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INTRODUZIONE
Quanto incidono i mezzi di comunicazione di massa sulla percezione
che un popolo ha di un determinato sistema politico? In che modo il regime
fascista è riuscito a utilizzare e molto spesso manipolare tali mezzi? Può
una sanguinosa dittatura nascondere tutti i suoi misfatti attraverso varie
iniziative di facciata e mediante una sofisticata macchina propagandistica e
di censura? E soprattutto, com‟è potuto sopravvivere così a lungo questo
castello di sabbia?
Questi sono alcuni degli interrogativi che mi hanno spinto a
intraprendere un lavoro di tesi sul fascismo e in particolare sulla
propaganda fascista.
Attraverso un‟accurata ricerca ho voluto realizzare un‟ampia
panoramica sulle caratteristiche ideologiche, burocratiche e tecniche della
composita macchina propagandistica fascista, che si avvaleva, per i suoi
fini, di tutti i mezzi allora a disposizione (stampa, cinema, radio,
organizzazioni di massa, ma anche arte, sport, fumetti). Per tutta la prima
metà del XX secolo la propaganda fu utilizzata per guidare le menti delle
persone e influenzare totalmente il comportamento della gente comune.
Tutto questo fu reso possibile anche grazie al continuo progresso nella
tecnologia delle comunicazioni, a iniziare dalla stampa, che cessò di essere
un mezzo elitario e iniziò a diffondersi a strati più ampi della popolazione.
Successivamente, con la nascita dell‟EIAR e dell‟istituto LUCE, le
comunicazioni di massa aggiunsero allo scritto anche il sonoro e
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l‟immagine, raggiungendo una diffusione capillare inimmaginabile. Questi
strumenti permisero al regime di “entrare” nelle case di moltissimi italiani,
attraverso la diffusione di immagini e la trasmissione di voci da luoghi
molto lontani e soprattutto di presentare al pubblico solo ciò che interessava
o che era utile all‟edificazione dello Stato fascista, molto spesso falsando la
realtà.
Già la propaganda del primo fascismo non esitò a manifestare la sua
natura autoritaria e dichiaratamente anti democratica, ma è con la conquista
del potere e con l‟edificazione dello Stato autoritario, che essa fece un vero
e proprio salto di qualità. Iniziò a calarsi su ogni aspetto della vita degli
italiani con l‟obiettivo di cancellare la divisione tra sfera pubblica e privata.
Si arrivò a un drastico annullamento della volontà individuale e a una
totale fascistizzazione del paese con conseguente sottomissione, per il bene
della patria, alla volontà del capo.
Tra il 1939 e il 1940 la propaganda intese convincere gli italiani
dell‟opportunità di partecipare alla seconda guerra mondiale, giustificando
le iniziative di guerra con motivazioni di carattere geopolitico e ideologico
e facendo appello al principio della superiore “unità nazionale”, ai miti
della romanità e delle imprese coloniali riviste in chiave eroica. La seconda
guerra mondiale fu combattuta anche attraverso la diffusione di cartoline,
manifesti e i mezzi psicologici furono messi in campo come armi non meno
importanti di quelle militari.
Nel momento in cui si passò dalla guerra immaginata a quella reale,
tutto questo apparato incominciò a incepparsi, soprattutto a partire dalla
seconda metà del 1941, con i continui fallimenti militari di un esercito
completamente impreparato.
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I vari tentativi di manipolazione della realtà da parte del regime erano
sempre meno efficaci all‟interno di un paese distaccato, che non sentiva sua
la guerra. Quando il 25 luglio del 1943 la radio dette l‟incredibile notizia
delle dimissioni di Mussolini, la maggioranza della popolazione esultò.
Anche la successiva nascita dello stato fantoccio della RSI e i suoi tentativi
di compattare la popolazione, attraverso una propaganda che inneggiava
alla resistenza, secondo il principio di ricerca della “bella morte”, e a una
maggiore violenza, alimentata dal desiderio di vendetta nei confronti dei
traditori, risultarono vani.
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CAPITOLO 1
IL FASCISMO: NASCITA E CONQUISTA DEL POTERE
1.1. I Fasci di combattimento
Per comprendere al meglio come nacque, si sviluppò e conquistò il
potere il Fascismo, dobbiamo considerare prima di tutto la situazione in cui
si venne a trovare l‟Italia alla fine della prima guerra mondiale.
