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Introduzione
Il presente lavoro dedicato al Trade Marketing è stato spinto dalla
necessità ad ampliare la propria ottica d‟analisi al problema, nodale
per l‟intera economia, dei rapporti industria-distribuzione, che
hanno acquisito nell‟ultimo ventennio una rilevanza crescente a
seguito del presentarsi, anche nel nostro paese, di nuove tipologie
distributive accanto al consolidamento ed allo svilupparsi delle
precedenti forme della distribuzione detta moderna.
Il Trade Marketing, più che una specifica funzione aziendale
rappresenta un orientamento strategico. La tesi di fondo è che nei
sistemi di filiera, basati sulle relazioni tra gli stadi della produzione,
della distribuzione e del consumo, le imprese industriali sono
sempre più costrette a competere su due mercati. Il primo mercato è
quello della domanda finale, quello dei consumatori; il secondo
mercato è quello della domanda intermedia, quello dei canali di
vendita. In quest‟ottica l‟attività di marketing si articola in due
grandi componenti: la componente del Consumer Marketing e la
componente del Trade Marketing. Mentre il Consumer Marketing
riguarda tutte le azioni strategiche, operative ed organizzative che
un produttore deve implementare per conquistare il mercato finale,
il Trade Marketing ha come mercato obiettivo quello intermedio
della distribuzione e della clientela commerciale aziendale. Negli
ultimi anni si è registrato un profondo cambiamento della struttura
degli investimenti di marketing nelle aziende che hanno finito per
modificare la configurazione delle relazioni di filiera e i rapporti di
potere tra industria e distribuzione determinando una elevata
espansione del valore e del peso degli investimenti di Trade
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Marketing.
Le politiche di Trade Marketing sviluppate ed applicate
prevalentemente nel settore dei beni di consumo sono state
introdotte ed adattate al settore dei servizi in generale, e a quello dei
servizi turistici in particolare.
In tale contesto, il presente elaborato, nel primo capitolo, si pone
l‟obiettivo di spiegare la distribuzione dei beni di consumo e i
rapporti che intercorrono tra industria e distribuzione per poi, nel
secondo capitolo, definire il Trade marketing, analizzare i motivi
che spingono le aziende ad investire in politiche di trade e le
conseguenze dal punto di vista organizzativo che dovranno
affrontare queste aziende; per poi soffermarci negli strumenti con
cui si attuano tali politiche.
Il terzo capitolo introduce il settore dei Servizi Turistici per cogliere
alcune specificità che in esso assume il trade marketing. Definisce
il prodotto turistico e le sue caratteristiche, così come le
conseguenze che tali caratteristiche hanno sul processo di acquisto.
Il quarto capitolo tratta la distribuzione dei Servizi Turistici,
evidenziando le differenze con la distribuzione dei beni di consumo
trattata nel capitolo uno, in particolare per i principali prodotti
turistici: alberghiero, viaggio turistico organizzato e crocieristico.
Nella parte finale vengono presentate le principali leve di trade
marketing mix poste in essere dai produttori dei servizi turistici nei
confronti delle aziende di distribuzione.
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CAPITOLO 1
LA DISTRIBUZIONE COMMERCIALE
1.1 La distribuzione commerciale come componente del
marketing-mix.
Negli studi di marketing è da tempo entrato nell‟uso comune lo
schema cosiddetto delle 4P (Product, Price, Promotion, Place),
introdotto da Mc Carthy nel 1960 per sintetizzare le politiche di
mercato di cui si compone in genere il marketing-mix (oggetto
specifico del marketing operativo di ogni impresa).
A differenza delle altre politiche di mercato, la distribuzione
commerciale (salvo i casi di vendita ai consumatori finali, assai rari
nel campo dei beni di consumo) è, al tempo stesso, sia una
componente del marketing-mix dell‟impresa produttrice, sia
un‟attività svolta da altre imprese (le imprese commerciali) che
perseguono propri ed, almeno in parte, autonomi obiettivi di
marketing.
La duplice natura della distribuzione commerciale (componente del
marketing-mix delle imprese produttrici ed attività autonoma delle
imprese distributrici) deriva dalle funzioni che essa assolve, alcune
delle quali richiedono elevati gradi di specializzazione e possono
essere economicamente gestite solo con riferimento ad assortimenti,
resi disponibili capillarmente, molto più ampi di quelli di cui può
disporre un‟impresa produttrice, anche di dimensioni notevoli e con
un elevato grado di diversificazione, altre possono essere svolte
indifferentemente da produttori o distributori professionali, altre,
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infine, devono essere guidate da chi produce e si assume i rischi
industriali (Cozzi-Ferrero, 2004).
Tra le funzioni di primo tipo rientrano quelle cosiddette di
assortimento (raggruppamento di prodotti sostitutivi e
complementari in relazione alle esigenze d‟uso ed alle abitudini di
acquisto dei consumatori-famiglie), quelle di frazionamento
(divisione in parti dei lotti prodotti in modo da renderli coerenti con
le esigenze di acquisto), alcune funzioni di magazzinaggio e di
trasporto, le principali funzioni di contatto e di servizio ai
consumatori finali ed alcune funzioni informative.
