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INTRODUZIONE
La scelta del tema di tesi è stata elaborata a partire dalla mi esperienza di quattro anni di
tirocinio alla Scuola Primaria “E. Frinta” di Gorizia, uno dei Plessi con un la più elevata
presenza di alunni stranieri. Caratteristica che mi ha spinto ad approfondire il tema
dell‟educazione interculturale prendendo in considerazione, per la seguente esposizione,
proprio il suddetto Istituto, assieme ad un'altra Scuola Primaria di Gorizia: “V. Fumagalli”,
che presenta la più alta percentuale di alunni migranti per classe rispetto alle altre sedi
scolastiche goriziane.
Dopo aver raccolto i dati di presenza degli studenti stranieri nelle scuole di Gorizia, si è
deciso di analizzare 5 anni di progetti di intercultura nei due Plessi sopraelencati, quindi
dall‟anno scolastico 2004/2005 all‟anno scolastico 2008/2009.
L‟elaborato è suddiviso in cinque capitoli, che comprendono: il contesto normativo e
pedagogico, la situazione della città di Gorizia per quanto riguarda gli stranieri, ,l‟analisi dei
progetti interculturali delle due Scuole Primarie sopra nominate, concludendo con
l‟esposto di tirocinio svolto durante il corrente anno all‟interno della Scuola “E. Frinta”.
Si comincia, pertanto, con un inquadramento generale sulle normative presenti in Italia, e
successivamente in Regione, riguardo alla materia di intercultura, basandosi sulle direttive
del Ministero dell‟Istruzione stilate nel 2006 per quanto riguarda le linee guida di
accoglienza e integrazione degli alunni stranieri, e soprattutto seguendo la Via Italiana per
la scuola interculturale e l‟integrazione degli studenti migranti dall‟Osservatorio nazionale
per l‟integrazione degli alunni stranieri e per l‟educazione interculturale stesa nel 2007.
Sempre all‟interno di questo capitolo verranno elencati alcuni dei principi pedagogici su cui
si fonda l‟educazione interculturale scelti in base ai bisogni espressi dal territorio.
Successivamente , nel secondo capitolo, viene descritta la presenza di stranieri nella città
di Gorizia, più nello specifico, i migranti che frequentano i vari ordini e gradi di Scuola, con
concentrazione maggiore per le Scuole Primarie. Viene realizzata una panoramica
generale della città, analizzando l‟andamento dall‟anno 2005/2006 all‟anno 2007/2008. Per
quanto riguarda gli anni 2005/2006 e 2006/2007, i dati sono stati ricavati dall‟ultima
pubblicazione di statistiche della Regione Friuli Venezia Giulia; mentre per gli anni
2007/2008 le informazioni sono state raccolte direttamente dall‟ufficio immigrazione della
Questura di Gorizia, in quanto non erano ancora pienamente disponibili.
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Il terzo e il quarto capitolo, come abbiamo anticipato, riguarderanno l‟analisi dei progetti
interculturali delle Scuole Primarie “E. Frinta” e “V. Fumagalli” di Gorizia dall‟anno 2004
all‟anno corrente. Alla conclusione di questi due capitoli, viene effettuata una riflessione di
sintesi sui progetti descritti, soffermandosi sui cambiamenti eventuali avvenuti e sui punti
di forza e di debolezza dei lavori svolti durante gli anni presi in considerazione.
L‟ultimo capitolo di tesi riguarda il progetto di tirocinio effettuato proprio nella Scuola
Primaria “E. Frinta” in una classe prima, intitolato : “Giochi e feste nel mondo”. Trattando
proprio l‟argomento intercultura, assieme alla maestra referente, è stato deciso di
sviluppare il tema dei giochi e delle feste che si svolgono nei paesi d‟origine dei bambini
stranieri che sono presenti nella classe considerata. Questa scelta deriva dalla
convinzione che si tratti di un contenuto interessante, e un arricchimento per tutti i bambini
della sezione, non solo per gli alunni migranti; inoltre questo percorso è stato anche un
modo per instaurare delle relazioni con i genitori che sono rilevanti per le informazioni di
cui il bambino ha bisogno per la buona riuscita del progetto.