Nonostante la vittoria, le condizioni sociali e politiche del Paese non
erano affatto idilliache.
Per prima cosa vi era una gravissima crisi economica dovuta
soprattutto ai debiti contratti per le grandi spese militari, la disoccupazione
aumentò vertiginosamente rendendo ancora più difficile il già problematico
reinserimento dei reduci di guerra, la galoppante inflazione e la mancata
distribuzione delle terre ai contadini esasperò una situazione già tesa
portando al saccheggio di molti negozi da parte di persone ridotte alla fame
e aumentando le lotte sociali di contadini e operai con la formazione di
alcune associazioni sindacali.
Nel 1920 le cose iniziarono a degenerare. I primi nove mesi dell‟anno
furono contraddistinti da una serie ininterrotta di agitazioni, violenze,
scioperi, sia nei servizi pubblici, come nelle industrie e soprattutto nelle
campagne. Il culmine si raggiunse nel settembre del 1920, quando gli
operai, sull‟esempio della rivoluzione russa, iniziarono l‟occupazione delle
più grandi fabbriche del nord d‟Italia in quello che sarà ricordato come il
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famoso “biennio rosso”1 (1919-1920), dal colore delle bandiere esposte
nelle fabbriche occupate. Nelle grandi aree industrializzate le lotte operaie
si unirono alle lotte dei braccianti che chiedevano aumenti salariali, stabilità
occupazionale e riduzione della giornata lavorativa.
In questa situazione di malcontento generale e di forte preoccupazione
da parte del governo che potesse diffondersi la rivoluzione comunista, si
inserì abilmente la figura di Benito Mussolini.
Consapevole del delicato momento in cui si venne a trovare il paese,
Mussolini maturò l‟idea di fondare, il 23 marzo 1919 a Milano, insieme a
un centinaio di ex combattenti (soprattutto arditi e futuristi), I Fasci italiani
di combattimento, che sancirono la nascita ufficiale del fascismo.
Questo nuovo movimento politico fu inizialmente noto con il nome di
“san sepolcristi” (da piazza San Sepolcro a Milano, dove furono emanati i
fasci e il “programma di San Sepolcro”2) e fece leva sul disagio diffuso
soprattutto tra i ceti medi, i militari e i reduci interventisti della prima
guerra mondiale, con lo scopo principale di fermare l‟attività bolscevica. Le
loro principali azioni furono di matrice violenta e rivolte a contrastare
l‟ondata di scioperi comunisti.
Il manifesto dei fasci di combattimento (1919) – Programma di
San Sepolcro
Italiani! Ecco il programma di un movimento genuinamente italiano.
Rivoluzionario perché antidogmatico; fortemente innovatore
antipregiudiziaiolo.
1
Giuseppe Maione, Il biennio rosso, autonomia e spontaneità operaia nel 1919-1920, Il Mulino,
Bologna, 1975, pp. 118.
2
Giorgio Rumi, Perché la storia: itinerari di ricerca (1963-2006), Led, Milano, 2009, pp. 3-26.
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Per il problema politico:
Noi vogliamo:
a) Suffragio universale a scrutinio di lista regionale, con rappresentanza
proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne.
b) Il minimo di età per gli elettori abbassato ai 18 anni; quello per i deputati
abbassato ai 25 anni.
c) L‟abolizione del Senato.
d) La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il
cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato.
e) La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell‟industria, dei
trasporti, dell‟igiene sociale, delle comunicazioni, ecc. eletti dalle collettività
professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e diritto di eleggere un
Commissario Generale con poteri di Ministro.
Per il problema sociale:
Noi vogliamo:
a) La sollecita promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per tutti i
lavori la giornata legale di otto ore di lavoro.
b) I minimi di paga.
c) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento
tecnico dell‟industria.
d) L‟affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne
moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici.
e) La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei
trasporti.
f) Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sulla
invalidità e sulla vecchiaia abbassando il limite di età, proposto attualmente
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a 65 anni, a 55 anni.
Per il problema militare:
Noi vogliamo:
a) L‟istituzione di una milizia nazionale con brevi servizi di istruzione e
compito esclusivamente difensivo.
b) La nazionalizzazione di tutte le fabbriche di armi e di esplosivi.
c) Una politica estera nazionale intesa a valorizzare, nelle competizioni
pacifiche della civiltà, la Nazione italiana nel mondo.
