1. Introduzione
1.1 Aspetti generali
Questa tesi di Laurea nasce dal tentativo di ricostruire prima e
analizzare poi parte della sceneggiatura del film Gomorra, selezionando
alcune sequenze, interpretandone le battute per trascriverle in IPA. Per
questo, possiamo dire che il lavoro sia consistito nel ‚recuperare la
sceneggiatura dalla pellicola‛.
Occorre premettere che non esiste una vera e propria sceneggiatura
scritta del film, un copione che riporti parola per parola tutte le battute dei
personaggi. È stato redatto invece dalla troupe di sceneggiatori un
‚canovaccio‛ in italiano o in un napoletano ‚comprensibile‛ che gli attori,
tutti dialettofoni e non professionisti, hanno dovuto interpretare
traducendo nella loro lingua madre. Il risultato è in larga misura il dialetto
napoletano, con alcuni passi nei dialetti sannitici – soprattutto il casertano –
o in italiano. Il linguaggio del film nasce dunque sulla scena e dalla bocca
degli attori, e cosa ancor più rilevante, si sviluppa come un ‚parlato
spontaneo‛. È questa una delle ragioni per cui si può considerare il film un
documento linguistico – e perché no, culturale – attendibile e di grande
valore.
Devo inoltre sottolineare il fatto che la sottotitolatura del film non segue
in maniera letterale il parlato della pellicola, ma è traduzione dai sottotitoli
inglesi che traducevano probabilmente la sceneggiatura originale italiana,
per cui anche la traduzione letterale dal dialetto è parte integrante – e
originale – di questo lavoro.
Ho proceduto poi con l’analisi linguistica, esaminando i materiali sia
sotto il profilo dialettologico (fonetico, morfosintattico, lessicale), sia sotto
quello sociolinguistico e dell’antropologia del linguaggio. Detto questo,
bisogna tenere in considerazione che il presente lavoro non può
approfondire considerevolmente i temi affrontati; per ragioni di tempo e di
qualità della ricerca. Dovrò quindi, nella maggior parte dei casi, accenare
agli argomenti considerati, svolgendo il discorso in forma succinta e
riassuntiva.
1.2 Il film
Il film Gomorra esce nel circuito cinematografico italiano nel Maggio
2008. È un lungometraggio di 129 minuti scritto da una troupe di
sceneggiatori (Matteo Garrone, Massimo Gaudiosi, Roberto Saviano,
Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Gianni Di Gregorio) e diretto da Matteo
2
Garrone. Il punto di partenza è il best seller da un milione duecentomila
copie di Roberto Saviano, pubblicato nel 2006. Rispetto al romanzo, che ha
come primo obiettivo la denuncia del sistema economico criminale della
camorra, il suo disvelamento agli occhi del lettore e ha piuttosto
l’andamento di un reportage, il film assume un taglio decisamente più
narrativo. Stupisce la forza del suo linguaggio, oggettivo e freddo nel
narrare gli avvenimenti di una catastrofe: non vi sono cambi di tono o
passaggi sensazionali e avvincenti; non vi sono nemmeno attori famosi (ad
esclusione di Toni Servillo nel personaggio di Franco). Nulla distoglie
l’osservatore dalla ‚normalità‛ della storia raccontata. L’occhio del regista è
documentarista e impassibile davanti ai fatti: vi è una società violenta e
sporca di sangue, dove la povertà è sconfitta con il Potere e i Soldi; vi sono i
personaggi, figure fortemente caratterizzate che vivono nella catastrofe; vi è
il paesaggio, teatro delle vicende.
