CAPITOLO PRIMO
“L’EVOLUZIONE DEI SUPPORTI FONOGRAFICI”
1.1 Il fonografo, la gommalacca e il vinile
Per comprendere al meglio la portata della rivoluzione
innescata dall’esplosione nel quotidiano di internet e del
digitale, è utile ripercorrere le diverse fasi di sviluppo dei
supporti fonografici, la cui evoluzione ha segnato radicali
cambiamenti nei costumi e nelle abitudini della gente, oltre che
ovviamente nel mondo musicale.
Le innovazioni tecnologiche infatti hanno rappresentato, e
continuano tuttora a rappresentare, il punto di partenza di un
nuovo standard produttivo, dell’apertura di un nuovo mercato o
della nascita di un nuovo prodotto. Nell’industria discografica,
ed in particolare nel settore dei supporti fonografici, i punti di
rottura con gli standard precedenti sono stati numerosi, e per
tutto il ‘900 si è infatti assistito al susseguirsi delle affermazioni
del vinile nella prima metà del secolo, soppiantato poi negli
anni ’70 dalla musicassetta, fino alle più recenti scoperte della
tecnologia digitale che hanno prodotto il compact disc e, in
tempi piuttosto recenti, il formato della discordia: l’ Mp3.
Il nostro “anno 0” è il 1878, anno a cui, grazie
all’invenzione di Edison che ideò e brevettò il fonografo (il cui
funzionamento si basava sostanzialmente sull’incisione di
minuscoli solchi su di un cilindretto metallico), può esser
ricondotto l’inizio della storia dell’incisione sonora e la
conseguente nascita del mercato discografico.
Edison tuttavia non intuì immediatamente il potenziale della
tecnologia che aveva messo a punto. In un articolo del 1877
elencava infatti dieci possibili usi per sfruttare la nuova
invenzione, che andavano dal registrare libri per ciechi, al
tramandare le ultime parole dei moribondi, all’annuncio dell’ora
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esatta, all’insegnare a scrivere sotto dettato, ma tra tutte queste
funzioni, incredibilmente, non era elencata la registrazione della
musica. Quindi, sebbene per Edison le possibili applicazioni del
suo fonografo si sostanziassero in tutt’altra cosa, poco dopo, a
seguito dell’acquisizione del brevetto da parte della Columbia
Phonograf Company di Washington, la sua invenzione venne a
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contatto con la musica.
Grazie a questa operazione cominciò quindi a svilupparsi un
vero e proprio mercato di massa, la cui rapida crescita ebbe
senza dubbio importanti risvolti economici e sociali ma,
soprattutto, si diede nascita ad un legame fino ad oggi
pressoché inscindibile: quello tra musica e tecnologia.
Meno di 10 anni dopo, si ebbe tuttavia il primo salto
tecnologico: era il novembre del 1887 quando Emile Berliner
presentò il primo prototipo di disco in gomma-lacca, un nuovo
supporto destinato a soppiantare il precedente meccanismo a
cilindri del fonografo ma il cui suono veniva riprodotto proprio
attraverso una sorta di evoluzione di quest’ultimo: il
grammofono.
Il nuovo supporto ebbe sin da subito un maggior successo e
una maggior diffusione del suo predecessore, non tanto perché
offrisse prestazioni migliori o avesse costi inferiori, ma piuttosto
perché i dischi, oltre a garantire una riproduzione pressoché
illimitata (e a costi marginali praticamente nulli) grazie alla loro
forma sottile, permettevano all’acquirente di conservarne anche
diverse decine con un ridottissimo impiego di spazio.
Con tali caratteristiche la musica cominciava a prestarsi alla
perfezione all’applicazione di quelli che sono i fondamenti della
rivoluzione industriale: duplicazione, confezionamento, e
immissione nel mercato di consumo con l’obbiettivo di ottenere
la più ampia diffusione possibile del prodotto.
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F. Silva, G. Ramello (a cura di), 1999, Dal vinile a Internet. Economia della
Musica tra Tecnologia e Diritti, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino.
