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SOMMARIO
Nella tesi è analizzata l’efficacia di un protocollo triennale di
allenamento aerobico in un soggetto adulto di età (> 40 anni) nella quale gli
apparati e le funzioni generali dell’organismo hanno già iniziato il processo
naturale di decadimento che caratterizza l’invecchiamento.
L’invecchiamento (o senescenza) è un processo complesso in cui
concorrono diversi fattori che sottendono ad altrettante teorie che nel tempo
sono state formulate. Tra queste, la Teoria dei radicali liberi (proposta per
la prima volta nel 1957 da Harman
1
) e la Teoria mitocondriale (proposta
2
a
partire dal 1988) si coniugano nell’attribuire la responsabilità dei fenomeni
degenerativi della senescenza a un accumulo casuale di danni ossidativi
alle macromolecole mitocondriali, in particolare al DNA dei mitocondri
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1
Harman D. Aging: A theory based on free radical and radiation chemistry. J. Gerontol. 1957;2:298-300.
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.J. Holt et al. (1988). Deletions of muscle mitochondrial DNA in patients with mitochondrial
myopathies. Nature, 331: 717-719.
D.C. Wallace et al. (1988). Mitochondrial DNA mutation associated with Leber’s hereditary optic
neuropathy. Science, 242: 1427-1430.
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I mitocondri essendo forniti di DNA proprio, sono semiautonomi, capaci di riprodursi all’interno della
cellula e di sintesi di alcune proteine.
2
(mtDNA), provocati dai radicali liberi ed, in particolare, dalle specie
reattive dell'ossigeno (ROS).
I mitocondri metabolizzano circa il 90% dell'ossigeno cellulare e,
pertanto, costituiscono una fonte privilegiata di ROS cui, nello stesso
tempo, essi sono particolarmente vulnerabili. La vita cellulare stessa è così
potenzialmente dannosa per l’organismo, come già ipotizzato dal biologo
tedesco August Weismann (1834 –1914).
L’attività fisica (come anche l’alimentazione
4
) iperattivano le cellule
ed i loro mitocondri e, conseguentemente, esaltano la produzione di radicali
liberi
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ed i rischi ad essi associati.
La vita è una successione di condizioni di stress ossidativi
intrinseche, ma le cellule sono dotate della capacità di autoproteggersi. La
durata della vita dipende da un equilibrio tra l’inevitabile produzione di
ROS nel metabolismo aerobico e la capacità delle cellule di proteggersi da
questi. In condizioni di eccesso di produzione o di riduzione della capacità
delle cellule di neutralizzarli, come presumibilmente accade naturalmente
con l’avanzare dell’età, i ROS colpiscono, in maniera casuale, acidi
nucleici, proteine e lipidi ed inducono alterazioni cellulari strutturali e
funzionali, con conseguenze negative su organi ed apparti dell’organismo.
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Numerose sono le pubblicazioni che documentano che la restrizione calorica allunga la durata di vita.
Lo studio più recente, condotto dall'equipe di Richy Colman della University of Wisconsin-Madison, è
stato pubblicato sulla rivista Science. [Caloric restriction delays disease onset and mortality in rhesus
monkeys. Science. 2009 July 10; 325(5937): 201–204.]
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J. Bejma and LL Ji. Aging and acute exercise enhance free radical generation in rat skeletal muscle. J.
Appl. Physiol. 87:465-470,1999.
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Vita è Omeostasi, ossia capacità di recupero della condizione di
stabilità interna dell’organismo a fronte delle variazioni delle condizioni
esterne attraverso meccanismi autoregolatori.
L'invecchiamento fisiologico (o primitivo) può definirsi come un
naturale progressivo disadattamento “omeostatico” di protezione delle
cellule di fronte agli effetti dello stress ossidativo.
L’adattamento omeostatico naturalmente va incontro ad usura.
Potenzialmente è capace di assicurare all’uomo un’aspettativa massima di
vita alla nascita ipotizzata sui 120-130 anni. Fattori intrinseci, genetici, e
fattori estrinseci, ambientali e comportamentali, interagenti tra loro,
possono favorire il raggiungimento di questo traguardo (durata massima di
vita), ovvero interrompere il corso della vita più o meno prematuramente. Il
miglioramento delle condizioni individuali (dello stile di vita) e collettive
(sociali) spostano in avanti l’aspettativa di vita alla nascita (longevità) e la
qualità della stessa (aspettativa di vita in salute).
