Introduzione
Gli anni 2008, 2009 e probabilmente 2010 verranno
ricordati come anni di virulenta crisi economica.
L’economia mondiale è scossa dalla piø forte ondata re-
cessiva degli ultimi cinquanta anni. La crisi partita dal set-
tore finanziario ha colpito rapidamente tutti i Paesi produ-
cendo effetti disastrosi anche sull’economia reale. Il legi-
slatore italiano dinanzi a tale recessione è stato costretto
ad intervenire per dare nuova forza alla domanda interna
così da sostenere l’economia in difficoltà. Basti pensare
che alcuni dei provvedimenti d’urgenza emanati dal go-
verno nel corso di questo triennio, sotto forma di decreti
legge, venivano titolati con riferimento allo stato di crisi si
veda, ad esempio, il D.L. 29 novembre 2008, n. 185, tito-
lato <<Misure urgenti per il sostegno a famiglie, occupa-
zione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il
quadro strategico nazionale>>.
Il Ministro dell’economia, Giulio Tremonti, ha sot-
tolineato l’importanza di gestire la crisi economica inter-
nazionale nelle sue mutevoli forme rispetto ai tanti discor-
si sulle possibili strategie di uscita. Tremonti ha usato an-
che la metafora dei passeggeri del Titanic di prima classe
che come gli altri non si sono salvati dall’affondamento
della nave. “Se sei in un paese solido, ricco e stabile” è il-
lusorio pensare di salvarti dai guai degli altri perchØ “di
ritorno ti arrivano gli stessi effetti”. Il Ministro ha però
5
sottolineato che nelle istituzioni europee si è avviata “una
riflessione comune” sulle possibili nuove regole e istitu-
zioni anti-crisi “impensabile fino ad un anno fa”
1
.
Dal tredicesimo Global Ceo Survey elaborato dalla
società di consulenza e revisione contabile Pricewaterhou-
seCoopers e presentato alla vigilia dell’apertura del
World Economic Forum di Davos, risulta che oltre
l’80% dei Direttori Generali intervistati ha fiducia in una
ripresa economica nei prossimi mesi. Per quel che riguar-
da la sola Italia, il 95% degli intervistati ritiene che vi sarà
crescita nei prossimi tre anni ed il 63% indica una crescita
nel breve periodo. Il 30% dei Direttori italiani intende
ampliare gli organici nel corso del 2010. Nel complesso la
visione dei “Ceo” intervistati è molto meno pessimista ri-
spetto a quella di un anno fa, anche se una certa prudenza
rimane, per il timore di una ricaduta dell’economia.
Confindustria mostra cautela nelle previsioni di cre-
scita e, pur dichiarando ufficialmente avviata la ripresa nel
2010, lancia l’allarme sull’aumento della disoccupazione,
sul forte deterioramento del rapporto debito Pil e sulla
stretta creditizia.
Sono state 136 mila in gennaio 2010 le domande di
sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese (+
16% rispetto a fine 2009). Il Tesoro nel darne comunica-
zione osserva che dopo la forte accelerazione dei primi
mesi si va verso una stabilizzazione. Considerando i trenta
1
“Tremonti vuole regole comuni perchØ <<la crisi ci gira intorno>>, Il Sole24Ore , 13
marzo 2010.
6
giorni d’istruttoria, sono state accolte quasi 100 mila do-
mande per 8 miliardi di mutui sospesi
2
.
Tuttavia, l’impatto che la crisi economica ha avuto e
sta avendo sul panorama dell’impresa italiana tipica, pic-
cola e media impresa, è non omogeneo: ci sono realtà che
hanno ben affrontato la crisi e addirittura questa è diventa-
ta un’opportunità di crescita, a seguito di acquisizioni di
concorrenti in difficoltà o per estinzione di questi; ci sono
realtà che, al contrario, hanno subito gli effetti della reces-
sione. I bilanci d’esercizio sono inevitabilmente una carti-
na tornasole di queste situazioni e in particolare, delle fat-
tispecie di crisi
3
.
Appare, pertanto, indispensabile, in questa fase di
mercato richiamare l’attenzione dei componenti gli organi
di amministrazione e di controllo e dirigenti preposti sulla
necessità di garantire un’adeguata informativa affinchØ
siano chiari gli impatti della crisi sulla situazione econo-
mica-patrimoniale e finanziaria, le scelte operative e stra-
tegiche formulate e gli eventuali correttivi attuati per adat-
tare la strategia dell’impresa al mutato contesto di riferi-
mento. Ciò in quanto una appropriata trasparenza informa-
tiva può contribuire a ridurre l’incertezza e le sue conse-
guenze negative. In particolare, sono assai forti le aspetta-
tive degli utilizzatori dell’informazione finanziaria (ad e-
sempio analisti, investitori, stampa economica) relativa-
mente alla capacità dei prossimi bilanci di rappresentare in
maniera chiara, completa e trasparente i diversi rischi che
2
“Crisi, diario della recessione”, Il Sole24Ore, 7 marzo 2010.
