II
Un padre che Sally adulta definirà “the absent male”, perché “physically absent as
well as emotionally absent”
1
. Infatti sostiene:
“Whenever I thought of Dad I thought of him in connection with
the war, because he always carried it with him. He carried it in his
mind and his spirit [...] for us it was like the war was still going on”
2
Il ricordo della guerra era diventato l’incubo che accompagnava Bill
continuamente, e che cercava di scacciare facendo uso incodizionato di alcool.
L’unico tentativo per distoglierlo dalla dipendenza era rappresentato dai soggiorni
in ospedale “for psychiatric treatment and alcoholism”
3
ma che finivano per essere
un palliativo per una mente ormai troppo minata. Fondamentalmente Bill era un
uomo gentile capace di “laugh and joke”
4
con i suoi figli, suscitando nella piccola
Sally il desiderio “I wished he’d never change. I wanted him to be like that for
ever”
5
, ma Sally era perfettamente conscia che: “there was always the war”
6
e che
Dad: “lived with it day and night”
7
. E la notte, in particolar modo, era il momento
che tutta la famiglia Milroy maggiormente temeva, perché ogni notte Bill riviveva
“POW experiences”
1
negli incubi, che lo rendevano estremamente violento e
minaccioso nei confronti dei suoi cari, che terrorizzati scappavano di casa per
trovare rifugio presso la vicina di casa, Aunty Grace, come racconta la piccola
Sally:
1
Bird, Delys, and Haskell, Dennis, eds. “Interview With Sally Morgan”, in Whose Place? A Study of Sally
Morgan’s My Place, Pymble NSW: Angus & Robertson Pbl., 1992, p.7
2
ibid.
3
Jefferis, Barbara, “A Place of Miraculous Freshness”, The Weekend Australian, 4-5 July, 1987, p.14
4
Morgan, Sally, M. P., p.20
5
ibid.
6
ibid.
7
ibid.
III
“When Dad got really bad, and Mum and Nan feared the worst, our
only way out was a midnight flit to Aunty Grace’s house [...] Many
times, we were quietly woken in the dark and bundled off to Grace’s
house.”
2
L’infanzia di Sally è segnata dalla paura, se non terrore, di una possibile
violenza nei confronti della madre, della nonna e dei suoi fratelli da parte del
padre ammalato. E’ lei stessa a raccontare come avvenivano le loro fughe nel
cuore della notte, quando il padre dava terrificanti segni di squilibrio:
“‘Sally...wake up. Get out of bed but be very quiet.’
‘Aw, not again, Nan.’ It had been a bad two weeks.
‘Your mother’s waiting in the yard, you go out there while I wake
Billy and Jill.’
I walked quickly through the kitchen, scuttled across the verandah and
into the shadows, where Mum was standing with the babies.
‘No talking, you kids’, Mum said, ‘and stay close’.
We followed the line of shadows to the rear of our yard. Just as we
neared the gap in the back picket fence, Dad flung open the door of
his sleepout and staggered onto the verandah, yelling abuse.”
3
Sally ormai completamente sveglia, perché la paura prende il sopravvento e rende
lucida anche la mente più annebbiata dal sonno, così esprime le sue sensazioni e i
pensieri di quel momento, che lascia ricordi indelebili nella mente di una bambina
che a otto anni avrebbe bisogno di calore, di amore e di essere circondato
dall’affetto del papà:
1
Dizard, Robin, “My Place and the Healing Art of Autobiography”, Australian Studies, 4,1990, p.138
2
Morgan, Sally, M. P., pp.40-41
3
ibid.
IV
“Oh no I thought, he knows we’re leaving, he’s gunna come and get
us! We all crouched down and hid behind some bushes. ‘Stay low and
be very quiet’, Mum whispered. I prayed Helen wouldn’t cry. I hardly
breathed. I was sure Dad would hear me if I did. I would feel terrible
if my breathing led him to where we were hiding.[...] My heart was
pounding [...] I was feeling now alone, and very very frightened.”
1
Sally teme la notte perché si sente impotente e molto vulnerabile, non può dormire
serenamente come tutti i bambini perché estramente sensibile verso le situazioni
di casa, i continui “arguments” dei genitori le tolgono la serenità e la pace :
“Part of the reason I was so unhappy at school was probably because I
was worring about what was happening at home.”