Tra le funzioni di secondo tipo, oltre alla funzione di marketing,
rientrano anche una parte cospicua delle funzioni logistiche
riguardanti i prodotti finiti e delle connesse funzioni informative,
nonché una larga parte delle altre funzioni caratteristiche della
commercializzazione all‟ingrosso.
Tra le funzioni di terzo tipo, se si escludono alcune funzioni
logistiche specifiche, ed una parte di altre funzioni caratteristiche
della commercializzazione all‟ingrosso, non rientrano
necessariamente e stabilmente particolari attività commerciali, il cui
svolgimento possa essere effettuato a condizioni economiche più
favorevoli dal produttore. Questi, tuttavia, proprio in quanto
soggetto che deve fronteggiare i rischi industriali, non può
prescindere da una serie di scelte riguardanti la distribuzione dei
suoi prodotti. Le principali scelte di questo tipo riguardano: le scelte
del canale di distribuzione, quelle attinenti la “copertura”
distributiva, quelle relative alla complessiva concezione dei sistemi
logistici “in uscita” e quelli aventi per oggetto le strategie di
comunicazione (in senso lato) con i distributori.
L‟insieme di di queste scelte costituiscono il mix delle politiche di
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distribuzione delle imprese produttrici di beni di consumo (Cozzi-
Ferrero, 2004).
1.2. Natura ed evoluzione dei rapporti industria-
distribuzione.
I rapporti industria-distribuzione oltre a configurarsi come rapporti
di natura “materiale”, basati sulla compravendita di merci, si
possono definire e analizzare come rapporti di natura “immateriale”,
caratterizzati da diverse modalità di ripartizione delle funzioni di
marketing tra i diversi stadi della filiera. Queste modalità sono
articolate e complesse in quanto si tratta di valutare sia “chi fa cosa”
sia “chi decide cosa” nell‟ambito dei processi di canale (Fornari,
2009).
I contenuti dei rapporti di filiera si possono classificare in tre grandi
aree: l‟area delle relazioni logistiche, l‟area delle relazioni
commerciali, l‟area delle relazioni negoziali.
L‟area delle relazioni logistiche riguarda tutte le attività di servizio
che è necessario svolgere per il trasferimento dei prodotti dallo
stadio della produzione allo stadio del consumo. Queste attività
sono di tipo “hard” e di tipo “soft”. Fra le prime le più significative
sono quelli riguardanti il trasporto, lo stoccaggio, il packaging dei
prodotti, lo smaltimento degli imballaggi. Fra le seconde risultano
rilevanti le modalità di presa dell‟ordine, la gestione degli stock, i
tempi e le modalità di consegna dei prodotti. In generale, quindi, il
sistema logistico si basa sul flusso fisico delle merci e su quello
delle informazioni che lo generano.
Le relazioni logistiche tra industria e distribuzione assumono una
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particolare criticità e valenza con il passaggio da un commercio pre-
capitalistico a un commercio moderno. Mentre nella fase pre-
capitalistica la distribuzione fisica è in grande misura governata
dall‟industria attraverso proprie strutture di trasporto e di deposito,
nonché dalle imprese specializzate nel commercio all‟ingrosso,
nella fase moderna si registra un processo di centralizzazione
logistica da parte delle imprese commerciali che integrano il
commercio all‟ingrosso e quello al dettaglio . Questo processo è
dettato dalla possibilità di ottenere diversi vantaggi competitivi,
quali: economie di scala negli acquisti, miglioramento del livello di
servizio ai punti di vendita attraverso una riduzione del lead-time
(tempo intercorrente tra ordini e consegne) e delle rotture di stock,
possibilità di organizzare i riassortimenti coerentemente con la
struttura dell‟offerta commerciale, possibilità di ottimizzare le
operazioni di scarico e di inserimento dei prodotti a scaffale.
L‟integrazione a monte dell‟attività di distribuzione fisica da parte
delle imprese commerciali arricchisce di nuovi contenuti i rapporti
di canale determinando lo sviluppo di nuove relazioni verticali
basate su una maggiore interconnessione operativa tra le condotte
industriali e commerciali.
L‟area delle relazioni commerciali si riferisce alle attività di
marketing che produttori e distributori svolgono per gestire il
l‟inserimento nell‟assortimento e la collocazione nei punti vendita
dei prodotti e delle marche. Queste attività riguardano anche la
definizione dei prezzi di vendita, le iniziative promozionali, le
politiche di merchandising. Se la principale finalità delle relazioni
logistiche è quella di ridurre i costi, accrescendo le condizioni di
efficienza, l‟obiettivo delle relazioni commerciali è quello di
aumentare le performance di vendita , migliorando le condizioni di
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efficacia. Pur sè questo obiettivo può essere condiviso tra industria e
distribuzione, esistono però delle divergenze tra politiche di
marketing dei produttori e dei distributori. Per il produttore, infatti,
l‟efficacia di marketing è associata alla massimizzazione dei
risultati di vendita delle singole marche, mentre per il distributore
ciò che conta è il valore della performance complessiva del punto di
vendita (Fornari, 2009), nel cui ambito le singole marche sono solo
componenti dell‟assortimento.
