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PREMESSA
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La premessa generale di questa tesi parte dall’esame di una situazione economica mondiale che ha
interessato il nostro Paese, ma non solo, nell’arco di quasi due anni.
Il fallimentare epilogo della vicenda Lehman Brothers e lo scandalo dei mutui sub-prime è stata
solo la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”: la situazione economica statunitense, nonché
mondiale, era già a rischio da diversi anni. Partendo infatti da una più attenta analisi del problema,
veniamo a conoscenza del fatto che l’economia statunitense in primis si reggeva su fragili
fondamenta: il sistema creditizio americano ha creato, col passare degli anni, una grossa “bolla
speculativa” che in poco tempo è scoppiata, lasciando strascichi dietro di sé davvero devastanti.
In situazioni di questo genere, il tanto declamato capitalismo americano subisce una battuta
d’arresto e viene ad emergere la figura dello Stato: l’intervento statale a livello federale è di
fondamentale importanza in queste occasioni, è un intervento riequilibratore e riparatore.
Questo è il caso anche della TVA, un ente governativo nato durante il periodo del New Deal
roosveltiano e che tutt’ora continua a portare avanti i suoi programmi a livello regionale nella
Vallata del Tennessee, senza dimenticare il fatto che è servito come esempio, un vero e proprio
“yardstick” per equilibrare il sempre maggiore monopolio esercitato dalle imprese private in tutto il
mondo.
L’ente nasce come prodotto di un intervento federale a livello locale, ma segue poi, con gli anni,
una propria strada, che lo rende sempre più autonomo e sempre più proiettato verso il
decentramento del potere.
Gli elementi chiave della situazione del 1933, che sembravano richiamare l’attenzione sulla
necessità di un ufficio autonomo, erano principalmente due: la lotta intorno al potere pubblico e il
carattere sperimentale della TVA come ufficio di pianificazione.
Un ufficio autonomo, con vasti poteri discrezionali, era uno strumento conveniente per organizzare
una battaglia contro gli interessi degli enti pubblici per i servizi elettrici e contro le compagnie
private che monopolizzavano la Vallata in quegli anni. Fu fatto di tutto per arrivare a rendere l’ente
il più autonomo possibile e poter farlo scendere in campo contro i giganti dell’industria energetica:
dalla possibilità di essere svincolato dall’ U.S. Civil Service Commission (commissione
dell’amministrazione statale), sostenuta fortemente dal senatore Norris in base al timore che delle
spie del “trust del potere” potessero infiltrarsi nell’organizzazione e causare un grave danno o un
sabotaggio; alla flessibilità concessa nell’uso dei suoi fondi, che avrebbe reso possibile all’ente di
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cogliere le occasioni che man mano sorgevano per favorire la causa della gestione pubblica di
impianti di energia elettrica.
Nel 1933, però, non ci si rendeva ben conto delle conseguenze derivanti dalla forma direzionale
della TVA per il futuro del governo federale. Senza dubbio i problemi dell’energia elettrica e della
pianificazione erano incalzanti, e non ci si prospettava alcuna dottrina sistematica, come quella
della democrazia localistica proposta in seguito dall’ente.
È vero che l’ente fu autorizzato a collaborare con le istituzioni locali e statali, ma nessun
programma positivo di potenziamento delle istituzioni esistenti fu presentato come parte integrante
della concezione della TVA. L’ente fu anche autorizzato a collaborare con gli uffici federali, ma ciò
non fu posto in evidenza dalla TVA come un obiettivo fondamentale.
In generale la TVA desiderava lavorare con gli uffici federali, ma insisteva nel lavorare attraverso
gli uffici statali e locali: ciò presupponeva che la TVA fosse nata come prodotto del governo
federale, ma che poi avesse elaborato e seguito in parte i suoi principi di base, più in collaborazione
con le istituzioni locali, piuttosto che con le altre agenzie federali.
Fu infatti, in un messaggio del Presidente Roosevelt del 3 giugno del 1937, che trapelarono alcune
indiscrezioni in merito alla non accettazione della teoria della TVA come modello amministrativo:
il Presidente specificò infatti che “i progetti autorizzati dal Congresso dovevano essere poi eseguiti
in tutto o in parte da quegli uffici governativi meglio attrezzati allo scopo o, se ciò era desiderabile
in qualche caso particolare, da uno degli uffici regionali”. Ciò non concordava evidentemente con il
metodo della TVA, che considerava e considera tutt’ora, l’esecuzione decentrata dei programmi
federali come una questione politica fondamentale.
