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finalità di reddito di qualsiasi genere, si rende necessario
misurarne la qualità dei risultati economici prendendo a modello
le analisi condotte nel settore privato. E’ noto infatti che una
gestione "di tipo moderno" permette all’azienda privata di
reagire alle pressioni competitive della concorrenza e di
sostenere una crescita equilibrata nel tempo.
" Con la nuova riforma legislativa contenuta nel Decreto
Legislativo n.77/’95 l’ente locale viene trasformato in una vera e
propria azienda pubblica (una particolare azienda che opera
nel settore pubblico, detta azienda di erogazione, che non deve
soddisfare esigenze di remunerazione del capitale investito, ma
che provvede a bisogni sociali come la sicurezza, l’istruzione,
l’assistenza sanitaria, lo sviluppo economico, la tutela
dell’ambiente, ecc.). Attraverso questa riforma il legislatore
prescrive una gestione del soggetto pubblico che sia
suscettibile di valutazioni economiche, ispirata a parametri di
efficienza, e che ricerchi la massimizzazione degli output a
fronte degli input impiegati . Il fine che la legge si propone è
creare nell’azienda pubblica le condizioni di razionalità dei
comportamenti (razionalità tecnica, convenienza economica,
opportunità sociale, ecc.) che diano vita ad un sistema
decisionale fondato sulla pianificazione e su forme di controllo
legate a modelli quali-quantitativi in grado di esprimere la
misura del raggiungimento degli obiettivi perseguiti." (G.
FARNETI)
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Capitolo 1
Il bilancio delle aziende private nel Codice Civile :
l’adeguamento alla IV Direttiva CEE .
Il bilancio di esercizio esprime la situazione economica,
finanziaria e patrimoniale dell’azienda riferita a un periodo di
tempo denominato esercizio, di solito coincidente con l’anno
solare. Il bilancio si struttura in :
- stato patrimoniale ;
- conto economico ;
- informativa supplementare e integrativa .
Gli utilizzatori delle informazioni contenute nelle sintesi di
bilancio possono essere sia interni all’azienda che esterni ad
essa. Tipicamente sono utilizzatori interni gli amministratori, la
direzione e più in generale tutti coloro che necessitano di una
conoscenza più approfondita e dettagliata possibile degli
accadimenti aziendali. Gli utilizzatori esterni, invece, sono
portatori di esigenze contrastanti fra loro. A questa categoria di
persone appartengono i soci, i creditori sociali, le forze sociali,
l’amministrazione finanziaria dello Stato, i risparmiatori, i
potenziali investitori.
L’emanazione da parte della CEE della IV Direttiva, avente per
oggetto la struttura e il contenuto dei bilanci delle società per
azioni, società a responsabilità limitata, società in accomandita
per azioni (ad eccezione delle banche e delle compagnie di
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assicurazione a cui si riferiscono specifiche direttive),
recentemente estesa alle società in nome collettivo e in
accomandita semplice, pone il problema dell’omogeneizzazione
a livello europeo degli schemi e dei contenuti dei bilanci di
esercizio. La direttiva regolamenta :
- gli schemi di bilancio annuale e il contenuto delle note
a bilancio e della relazione sulla gestione ;
- i criteri di valutazione da adottare nei bilanci ;
- il controllo e la pubblicità dei bilanci .
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1.1. Lo stato patrimoniale
Lo stato patrimoniale è la situazione del sistema dei valori
d’impresa alla chiusura dell’esercizio (periodo amministrativo
corrispondente all’anno solare), e costituisce la base di
partenza per la misurazione del reddito dell’esercizio
successivo. E’ suddiviso in due grandi macrocategorie: ATTIVO
e PASSIVO. La prima voce racchiude tutte le classi di valori
che in un determinato istante costituiscono gli investimenti
dell’impresa. Un’azienda infatti necessita di mezzi strumentali
all’attività d’impresa come macchinari, impianti, crediti, materie
prime, liquidità, brevetti, mobili, ecc. Nella voce PASSIVO ,
invece, confluiscono tutte quelle classi di valori che hanno
"finanziato" le attività ; esse rappresentano quindi le fonti di
finanziamento delle attività. Fanno parte di questa categoria i
cosiddetti mezzi propri (tipicamente il capitale di rischio) e i
cosiddetti mezzi di terzi (il capitale di prestito ovvero i mezzi
monetari presi "a prestito" per finanziare la gestione
dell’azienda).
