CAPITOLO 1. ANALISI DEL PROBLEMA.
La presenza di ammaccature macroscopiche (bugne) sulle superfici delle
tubazioni è un fenomeno piuttosto comune, la cui causa è da associare in larga
misura ad urti accidentali esterni (in particolare legati all’azione di macchine per
il movimento terra), a carichi imprevisti originati dai movimenti del terreno nel
quale è posata la tubazione oppure dalla interazione con rocce localizzate in
prossimità della linea.
Gli esercenti delle linee di trasporto di gas hanno come principale obiettivo
quello di assicurare l’integrità strutturale dei metanodotti, al fine di realizzare
elevati standard di sicurezza e garantire la massima continuità del servizio.
In quest’ottica è importante riuscire a valutare la gravità del danneggiamento
inferto alle tubazioni da urti accidentali e programmare i necessari interventi di
controllo, manutenzione o sostituzione della tratta.
Se non si procede a una riparazione tempestiva, infatti, si può assistere al
collasso della struttura, soprattutto quando siano contemporaneamente presenti
fenomeni di corrosione, di fatica e incrementi di pressione interna che
provocano la ciclica riespulsione e formazione della bugna (pressurecycle
fatigue [1]).
Il principale obiettivo di una valutazione preventiva è quindi proprio quello di
evitare possibili rotture dagli effetti disastrosi.
Lo scoppio accidentale di una tubazione in pressione, infatti, può causare ingenti
problemi di sicurezza nonchØ gravi danni alle persone, come avvenne il 30
luglio del 2004 in Belgio quando l’esplosione di un tubo in pressione (70 bar)
della Fluxys, provocò la morte di 15 persone ed oltre 200 feriti [2].
I gasdotti sono realizzati per mezzo di tubi di acciaio di grande diametro (d ), di
e
varia tipologia e differenti spessori (s), dimensionati sulla base della quantità di
gas da trasportare e delle pressioni di esercizio nominali (p), secondo la
relazione:
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d
e
s = p
2
amm
Dove è la tensione circonferenziale ammessa durante l’esercizio della linea
amm
e varia a seconda della normativa applicata.
Come accennato, tra le numerose possibili cause che portano un gasdotto ad
andare fuori servizio, quelle riconducibili ad interazione con cause esterne, sono
le piø frequenti, come si evidenzia nella Figura 1e nella relativa Tabella 1[3].
Altro
Hot tap fatti per errore
Movimenti del terreno
Corrosione
Difetti di costruzione /
cedimento del materiale
Danneggiamento
meccanico
0 10 20 30 40 50 60
Percentuale
Figura 1. Frequenza e cause di fermo per linee di gas metano.
Tabella 1. Cause di incidenti in percentuale.
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La Tabella 2 e la Figura 2 indicano quali sono le attività che in misura maggiore
sono causa di danneggiamento meccanico.
Lavori di drenaggio
Agricoltura
Lavori pubblici
Lavori di superficie
Scavi
0 5 10 15 20 25 30 35 40
Percentuale
Figura 2. Principali attività che causano il danneggiamento meccanico.
Tabella 2. Principali attività che causano il danneggiamento meccanico [3].
Le statistiche appena illustrate sono valide sia per quanto riguarda il periodo di
osservazione del quinquennio 2003 – 2007, ma anche per gli anni precedenti e
fino al 1970, primi anni cui si riferisce il database. Ovviamente le percentuali
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sono diverse, e anche la frequenza degli incidenti è diminuita, ma la ripartizione
delle cause non è variata in modo sensibile.
Anche P. Hopkins, in [4], conferma questi stessi risultati.
I dati elaborati nel presente lavoro sono stati forniti dal Centro Sviluppo
Materiali che da anni è impegnato nella messa a punto di prove di
danneggiamento e resistenza su scala reale e che si è reso disponibile ad una
consistente collaborazione volta allo sviluppo di una procedura di analisi e
prevenzione [5].
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1.1 - SIMULATOR: LA MACCHINA IMPATTANTE.
Negli ultimi anni, il Centro Sviluppo Materiali S.p.A. ha portato a termine
numerosi progetti di ricerca volti allo studio dell’interazione tra escavatori e
tubazioni interrate.
In quest’ambito sono state studiate, in modo molto accurato, diverse tipologie di
escavatori, suddividendole in tre macrocategorie, in base al loro peso:
• piccoli circa 13 ton
• medi circa 22 ton
• grandi circa 33 ton
Questa distinzione è dettata dal fatto che la forza massima sviluppabile dagli
escavatori può essere relazionata in modo semplice e diretto alla loro massa [6].