3
E. SICILIANO, “Bilancio di un’impresa in crisi”, Contabilità&Bilancio 2010, (5), 5.
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oggi le società si trovano a fronteggiare e le incertezze cui
esse possono andare incontro nello svolgimento della ge-
stione.
In via generale, le Autorità ritengono che la norma-
tiva in tema di bilancio e le previsioni contenute nei prin-
cipi contabili internazionali siano adeguate per una effica-
ce risposta alle esigenze di informazione del mercato. Il
loro puntuale e pieno rispetto appare pertanto essenziale
nell’attuale contesto.
Nell’ambito del dibattito tra gli operatori di mercato,
gli aspetti che hanno destato particolare attenzione e che
presumibilmente risentiranno maggiormente dell’attuale
contesto di crisi, sono (i) l’applicazione del presupposto
della continuità aziendale, (ii) la descrizione dei sistemi di
misurazione e gestione dei rischi finanziari nonchØ il gra-
do di esposizione a tali rischi, (iii) la verifica delle ridu-
zioni per perdite durevoli di valore delle attività nonchØ
(iv) le incertezze nell’utilizzo di stime
4
.
Le attuali condizioni dei mercati finanziari e
dell’economia reale richiedono, dunque, di svolgere valu-
tazioni particolarmente accurate in merito alla sussistenza
del presupposto della continuità aziendale, che è uno dei
principi fondamentali nella redazione di un bilancio. Il re-
visore verifica e valuta il corretto utilizzo di tale presup-
posto nella redazione del bilancio da parte della direzione
aziendale. Egli deve considerare se vi siano incertezze si-
gnificative che possano mettere in dubbio la capacità
4
Documento Banca d’Italia/ Consob/ Isvap n. 2 del 6 febbraio 2009. Informazioni da
fornire nelle relazioni finanziarie sulla continuità aziendale, sulle verifiche per riduzio-
ne di valore delle attività e sulle incertezze nell’utilizzo di stime.
8
dell’impresa di operare nei dodici mesi successivi alla da-
ta di riferimento del bilancio.
Il focus del lavoro qui di seguito svolto è un’analisi
del problema della continuità aziendale, incentrata
sull’importanza che essa assume nel momento in cui e-
mergono dubbi significativi.
Si è voluto inizialmente analizzare le problematiche
che scaturiscono dal venir meno del “going concern” e
l’importanza di effettuarne una corretta valutazione. Si
cercherà di analizzare quali criteri e conseguentemente
quali valori sono maggiormente suscettibili di modifica
proprio a causa degli esiti di tale valutazione.
In un contesto di crisi aziendale si vorrà sottolineare
la rilevanza logica di una visione prospettica del futuro
dell’attività aziendale da parte di chi amministra
l’impresa. Con la sua relazione finale il revisore non sot-
toscrive una garanzia assoluta sulla capacità dell’impresa
di esistere in futuro, nØ assicura che la stessa sia ammini-
strata con efficacia ed efficienza. Premettendo che nessu-
no è in grado di dare certezza circa il futuro di una società
e di garantire che non fallisca, la denuncia di situazioni di
non continuità e la loro formale dichiarazione da parte del
revisore può marcare l’attenzione sollecitando azioni cor-
rettive.
Il revisore non è in grado di predire eventi futuri che
possano comportare il venir meno della continuità azien-
dale, il suo giudizio si baserà sull’esistenza o meno di
dubbi significativi sulla capacità dell’impresa di operare
nel breve periodo nella qualità di entità in funzionamento.
9
Nell’analisi svolta si è voluto evidenziare le diverse
responsabilità in gioco e far apprezzare la qualità del ser-
vizio reso dal revisore nelle sempre piø attuali situazioni
di crisi. Per raggiungere questo scopo si cercherà di chiari-
re la funzione del revisore in presenza di un rischio conti-
nuità aziendale, le sue responsabilità, le procedure da at-
tuare e, infine, le possibili implicazioni sulla relazione
emessa a conclusione del proprio lavoro.