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CAPITOLO 1 CONTESTO NORMATIVO E PEDAGOGICO
"I progetti di istruzione interculturale intendono sviluppare la tolleranza e la comprensione
reciproca tra gli allievi e gli insegnanti di contesti linguistici e socioculturali diversi,
contribuendo quindi in modo diretto alla lotta contro il razzismo e la xenofobia. Fra le
attività previste figurano lo studio comparativo delle culture, delle loro strutture e della loro
evoluzione dinamica, nonché attività volte a facilitare lo sviluppo della comunicazione
interculturale e la comprensione delle differenze culturali". (Unione Europea 2006)
Ogni anno entrano nella scuola italiana più di 50.000 "nuovi" alunni, mentre i nati di
nazionalità straniera rappresentano in alcune città già il 15/20% dei bambini che
annualmente vengono al mondo. La curiosità iniziale per le culture degli altri, che si è nel
tempo trasformata in una pluralità delle attenzioni, costituisce dunque il nucleo iniziale
della pedagogia interculturale anche in Italia. Non teorico, ma composto dalle pratiche
scaturite dagli interrogativi, dalle incertezze sulle scelte e dunque dalla ricerca di percorsi
didattici che potessero e possano rispondere sia ai bisogni specifici, sia favorire l'incontro
tra infanzie e adolescenze di qui e d'altrove. (Favaro, Luatti , 2008)
Se analizziamo i progetti delle scuole e i materiali didattici elaborati, le diverse scelte
didattiche possono essere realizzate con modalità diverse e si ritrovano sotto la dizione
"intercultura" azioni differenti e variegate. Vi sono iniziative interculturali sporadiche e
occasionali; altre sono invece aggiuntive rispetto al programma ordinario e si possono
collocare fra le numerose educazioni; alcune attività sono specifiche e indirizzate, ad
esempio, a dare risposta ai bisogni linguistici di gruppi di alunni stranieri di recente
immigrazione. Vi sono scelte didattiche che hanno portato a rivedere o a integrare il
programma di una determinata disciplina e iniziative sperimentali interdisciplinari che
vedono coinvolti tutti gli insegnanti nello sforzo di modificare e arricchire il curricolo, sia
rispetto ai contenuti, sia rispetto alla metodologia e all'organizzazione scolastica.
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1.1 Linee guida del Ministero sull’inserimento degli stranieri
Il documento compie un‟utile opera di sistematizzazione delle buone pratiche che le scuole
italiane hanno messo in campo nei confronti degli alunni stranieri, concentrandosi in modo
particolare sugli elementi essenziali che connotano una scuola accogliente. (Tosolini,
Giusti, Papponi, 2007)
I minori stranieri, come quelli italiani, sono innanzitutto “persone” e, in quanto tali, titolari di
diritti e doveri che prescindono dalla loro origine nazionale. (Ministero della Pubblica
Istruzione, 2007)
Attualmente il quadro normativo, imperniato sull‟autonomia delle istituzioni
scolastiche, con D.P.R. n. 275/99, rappresenta lo strumento principale per affrontare tutti
gli aspetti, come quello dell‟integrazione degli stranieri, che richiedono la costruzione di
appropriate e specifiche soluzioni.
La legge di riforma dell‟ordinamento scolastico, n. 53/2003, contiene elementi idonei allo
sviluppo delle potenzialità di tutti gli allievi attraverso la personalizzazione dei piani di
studio per la costruzione di percorsi educativi e didattici appropriati a ciascuno studente.
Il Decreto Legislativo n. 76/2005 relativo al diritto-dovere all‟istruzione e alla formazione,
nel riprendere ed ampliare il concetto di obbligo formativo (art. 68 Legge 144/99), individua
i destinatari in “tutti, ivi compresi i minori stranieri presenti nel territorio dello Stato”
(comma 6 dell‟art. 1).
Per quanto riguarda l‟iscrizione degli alunni stranieri vige l‟obbligo scolastico, integrato nel
più ampio concetto di diritto-dovere all‟istruzione e alla formazione,che concerne
evidentemente anche i minori stranieri che abbiano tra i 15 e i 18 anni indipendentemente
dalla regolarità della posizione in ordine al soggiorno in Italia. Gli alunni privi di
documentazione anagrafica o in posizione di irregolarità, vengono iscritti con riserva in
attesa della regolarizzazione. (art. 45 del D.P.R. n. 394/99). L´iscrizione scolastica con
riserva non costituisce un requisito per la regolarizzazione della presenza sul territorio
italiano, né per il minore, né per i genitori.