2
Sally molto presto, come ogni bambino, si forma un concetto su quello che è il
proprio valore e formula delle idee sul valore degli altri, inoltre cristallizza le sue
esperienze decidendo il significato che rivestono per lei. Come sostiene la
terapeuta Niro Markoff Asistent, miracolosamente guarita dall’Aids, sebbene “alla
nascita siamo tutti puri e innocenti [...] crescendo ci costruiamo una personalità,
piena di giudizi solitamente basati su messaggi confusi dei genitori e degli
insegnanti”
3
. Gli psicologi definiscono queste primissime decisioni come “i giorni
della decisione”
1
, sono cioè i momenti nei quali il bambino, e Sally ne è un
esempio, decide di crescere velocemente, di farsi già maturo e responsabile,
1
ibid.
2
ibid. p.21
3
Markoff Asistent, Niro, Il Sì che Guarisce, tr.it. a cura di Loredana Salvadori, Milano: Armenia, 1994,
p.118.
V
reprime i suoi sentimenti costruisce la sua personalità - diventando “una brava
donnina”
2
- nascondendo il grande bisogno di affetto:
“I kept vigil when Mum and Dad argued, so did Nan. I made a secret
pact with myself. Awake, I was my parents’ guardian angel; asleep
my power was gone. I was worried that one night, something terrible
might happen and I wouldn’t be awake to stop it. I was convinced I
was all that lay between them, and a terrible chasm.”
3
Sally, inoltre, viene mandata in avanscoperta, dopo la sfuriata del padre: “I would
be sent to negotiate with him” rassicurandola che: “He’ll listen to you”
4
ma in
particolar modo che: “You must, there’s no one else”
5
. Ancora piccola quindi,
Sally ha la grossa responsabilità di riportare il padre alla calma per poter
nuovamente avere accesso in casa. La risposta del padre era sempre perentoria:
“I’ll let you all come back as long as your grandmother doesn’t”
6
: Sally non
capisce perché il padre rifiuti la presenza della Nan Daisy, che in casa si occupa di
loro, mentre la figlia provvede al sostentamento della famiglia, e ribatte
fermamente che: “You know we won’t come back without her, Dad”
1
. L’amore
dei nipoti nei confronti di Nan è immenso, perché è lei che, assieme alla figlia
Gladys, dona loro l’amore e l’affetto di cui ogni bambino necesssita per crescere
sano. Dad Bill è geloso, vorrebbe che i suoi figli fossero legati a lui, ma è una
pretesa difficile da accontentare visto il suo comportamento così destabilizzante.
1
James, Muriel, Jongeward, Dorothy, Nati per Vincere, Milano: Commerciale Edizioni Paoline, 1987, p.56.
Trad. Ital. a cura di Silvia Attanasio
2
Markoff Asistent, Niro, Il Sì che Guarisce, p.119
3
Morgan, Sally, M. P., p.21
4
ibid., p.41
5
ibid., p.42
6
ibid.
VI
Pertanto, alla ricerca di conferme riguardanti l’affetto dei figli, nei momenti di
depressione mette Sally di fronte a terribili scelte: “all right, Sally, which one of us
do you love the most?”
2
, come può una bambina così piccola scegliere chi ama
maggiormente quando sa benissimo che l’amore del padre nei suoi confronti
esiste, è profondo ma la mente malata lo rende completamente cieco? Sally
vorrebbe gridare: “Don’t do this to me, I’m only a kid!”
3
ma la sua bocca rimane
chiusa, come paralizzata dalla paura, nello stesso tempo sente una grande pietà per
un papà che “was so lost”
4
e biasima se stessa “for being too young”
5
, quasi a
volersi convincere che essere più grande avrebbe portato dei cambiamenti a una
situazione così snervante ed insopportabile.
Bill, in verità, rifiuta la presenza di Nan Daisy perché è Aborigena, e in
assenza della moglie ferirà molto spesso la suocera chiamandola, “a bloody
nigger”
6
come racconterà la nonna alla nipote ormai adulta. Bill, il “white Dad” di
Sally, perfettamente al corrente dell’origine della moglie come lei stessa afferma
più tardi, “I told him I was Aboriginal”
7
sembra inizialmente non dare importanza
al fatto che la sua futura moglie sia Aborigena, soltanto più tardi, dopo il ritorno
dalla guerra, durante la quale aveva subito le torture nei lager nazisti, cambia
atteggiamento, diventa ostile nei confronti di moglie e suocera. Sally che è ancora
all’oscuro di questa verità, a lei Mum Gladys aveva detto che la loro origine era
1
ibid.