L’auspicata attività fisica nello stile di vita di ogni persona, se da un
lato esalta la produzione di scorie ossidative, dall’altro i) stimola i diversi
apparati corporei e ii) potenzia le capacità protettive ed adattative allo
stress dell’organismo, con un vantaggio netto, di rallentare il processo
naturale di decadimento alla base dell’invecchiamento, allungando la
durata e migliorando la qualità della vita.
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In questa ottica d’interpretazione, sono stati studiati ed analizzati gli
effetti di un protocollo d’attività fisica aerobica (attività fisica di resistenza)
sulla composizione corporea e sui principali parametri cardiovascolari,
respiratori e metabolici di un soggetto adulto dai 46 ai 49 anni.
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INTRODUZIONE
2.1 Aspetti demografici sulla popolazione italiana: aspettativa di vita
alla nascita.
L’Italia è il Paese al mondo con il tasso d’invecchiamento della
popolazione più intenso e veloce.
Un costante aumento della vita media della popolazione italiana ha
caratterizzato tutto il secolo trascorso
1
e l’inizio dell’attuale e ha portato la
speranza di vita alla nascita
2
a 78,80 anni per gli uomini e a 84,10 anni per
le donne
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(Dati ISTAT 2007-’08
4
).
A livello territoriale (Tabella 2.1), i valori della speranza di vita
superiori alla media nazionale si riscontrano nelle regioni del Centro-Sud
1
In Italia la durata media della vita era nel 1881 di 35 anni sia per gli uomini che per le donne. Alla fine
del XIX secolo una persona su tre riusciva a toccare il traguardo dei 60 anni e solo un’esigua minoranza
(6-7 per cento) raggiungeva gli 80 anni.
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L’indice statistico demografico indica il numero medio di anni che una persona può aspettarsi di vivere,
all'interno della popolazione, a partire dalla sua nascita. È una diretta conseguenza del tasso di mortalità e,
assieme all'indice di mortalità infantile, rispecchia lo stato sociale, ambientale e sanitario di una
popolazione e, quindi, valuta lo stato di sviluppo di una popolazione.
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In tutte le società sviluppate, le donne vivono in media più a lungo degli uomini. L'essere umano più
longevo, di cui si abbia avuto notizia certa, è stata Jeanne Louise Calment (Arles, 21 febbraio 1875 –
Arles, 4 agosto 1997). La donna francese, vissuta 122 anni e 164 giorni, proveniva da una famiglia
tradizionalmente longeva: suo fratello visse 97 anni, suo padre 94 anni, sua madre 86 anni. La Calment
condusse una vita molto attiva: a 85 anni praticava la scherma e a 100 guidava ancora la bicicletta.
4
http://www.istat.it/sanita/sociosan/.
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per il sesso maschile, mentre si osserva una più alta variabilità per il sesso
femminile. Per entrambi i sessi, il valore massimo di speranza di vita alla
nascita si registra nelle Marche (79,60 e 85,10 anni rispettivamente per gli
uomini e per le donne) ed il valore minimo nella Campania (77,40 e 82,80
anni rispettivamente per gli uomini e per le donne). In Sicilia i valori
dell’aspettativa di vita alla nascita sono 78,50 e 83,50 anni rispettivamente
per gli uomini e per le donne.
I divari dei valori tra i sessi, seppure tendenzialmente in lieve
diminuzione, rimangono elevati. La differenza di circa 5 anni di aspettativa
di vita a favore del sesso femminile è attribuibile ai minori livelli di
mortalità delle donne alle varie età e per la maggior parte delle cause di
morte. Studi recenti hanno rilevato che questo differenziale è attribuibile
per circa il 60% alla minore mortalità delle donne nell’ambito delle
malattie cardiovascolari e dei tumori, che spiegano oltre il 70% della
mortalità complessiva.