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CAPITOLO 1
“La valutazione della continuità a-
ziendale”
Sommario: 1.1 L’attuale scenario macroeconomico. - .1.1.1 Lo stato
di salute delle aziende nazionali e internazionali: alcuni dati. – 1.2 Il presup-
posto della continuità aziendale. – 1.2.1 La vita aziendale in presenza di rischi
di “going concern”. – 1.2.2 Il bilancio di un’azienda con problemi di “going
concern”. – 1.2.3 La continuità aziendale nell’ambito di un Gruppo. – 1.3 Gli
interventi del legislatore nazionale in un contesto di crisi. – 1.4 La responsabi-
lità degli Amministratori e del Management.
1.1 L’attuale scenario macroecono-
mico
Il sistema economico mondiale ha raggiunto nel cor-
so del tempo un livello di integrazione particolarmente e-
levato, tanto da rendere inevitabile uno shock economico
negativo in assenza di un elevato livello di coordinamento
tra le istituzioni internazionali. Il fenomeno della globaliz-
zazione dei mercati ha investito la struttura dell’apparato
economico nel suo insieme producendo un aumento del
grado di mobilità del capitale finanziario e rendendo piø
semplici gli investimenti finanziari di individui e società.
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Pagina 12 Capitolo 1
Congiuntamente, la crescita economica registrata
durante il quadriennio 2003-2006 ha indotto ad una so-
stanziale assuefazione all’assunzione di rischi elevati,
spingendo gli individui ad indebitarsi in misura sempre
maggiore, soprattutto negli Stati Uniti, per poter persegui-
re personali progetti d’investimento, sia sui mercati finan-
ziari, sia sul mercato immobiliare: è in questi anni infatti
che si è registrato un rapido e sostenuto aumento della
domanda di immobili negli USA, in connessione ad una
crescita delle dimensioni del mercato del credito.
La crescente domanda di prestiti è stata soddisfatta
dagli istituti di credito con la creazione di nuovi titoli fi-
nanziari derivati contraddistinti da un grado di complessi-
tà elevato che gli investitori hanno faticato ad interpretare
correttamente, ma caratterizzati da alti rendimenti che
hanno invogliato gli agenti all’acquisto, alimentando le
disponibilità finanziarie di questi istituti. Tuttavia, era im-
pensabile che questo fenomeno potesse proseguire
all’infinito: attorno alla metà del 2007, l’offerta di questi
nuovi titoli si è arenata di fronte all’insolvenza degli inve-
stitori Americani appartenenti al segmento a piø elevato
rischio. Questo ha causato l’impossibilità di poter conce-
dere prestiti con facilità e l’assiduità che avevano caratte-
rizzato gli anni anteriori.
Tra la fine del 2007 e gli inizi del 2009 si è avuta
una sequenza di eventi negativi: la crisi dei mercati finan-
ziari si è diffusa in tutti i Paesi avanzati e soprattutto in
Europa; gli istituti finanziari, e le banche in primis, non
sono piø riusciti a fornire credito a coloro che ne facevano
richiesta, generando rilevanti difficoltà economiche sia
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La valutazione della continuità aziendale Pagina 13
per le famiglie alle prese con i pagamenti delle rate dei
propri mutui, sia per le imprese bisognose di finanziamen-
ti per portare a termine i propri progetti o per risanare i
propri bilanci. Di conseguenza, le minori risorse a dispo-
sizione delle imprese hanno determinato un aumento dei
licenziamenti o un maggior ricorso alla procedura di cassa
integrazione, con una conseguente riduzione del reddito
disponibile degli individui ed una diminuzione di consumi
ed investimenti, con effetti di feedback dal lato della spesa
privata verso la produzione di beni e servizi. A fronte di
una situazione talmente problematica è stato necessario
ricorrere a drastiche misure di politica monetaria e fiscale
a sostegno delle famiglie e delle imprese: le Banche Cen-
trali di tutto il mondo e i governi nazionali hanno intrapre-
so azioni forti, riducendo ampiamente i tassi di interesse
nominali per ridare slancio al mercato del credito ed in-
fluenzare positivamente consumi ed investimenti, aumen-
tando pesantemente la spesa pubblica e/o riducendo il pre-
lievo fiscale per dare sollievo ai bilanci delle imprese e
delle famiglie. Le strategie economiche intraprese dagli
organismi nazionali e internazionali rappresentano un im-
portante tema di discussione, soprattutto in un contesto
mondiale contraddistinto da una forte incertezza come
quello attuale dove il dibattito riguardo alle scelte ottimali
da prendere è particolarmente acceso. Tuttavia non biso-
gna sottovalutare ciò che ha preceduto il materializzarsi
della recessione, e quindi le decisioni di politica economi-
ca degli anni passati, in quanto anch’esse hanno contribui-
to a forgiare il destino del sistema economico globale.
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