La IV Direttiva CEE stabilisce, agli artt.9 e 10, due schemi
formali di rappresentazione dello stato patrimoniale. Il primo si
struttura a sezioni divise, in quanto riporta, nella sezione di
sinistra, i componenti positivi del patrimonio e, nella sezione di
destra, i componenti negativi (figura 1a). Il secondo, invece, ha
struttura verticale e riporta, dapprima, i componenti positivi del
patrimonio ed in seguito i componenti negativi. La prima
grande suddivisione delle voci è quella tradizionale: ATTIVO
(valori positivi), PASSIVO (valori negativi). All’interno di queste
due grandi classi viene praticata una classificazione per
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categorie di voci, contraddistinte dalle lettere dell’alfabeto che
hanno, come discriminante, la liquidità/liquidabilità
decrescente.
Con riferimento ai componenti positivi vengono considerati
dapprima gli investimenti a lungo ciclo di utilizzo e,
successivamente, quelli a ciclo di utilizzo più veloce, fino a
giungere alle disponibilità monetarie. Viene inoltre isolato
l’attivo circolante, cioè l’insieme di quei valori classificabili come
investimenti correnti. Le voci dell’attivo vengono presentate al
netto di eventuali poste rettificative presenti fra le passività (il
fondo svalutazione crediti viene dedotto dai crediti verso clienti,
il fondo svalutazione magazzino dall’importo delle scorte, i fondi
ammortamento dai correlati cespiti ammortizzabili). Le voci che
si riferiscono al capitale netto dell’azienda, cioè ai mezzi propri,
vengono aggregate. In particolare, la perdita d’esercizio può
essere portata in diminuzione del capitale netto, l’utile può
essere portato in aumento. Ciò consente di poter riassumere, in
un dato sintetico, l’importo dei mezzi propri. Esiste una netta
separazione fra investimenti immobiliari aventi il carattere di
partecipazione e quelli aventi la caratteristica di momentanea
destinazione della liquidità. Vengono indicati separatamente i
crediti e i debiti aventi scadenza superiore all’anno.
Infine, viene attuato un confronto fra l’esercizio del quale si
presenta lo stato patrimoniale e l’esercizio precedente. Le
considerazioni svolte e l’esame obiettivo dello stato
patrimoniale proposto dalla IV Direttiva mettono in risalto una
struttura molto articolata, con chiari obiettivi di informazione
esterna, e una esplicita metodologia per la classificazione e per
la rappresentazione formale dei valori.
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Figura 1a – Articolo 2424 Cod. Civ. ( adeguamento all’Art.9 della IV Dir. CEE )
Contenuto dello stato patrimoniale
Lo stato patrimoniale deve essere redatto in conformità al seguente schema :
ATTIVO
A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti, con separata
indicazione della parte già richiamata.
B) Immobilizzazioni:
I - Immobilizzazioni immateriali:
1) costi di impianto e di ampliamento;
2) costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità;
3) diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere
dell'ingegno;
4) concessioni, licenze, marchi e diritti simili;
5) avviamento;
6) immobilizzazioni in corso e acconti;
7) altre.
Totale.
II - Immobilizzazioni materiali:
1) terreni e fabbricati;
2) impianti e macchinario;
3) attrezzature industriali e commerciali;
4) altri beni;
5) immobilizzazioni in corso e acconti.
Totale.