2
ibid., p.43
3
ibid.
4
ibid.
5
ibid., p.44
6
ibid., p.347
7
ibid., p.280
VII
indiana, si rende conto però che il padre “Had a thing about Nanna”
1
. Pian piano la
depressione del padre degenera, tanto che perde ogni interesse per la famiglia: “He
was completely enveloped in his own world”
2
, non lavora più come “plumber by
trade”
3
e rimane confinato nella camera da letto “drinking heavily”
4
, fino a quando
nel 1960 decide di farla finita, suicidandosi e lasciando una giovane moglie con un
grosso fardello da portare avanti: crescere cinque figli con il solo ma prezioso
ausilio della madre. Il “Coroner’s Report” confermò il suicidio e tale notizia crea
un senso di colpa nella moglie Gladys, che avrebbe voluto essergli di aiuto perché
“loved him”
5
, ma si rende anche conto che: “couldn’t heal his mind, it was too
damaged”
6
. Ma anche Sally “feel guilty and a little responsible”, lei che avrebbe
voluto essere più grande per essere di maggiore aiuto si renderà conto soltanto in
età adulta che ogni tentativo sarebbe risultato vano per “bring Dad back”
7
. La
morte del padre anziché lasciare, come solitamente avviene, un vuoto incolmabile
in famiglia, rappresenta la fine di ogni tensione, di ogni paura:
“Fear had suddenly vanished from our lives. There were no more
midnight flits to Aunty Grace’s house, no more hospitals, no more
ambulances. We were on our own, but peace had returned.”
8
Sally, però, porta ancora le conseguenze di tanta tensione, infatti: “I was still
afraid of the dark, but I didn’t burrow under my pillow any more”
1
e pur avendo
1
ibid.
2
ibid., p.45
3
ibid., p.20
4
ibid.
5
ibid., p.290
6
ibid.
7
ibid., p.51
8
ibid.
VIII
soltanto nove anni, giurerà a se stessa che una volta cresciuta “I would never drink
or marry a man who drank”
2
, tanto era nauseata dal fetido odore di birra che
pervadeva ogni stanza della sua povera casa. Inoltre, stanca di essere sempre
povera “there was never money for toys, clothes, furniture, barely enough for food
[...]”
3
giura di non voler essere più, in futuro in tale condizione ma non perché:
“I was ashamed of what we had, or the way we lived, it was that there
were things I longed for that I knew only money could buy: Like art
paper and paints, piano lessons, a pink nylon dress and bacon
sandwiches”
4
La vita quindi ricomincia, Mum Gladys non ha tempo per compiangersi, ha
cinque figli da crescere, e quasi incredibilmente la morte del marito ha creato in
lei un sensazione simile a quella precedentemente espressa da Sally: “I felt as
though a load had been lifted from my shoulders. I was much more relaxed”
5
.
Spera che i suoceri Milroy possano essere di sostegno o almeno di aiuto, speranza
che risulterà essere una chimera, vista la restia accoglienza che in particolar modo
la suocera riserva a Gladys. Anche Grandma Milroy è prevenuta nei confronti
della nuora perché di origine Aborigena. Sally capirà la ragione di tanta ostilità
soltanto una volta cresciuta, quando affermerà:
1
ibid.
2
ibid
3
ibid., p.45
4
ibid., p.51
5
ibid., p.304
IX
“It wasn’t that our grandparents disliked us. In fact, they always
treated us kindly, in their own way. After all, half of us belonged to
Dad. It was the other half they were worried about.”
1
“The other half” rappresentava la parte, segno ancora di pregiudizio, di una
“cultura inferiore”, quella Aborigena. Fortunatamente, il comportamento di
Grandma Milroy che “ruled the roost”
2
nei confronti dei nipoti, non pregiudica la
nuova serenità della famiglia Milroy attorniata dalla sicura e costante presenza di
Mum Gladys e Nan Daisy. Sally descrive il calore, la sensazione di sentirsi
finalmente protetta da una vera famiglia :
“I’ll never forget those evenings, the open fire, Mum and Nan, all us
laughing and joking. I felt secure, then. I knew it was us against the
world, but I also knew that, along I had my family, I’d make it.”