Per quanto riguarda la documentazione, invece, all‟atto dell‟iscrizione, devono essere
richiesti i documenti appresso elencati e compilata la domanda di iscrizione predisposta
dall‟istituto. Devono essere consegnati: permesso di soggiorno, documenti anagrafici,
documenti sanitari attestanti le vaccinazioni e i documenti scolastici per quanto riguarda gli
studi compiuti nel paese d‟origine.
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Le istituzioni scolastiche devono assicurare agli studenti stranieri un percorso orientativo
completo e continuativo affinché possano provvedere in modo adeguato alle proprie scelte
scolastiche e lavorative. Obiettivo di tali pratiche orientative è anche il contenimento del
rischio di dispersione o abbandono scolastico degli studenti. Inoltre è necessaria
un‟equilibrata distribuzione delle presenza degli alunni stranieri all‟interno delle classi
evitando concentrazioni su base etnica e favorendo l‟eterogeneità del cittadino. (Tosolini,
Giusti, Papponi, 2007)
Dal punto di vista della normativa, le leggi sull‟immigrazione (Legge n. 40 del 6 marzo
1998 e n. 189 del 30 luglio 2002) fanno esplicitamente riferimento alla figura del mediatore
culturale: è necessario stabilire i criteri e le modalità di comunicazione con le famiglie
degli alunni stranieri, per farsi raccontare le esperienze del ragazzo, la sua storia
scolastica e i suoi progetti. Per fare ciò è necessario che il personale scolastico sia
formato per quanto riguarda l‟educazione interculturale, che non è considerata una
disciplina aggiuntiva ma una dimensione trasversale. (Tosolini, Giusti, Papponi, 2007)
1.2 La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione
degli alunni stranieri
La scuola italiana si è orientata fin da subito a inserire gli alunni di cittadinanza non italiana
nella scuola comune, all‟interno delle normali classi scolastiche ed evitando la costruzione
di luoghi di apprendimento separati.
La pedagogia contemporanea, sia pure con varie sfumature, è orientata alla
valorizzazione della persona e alla costruzione di progetti educativi che si fondino
sull‟unicità biografica e relazionale dello studente. Tale impostazione caratterizza il quadro
normativo della scuola italiana, è presente sia nella Legge n.30/2000 di riforma del
sistema scolastico che nella Legge di riforma n.53/2003 ed è confermato nelle Nuove
Indicazioni nazionali per la scuola dell‟infanzia e per il primo ciclo dell‟istruzione.
Si tratta di un principio valido per tutti gli alunni, particolarmente significativo nel caso dei
minori di origine immigrata, in quanto rende centrale l‟attenzione alla diversità e riduce i
rischi di omologazione e assimilazione.
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La scuola italiana sceglie di adottare la prospettiva interculturale – ovvero la promozione
del dialogo e del confronto tra le culture – per tutti gli alunni e a tutti i livelli: insegnamento,
curricoli, didattica, discipline, relazioni, vita della classe. Si tratta di assumere la diversità
come paradigma dell‟identità stessa della scuola nel pluralismo, come occasione per
aprire l‟intero sistema a tutte le differenze (di provenienza, genere, livello sociale, storia
scolastica). (Ministero della Pubblica Istruzione, 2007)
Abbiamo individuato nella pratica e nella normativa dieci principali linee di azione,
riconducibili a tre macro-aree:
Azioni per l‟integrazione
Si tratta di strategie che vedono come destinatari diretti, o comunque privilegiati, gli alunni
di cittadinanza non italiana e le loro famiglie. Sono rivolte in modo particolare a garantire
agli studenti le risorse per il diritto allo studio, la parità nei percorsi di istruzione, la
partecipazione alla vita scolastica. Sono riconducibili a questa area le pratiche di
accoglienza e di inserimento nella scuola, l‟apprendimento dell‟italiano seconda lingua, la
valorizzazione del plurilinguismo, le relazione con le famiglie straniere e l‟orientamento.
