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INTRODUZIONE
Il Gargano è un compendio di natura: il sole che splende per tutto
l’anno, il mare ancora incontaminato, le foreste, le pinete odorose, il
vento e le onde marine modellando la pietra carsica della costa, hanno
creato veri capolavori di natura quali: grotte, faraglioni, baie, insenature
che si susseguono lungo tutta la costiera rocciosa.
E’ un compendio di storia, archeologia e di cultura che affonda le
sue origini agli albori del tempo, intrecciandosi alla mitologia, e che ha
dato vita a una cultura profonda e ancestrale che ancora oggi si svela
tra tracce, ritrovamenti e testimonianze, grazie anche alle millenarie
tradizioni che si sono radicate nelle popolazioni garganiche.
Strabone e Licofrone parlano di due santuari dedicati a Calcante e
a Podalirio, ritenuto figlio di Asclepio (guaritore per eccellenza). […] “si
vedono su un’altura, di nome Drion, due templi, l’uno di Calcante sulla
cima: gli sacrificano un montone nero quelli che consultano l’oracolo,
dormono sdraiati sulla pelle; in basso ai (suoi) piedi quello di Podalirio,
distante dal mare circa 100 stadi: e da esso monte scorre un fiumicello
che guarisce le malattie del bestiame” (Strab., 6, 3,9).
Con l’avvento del cristianesimo, i culti e i miti largamente diffusi
nell’antica Daunia cedettero progressivamente il posto alla nuova fede,
capace di dare risposte più adeguate al bisogno di verità delle
popolazioni daunie.
A Diomede, Atena, Apollo, Dauno, Giano, Giove e a tante altre
divinità pagane si sostituirono santi e martiri cristiani, il cui culto ha
esercitato una notevole influenza nella società e attorno a cui sono
fiorite, durante la tarda antichità e l’Alto Medioevo, numerose pie
leggende.
Il Gargano è un compendio di sacralità e misticismo che ha da
sempre attirato pontefici, re, crociati e semplici pellegrini che hanno
percorso le difficili vie della montagna recando omaggio all’Arcangelo
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Michele attraverso la “Via Sacra Langobardorum” che univa, dalla
Spagna a Gerusalemme, una incredibile quantità di santuari.
Paolo Diacono, in un epitaffio, ricorda il fervore devozionale della
regina Ansa, moglie di Desiderio, e la sua febbrile attività nel costruire,
lungo la Via Sacra, xenodochi e ospizi per i pellegrini ammalati e
stanchi, in viaggio verso la venerabile grotta angelica.
Insomma, il Gargano è un luogo privilegiato dalla natura per la
sua bellezza, ma anche dalla “grazia”, perché in esso si è rivelata o si
rivela ancora la “potenza” di Dio – come sostiene Maldonato nel suo
libro “Natura e funzione del santuario”, termine ricco di risonanze
spirituali ed ambientali che, da una parte costituisce la fonte di
attrazione per tanti fedeli, in quanto ha una funzione di mediazione o
occasione di esperienza religiosa e di contatto con Dio; dall’altra si
presenta quasi sempre come un luogo altamente significativo per le sue
componenti ambientali ed ecologiche e, spesso, anche simboliche ed
estetiche.
I Santuari che sorgono sul Gargano sono, pertanto, come
provvidenziali “stazioni di servizio”, segnali luminosi nel cammino della
vita. “Camminare” non vuol dire correre senza meta, ma muoversi verso
un traguardo per dare un senso alla propria esistenza. Vuol dire
riscoprire la gioia di un cammino compiuto insieme con altri; di una
sempre nuova riscoperta di uomini, luoghi, avvenimenti, memorie del
passato, fatti del presente.
Secondo Franco Cardini, l’itinerario ai santuari è da considerarsi
“la forma più alta e completa del pellegrinaggio cristiano, soprattutto in
quei momenti in cui il rischio di raggiungerla era più forte: rappresentava
la terra promessa, meta ultima del lungo pellegrinare dell’esistenza
umana”.
All’uomo, tentato di chiudersi nella breve ed insoddisfacente
prospettiva del tempo, il santuario dischiude la speranza dell’eterno.
All’uomo, che si isola nella disperante solitudine, il santuario fa
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sperimentare la gioia di un popolo che si incontra insieme, o per
pregare, o cantare, od amare.