In Figura 3 viene mostrato un escavatore di tipo classico.
Figura 3. Escavatore.
Al fine di conoscere bene il comportamento dinamico degli escavatori, alcuni di
essi, rappresentativi delle categorie su individuate, sono stati strumentati con
l’inserimento di:
• una cella di carico 3D posta in prossimità della punta dei denti per
ottenere informazioni sulle forze scambiate;
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• sensori angolari tra i bracci mobili per ottenere informazioni sulle velocità
angolari e sulla velocità del dente;
• trasduttori di pressione in ogni martinetto idraulico, per valutare eventuali
insorgenze di instabilità dovute al raggiungimento della pressione
massima;
• sensori di movimento sul corpo dell’escavatore per rilevare eventuali
instabilità dovute allo slittamento dei cingoli sulla terra o al sollevamento
del corpo della macchina a causa di ingenti reazioni verticali.
In tutti i casi d’instabilità la forza massima che si misura sul dente risulta
fortemente limitata.
Le prove sperimentali su escavatori reali hanno evidenziato che l'operazione di
scavo può essere generalmente suddivisa in due fasi ben distinte tra loro (Figura
4):
Figura 4. Posizionamento e Penetrazione.
1. Posizionamento.
In questa fase il movimento è essenzialmente dovuto all’avambraccio di
sollevamento (boom) e la velocità del dente di benna può variare a
seconda delle necessità, ma è generalmente inferiore a 1 m/s. In
particolari situazioni questa fase può essere utilizzata per rompere degli
ostacoli (sassi-cemento): in questi casi la velocità d'impatto aumenta fino
a circa 3,6 m/s, si raggiungono valori elevati di forza di impatto dinamico
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ed il dente, se si trova a contatto con un tubo, riesce a creare facilmente la
bugna (Figura 5).
Figura 5. Posizionamento.
2. Penetrazione.
Il movimento è essenzialmente composto di un’azione a due fasi: prima si
muove il braccio penetrante e poi la benna. Durante queste azioni la
velocità del dente rimane generalmente bassa, nell’ordine di 0,5-1,5 m/s,
ed il valore piø elevato è associato al movimento del braccio. In questa
fase si realizza la maggior parte della lunghezza del graffio; la forza
massima alla punta del dente può essere limitata da instabilità dinamiche
o dal raggiungimento della massima pressione nei martinetti del braccio
(Figura 6).
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Figura 6. Penetrazione.
Dall’analisi dei danneggiamenti effettuati sul campo risulta ben evidente la
tendenza della benna a deviare dal piano verticale contenente i due bracci; si
assiste infatti ad una traslazione su un asse trasversale il cui risultato è un graffio
molto ondulato.
Osservando l’andamento delle forze nel danneggiamento di un tubo X60, 36”
con spessore di 12mm per mezzo di un escavatore EX335 (35,6 ton) si riconosce
che la forza verticale massima è associata alla fase di primo impatto e genera
sostanzialmente la bugna piø grave, mentre, forze piø modeste associate a
velocità piø basse sono responsabili della fase di penetrazione e creazione del
graffio (Figura 7).
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Figura 7. Forza-tempo.
Ne deriva che durante il danneggiamento la bugna venga creata, nella prima
fase, essenzialmente da un movimento verticale del dente dovuto all’azione
dell’avambraccio di sollevamento; il graffio viene invece creato nella seconda
fase, con un movimento longitudinale operato in modo concomitante dal braccio
e dalla benna.
Ovviamente esistono molti altri modi di danneggiare una tubazione, ma quella
appena descritta è una condizione sufficientemente rappresentativa di una
aggressione molto severa, con contemporanea presenza di bugna e graffio.
Nelle prove in scala reale, per simulare le normali condizioni operative della
macchina, il tubo è stato posizionato 1,5m al di sotto del livello della base
dell’escavatore (p in fig. 16) e ad una distanza da esso di 7,5m (d in Figura 8).
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Figura 8. Distanza di prova.
La forza verticale massima nel punto di impatto cresce con la distanza
dall’escavatore in quanto aumenta la velocità periferica del dente e quindi la sua
energia cinetica (Figura 9).
Figura 9. Forza-distanza.
I risultati di tali test possono essere quindi utilizzati per valutare in che modo
una specifica classe di escavatori è in grado di danneggiare una data tubazione
pressurizzata.
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