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Ovviamente un ruolo di fondamentale importanza fu svolto
dai mezzi di comunicazione di massa, e in particolare dalla radio
che in quegli anni ebbe una grandissima espansione e permise
l’ascolto della musica ad un pubblico ben più ampio rispetto al
passato. Così facendo, si creò un rapporto di stretta interazione
tra la musica registrata da una parte (che forniva i contenuti), e
le radio dall’altra (che li promuovevano).
Sull’onda di tale rapporto pochi anni dopo, in particolare
attorno al 1908, nacquero le prime case discografiche e con esse
comparvero nel mercato i primi dischi a 78 giri, il cui ascolto
avveniva sì sempre tramite il grammofono, ma che tuttavia
presentavano molteplici debolezze: innanzitutto una scarsa
resistenza all’usura (permettevano fino ad un massimo di 125
esecuzioni circa), in secondo luogo, la riproduzione era di bassa
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qualità e solitamente inferiori ai 5 minuti di durata. Tali
problemi furono risolti nel 1947 quando la CBS, casa
discografica americana da poco presente sul mercato, inventò e
presentò il microsolco a 33 giri, meglio conosciuto anche come
LP (Long-Playing).
A differenza del suo predecessore il nuovo formato
introdusse importanti caratteristiche che si affermarono poi
come dominanti: il minor spessore dei solchi permise di ottenere
una maggior durata d’ascolto, che raggiunse i 25-30 minuti circa
per facciata, e vennero poi introdotte nuove puntine più sensibili
e resistenti. Il 33 giri inoltre, rispetto ai prodotti precedenti, fu
forse il primo supporto ad essere veramente aiutato e sorretto da
mirate strategie commerciali volte a migliorarlo e a garantirne
una più ampia diffusione.
Ma il passo fondamentale per la definitiva consacrazione
del vinile a 33 giri fu compiuto dalla Columbia Company che,
prima di lanciare il prodotto sul mercato, fece due mosse
rivelatesi poi fondamentali per il successo dello stesso:
innanzitutto siglò un accordo con la Philco perché immettesse
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F. Silva, G. Ramello, op. cit.
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nel mercato un hardware (il giradischi) ad un prezzo
abbordabile; secondo, creò il primo ampio catalogo di musica
registrata. La vera intuizione della Columbia fu però quella di
rinunciare al monopolio del brevetto del 33 giri, dando la
possibilità a terzi di usufruirne liberamente in modo tale da
incrementare ulteriormente la diffusione del prodotto.
Il nuovo standard conquistò nel giro di qualche anno il
mercato e tutti i tentativi di reagirvi con nuovi formati o supporti
fallirono. L’unico azienda che riuscì ad ottenere qualche buon
risultato in termini economici e di distribuzione fu la RCA, che
contrappose all’LP un nuovo formato a 45 giri, di ridotte
dimensioni e prezzo , che poteva essere riprodotto in semplici e
più economici apparecchi. Queste sue caratteristiche gli
garantirono una discreta diffusione specialmente tra i giovani, e
portarono ad un’affermazione di entrambi i formati. Col passare
degli anni e l’abbassarsi dei prezzi dell’LP, questo nuovo
formato assunse quindi il ruolo di promotore dei 33 giri,
divenuti ormai anch’essi prodotto di dominio giovanile.
Fino agli anni Ottanta del Novecento il vinile rimase il più
diffuso formato per la riproduzione sonora di musica pre-
registrata e venne prodotto su larga scala fino ai primi anni
novanta.
1.2 La musicassetta
Come detto il predominio del vinile rimase tale fino ai
primi anni Ottanta, tuttavia, il supporto entrò nella propria fase
di declino già qualche anno prima per effetto della comparsa di
un nuovo formato che si affermerà poi come dominant design
fino agli anni Novanta: la musicassetta.
