ho pensato di dividere la prima parte della mia tesi in due
capitoli principali. Nel primo si sviluppa una riflessione su come l‟uomo percepisce e struttura il
mondo, ossia, da un lato, tutte quelle strutture che accomunano gli esseri umani, come la percezione
tramite i cinque sensi, i processi mentali e i comportamenti più diffusi, dall‟altro lato invece,
troviamo le differenze individuali e culturali che contribuiscono a definire una percezione
soggettiva della realtà, analizzando anche le diverse simbologie utilizzate per identificare
determinati fenomeni. Significativa è la citazione di Barbara Bender: “Landscape has to be
contextualized (…) the way in which people – anywhere, everywhere – understand and engage with
their worlds will depend upon the specific time and place and historical conditions. It will depend
upon their gender, age, class, caste, and on their social and economic situation”.2
Nel secondo capitolo sono esaminate le esperienze e gli atteggiamenti che derivano dallo stile
di vita in ambienti differenti, in particolare le conseguenti reazioni che si riscontrano, soprattutto in
città e periferia, poiché nella seconda parte della tesi il discorso si concentrerà principalmente sulle
osservazioni effettuate da Dickens nei confronti di Londra e le sue periferie. Questo secondo
capitolo tratta il tema della visione dell‟uomo nei confronti della città ed i significati che essa
1
Yi-Fu Tuan, Topophilia: A Study of Environmental Perception, Attitudes and Values, Columbia University Press,
Englewood Cliffs 1990
2
B. Bender, Introduction: Landscape – Meaning and Action, Berg, Providence 1993; citato da M. Bottalico, M. T.
Chialant, E. Rao, Literary Landscapes, Landscape in Literature, Carrocci, Roma 2007, p. 10
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assume nel tempo, il tutto relazionato ad ambienti fisicamente diversi come campagna e periferia.
Questi luoghi, molto differenti tra loro, sono stati percepiti dall‟uomo in vari modi nel corso della
storia, ma possiamo notare come la contrapposizione tra città e campagna sia sempre stata una
tematica piuttosto diffusa. Nel momento in cui la città assume connotazioni positive allora la
campagna è percepita come un ambiente rozzo e ricco di caratteristiche negative, mentre in altri
momenti questo luogo sta a rappresentare la libertà dai vincoli cittadini, e di conseguenza
l‟ambiente urbano diventa l‟emblema dell‟oppressione. Lo stesso tipo di contrapposizione si può
riscontrare nel momento in cui si confronta l‟idea di città con quella di periferia.
I termini che ritroveremo spesso in questa prima parte – percezione, atteggiamenti e valori –
permettono innanzitutto di esaminare noi stessi e la serie di problemi ambientali che ci circondano,
giacché l‟uomo è una presenza dominante nell‟ambiente è necessario analizzare in profondità il suo
comportamento.
Innanzitutto è importante dare una definizione preliminare dei suddetti termini: Percezione, è
la reazione agli stimoli esterni, “un processo conoscitivo complesso che comprende una molteplicità
di sensazioni e le riferisce ad un oggetto distinto”,3 la maggior parte delle cose che percepiamo ha
un determinato valore per noi e per la cultura in cui viviamo. Atteggiamento, è una posizione
culturale, una posizione che si prende stando faccia a faccia con il mondo, ha più stabilità della
percezione poiché è generata da una lunga serie di percezioni, ossia dall‟esperienza; l‟atteggiamento
implica quindi l‟esperienza e una certa fermezza di interesse e valore. Visione del mondo, è
esperienza concettualizzata, in parte personale e largamente sociale, è un atteggiamento o un
sistema di opinioni, e il fatto che sia un sistema implica che questi atteggiamenti ed opinioni siano
strutturate da un punto di vista impersonale e oggettivo.4 Infine con il termine Topophilia si vuole
spiegare come gli esseri umani sviluppino una certa attrazione per un determinato luogo e come
questo interesse sia così diverso da persona a persona e da cultura a cultura.