La trama non è lineare. Si articola in quattro storie che si intersecano
durante il film: 1. A Scampia, la più grande piazza di spaccio d’Europa, è in
corso la faida tra gli ‚scissionisti‛ e il clan Di Lauro (il clan dominante); il
film segue la storia e i percorsi dei tre personaggi Totò (un ragazzino del
rione), Don Ciro (il porta soldi) e Maria (una giovane donna). 2. La vicenda
di Pasquale, sarto di grande maestria sfruttato e schiacciato dalla camorra;
3. quella di Franco, imprenditore che lavora (protetto dalla camorra) nel
settore dello smaltimento dei rifiuti tossici, e Roberto, giovane ‚tecnico‛
assunto da Franco come suo aiutante. 4. La storia di Marco e Ciro, due
giovani delinquenti nella zona di dominio del clan dei Casalesi.
1.3 Scelta del materiale
Ho scelto di prendere in esame solo parte delle sequenze o episodi di cui
si compone il film (23). Se da un lato ho assunto come criterio di selezione
delle scene la loro ricchezza e peculiarità linguistica (dialoghi in dialetto, in
italiano regionale campano, dialoghi che presentassero cambi di codice
dialetto/italiano), dall’altro ho cercato di seguire i personaggi nelle loro
vicende e di analizzarne il parlato nei contesti comunicativi più diversi.
I primi sei episodi svolgono la funzione di introdurre l’osservatore
all’interno dell’intreccio narrativo e presentare i personaggi principali.
Prendo in considerazione entrambe le scene del primo episodio –
introduttivo e ad effetto –; quattro scene dal secondo – ambientato a
Scampia –; tre dal terzo – con Marco e Ciro nei territori dei Casalesi –; una
scena dal quarto – Franco e Roberto –; quattro dal quinto – Pasquale ed
Enzo –; una scena dal sesto episodio – a Scampia –. Poi, la mia selezione
segue Franco e Roberto con l’ottavo episodio; la vicenda di Pasquale con il
3
decimo (di cui trascrivo una sola scena); la storia intessuta dai personaggi
di Scampia con l’undicesimo (di cui trascrivo due scene), quattordicesimo
(una scena), diciassettesimo (una scena) e diciannovesimo (una scena)
episodio, e coglie la fine del rapporto di amicizia e di lavoro fra Pasquale ed
Enzo con il diciottesimo episodio (una scena trascritta).
La trascrizione fonetica tocca dunque i dialoghi di 24 scene da 13
sequenze o episodi, per un tempo di 27 minuti e 9 secondi di parlato
trascritti in IPA.
Decido di fermare il lavoro di trascrizione quando il film è a più di ¾
della sua lunghezza (99 minuti su 129 totali), ritenendo di avere a
disposizione una buona mole di materiale linguistico da analizzare e
soprattutto di aver toccato le scene e i dialoghi più densi di significato e
peculiarità linguistiche.
Da questo punto in avanti, con gli ultimi quattro episodi, il film
raccoglie ciascuno dei fili conduttori del suo intreccio, portandoli a
termine.
Si racconta quindi: la sorte fortunata del ‚sottomarino‛ portasoldi Don
Ciro, che scampa alla morte in un agguato1 ‚scissionista‛ e, strisciando,
esce dal Sistema; la presa di coscienza di Roberto che tocca con mano i
frutti2 della violenza della sua terra e che lascia il suo capo (Franco) alla
‚monnezza‛ che lo circonda; l’amarezza del grande sarto Pasquale, che,
arruolatosi nel Sistema come corriere, riconosce alla televisione
dell’autogrill un suo abito indossato dall’attrice Scarlett Johansson alla
serata degli Oscar; e infine la tragica morte dei due ragazzi, amici e
compagni di bravate e violenze, uccisi a colpi di pistola su una spiaggia
deserta e, portati via, cadaveri, su una ruspa.
2. Trascrizione fonetica
Primo episodio
La scena d’apertura (durata: 3'15'') è un veloce scambio di battute tra sei
uomini all’interno di un solarium; di questi, quattro sono vittime (li
indicheremo con i simboli 1; 2; 3; 4), e due sono killer (K1; K2). Le parole
1 Da quanto visto nel film, è l’azione tipica della guerra tra clan di camorra.
2 Il regista, simbolicamente e in modo incisivo, ‚mette in mano‛ al giovane protagonista una cassetta di pesche fetide e ‚corrotte‛
dalla diossina.