3
Le figure di Mum Gladys, ma soprattutto di una misteriosa ma tenera e sensibile
Nan Daisy, sono estremamente significative nella vita dei cinque ragazzi Milroy,
ragazzi vivaci come sostiene Sally durante un’intervista: “caring for us as
children[...]was a very hard work; we were extremely badly behaved children”
4
. E’
Nan che si occupa di loro mentre Mum è al lavoro, entrambe sono definite da
Sally “very hard workers”
5
: mamma che, pur di assicurare il pane ai figli, accetta
“numerous part-time jobs”
6
e una Nan che “was very tolerant”
7
, ma soprattutto
1
ibid., p.53
2
Morgan Sally, M. P., p.53
3
ibid.
4
Strauss, Dagmar, Facing Writers, Crows Nest, N.S.W: ABC Enterprises, 1990, p.55
5
ibid.
6
Morgan, Sally, M. P., p.54
7
Strauss, Dagmar, Facing Writers, p.55
X
“She was great. She had the most weird sense of humor...she had the ability to
make me laugh[...]”
1
. E’ Nan che “influenced us greatly”
2
, come sostiene Sally,
che alimenta l’amore per la natura, gli animali, che “fostered our interest in the
local wildlife by showing great concern for any new creature we brought home
from the swamp. Frogs and goannas seemed to be her favourite”
3
. Nan ha
sensibilizzato gli animi dei suoi nipoti verso il regno animale e vegetale, tanto che
“Nan would never forgive us if she thought we’d been deliberately unkind to wild
creatures”
4
e nello stesso tempo è lei che diventa il perno attorno al quale ruota la
vita della famiglia, come meravigliosamente e in maniera commovente racconta
Sally:
“Our lives revolved around her, now, she kept the home fires burning
while Mum worked three part-time jobs, two with a florist and one
cleaning. Nan did the cooking, the cleaning the washing, the ironing
and the mending, as well as chopping all our wood and looking after
the garden. The kitchen had become her own personal domain and she
disliked us kids intruding. ‘You kids get out of my kitchen’, she’d yell
as she flicked a tea-towel towards us. Even when we offered to help
she scolded us and sent us to play.”
5
Alcuni comportamenti di Nan rimanevano incomprensibili ai suoi nipoti,
particolarmente a Sally che era la più sensibile e bisognosa di affetto: Nan provava
una specie di avversione per i dottori e le cure mediche in generale, così usava
1
Wright, Mary, “Interview with Sally Morgan”, in Hammond, Derryn, O’Neill, Marnie and Reid, Jo-Anne,
Autobiography the Writer’s Story, Fremantle: Fremantle Arts Centre Press, 1988, p.12
2
Morgan Sally, M. P., p.56
3
ibid.
4
ibid., p.57
5
ibid., p.56
XI
anche con i nipoti, con Sally soprattutto che soffriva spesso di febbri reumatiche,
le sue “Old Cures, the ones used in the early days”
1
e Sally “knew the Old Cures
were the best”
2
. La fiducia dei nipoti verso Nan era totale ed incondizionata, anche
quando spariva nel suo regno, la cucina, tutte le volte che i suoi nipoti ricevevano
la visita dei compagni di scuola. Un tale atteggiamento era incomprensibile a Sally
bambina, che sostiene: “there was so much about Nan I didn’t understand”
3
.
Le preoccupazioni, come in ogni famiglia che si rispetti, non mancano: i
figli crescono, vorrebbero scegliere strade non sempre possibili e così Mum
Gladys, dovendo coprire il ruolo di padre e madre contemporaneamente, cerca di
essere equamente autorevole, senza eccessivi autoritarismi o lassismi, soprattutto
con Sally, che sin dalle elementari continua a provare avversione per la scuola,
escogitando tutti i più impensabili sistemi per “truant the school” perché
“I was bored at school [...] I disliked the regimentation of the
system. I couldn’t see why I had to learn certain things, and
because I couldn’t see the point of them I had no motivation to
study them.”