Non è da dimenticare, infatti che la speciale forma amministrativa della TVA fu derivata dalle
circostanze in cui sorse l’ente, ovvero la risoluzione della questione relativa all’impianto di Muscle
Shoals in Alabama, più che da principi generali: si sarebbe potuto pensare che pochi anni dopo la
sua nascita essa sarebbe stata destinata a soccombere. Così però non fu: una volta assicurata la
vittoria e divenuto chiaro che la TVA era destinata a durare, era necessario per i suoi dirigenti
elaborare qualche nozione in merito alla posizione che avrebbe dovuto occupare l’ente nel sistema
politico americano.
Fu subito chiaro che, l’idea di tenere conto delle istituzioni sociali esistenti nella Vallata o di
lavorare con esse o di accettarle in altro modo, rispondeva alla necessità di continuare ad esistere e
ad operare in quella zona. Che la TVA avesse o meno sviluppato la teoria della democrazia
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localistica, avrebbe comunque trovato necessario andare in qualche modo d’accordo con quelle
forze che avrebbero fatto naufragare il suo programma se spinte alla resistenza. Questo è un dato di
fatto che deve essere accettato senza ombra di dubbio da qualsiasi organizzazione, pubblica o
privata, che cerchi di svolgere un programma su vasta scala in una zona popolata.
D’altronde, dato che la TVA veniva investita della flessibilità di un impresa privata, sappiamo bene
che in un contesto del genere, qualunque impresa privata, allo scopo di sopravvivere e portare
avanti i suoi programmi, avrebbe dovuto instaurare un certo tipo di rapporto con i suoi
“stakeholders”, ovvero i suoi portatori di interesse. Questo è un principio di base dettato dalla stessa
economia e che va applicato a qualsiasi organizzazione, istituzione o impresa che voglia
sopravvivere nel suo macroambiente.
La formulazione di una dottrina che pone un’aureola intorno a metodi che potrebbero, in ogni
modo, essere considerati come semplicemente normali e necessari, serve a dissipare i sospetti e la
resistenza latente con cui potrebbe essere accolto un ufficio imposto dall’alto, come fu la TVA. Una
simile dottrina fornisce anche un mezzo per giustificare gli sforzi particolari che possono essere fatti
per placare i capi locali e dar loro un interesse nelle sorti di un’organizzazione che non è una loro
emanazione. La teoria è anche utile per organizzare una “base popolare” per l’ente, mediante la
programmazione e la giustificazione di aiuti ai sindacati operai, alle cooperative, ai contadini, alle
organizzazioni agricole, alle università e ai governi statali. Tale base serve da protezione nel caso in
cui l’ente sia esposto ad attacchi.
È anche vero che la dottrina ufficiale, nel caso specifico della TVA, sembra non aver soddisfatto
tutti i bisogni di adattamento risentiti dalla TVA stessa.
Fra le più importanti lacune, riconosciute dai membri del suo personale, vi è il bisogno di adattare
l’organizzazione alla struttura esistente del governo federale. Anche questo, di fatto, fa parte del suo
macroambiente tanto quanto le istituzioni locali, ma nel caso della TVA l’esigenza di adattamento
alla zona operativa ha prevalso sui rapporti tenuti dall’ente con gli uffici di Washington, questo di
conseguenza ha prodotto delle inimicizie nell’organizzazione amministrativa che a volte hanno
rischiato di compromettere l’operatività dell’ente.
Di fatto però, anche nei rapporti con gli uffici locali e le istituzioni già esistenti nella Vallata la
TVA ha spesso dimostrato delle lacune a livello decisionale, che hanno spesso messo in dubbio il
concetto di democrazia localistica formulato dall’ente. Ad esempio, alla luce del suo impegno di
incoraggiare la gestione pubblica di impianti di energia elettrica, la TVA non poteva permettere che
il suo programma elettrico fosse affidato ad un ufficio statale esistente nella zona. Benchè la TVA,
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quindi, abbia agito anzitutto come una venditrice all’ingrosso di energia elettrica, è giusto dire che il
programma elettrico è stato sempre un programma di azione diretta dell’ente. Vero è che i
distributori di energia elettrica erano le municipalità locali e le cooperative elettriche e che queste
erano considerate come uffici di base, ma in materia di energia elettrica, la TVA ha sempre eseguito
i suoi programmi per mezzo di controlli contrattuali rigorosi.