La sua prima apparizione si ebbe nel 1963, anno in cui la
Philips inventò e presentò al mondo la prima compact cassette,
caratterizzata dalla presenza di un nastro magnetico su cui la
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musica, o meglio, le onde sonore, venivano appunto
magnetizzate più o meno intensamente in corrispondenza delle
variazioni del segnale audio. Il suo successo fu determinato da
una peculiarità tecnologica unica ed estremamente innovativa
per l’epoca: la si poteva infatti registrare e riscrivere
innumerevoli volte.
Questa sua caratteristica contribuì in maniera decisiva alla
sua rapida diffusione e all’imponente crescita del mercato della
musica, perché le musicassette, oltre ad essere acquistate in
originale ad un prezzo comunque non troppo elevato, potevano
essere incise innumerevoli volte a proprio piacimento. Pertanto,
è possibile affermare che fu proprio grazie a questa possibilità
che per la prima volta il mondo della musica dovette affrontare
il problema della pirateria: il consumatore oramai poteva
facilmente (e a bassissimo costo) infrangere i controlli che sino
ad allora i produttori di musica erano stati in grado di esercitare
sul proprio prodotto.
Ha quindi inizio, in tal modo, l’era della duplicazione e della
distribuzione non autorizzata che più in là negli anni sarebbe
diventata il nodo centrale e il punto di partenza delle attuali
discussioni sul fenomeno della pirateria musicale.
Diversi furono i tentativi da parte dei concorrenti di Philips
di reagire tramite nuovi prodotti all’inarrestabile crescita della
musicassetta (come ad esempio fece la Motorola con la sua
cassetta Stereo8) ma, alla fine, il mercato rimase equamente
suddiviso tra vinile e cassetta, con il primo che si rivolgeva ad
un pubblico più adulto e alla ricerca di maggiore qualità, e la
seconda destinata invece ad un pubblico qualitativamente meno
sensibile ed esigente ma che desiderava un supporto pratico,
maneggevole e soprattutto economico.
Come già accadde in precedenza per il 33 giri anche in
questo caso una delle mosse vincenti della Philips fu quella di
concedere in licenza il brevetto ad una serie di produttori di
hardware (tra cui la Sony), che inserirono nuovi magnetofoni (i
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cosiddetti mangia-cassette) nei loro sistemi home entertainment,
cosicché in ogni abitazione fosse possibile riprodurre ed
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ascoltare una musicassetta.
Dalla metà degli anni Settanta la qualità del nastro fu
nettamente e progressivamente migliorata e, poco a poco, le
musicassette iniziarono a conquistare quei segmenti di mercato
che sino ad allora avevano rivolto la propria domanda al
“supporto disco”. Un’ulteriore scossa al mercato giunse poi nel
1979 con la nascita del Walkman: con la comparsa del nuovo
dispositivo della Sony, che legò per la prima volta il concetto di
musica a quello di mobilità, era possibile ascoltare la propria
musica in qualsiasi momento e luogo.
Con il Walkman il mercato delle cassette venne
enormemente stimolato e, grazie alla sua portabilità ed alla
conseguente possibilità di fruizione della musica durante le più
svariate attività, si diede inizio a quel processo di
individualizzazione del consumo giunto forse oggi al culmine
grazie alla diffusione degli Mp3.
1.3 Il compact disc
L’evoluzione tecnologica e lo sviluppo di tecniche quali
l’incisione al laser e la codifica del sistema binario permise a
Sony e Philips, nel 1979, di dar vita al compact disk. Il nuovo
supporto, forte di una tecnologia molto avanzata rispetto ai suoi
predecessori, si presentò al mercato come diretto successore del
disco in vinile, che, poco a poco, venne relegato a prodotto “da
collezione”.
Rispetto ai vari concorrenti, il Cd presentava diversi punti di
forza: la durata saliva a 75 minuti, le dimensioni erano state
notevolmente ridotte rispetto a quelle del 33 o dello stesso 45
giri, era praticamente esente da usura, offriva una buona resa in
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F. Silva, G. Ramello, op. cit.
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