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sono pronunciate nel massimo disimpegno e il tema non si discosta mai
dall’ambito dei trattamenti estetici.
-1: o 'lwo 'fra ʧĭ 'vwo 'tjembǝ?
Oh Lungo, fratello, ci vuole tempo?
-k1: 'st a'∫:endǝ 'ja | 'am:a 'mi:ă 'kum: 'si p:e'sa:ndǝ | e:
Sto uscendo dai come sei pesante. E …
-k2: ej ameri'ga
Ehi, americano.
-2: 'sɔ aŋ'gorǝ 'k:a o 'v:edə 'stŏ fa'ʃendǝ a mani'gur
Sono ancora qua, lo vedi … Sto facendo la manicure.
-K1: 'dɔn d:zi'b:i
Don Zibbì.
-3: e fra'de 'lwo 't:a 'p:ɔstə?
Ehi, fratello Lungo tutto bene?
-K1: 'sta b:ron'd:zandǝ?
Ti stai abbronzando?
-3: ɛ:
Eh.
-k1: 'tentə a b:ru'ʃardǝ 'l:a 's:o:
Attento a non bruciarti là sotto.
-3: 'sta 'p:urə o 'b:ru 'ɛ a 'l:a
C’è anche Bruno, è là.
-K1: 'gwară e 'f:isik e 'm:ɛrdă ke 't:ienĭ || a'ro 'sta 'k:a o 'b:ru 'sta a'ro
'sta?
Guarda che fisico di merda che hai. Dove sta qua Bruno, dove sta?
-3: 'sta 'l:a o 'v:edǝ
E là, lo vedi?
-k1: 'we o 'b:ru
Ehi, Bruno.
-4: o
Oh.
-K1: 'fa: a 'lampada?
Fai la lampada?
Seconda scena: Don Ciro il ‚sottomarino‛ (che indicheremo con la sigla
DC) e un dirigente camorrista (CA) contano le banconote delle mensilità
da distribuire ad affiliati, ex affiliati e famiglie ‚danneggiate‛. (Durata: 48'')
Interviene nel dialogo anche una donna (la indicheremo con: DONNA)
seduta accanto al tavolo ‚di lavoro‛.
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La prassi è ben rappresentata da Roberto Saviano nella sua opera prima,
Gomorra. Si parla di una procedura pensata per mantenere saldi i vincoli tra
gli esponenti del clan, che ha finito col potenziare il prestigio
dell’organizzazione criminale ed è riuscita a condizionare i comportamenti
di una vasta porzione della società; quella, almeno, che vive a stretto
contatto con essa (la camorra).
Questo processo è stato agevolato dallo stato di miseria in cui versa
molta parte della popolazione della periferia napoletana, e ha prodotto un
vero e proprio modello comportamentale e culturale cui la società civile fa
riferimento.
La mesata. Questo il primo successo della ragazza. Qualora fosse finito in galera il
suo ragazzo, avrebbe conquistato un salario. La mesata è il salario mensile che i
clan danno alle famiglie degli affiliati. Fidanzandosi, la mesata viene girata alla
fidanzata anche se conviene, per essere certi della reversibilità, essere incinta. Non
necessariamente sposata, basta un bambino, anche solo nella pancia. Se sei soltanto
fidanzata rischi che si presenti al clan qualche altra ragazza, magari sino ad allora
tenuta nascosta, ragazze che non sanno l’una dell’altra. (<) Matrimonio o
puerperio, sono gli elementi che garantiscono con certezza gli stipendi. I soldi
vengono portati quasi sempre a mano, evitando così di lasciare troppe tracce sui
conti correnti. Vengono portati dai ‚sottomarini‛. Il sottomarino è la persona che
viene incaricata di distribuire le mensilità. Li chiamano così perché strisciano sul
fondo delle strade. Non si fanno mai vedere, non devono essere facilmente
rintracciabili perché possono essere ricattati, messi sotto pressione, rapinati.