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III - Immobilizzazioni finanziarie, con separata indicazione, per ciascuna
voce dei crediti, degli importi esigibili entro l'esercizio successivo:
1) partecipazioni in:
a) imprese controllate;
b) imprese collegate;
c) imprese controllanti;
d) altre imprese.
2) crediti:
a) verso imprese controllate;
b) verso imprese collegate;
c) verso controllanti;
d) verso altri;
3) altri titoli;
4) azioni proprie, con indicazione anche del valore nominale
complessivo.
Totale.
Totale immobilizzazioni (B).
C) Attivo circolante:
I - Rimanenze:
1) materie prime, sussidiarie e di consumo;
2) prodotti in corso di lavorazione e semilavorati;
3) lavori in corso su ordinazione;
4) prodotti finiti e merci;
5) acconti:
Totale.
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II - Crediti, con separata indicazione per ciascuna voce, degli importi
esigibili oltre l'esercizio successivo:
1) verso clienti;
2) verso imprese controllate;
3) verso imprese collegate;
4) verso controllanti;
5) verso altri
Totale.
III - Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni:
1) partecipazioni in imprese controllate;
2) partecipazioni in imprese collegate;
3) partecipazioni in imprese controllanti;
4) altre partecipazioni;
5) azioni proprie, con indicazione anche del valore nominale
complessivo;
6) altri titoli.
Totale.
IV - Disponibilità liquide:
1) depositi bancari e postali;
2) assegni;
3) danaro e valori in cassa.
Totale.
Totale attivo circolante (C).
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D) Ratei e risconti, con separata indicazione del disaggio su
prestiti.
TOTALE Attivo
Passivo
A) Patrimonio netto:
I - Capitale.
II - Riserva da sovrapprezzo delle azioni.
III - Riserve di rivalutazione.
IV - Riserva legale.
V - Riserva per azioni proprie in portafoglio.
VI - Riserve statutarie.
VII - Altre riserve, distintamente indicate.
VIII - Utili (perdite) portati a nuovo.
IX - Utile (perdita) dell'esercizio.
Totale.
B) Fondi per rischi e oneri:
1) per trattamento di quiescenza e obblighi simili;
2) per imposte;
3) altri.
Totale.
C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato.
Totale.
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D) Debiti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli
importi esigibili oltre l'esercizio successivo:
1) obbligazioni;
2) obbligazioni convertibili;
3) debiti verso banche;
4) debiti verso altri finanziatori;
5) acconti;
6) debiti verso fornitori;
7) debiti rappresentati da titoli di credito;
8) debiti verso imprese controllate;
9) debiti verso imprese collegate;
10) debiti verso controllanti;
11) debiti tributari;
12) debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale;
13) altri debiti;
Totale.
E) Ratei e risconti, con separata indicazione dell'aggio su prestiti.
TOTALE Passivo
Se un elemento dell'attivo o del passivo ricade sotto più voci dello schema, nella nota
integrativa deve annotarsi, qualora ciò sia necessario ai fini della comprensione del bilancio, la
sua appartenenza anche a voci diverse da quella nella quale è iscritto.In calce allo stato
patrimoniale devono risultare le garanzie prestate direttamente o indirettamente, distinguendosi
tra fideiussioni, avalli, altre garanzie personali e garanzie reali, ed indicando separatamente,
per ciascun tipo, le garanzie prestate a favore di imprese controllate e collegate, nonché di
controllanti e di imprese sottoposte al controllo di queste ultime; devono inoltre risultare gli altri
conti d'ordine.
Fonte : Internet - http://www. iusseek.com
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1.2. Il conto economico
La metodologia analitica del calcolo del reddito di esercizio si
realizza in un prospetto di sintesi denominato conto economico.