Anche in altri campi di attività, la TVA non ha sempre aspettato che si creassero canali istituzionali
adatti a livello locale. Per esempio, per la costruzione degli argini terminali di un fiume, gli uffici
locali non sono sempre stati considerati all’altezza. Talvolta, soprattutto nella pianificazione locale,
sono stati organizzati nuovi uffici, con la TVA che agiva occasionalmente da strumento per
l’istituzione di una nuova legislazione statale.
Anche nel 1942, durante lo stato di emergenza dovuto alla guerra, la TVA procedette alla
costruzione della diga Douglas malgrado la vivace protesta proveniente dalla zona. Nel caso in
esame, come in molti altri, la TVA ha rappresentato la politica nazionale e l’ha eseguita senza
considerazione per gli interessi locali.
Questo è sempre stato il punto di forza degli oppositori della TVA, che erano convinti che l’ente
non potesse godere di una certa autonomia decisionale per il semplice fatto che essa fosse
un’agenzia federale, con tutti i poteri del governo federale e che quindi le decisioni prese da
quest’ente avessero lo stesso peso di quelle prese dal Congresso degli Stati Uniti. Le decisioni prese
da quest’ente risultavano quindi essere l’equivalente di una disposizione di legge ed è per questo
che venne accusata di “assolutismo amministrativo”.
La TVA , secondo l’opposizione, sarebbe stata considerata a tutti gli effetti costituzionale per il
semplice fatto che essa avrebbe prodotto l’energia elettrica semplicemente come sottoprodotto
della navigazione e del controllo delle acque, ma arrivando poi a creare un vero e proprio business
nel campo energetico.
Si possono quindi, forse, giustificare queste contraddizioni e queste lacune insiste nell’ente, con il
fatto che esso è ed ha sempre rappresentato un esperimento e di fatto l’ente ha sempre cercato, pur
barcamenandosi tra governo federale e istituzioni locali, di dare una risposta immediata a problemi
urgenti riguardanti la Vallata del Tennessee. Prima del 1933 la natura della Vallata del Tennessee
non poteva essere apprezzata a pieno e le sue risorse non potevano essere sfruttate in pieno: le
abbondanti piogge, invece di nutrire la terra la spazzavano via, la devastavano, il fiume in piena
devastava la regione.
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A partire dalla creazione della TVA, i suoi programmi di sviluppo hanno riconosciuto
l’interrelazione che esisteva tra le varie risorse della regione. Se c’è una cosa che si è imparata
dall’esperienza della TVA è che proprio queste risorse devono essere sviluppate nella più assoluta
armonia, devono essere sfruttate senza però andare ad intaccare gli schemi naturali e che il loro
utilizzo in questo modo può contribuire a velocizzare lo sviluppo economico e a migliorare le
condizioni di vita della popolazione di una regione depressa come era allora la Vallata del
Tennessee.
Durante un simposio tenutosi nella primavera del 1964, in occasione del trentesimo anniversario
della TVA, molti economisti americani, alcuni che avevano anche lavorato nella TVA stessa,
portarono alla luce molti contributi a favore dell’ente.
Uno tra tutti in particolare ha descritto la TVA come uno tra i migliori esempi per lo sviluppo
economico nei paesi sottosviluppati. Questo intervento, mette in luce il fatto che in qualsiasi paese,
sviluppato o non, la maggiore fonte di attrattiva da parte dell’industria è proprio l’esigenza di avere
l’energia elettrica a basso costo. Il caso della TVA, secondo Bruce C. Netschert, colui che è
intervenuto alla conferenza con questo contributo, è invece il caso in cui l’energia elettrica non è
stato l’elemento catalizzatore dell’industria, ma è stato solo uno dei tanti fattori che hanno portato
allo sviluppo economico della valle del Tennessee. Netschert insiste anche molto sulle parole che
accompagnarono il discorso del Presidente Roosevelt durante la prima presentazione della TVA,
ovvero che lo sviluppo della regione non sarebbe dipeso semplicemente dalla produzione di energia
elettrica, ma da uno sviluppo più unitario e omogeneo della regione. Sempre secondo lui, lo
sviluppo economico nei paesi sottosviluppati non dipende essenzialmente dalla disponibilità di
energia elettrica, ma può comunque portare dei benefici alla comunità, sia in termini di
miglioramento delle condizioni economiche del Paese, sia in termini di standard di vita.