Per il problema finanziario:
Noi vogliamo:
a) Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che
abbia la forma di vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze.
b) Il sequestro di tutti i beni delle congregazioni religiose e l‟abolizione di
tutte le mense Vescovili che costituiscono una enorme passività per la
Nazione e un privilegio di pochi.
c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra ed il sequestro dell‟
85% dei profitti di guerra.
(«II popolo d'Italia», 6 giugno 1919)
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Iniziarono così le distruzioni di cooperative, di camere del lavoro, di
redazioni di giornali e intervennero a fianco dei privati agricoli per
combattere i disordini organizzati dai braccianti.
Nonostante la durezza delle loro operazioni, il governo con allora a
capo Giolitti, decise di non intervenire, anzi si servì dei fasci dando loro
piena libertà d‟azione, sperando che una volta puniti i socialisti e riportata
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Giovanni Fenu, Nascita del fascismo, www.storiaxxisecolo.it/fascismo/fascismo1a.htm
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la calma nella situazione italiana, questi sarebbero spariti dalla scena
politica come altri piccoli partiti d‟azione.
Giolitti fece però un grave errore di valutazione e questo si sarebbe
successivamente rivelato determinante per l‟ascesa in Italia di Mussolini e
del fascismo.
L‟origine etimologica del fascismo, derivò dalla parola fascio
riferendosi ai fasci usati dagli antichi littori (classe speciale di servi
dell‟antica Roma, che avevano il compito di proteggere i magistrati)
inizialmente simbolo del potere legittimo e successivamente emblema di
unione dei cittadini nei movimenti popolari e rivoluzionari.
Il fascio era composto da un‟ascia che simboleggiava il diritto di vita e
di morte esercitato solo dalle massime magistrature romane e da trenta
verghe simbolo della potestà sanzionatoria, usate dai littori per la
fustigazione.
Il richiamo ai fasci fu anche un segno inequivocabile del grande
fascino che il mito di Roma esercitò sul fascismo, il quale giustificò la sua
politica espansionistica alla luce di una missione civilizzatrice del popolo
italiano erede di Roma.
Un fondamentale contributo alla nascita del fascismo venne dal
movimento dello Squadrismo, squadre paramilitari formate da giovani
borghesi, universitari, ex combattenti e disoccupati che assunsero come
segni distintivi una sorta di uniforme, il cui elemento base fu la camicia
nera e il rituale del saluto romano (braccio teso).
Le loro azioni, attraverso le cosiddette spedizioni punitive, ebbero
come fine principale quello di distruggere tutti i movimenti politici rivali
(socialisti, comunisti, sindacalisti, popolari), incendiando le sedi dei partiti,
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delle cooperative, dei sindacati, pestando e spesso uccidendo i capi e
occupando successivamente posizioni chiave all‟interno delle
amministrazioni comunali.
Tuttavia Mussolini non ebbe un rapporto idilliaco con lo squadrismo,
perché le violenze degli squadristi rischiavano di compromettere le sue
trattative con le istituzioni e perché il potere di alcuni ras (così venivano
chiamati i capi delle squadre) come Italo Balbo, aumentò
considerevolmente, tanto da mettere in pericolo il suo primato.
Il fascismo, nacque soprattutto come reazione alla Rivoluzione
Bolscevica del 1917 e alle lotte sindacali culminate nel biennio rosso, ma
anche in polemica con la società liberal-democratica uscita a pezzi dalla
grande guerra e si contraddistinse da subito per il suo carattere
rivoluzionario, nazionalista, totalitario, di ispirazione organicista, sindacal-
corporativa, combattentistica e socialista revisionista4.
Unì aspetti ideologici caratteristici dell‟estrema destra (nazionalismo,
militarismo, espansionismo) con quelli dell‟estrema sinistra (rivoluzione
sociale, primato del lavoro), aggiungendovi principi originali (la concordia
fra le classi, il principio gerarchico e il primato dei doveri dell‟uomo sui
diritti, di matrice mazziniana).
Questa la definizione di fascismo, data nel 1921, da Benito
Mussolini:
“Il Fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che
cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione.
4
Emilio Gentile, Le origini dell’ideologia fascista (1918-1925), Laterza, Bari, 1975.