La seconda parte della mia tesi invece, tratta la percezione di Londra da parte di Dickens, in
modo particolare nella sua prima raccolta di racconti intitolata Sketches by Boz.5 Egli è considerato
da alcuni critici un inaffidabile affabulatore, sentimentale, incoerente, „melodrammatico‟, per altri
invece, è uno dei più autorevoli osservatori del proprio tempo, un „inviato speciale della storia‟ o
addirittura, nelle parole di Barbara Hardy, “not only a novelist but a history book”.6 Dickens poteva
certamente essere definito autore sensibile al richiamo della „verosimiglianza‟ narrativa, e fu certo
3
Definizione da Dizionario Italiano Garzanti, Garzanti Editore, Italia 1984
4
Yi-Fu Tuan, op. cit., p. 4
5
Charles Dickens, Sketches by Boz: Illustrative of Every-day Life and Every-day People, Oxford University Press,
United States 1957, [1836]
6
B. Hardy, Charles Dickens. The Writer and his Work, Surrey, 1983; citato da Rossana Bonadei, Paesaggio con figure:
intorno all’Inghilterra di Charles Dickens, Jaca Book, Milano 1996, p. 9
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un osservatore acuto che seppe fare della scrittura una macchina per raccontare e far vedere il
mondo. Ogni „paesaggio‟ vittoriano – e che sia frutto dello sguardo di uno scienziato come Darwin
o di artisti come Dickens o Turner non importa – reca impresso questo segno epocale distintivo: di
una visione piena di contrasti e di lacerazioni, ma che non ha rinunciato a una sua tensione
armonica.7
Per approfondire questa seconda parte mi sono basata principalmente su due libri molto
importanti: Dickens and the City, di F. S. Schwarzbach8 e The City of Dickens, di Alexander
Welsh.9 Questi due autori trattano in modo differente la percezione dell‟ambiente urbano da parte di
Dickens: Schwarzbach sottolinea l‟importanza delle esperienze personali vissute dall‟autore, in
relazione al cambiamento di atteggiamento che egli assume nei confronti di città e campagna in
tutto l‟arco della sua vita, cercando di cogliere il tutto tramite l‟analisi delle sue opere in ordine
cronologico. Infatti i suoi primi romanzi si strutturano sulla memoria dell‟idillio, sul bel ricordo
della giovinezza passata a Chatham, prima di trasferirsi a Londra, il tutto rivisitato in una chiave
comica che ne esorcizza la nostalgia. Per quanto riguarda Welsh invece, è opportuno considerare la
prima parte della sua opera, intitolata “The Metropolis”; egli si concentra particolarmente sui
problemi della città nel periodo vittoriano, i quali vengono affrontati nell‟ambito della letteratura
tramite l‟uso della satira, e Dickens ne è l‟esponente principale. Infatti egli sottolinea spesso i
diversi concetti chiave che contribuiscono a determinare l‟idea di città „moderna‟, in particolare egli
affronta il tema del cambiamento incessante e del movimento sempre più veloce, ma in realtà molte
volte questi mutamenti sono solo apparenti e servono a mascherare una sorta di staticità.