Azioni per l‟interazione interculturale
Si tratta di linee di intervento che hanno a che fare con la gestione pedagogica e didattica
dei cambiamenti in atto nella scuola e nella società, con i processi di incontro, le sfide
della coesione sociale, le condizioni dello scambio interculturale e le relazioni tra uguali e
differenti. In altre parole, prevedono come destinatari tutti gli attori che operano sulla
scena educativa. Sono riconducibili a questa area gli interventi relativi alle relazioni a
scuola e nel tempo extrascolastico, alle discriminazioni e i pregiudizi, alle prospettive
interculturali nei saperi e nelle competenze.
Gli attori e le risorse
In questa sezione sono contenute le linee di intervento che hanno a che fare con gli
aspetti organizzativi, gli attori dentro e fuori la scuola, le forme e i modi della
collaborazione tra scuola e società civile, le specificità territoriali, a partire dalla
consapevolezza che l‟integrazione si costruisce insieme, a scuola e fuori dalla scuola. Si
tratta della dirigenza, dell‟autonomia e delle reti tra istituzioni scolastiche, società civile e
territorio, della formazione dei docenti e del personale non docente.
Dalle esposizioni effettuate fino ad ora si evincono diversi principi pedagogici, i quali
rispondono ai bisogni espressi dal territorio, cinque dei quali vengono di seguito descritti:
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integrazione attraverso l‟adozione di strategie mirate e un‟accoglienza competente,
valorizzazione del plurilinguismo: situazione di arricchimento per tutti, italiano come
seconda lingua, prospettive interculturali nei saperi e nelle competenze, importanza delle
relazioni attraverso l‟attivazione di un clima di apertura e dialogo.
1.2.1 Integrazione attraverso l‟adozione di strategie mirate e un‟accoglienza
competente
“Il momento dell‟accoglienza e del primo inserimento risulta cruciale ai fini del processo di
integrazione perché è in questa fase che si pongono le basi per un percorso scolastico
positivo.” (Tosolini, 2008, p: 87) Perché sia organizzato al meglio è importante costituire
presso ogni scuola una commissione per l‟inserimento degli alunni stranieri e scegliere un
referente per l‟intercultura. (Tosolini, Giusti, Papponi, 2007)
Accogliere le persone comporta costruire nella scuola un clima per cui tutti possano starvi
e ritrovarsi bene senza ignorare le differenti appartenenze. La scuola accogliente cerca di
riconoscere e dare risposte a bisogni e aspettative specifiche, nella consapevolezza che
l‟identità degli alunni ha un carattere evolutivo e non può essere ridotta solamente alle
appartenenze del gruppo, alle radici. (Favaro, Luatti ,2008)
Il primo colloquio, fondamentale per un sereno e proficuo ingresso dell‟alunno a scuola, va
preparato coinvolgendo tutti i soggetti interessati. E‟ utile riuscire ad accertare alcuni livelli
di competenze ed abilità per definire l‟assegnazione alla classe. Rimane però
fondamentale il criterio generale di inserire l‟alunno secondo l‟età anagrafica (art. 45 del
D.P.R. 394/99). Scelte diverse andranno valutate caso per caso dalle istituzioni
scolastiche; in ogni caso si evita che la presenza di alunni stranieri sia maggioritaria.
(Ministro della Pubblica Istruzione, 2007)
Nella classe eterogenea e multiculturale diviene essenziale costruire un clima relazionale
accogliente, di rispetto reciproco e, per quanto riguarda gli insegnanti, di attenzione ai
diversi bisogni, alle differenti modalità e ai diversi ritmi di apprendimento, in definitiva un
clima collaborativo piuttosto che competitivo. (Favaro, Luatti ,2008) “E‟ necessario
assumere atteggiamenti di ascolto, ciò che scopriamo deve essere discusso con l‟altro
perché, l‟altro, si senta protagonista.” L‟interazione con lo straniero deve cioè manifestargli
l‟interesse che abbiamo nei suoi confronti. (Favaro, 1992, p.26)
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Inoltre è importante elaborare un‟immagine dell‟alunno straniero come competente ma
momentaneamente impossibilitato ad esprimersi adeguatamente: accordare fiducia, far
emergere e valorizzare competenze anche non strettamente scolastiche può favorire e
sostenere la motivazione scolastica degli alunni. Si propone l‟adozione di un linguaggio
dell‟accoglienza con rallentamento del ritmo, scansione chiara delle parole, collegamento
costante fra parola e riferimenti concreti ad oggetti, immagini ed azioni. (Favaro, Luatti
,2008)
1.2.2 Valorizzazione del plurilinguismo: situazione di arricchimento per tutti
Il documento del Ministero sulle nuove indicazioni nazionali sottolinea che:
“La promozione e lo sviluppo di ogni persona deve stimolare in maniera vicendevole la
promozione e lo sviluppo delle altre persone: ognuno impara meglio nella relazione con gli
altri. Non basta convivere nella società, ma questa stessa società bisogna crearla
continuamente insieme.”