Quello della TVA doveva servire solo come esempio per tutti i paesi che intendevano migliorare le
proprie condizioni economiche. L’esempio della TVA doveva servire a spronare quei paesi che non
avevano ancora raggiunto il benessere economico, convincendoli che, a differenza dei tradizionali
metodi di produzione di energia elettrica, ovvero tramite centrali a carbone, a petrolio e le centrali
nucleari, di gran lunga più onerose in termini di costi sia di costruzione che di manutenzione; quello
delle centrali idroelettriche avrebbe rappresentato una svolta decisiva per dare un imput anche ai
paesi sottosviluppati. Per questo, nel caso in cui il Paese in questione, avesse disposto di una fonte
di energia idroelettrica, come un fiume o una cascata, avrebbe dovuto considerare l’idea di fare
degli eventuali investimenti nel campo energetico proprio per sfruttare queste potenzialità.
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A partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, circa 30.000 visitatori all’anno si recavano
nella TVA per un periodo di tempo non ben definito, da un giorno alle diverse settimane, con
l’intento di trarre spunto da questo esperimento che, per molti, era oramai diventato sinonimo di
“sviluppo unitario ed interrelazione tra persone, risorse e discipline”.
Due regioni in particolare, che di certo non si potevano considerare tra le regioni allora più
sviluppate del pianeta, sono riuscite a sfruttare il concetto di sviluppo unificato proposto dalla TVA
e a metterlo in pratica. Queste due regioni tutt’ora esistono e continuano a prosperare, forse, proprio
grazie agli insegnamenti che han saputo trarre dalla TVA: esse sono la Valle del Cauca (Colombia)
e il Khuzistan ( nell’attuale Iran), dove si sono rispettivamente create la “Cauca Valley
Corporation1” e il “Khuzestan Water and Power Authority2”.
Cominciamo a considerare la prima delle due: essa è probabilmente quella che tra le due è riuscita
ad interpretare meglio il concetto di sviluppo unitario di una regione, grazie anche all’intervento
governativo, così come nacque il TVA.
La Valle del Cauca, in Colombia, è una regione ben distinta rispetto alla Valle del Tennessee,
circondata da montagne che superano i 5000 metri. Essa fu per molti decenni isolata dal resto del
Paese. Oggi si compone di milioni di acri di terra fertile, corsi d’acqua abbondanti e un clima
salubre.
Un tempo era conosciuta per l’allevamento del bestiame, poi con la costruzione delle autostrade,
tutto è cambiato. Negli anni ’50 si è verificata una grossa migrazione da tutte le parti del Paese
verso la Valle, specialmente nella cittadina di Cali. Da quel momento la popolazione ha
incominciato a crescere dell’8 % ogni anno.
Negli anni ’50, un gruppo di uomini d’affari della regione invitò David E. Lilienthal a far visita alla
Vallata. Dopo un accurato studio della zona, egli raccomandò la creazione di un’agenzia
governativa simile alla TVA. Fu così che il governo, nell’ottobre del 1954, creò la Cauca Valley
Corporation (CVC).
Gli obiettivi di questa agenzia erano di provvedere alla produzione di energia elettrica per la
regione, al controllo delle acque, all’irrigazione e alla bonifica di alcuni terreni, alla gestione
dell’acqua per un pubblico utilizzo, alla promozione e alla conservazione del suolo e alla
1
Cfr: JOHN MOORE, The economic impact of TVA, The University of Tennessee Press, Knoxville, 1967
2
Cfr: http://www.kwpa.ir, data ultima consultazione: 6 giugno 2010
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promozione e allo sviluppo di adeguati mezzi di comunicazione e di trasporto. L’atto costitutivo
della CVC assicurava che essa potesse agire come istituzione autonoma decentralizzata.
Tutt’ora, la CVC esegue i suoi programmi in modo tale che possano servire da esempio per altre
regioni dell’Iran ed è anche autorizzata a partecipare a joint-venture con compagnie private. Nel
1957, il governo le conferì l’autorità di agire come la maggiore produttrice di energia elettrica
dell’area di Cali: lo sforzo maggiore dell’agenzia fu poi quello di estendere i suoi servizi a tutta la
regione del Cauca, anche quella rurale, in modo da diminuire il tasso di emigrazione verso l’area di
Cali. Lo stesso anno, essa supervisionò anche la costruzione di un grosso impianto di controllo delle
acque e di drenaggio che interessava circa 12.000 acri di terreno intorno alla città di Cali: questo
favorì la risistemazione e la costruzione di diverse unità abitative nuove.