4
L’unica vocazione della sua vita era rappresentata dalla sviscerata passione per la
pittura
5
“I’d always wanted to paint. My only ambition in life had been to be
an artist [...]. I wanted to grow up to be an internationally famous
1
Morgan, Sally, M. P., p.65
2
ibid.
3
ibid., p.67
4
Strauss, Dagmar, Facing Writers, p.53
5
Ogni riferimento concernente Sally Morgan come artista verrà ampiamente ripreso e trattato nel cap. IV:
Sally Mogan e l’Aboriginal Art
XII
artist, that’s what I thought when I was a little kid. That’s the only
thing I was pretty good at.”
1
Mum Gladys, però, spera che la figlia abbandoni questo proposito e si iscriva
all’università per diventare veterinario o dottore, ma, come spesso accade, la vita
porterà Sally a fare scelte diverse.
Il “turning point” nella vita di Sally avviene quando lei è adolescente, ha
poco più di quindici anni. Ritornando a casa da scuola trova Nan Daisy piangente
e grida a Sally: “You bloody kids don’t want me, you want a bloody white
grandmother. I’m black. Do you hear, black, black, black!”
2
. Sally vede la realtà
con occhi nuovi, è come se per la prima volta guardasse la realtà per quello che
realmente è: Nan Daisy è Aborigena o come la più obiettiva e realista Jill dice:
“Boongs, we’re Boongs”
3
. Jill accusa Sally di “live the whole of your life in a
daze”
4
. Sally probabilmente era troppo concentrata sulla sua creatività, “used to
live a lot in my imagination, I wasn’t very perceptive about the world, I wasn’t
realistic about the world [...]
5
, per accorgersi che l’origine indiana, per lei
affascinante perché “it sounded so exotic”
6
, era una bugia o come la definirà la
madre Gladys “only a little white lie”
7
. Sally, come Saulo sulla via di Damasco, è
folgorata dalla nuova origine e come un segugio inizia l’impresa di voler scoprire
la sua identità: perché Nan e Mum avevano tenuta nascosta la verità e qual’era il
1
Bird, Delys and Haskell, Dennis, “Interview with Sally Morgan” in Bird&Haskell, eds., Whose Place? A
Study of Sally Morgan’s My Place, p.14
2
Morgan, Sally, M. P., p.97
3
ibid., p.98
4
ibid.
5
Bird, Delys and Haskell, Dennis “Interview with Sally Morgan” in Bird&Haskell, eds., Whose Place?, p.14
6
ibid. p.38
7
Morgan, Sally, M. P., p.135
XIII
loro passato? Erano molte le domande alle quali Sally, molto più dei suoi fratelli,
che pure adoravano Nan “a warm, humorous, sometimes quarrelsome,
superstitious, endlessly unselfish od woman”
1
, voleva dare una risposta;
trascorrerrà ancora del tempo prima che lei incontri un personaggio che si rivelerà
essere “catalyst and very supportive”
2
per decidere, definitivamente di scoprire la
sua vera identità: Arthur Corunna, il fratello di Nan Daisy.