Emergono dalla strada all’improvviso, arrivando alle stesse case seguendo percorsi
sempre diversi. Il sottomarino cura gli stipendi dei livelli più bassi del clan. I
dirigenti invece chiedono la somma di cui hanno bisogno di volta in volta e
trattano direttamente con i cassieri. I sottomarini non sono parte del Sistema, non
vengono affiliati; potrebbero, gestendo i salari, sfruttare questo ruolo fondamentale
e aspirare a crescere nel clan. Sono quasi sempre pensionati, ragionieri di negozio,
vecchi contabili di bottega, che lavorando per i clan incassano un altro stipendio
arrotondando la pensione e soprattutto riuscendo a uscire di casa senza marcire
davanti alla televisione. Bussano ogni 28 del mese, poggiano le loro buste di
plastica sui tavoli e poi dall’ interno della giacca, da una tasca gonfissima, cacciano
una busta di carta con sopra scritto il cognome dell’affiliato morto, o in galera e la
danno alla moglie, o se non c’è al figlio più grande (Saviano R. 2006, pp. 153-154).
-CA: 'k:a 'so d:u'mila | 'tu 'kwan 'davǝ a've 'sta se'mană?
Qua sono duemila. Tu quanto devi avere questa settimana?
-DC: 'nɔve 'mila e 'd:ue
Novemila e due.
-CA: 'nɔvĕ 'd:oe ǀ si'gurǝ? a se'mană pa's:ada a'vetǝ 't:ʃu 'p:okǝ
Nove e due, sicuro? La settimana scorsa avete (avevate) più poco.
–DC: 'nɔve 'd:ue
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Nove e due.
-CA: si 'dɔn 'ʧiro 'nɔve 'd:ue | 'dam:ǝ 'd:u 'mila 'ɛuro e 'stam a 'p:ɔstɔ
Si, Don Ciro nove e due. Dammi duemila euro e stiamo a posto.
-DONNA: 'd:ɔn 'ʧi 'no fa'ʃim:ǝ 'fa: 'nɔt:ĕ ɛ 'vero?
Don Ciro non facciamo fare la notte; eh vero?
-CA: 'ɛ 'm:oʃ:ǝ
È moscio!
-DONNA: 'da: ka ku'ʃ:i 'nam:ə a 'kasă
Dai che così andiamo a casa.
-CA: 'dani 't:a 'p:ostǝ 'l:a 'f:ɔrǝ 'abrǝ i 'ok:ĭ || e 'stam a 'p:ostə
Dani tutto bene là fuori? Apri gli occhi. E siamo a posto
Secondo episodio
La scena d’apertura fa da prologo ad una sequenza3 della durata di
5'14'' ambientata nel complesso delle ‚Vele‛ di Scampia. La macchina da
presa (d’ora in poi mdp) segue gli spostamenti di due personaggi , il
ragazzino Totò e il ‚sottomarino‛ Ciro, ognuno dei quali attraversa il
quartiere e ne diventa vero e proprio occhio documentante.
La sequenza si compone, oltre che della scena d’apertura (un long take4),
di un piano-sequenza5 centrato su Totò (1'13''), di tre long take (due su Don
Ciro, uno ancora su Totò) e di alcune altre inquadrature ‚semplici‛.
Qui sono stati presi in considerazione quattro dialoghi da quattro scene
diverse: il dialogo della scena iniziale, il primo dialogo del piano-sequenza,
quello dell’ultima scena con Don Ciro e l’ultimo con Totò.
Si apre con Totò e la madre all’interno di uno sgabuzzino: il ripostiglio è
‚l’alimentari‛ del complesso edilizio; da qui la donna spedisce le ‚spese‛,
per mano del figlio, alle comari del vicinato.