Un fenomeno che ha sorpreso molti in questi ultimi anni, è stato
il risveglio della religiosità popolare, in genere, e del pellegrinaggio, in
particolare, ai famosi santuari garganici.
Che cosa cercavano i pellegrini che si recavano alla grotta
dell'Angelo sul promontorio del Gargano, se non la certezza della vittoria
sul male contro le ritornanti tentazioni di pessimismo e di
scoraggiamento? Che cosa cercavano i pastori che accompagnavano le
greggi dall’Abruzzo nella piana dell’Incoronata, se non una risposta ai
problemi della vita, che non sono soltanto fame di pane, ma anche
conforto e sostegno nella dura lotta per la sopravvivenza? Che cosa
cercano i pellegrini che da tutto il mondo si recano a San Giovanni
Rotondo, se non la conferma che Dio è padre di tutti, consola gli afflitti,
accoglie i malati, ridona pace al cuore?
Certo, la devozione popolare è anche esposta ai rischi della
superficialità, delle contraffazioni, delle mistificazioni, ma questo non
può diventare l’alibi per giudicare sbrigativamente il complesso
fenomeno della pietà popolare, che, nella sua genuina espressione, è
traduzione concreta di un cristianesimo che si incarna nella storia degli
uomini, che si fa cammino e incontro di pellegrini, in cerca
dell’Assoluto.
Le manifestazioni concrete di tale risveglio sono state molto varie:
vanno dalla ripresa delle feste e sagre paesane, alla riproposta di
devozioni di tipo tradizionale; dal rilancio della funzione dei santuari, al
recupero e potenziamento dei pellegrinaggi. Ciascuna di queste
manifestazioni ha la sua storia e la sua spiegazione. Tra le
manifestazioni che più completamente e validamente contengono e
valorizzano questi elementi, si può riscontrare il fenomeno del
pellegrinaggio, che ha registrato una grande ripresa a tutti i livelli e in
riferimento a diversi contesti socio-culturali ed ecclesiali. La ragione
profonda di tale constatazione può ricercarsi nel fatto che il
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pellegrinaggio, nella sua complessità strutturale e varietà dinamica,
comprende in sé e sintetizza anche le altre forme di manifestazioni
religiose popolari.
A San Michele Arcangelo, a San Matteo e al santuario di Santa
Maria delle Grazie, vi è presente un clima di festa con le sue
caratteristiche di socialità, di partecipazione e di ritualità. Si avverte
l’esigenza di un rapporto speciale con Dio e con i Santi che aiuti a
superare le difficoltà bio-cosmologiche che la vita presenta.
Queste considerazioni giustificano e spiegano la portata e il
significato del risveglio e rilancio che il pellegrinaggio ha registrato in
questi ultimi anni. E’ aumentata, infatti, la frequenza con cui esso è
attuato e i santuari hanno visto una crescita nell’afflusso di fedeli e di
turisti, che se pure comporta alcuni elementi di disturbo (confusione,
fretta, perdita del clima mistico durante la visita), tuttavia ha anche una
funzione di sostegno psicologico e di rinforzo della propria scelta e,
quindi, di facilitazione sociale.
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CAP. I
Un po’ di storia del Gargano:
a) il culto di Asclepio
Il promontorio garganico, designato anche col nome di
“Sperone d’Italia”, è formato da un gruppo di monti che si
eleva su quella vasta e fertile regione della Puglia,
contrassegnata nella successione dei tempi coi nomi di:
Daunia, Capitanata, Provincia di Foggia.
Queste groppe garganiche si presentano nel loro insieme
nell’aspetto di una formidabile muraglia elevata
maestosamente fra il Tavoliere e il mare1.
Il Gargano è costituito da un massiccio di calcare e
dolomia che culmina nel monte Calvo (m. 1065); è circondato
per tre lati dal mare e il suo confine terrestre è delimitato dai
torrenti Candelaro e Fortore. Una serie di modeste colline,
infine, lo separa dall’Appennino, evidenziandone quella
particolare identità geografica che ne fa una sorta di isola
biologica e che in passato ha determinato una condizione di
isolamento che ha inciso profondamente anche sui suoi
abitanti e sulla loro cultura2.
La natura geologica del Gargano, tipicamente carsica, ha
causato fenomeni diffusi di erosione sia in superficie sia in
1 Cfr. Lassandro D., Culti precristiani nella regione garganica, in AA.VV., Bari 1980, pp.
26-33.