Sally intanto, dopo una non felice esperienza nel mondo del lavoro, si
iscrive alla University of Western Australia dove ottiene la laurea “in Arts” per
proseguire con “post-graduate studies in psychology at the Western Australian
Institute of Technology”
3
. Il 9 dicembre 1972 sposa Paul Morgan che, figlio di
missionari, aveva vissuto la sua infanzia “in the north-west” e dopo aver
conosciuto la famiglia Milroy, “commented once that Nan reminded him of many
of the old people who had looked after him up North”
4
. Sally continua a torturare
Mum e soprattutto Nan per conoscere il loro passato ma entrambe erano “a hard
nut to crack”, e opponevano un ostinato silenzio davanti alle assilanti domande di
Sally, che nel 1975 dà alla luce Ambelin Star. Il periodo successivo alla nascita
della figlia segna un momento di stasi nella ricerca del passato, ma non per questo
Sally lo lascia cadere nell’oblio; ci sono altri problemi da affrontare: Paul e Sally a
causa di “lack of money and poor employment prospects”
5
si trasferiscono da
Albany, dove Paul insegnava, per andare a Perth “where Paul began his own
1
Jefferis Barbara, A Place of Miraculous Freshness, The Weekend Australia, p.14
2
Bird, Delys and Haskell, Dennis, “Interview with Sally Morgan” in Bird & Haskell, eds., Whose Place?, p.3
3
Morgan, Sally, M. P., p.145
4
ibid., p.128
5
ibid., p.146
XIV
cleaning business”
1
. Inoltre la seconda gravidanza di Sally si presenta difficile,
tanto da costringerla a passare “a number of weeks in hospital”
2
. Nel 1978 Blaze
Jake arriva ad allietare la famiglia e contemporaneamente “Nan’s brother, Arthur,
start making regular visits”
3
presso la famiglia. Sally non ricorda di aver
precedentemente incontrato Arthur, la moglie Adeline e i suoi figli, quando era
bambina, e spera che almeno Arthur sia disposto a raccontarle del passato. Una
sera, inaspettatamente, Arthur fornisce a Sally la chiave per accedere nel
misterioso passato di Nan: Arthur porta alcune vecchie fotografie di Nan,
suscitando il disappunto di Nan convinta che: “Nobody’s interested in our stories”
4
e lo definisce “just a silly old blackfella”
5
. Arthur, per nulla offeso dalle parole
della sorella, userà l’espressione che convincerà Sally a non demordere nel suo
intento di voler scoprire le proprie radici, “I’m proud of bei’ a blackfella”
6
.
Sarà la disponibilità di Arthur ad incentivare Sally a prendere una
decisione che sarà lo “starting point” di una metamorfosi, l’inizio della scoperta e
conoscenza della sua famiglia e di se stessa. All’inizio del 1979 Sally deciderà
solennemente di scrivere un libro, senza sapere però dove tale idea l’avrebbe fatta
approdare, come afferma lei stessa durante un’intervista:
“I had no idea that it would end up as long as it did; in fact I think
the original manuscript was twice as long again. And we cut a lot
because I got to the point where I had to think: Is this story saying
1
ibid.
2
ibid
3
ibid.
4
ibid.p.147
5
ibid.
6
ibid.
XV
anything new? Or is it just another funny story? So unless it was
actually saying something new I’d leave it out.”
1
Il lavoro che Sally intende intraprendere è ancora informe, una nebulosa, l’unica
certezza è data dal desiderio di scrivere un libro che narri “the history of my own
family”
2
. L’inizio di ogni lavoro, spesso, è caotico ma Sally ostinatamente mette in
pratica, senza esserne a conoscenza, un detto Aborigeno: “L’unica maniera per
superare una prova è affrontarla. Questo è inevitabile”
3
.
Sally inizierà la ricerca esaminando le fonti storiche, per avere una
panoramica generale, considerando che soltanto Nan, Mum ed Arthur avrebbero
potuto ampliare e arricchire la storia, che spesso tralascia particolari significativi
per coloro che hanno vissuto in prima persona determinate esperienze. Così si reca
alla J.S. Battye Library of West Australian History visto che “wanted to read up
about Aborigines”
4
scoprendo la dura verità riguardante le nefandezze ed
aberrazioni perpetrate nei confronti della popolazione Aborigena, da parte del
“white man”, che considerava tale popolazione “the misareblest people in the
world”
5
o ancora “uncivilised, savages or even animals”
6
o come afferma Sally
“sub-normal and not capable of being educated the way whites were”
7
. Sally è
sconvolta, riteneva che schiavitù, privazioni e sofferenze dei “black people”
fossero termini riferiti soltanto agli “American Negroes”, invece anche l’Australia
1
Bird, Delys and Haskell, Dennis, “Interview with Sally Morgan”, in Bird & Haskell, eds., Whose Place?, p.2
2
Morgan, Sally, M. P., p.150
3
Morgan, Marlo, ...E Venne Chiamata Due Cuori, Milano: Sonzogno, 1994, p.9
4
Morgan, Sally, M. P., p.151
5
Melendez-Cruz, Patricia, “Social Criticism in the Australian Novel”, The Diliman Review, 21, 3-4, July-
Sept. 1973, p.263. N.B. Ogni riferimento a questo proposito verrà ampliamente trattato nel I Cap.
6
Narogin, Mudrooroo, Writing from the Fringe, Melbourne: Hyland House, 1990, p.8
7
Morgan, Sally, M. P., p.151