L‟area delle relazioni negoziali è quella attraverso cui Industria e
Distribuzione puntano a valorizzare i rapporti di fornitura. Questi
rapporti si basano sullo scambio di merci e servizi. La finalità delle
relazioni negoziali è quella di definire il valore dei prodotti/servizi
scambiati. Queste relazioni trovano una sintesi formale nel
cosiddetto contratto di fornitura che definisce gli obblighi delle parti
e che precisa il livello delle condizioni commerciali, vale a dire il
prezzo per la compravendita delle merci e dei servizi (Cristini,
Fornari, Lugli, 1989).
L‟organizzazione dei rapporti di mercato e la ripartizione delle
funzioni di marketing tra i soggetti che operano all‟interno del
canale sono mutati nel tempo, secondo una sequenza di fasi,
ciascuna caratterizzata dal predominio economico-contrattuale di
uno dei componenti.
In una prima fase, in Italia collocabile fino ai primi anni „50, la
leadership di canale era detenuta dal grossista, che garantiva il
coordinamento di tutte le attività realizzate all‟interno del canale
(W.Stanton, R.Varaldo, 1986).
Negli anni successivi crescono i consumi e si sviluppa la produzione
di massa, sfruttando le economie di scala derivanti dalla
standardizzazione e dalla crescente dimensione delle imprese. In
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questa fase i produttori acquisiscono il governo dell‟intero processo
commerciale: sviluppano strategie di marketing orientate al
prodotto, conferendo un ruolo trainante alla marca, utilizzano una
politica di comunicazione di tipo pull, con l‟obiettivo di ridurre il
potere del distributore, perseguono una politica di distribuzione di
tipo estensivo privilegiando la scelta del canale indiretto breve di
distribuzione (industria - dettagliante - consumatore), più oneroso
ma maggiormente controllabile e quindi più efficace per realizzare
gli obiettivi delle loro azioni di marketing nei confronti dei
consumatori finali.
In una fase più recente i rapporti di canale si sono notevolmente
modificati, spostandosi dal terreno di una situazione di
collaborazione a senso unico governata dal produttore ad una
situazione caratterizzata da crescenti contenuti competitivi e
conflittuali. Tra i fattori che hanno contribuito al verificarsi di
questo ulteriore passo troviamo:
la modificazione dei comportamenti di acquisto dei
consumatori, che da una parte richiedono contenuti nuovi al
servizio commerciale erogato dai distributori (assortimento,
self service, ecc), e dall‟altra riducono e modificano la
domanda di servizi tradizionali quali la prossimità,
l‟assistenza personale, il credito al consumo.
il significativo sviluppo del processo di modernizzazione e di
concentrazione del comparto distributivo conosciuto come
“Rivoluzione commerciale”1 (Pastore, 1996).
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Il termine “Revoluzione commerciale” è stato utilizzato per la prima volta da
Mathias P. (Retailing Revolution, London, 1967), per descrivere il passaggio da
una struttura dell’apparato distributivo frammentata, dominata da piccole
imprese familiari, a una struttura integrata, composta da imprese moderne, che
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1.3. Le ragioni che inducono all’utilizzo di intermediari
Nonostante la delega a intermediari possa determinare la perdita di
controllo sul prezzo di vendita dei prodotti, il produttore ottiene una
serie di vantaggi. In particolare non deve dotarsi di uffici di
rappresentanza e di una ampia forza di vendita in tutte le città più
importanti. Il ricorso a intermediari è motivato dalla loro maggiore
efficienza nel rendere i prodotti disponibili per i mercati obiettivo:
attraverso i contatti, l‟esperienza, la specializzazione e
l‟assortimento di cui dispongono, gli intermediari offrono al
produttore più di quanto possa realizzare da solo. Il ricorso a essi
permette al produttore di concentrarsi sulle attività fondamentali;
l‟acquirente, dal canto suo, può accedere a piccoli quantitativi di
prodotto, poiché questi diventano parte di un ordine di dimensioni
più consistenti e questo riduce la quantità di scorte, il numero di
consegne e il numero di fatture da trattare (Kotler, Bowen, Makens,
2003)
1.4. Natura e funzioni del canale distributivo
Un canale distributivo è un insieme di istituzioni indipendenti
coinvolte nel processo che rende un prodotto o un servizio
disponibile per essere utilizzato da un consumatore o da un‟impresa
(Stern e El-Ansary, 1998). I sistemi di marketing e i canali
distributivi sono comunemente utilizzati per portare beni (prodotti
tangibili) dal produttore al consumatore. Nei servizi, e più
operano con criteri capitalistici e manageriali, in grado di proporre un servizio
commerciale più complesso, innovativo e differenziato.