L’analisi territoriale della speranza di vita alla nascita rivela che le
differenze fra i sessi sono più evidenti nelle Regioni settentrionali, in
particolare nell’area Nord-Orientale. Per il Friuli Venezia Giulia, il
Trentino Alto Adige ed il Veneto, infatti, il divario nella speranza di vita
alla nascita tra uomini e donne è superiore al valore nazionale (5,30 anni) e
varia tra 5,60 e 5,80 anni. Tra le Regioni del Sud con un’elevata differenza
tra i sessi emerge la Sardegna, dove una donna ha una speranza di vita alla
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nascita di 5,80 anni più elevata rispetto ad un uomo. Nelle altre Regioni
meridionali i divari tra i sessi sono meno consistenti.
Tabella 2.1 Speranza di anni vita alla nascita per sesso e regione di
residenza – Anni 2007- 2008.
Secondo i dati ISTAT 2009
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, in Italia ci sono oltre 13mila
ultracentenari
6
, in gran parte donne. La maggior parte di loro, in termini
assoluti, si concentra nelle regioni più popolose [Lombardia (1904), Lazio
5
http://demo.istat.it/pop2009/index.html : al 1 gennaio 2009, 13733, di cui 2527 uomini e 11206 donne.
6
I ricercatori Thomas Perls e Paola Sebastiani della Boston University hanno pubblicato su Science (1
luglio 2010), con il titolo Genetic signatures of exceptional longevity in Humans, il primo studio genetico
che ha consentito loro di individuare circa 300 mila varianti geniche (SNPs) e identificare 150
combinazioni che riescono a predire se un individuo raggiungerà, o supererà, i cento anni con una
precisione dell'80% circa. Varianti che si sommano in 19 firme genetiche condivise da super longevi con
caratteristiche simili quali l'età di sopravvivenza ed il ritardo a contrarre la malattia di Alzheimer, o le
malattie cardiovascolari e l'ipertensione, o i tumori. Ogni firma un modo diverso di arrivare a cent'anni e
oltre. La firma genetica C4 è quella che indica una longevità tendente a superare i 106 anni, o comunque
una morte collocabile oltre questo paletto. La firma C16 tra i 99 e i 106, C6 e C9 dai 100 in poi.
(http://www.sciencemag.org/cgi/content/abstract/science.1190532).
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(1898) e Campania (1004)], ma è in Sardegna (345; 0,021%), Friuli (384;
0,031%), Liguria (619; 0,038%) e Lazio (0,034%) che troviamo le
percentuali più alte di ultracentenari. In Sicilia sono stati censiti, al 1
gennaio 2009, 1032 ultracentenari (0,02% della popolazione), di cui 265
uomini e 767 donne. In Sardegna, il dipartimento di Scienze biomediche
dell’Università di Sassari, guidato dal professore Luca Deiana, ha avviato il
progetto AkeA
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che da 11 anni monitora quotidianamente la situazione
degli ultracentenari sull’isola.
L’aumento della speranza di vita solleva, ovviamente, il problema
della salvaguardia delle condizioni di salute delle persone in età avanzata e
di ridurre il divario tra l’aspettativa di vita e l’aspettativa di vita in salute
della popolazione, con interventi di prevenzione delle malattie croniche e
delle disabilità, in parte attribuibili a fumo, alcol, sovrappeso, obesità e alti
livelli di colesterolo nel sangue, consumo di droghe, scarsa attività fisica,
scarso consumo di frutta e verdura, ecc..
Nel contesto dello sviluppo della promozione di uno stato di salute
ottimale, sia a breve che a lungo termine, un ruolo importante è attribuito
all’incentivazione della popolazione all’attività fisica, un “determinante”
non solo del consumo di energia e, pertanto, del bilancio energetico e del
controllo del peso corporeo e della sua corretta composizione, ma del pieno
sviluppo fisico e mentale generale dell’organismo.
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Acronimo di "A Kent’Annos", tradizionale augurio sardo che significa "a cent'anni".
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Lo sviluppo di strategie che portino ad un aumento della diffusione
della pratica motoria, attraverso l’attivazione d’interventi di dimostrata
efficacia a largo spettro, deve essere un obiettivo primario di sanità
pubblica che può essere raggiunto solo attraverso politiche sanitarie mirate.