La situazione di plurilinguismo che si sta sempre più diffondendo nelle nostre scuole
rappresenta un‟opportunità per tutti gli alunni oltre che per gli alunni stranieri. “Anche nelle
scuola primarie, gli insegnanti possono valorizzare il plurilinguismo dando visibilità alle
altre lingue e ai vari alfabeti.” (Tosolini, 2008, p: 90)
L‟educazione linguistica in un contesto plurilingue richiede nuove consapevolezze
didattiche e la capacità di considerare il proprio codice, sia come oggetto, sia come veicolo
di apprendimento che considera la situazione plurilingue come un arricchimento per tutti e
non come un ostacolo all‟apprendimento. (Favaro, Luatti ,2008) Viene visto come il valore
della cittadinanza attiva: la comprensione dei repertori plurilingui degli altri facilita il rispetto
dei loro diritti linguistici e non, e costituisce un elemento chiave nella promozione della
cultura positiva dell‟antirazzismo e dell‟educazione alla pace.
La scuola deve essere in grado di valorizzare le differenze e , come dice il ministro Fioroni,
<< fare da ponte tra le culture di provenienza e quelle di arrivo, contribuendo al
mantenimento delle lingue e delle culture di appartenenza. >> (Tosolini, Giusti, Papponi,
2007)
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1.2.3 Italiano come seconda lingua
“L‟acquisizione e l‟apprendimento dell‟italiano rappresentano una componente essenziale
del processo di integrazione.” (Tosolini, 2008, p: 89) Occorre, quindi, che tutti gli
insegnanti della classe, di qualsivoglia disciplina, siano coinvolti, perché il ragazzo, oltre
alla lingua della vita quotidiana, deve imparare anche il linguaggio tecnico che gli sarà
indispensabile per lo studio. (Tosolini, Giusti, Papponi, 2007)
E‟ necessaria, pertanto, una programmazione mirata sui bisogni reali e sul monitoraggio
dei progressi di apprendimento nella lingua italiana, acquisita via via dall‟alunno straniero.
Il percorso di apprendimento non segue vie uniformi e standardizzabili perché troppo
grande è la varietà delle situazioni e dei fattori in gioco: età, scolarità precedente,
motivazioni, vicinanza o lontananza dalla lingua materna.
In primo luogo il percorso specifico, quindi, mira a sostenere gli alunni nell‟acquisizione
della lingua per comunicare, nell‟alfabetizzazione, nei primi passi nella lingua dello studio.
Infine è auspicabile che i percorsi specifici si svolgano con gruppi non ampi di bambini e
ragazzi stranieri al fine di favorire la comunicazione e l‟esercizio reale della lingua italiana.
(Favaro, Luatti ,2008) Il gioco diviene elemento piacevole per apprendere un nuovo
linguaggio, verbale e non verbale, comprendere e usare comportamenti adatti a nuove
dinamiche sociali, al di fuori della cerchia familiare. (Tosolini, Giusti, Papponi, 2007)
1.2.4 Prospettive interculturali nei saperi e nelle competenze
L‟introduzione trasversale e interdisciplinare dell‟educazione interculturale nella scuola
risponde alla necessità di lavorare sugli aspetti cognitivi e relazionali più che sui contenuti.
(Tosolini, 2008)
Anche se lo spazio per l‟intercultura non è individuabile in una disciplina specifica, ma può
essere considerata come una prospettiva attraverso cui guardare tutto il sapere scolastico,
si rende necessario collocare la prospettiva interculturale all‟interno dei curricoli, tenendo
presente sia l‟obiettivo dell‟apertura alle differenze, sia l‟uguaglianza tra gli alunni e la
coesione sociale.
Storia, geografia, letteratura, matematica, arte e altri campi del sapere possono costituire
un‟occasione ineludibile di formazione alla diversità, permettendo di accostarsi non solo a
diversi “contenuti” ma anche a strutture e modi di pensare diversi.