Lo stato patrimoniale consente di apprezzare la composizione
del patrimonio d’azienda, "fotografandone" lo stato alla fine
dell’esercizio ed effettuando in tal modo un’analisi statica delle
classi di valori compresi in questo prospetto (il reddito di
esercizio è rappresentato "sinteticamente" dalla variazione
incrementativa o decrementativa del capitale netto d’azienda). Il
conto economico, invece, evidenzia la dinamica reddituale
dell’azienda, nel senso che permette di comprendere la
formazione del reddito di esercizio come risultato della
differenza tra i ricavi ed i costi generati dalla gestione nel
periodo amministrativo. Il conto economico è tradizionalmente
suddiviso in due grandi macrocategorie : COSTI e RICAVI.
Fanno parte dei costi tutte quelle classi di valori che fanno
riferimento all’acquisizione ed all’impiego dei fattori produttivi.
Tipicamente i costi sono correlati ad uscite di denaro ovvero ad
altre variazioni numerarie (maggiori debiti e/o minori crediti).
Fanno parte dei ricavi tutte quelle classi di valori che fanno
riferimento al collocamento presso le terze economie dei beni
e/o dei servizi prodotti. Nel periodo considerato però non tutte
le operazioni di gestione interna si riflettono in quelle di
scambio, essendo probabile l’esistenza di processi produttivi in
corso di svolgimento espressi, ad esempio, dalle rimanenze di
prodotti giacenti a magazzino.
Emerge quindi in sede di redazione del conto economico la
necessità di integrare il sistema di valori costituito da quantità
economiche originate dagli scambi, con le stime e le congetture
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di fine periodo, per correlare ai ricavi dei prodotti venduti il
costo dei fattori impiegati per produrli e commercializzarli. I
valori stimati sono valori generati da determinazioni
approssimative di quantità che non è possibile, o conveniente,
misurare. I valori congetturati scaturiscono da calcoli economici
che comportano una ripartizioni di valori comuni a due o più
esercizi .
E’ chiaro ed evidente che le due metodologie di calcolo
economico del reddito di esercizio (quella sintetica realizzata
nello stato patrimoniale e quella analitica realizzata nel conto
economico) devono coincidere. Il nuovo art. 2425 del Codice
Civile detta il contenuto del "conto economico". Delle
formulazioni previste dalla direttiva comunitaria è stata scelta
quella relativa agli artt. 23 e 24 che prevede la forma scalare
con costi classificati per natura, senza alcun riferimento alla
destinazione, ritenuta più facile da applicare e idonea a
consentire correlazioni con lo "stato patrimoniale" (figura 1b).
Lo schema di conto economico è basato sulla distinzione tra
gestione ordinaria e gestione straordinaria. La gestione
ordinaria è costituita :
- dalle macroclassi A e B, che concernono le operazioni che
costituiscono l’attività tipica e prevalente dell’azienda, la
cosiddetta gestione caratteristica, e da alcuni componenti tipici
della gestione accessoria ;
- dalle macroclassi C e D, che riflettono le operazioni svolte
nell’ambito dell’area operativa, in via continuativa o
occasionale, che si affiancano all’attività tipica pur mantenendo
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una loro autonomia, e le operazioni con le quali l’impresa
acquisisce le risorse nel suo complesso, la cosiddetta gestione
finanziaria ;
La differenza tra il valore della produzione ed i costi di
produzione (A - B), evidenzia un risultato intermedio indicativo
dell’attività operativa complessiva dell’impresa, (il cosiddetto
reddito operativo). Tale risultato intermedio riflette l’andamento
di entrambe le gestioni, caratteristica ed accessoria, ed esclude
solo la gestione finanziaria in senso lato, quella straordinaria e
quella fiscale. Deducendo dai raggruppamenti delle poste
relative al valore della produzione (voce A), i costi della
produzione (voce B), i proventi e gli oneri finanziari (voci C), le
rettifiche di valore di attività finanziarie (voci D) ed i proventi e
gli oneri straordinari (voci E), si ottiene il risultato della gestione
prima delle imposte.