Gli Sketches rappresentano la nascita di ciò che possiamo definire „coscienza moderna‟,
risultato dell‟esperienza percettiva rivoluzionaria della città moderna. In questo periodo le
innovazioni del capitalismo si consolidarono come corpus dottrinale e come regola di vita: le
abitudini della temperanza, dell‟abnegazione, dell‟ordine sistematico e la rinuncia ai piaceri
immediati per maggiori ricompense future passarono dal campo religioso al mondo degli affari, che
permisero un incremento del capitale monetario dovuto a tali pratiche di risparmio. Ma il
capitalismo cercava anche di aumentare la quantità dei beni di consumo e dei guadagni palpabili,
mostrando di preferire la speculazione alla sicurezza, le innovazioni redditizie alle tradizioni, e
inoltre tendeva a smantellare l‟intera struttura della vita urbana a porla su una nuova base più
impersonale: denaro e profitto.10 La legge dello sviluppo urbano dettata dall‟economia capitalistica
implicava l‟inesorabile distruzione di tutti quegli elementi naturali che rallegrano e rafforzano
7
Rossana Bonadei, op. cit., p. 24
8
F. S. Schwarzbach, in Dickens and the City, the Athlone Press, London 1979
9
Alexander Welsh, The City of Dickens, Harvard University Press, Cambridge (Mass.), London 1986, [1971]
10
Lewis Mumford, La città nella storia, Edizioni di comunità, Milano 1963, pp. 517-20
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l‟animo umano nella sua quotidiana esistenza ad esempio in campagna. La fede nello sviluppo
costante e illimitato era diffusa ovunque11 e proprio questo atteggiamento stava alla base della vita
moderna.
Vediamo quindi come la scrittura di Dickens sia il tentativo di dare espressione a questa
mutata coscienza del tempo e dello spazio, il „cambio di marcia‟, che diventa problema di visione
non meno che di descrizione: punto di rivelazione di questa coscienza sarà la città di Londra, luogo
di un frenetico e inarrestabile keep moving .12
Ho ritenuto opportuno dividere la seconda parte della mia tesi in tre capitoli: il primo consiste
in un quadro generale delle esperienze significative vissute da Dickens che hanno contribuito a
sviluppare questo sentimento di attrazione-repulsione nei confronti dell‟ambiente urbano ed ho poi
tracciato una breve introduzione all‟opera Sketches by Boz e i diversi elementi caratteristici del
teatro e della vita quotidiana che si possono riscontrare in questi racconti.
Nel secondo capitolo invece ho sottolineato l‟importanza della tecnica dell‟osservatore furtivo
o „vagabondo‟ attuata da Dickens per descrivere le varie scene cittadine, basandomi principalmente
su un lavoro di Alan R. Burke.13 Molto significativa è a tale riguardo la citazione di Michael Jakob:
“A literery landscape always implies an observer‟s perspective […]; it only emerges when a subject
[…] perceives the world as it displays before his eyes.”14 e che bene esprime le focalizzazioni
particolariste a cui Dickens fa affidamento.
Infine nell‟ultimo capitolo ho analizzato l‟importanza assunta dagli Sketches nei confronti di
altri racconti e rappresentazioni urbane dello stesso periodo il che mi ha permesso di mettere in luce
che Dickens tratta il soggetto, ossia l‟ambiente e la vita urbana moderna, in modo originale rispetto
ad altri autori a lui contemporanei. Egli produce cioè una serie di racconti fortemente polifonici,
sospesi tra celebrazione e denuncia, tra meraviglia e indignazione, inaugurando una struttura della
percezione e una struttura del sentimento che si fa quasi subito luogo di proiezione collettiva. Egli
dà espressione ad esperienze ideologiche ed emotive diffuse, ma prima di allora inespresse.15
Dickens si pone come quindi come un osservatore oggettivo della città moderna e ci fornisce
una serie di racconti che da un lato trattano situazioni rese in modo fedele ed analitico, fatti che
rappresentano il frutto del lavoro di un vero e proprio reporter, mentre dall‟altro lato ci vengono
presentate situazioni immaginarie, tratte da fatti reali, reinventati e interpretati tramite l‟uso della
fantasia.
11
Ibid., pp. 531-33
12
Rossana Bonadei, op. cit., p. 27
13
Alan R. Burke, The Strategy and Theme of Urban Observation in Bleak House, in Studies in English Literature,
1500-1900, vol. 9, no. 4, Rice University, Nineteenth century, 1969, pp. 659-76
14
M. Jakob, Paesaggio e letteratura, Olschki, Firenze 2005, p. 41; citato da M. Bottalico, M. T. Chialant, E. Rao, op.
cit., p. 10
15
Rossana Bonadei, op. cit., p. 54