2 Cfr., Di Lapigio S. N., Panorami garganici, Il Solco, Città di Castello, 1979, pp. 9-12.
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profondità, dando luogo a voragini, conche e grotte e ha fatto
di questo luogo un habitat naturalmente vocato alla religione.
Le grotte divennero luogo di culto di divinità pagane; da
antichi documenti storici sembra che questa terra abbia
fondamenti e centralità religiosa sin da epoche precristiane.
Non è una novità, difatti, parlare di santuari garganici
eretti a divinità pagane3 come Calcante, discendente del dio
Apollo, e Podalirio, figlio di Esculapio, citati da Strabone, di
cui si parlerà dopo, e Licofrone.
Ed è proprio là, dove un culto pagano si era affermato,
che il Cristianesimo vi si sovrappose con i suoi riti e le sue
celebrazioni. Erano gli stessi templi che si trasformavano
passando da una religione ad un’altra4.
Tutte le tradizioni, dalle più antiche alle più moderne,
sostengono che l’Arcangelo Michele scacciò un demone, che
dimorava nella grotta e la consacrò al proprio culto5.
Così descrive Angelillis il passaggio dal culto pagano a
quello cristiano:
Era dunque un demone che fu combattuto ed espulso per
sempre da detto luogo; e questo demone, questo spirito
maligno che infestava il famoso antro garganico non
poteva essere che Calcante; giacché l’ambiente era ben
adatto agli oracoli misteriosi e ai sacrifizi cruenti, e quivi il
celeberrimo indovino del poema omerico poté ben dare,
3 Recenti studi e scavi archeologici hanno localizzato nel territorio di Vieste un
santuario del III sec. a. C., scavato nella roccia, dedicato a Venere Sosandra ed attivo
sino a tarda epoca romana. Nella vicina Manfredonia sono state rinvenute, nella
Grotta Scaloria, significative tracce di culto alla Dea Madre e delle acque.
4 Cfr. Angelillis C., Il Santuario del Gargano e il culto di S. Michele nel mondo, Edizioni
Cappetta, Foggia, 1955, p. 172 e ss.
5 Cfr. Lassandro D., op. cit., p. 37.
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attraverso le ombre dense della immane spelonca, i suoi
arguti e sibillini responsi6.
E’ da questo scontro che possiamo iniziare a parlare del
culto di S. Michele nel Gargano, ma occorre precisare che la
venerazione per gli angeli in generale della Chiesa cattolica è
stata ereditata dal Giudaismo.
Vi sono innumerevoli e spesso assai poetiche scene
nell’Antico testamento in cui appaiono angeli per consegnare i
comandamenti di Dio ai profeti e agli eroi di Israele, oppure
per stare al loro fianco, proteggendoli e guidandoli. Vi
compaiono come esseri senza nome, come “Angeli del
Signore”, finché il profeta Daniele, per primo, designò
addirittura l’angelo Michele come genio tutelare del popolo
ebreo. Il suo nome è di origine caldea7
L’Arcangelo Michele che da allora, da quei primi tempi
del profondo Medioevo, ha attirato a sé, dalle più lontane
regioni, dai troni, dai castelli, dalle città e dalle campagne,
turbe di pellegrini di ogni parte e condizione e che ancora a
flotte innumerevoli, due volte all’anno si recano a prostrarsi
dinanzi al suo sempre presente tempio8.
6 Cfr. Angelillis C., op. cit., p. 174.
7 Termine derivato dall’assiro Kaldu, dall’ebraico Kasdim e dal greco X
8 Ibidem, p. 45. Da antichi documenti storici sembra che questa terra abbia
fondamenti e centralità religiosa sin da epoche precristiane. Non è una novità, difatti,
parlare di santuari garganici eretti a divinità pagane come Calcante e Podalirio, citati
da Strabone e Licofrone. Recenti studi e scavi archeologici hanno localizzato nel
territorio di Vieste un santuario del III secolo a. C., scavato nella roccia, dedicato a
Venere Sosandra ed attivo sino a tarda epoca romana. Nella vicina Manfredonia sono
state rinvenute, nella Grotta Scaloria, significative tracce di culto alla Dea Madre e
delle acque. La stessa orografia, la stessa natura fa di questo luogo un habitat
naturalmente vocato alla religione.