(Durata della scena: 58'')
-MADRE: 'met:iʃə e bi'k:jerə || 'pĭjă∫ə nu 'gart i'd:ᴣenika 'la ŋ'gɔp:
Mettici i bicchieri. Pigliaci una carta igienica là sopra …
-TOTO: pɔ 'ma?
Poi mamma?
3 Intendiamo per sequenza, un’unità filmica autonoma, composta da una o più inquadrature e scene, dotata di un’intrinseca
dimensione temporale e spaziale e di relazioni spazio-temporali. Intendiamo per sequenza l’equivalente di un episodio narrativo.
4Intendiamo per long take un’inquadratura protratta a lungo nel tempo, che tuttavia non è in grado di esaurire un’intera sequenza.
5 ‚Inquadratura che risolve senza stacchi di montaggio l’intera sequenza di un film. Proprio perché comprende un intero segmento
narrativo, il piano-sequenza ha normalmente una durata superiore a quella delle inquadrature standard; può durare anche diversi
minuti e va distinto dal long take, il quale invece non esaurisce un’intera sequenza.‛(Sainati ,Gaudiosi 2007, pag.105)
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-MADRE: 'pĭjă∫ə nu 'ʃ:ampə || a mut:sa'rɛl:ə
Pigliaci uno shampoo … Mozzarella …
-TOTO: mut:sa'rɛl:ǝ
Mozzarella …
-MADRE: 'tɔ da m:a'm:a t 'ad:ᴣə 'rit:ə o '∫:ampə 'no o 'b:aɲ:ə
'∫kjumə
Tieni della mamma … Ti ho detto lo shampoo, non il bagnoschiuma …
-TOTO: mi 'sta 'ran:ə a'brɛs:ə mi 'sta 'ran:ə
Mi stai dando appresso mi stai dando …
-MADRE: tĭ 'sto 'd:an: a'prɛs:ə? mi 'staĭ a'ʧendə ∫kia't:a ŋ'guərpə ||
'daĭ 'fa: m'bres:ǝ kə 'stan: a b:ə't:a l 'atrə '∫pe:sə
Ti sto dando appresso? Mi stai facendo crepare. Dai fai
presto che bisogna consegnare le altre spese.
-TOTO: 'njendə 'k:ju ɛ 'ma?
Nient’altro, eh mamma?
-MADRE: no 'njendə 'k:ju
No, nient’altro.
-TOTO: 'veŋgə 'k:ju 't:ad:ǝ
Vengo più tardi.
-MADRE: 'fa: m'bres:ə 'nu t:ə 'pɛrdərĕ pa: 'viç
Fai presto, non ti perdere per la strada.
Totò esce dallo sgabuzzino e scende in strada. Sulla via del quartiere
incontra un amico, suo coetaneo, che sta lavorando come ‚palo‛ per i clan
della zona; è sul marciapiede all’ingresso di un palazzo, seduto a cavalcioni
di una sedia. Accoglie Totò con l’atteggiamento sicuro di chi è
orgogliosamente inserito in un sistema. (Durata dialogo: 20'')
Sulla strada si sentono urla e schiamazzi
-TOTO: 'we si'mo
Ehi, Simone.
-SIMONE: 'ʧa do'do 't:a 'p:ɔstə?
Ciao Totò, tutto a posto?
-TOTO: 'kə s:ĭ 'diʃə? | 'kə 'd:iʃə e b:el:ə?
Che si dice? Che dici di bello?
-SIMONE: 'njen 'sto f:adi'gan:ə ɛ | 'vistə k 'ɛ su't:ʃjeso? 'aň are'stadə a
v:i'tale e a b:on'bon
Niente sto lavorando. Hai visto cosa è successo? Hanno arrestato
Vitale e Bonbon.
-TOTO: o'werə fra?
Davvero, fratello?
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