Grazie ad un altro progetto che prevedeva il drenaggio e l’irrigazione di 25.000 acri di terreno nella
parte nord della Vallata, molti campi che prima erano utilizzati per il pascolo, poterono essere
reimpiegati per la coltivazione.
Verso la fine del 1964, la CVC, in collaborazione con la Food and Agriculture Organization delle
Nazioni Unite (FAO), l’Università della valle e lo U.N. Special Fund, ha finanziato un progetto per
dare vita alla Facoltà di Economia agricola e ha partecipato alla promozione e alla creazione di una
Banca per lo sviluppo economico ed industriale.
Tutt’ora il Cda della CVC è composto da sette membri, tre dei quali sono ex-officio (=per dovere ed
in forma ufficiale). Due membri sono invece eletti dal Presidente ed altri due dai rappresentanti
degli interessi agricoli, industriali e commerciali della regione.
L’atto costitutivo della CVC da al suo Cda il potere di approvare o emendare il suo budget annuale
e di ordinare la disposizione di fondi nel caso in cui ce ne fosse la necessità; fondi comunque
provenienti dalla Banca Mondiale o dalla vendita di energia elettrica.
A dispetto delle difficoltà incontrate durante il suo cammino, la CVC è riuscita a sopravvivere e a
crescere stabilmente, nonostante il passato regime di Rojas Pinilla3, la rivoluzione del 1957 e le
successive elezioni amministrative.
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Gustavo Rojas Pinilla: (1900-1975): militare, ingegnere civile e politico colombiano, che occupò di fatto la Presidenza
della Colombia dal 13 giugno 1953 al 10 maggio 1957. <http://it.wikipedia.org,> data ultima consultazione: 6 giugno
2010.
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Il suo atto costitutivo proclamava la CVC come un’istituzione apolitica: essa sembra essere, infatti,
riuscita a tenersi fuori da qualsiasi coinvolgimento politico, concentrandosi invece sul suo obiettivo
primario di costituire una regione.
Questo sembra essere stato uno tra i primi esempi di successo nato dai principi ispiratori della TVA.
L’altro grande esempio è rappresentato dalla “Khuzestan Water and Power Authority”: questo
secondo esempio, forse prende in parte le distanze dall’idea di sviluppo unitario di una regione
realizzata grazie all’intervento statale. Questo proprio perché questa istituzione nasce come
iniziativa privata ed è iscritta tutt’ora presso il Registro delle Imprese di Ahwaz. Per questo motivo,
ciò che la accomunava al TVA riguardava solo l’aspetto tecnico-ingegneristico. Infatti, da quanto si
può leggere da alcune fonti attendibili, le principali attività portate avanti dalla compagnia privata,
sono del tutto simili a quelle portate avanti dal TVA nel campo della produzione, della trasmissione
e della distribuzione di energia idroelettrica.
Il Khuzestan, nel cuore di quella che era una volta l’antica Persia (ora Iran), copre un’area di 85.000
milia quadrate ed ha una popolazione di 2.500.000 abitanti, quasi un decimo di tutta la popolazione
dell’Iran.
La sua storia è ricca di eventi: i biblici Elamiti abitarono la zona per circa 2000 anni; Ciro, Dario e
Serse furono i re più antichi. Alessandro il Grande attraversò la regione in cerca di altri mondi da
scoprire e conquistare.
Nel XIV e XV secolo A.C. la regione era particolarmente rigogliosa, poi cominciò ad attraversare
una fase di rapido declino: guerre, invasioni e instabilità politica minarono la sua tranquillità.
Nel nostro secolo nella regione fu scoperto il petrolio e l’Iran ne divenne il sesto produttore al
mondo. Furono costruite delle grosse raffinerie e il petrolio veniva esportato all’estero tramite il
Golfo Persico. Nonostante questa grande ricchezza petrolifera la vita delle persone rimase
pressochè invariata, la regione infatti rimaneva una tra le più povere e desolate dell’intero Paese.
Prima che venisse lanciata l’idea della “Khuzestan Water and Power Authority”, c’erano già stati
due precedenti tentativi di costruzione di impianti idroelettrici: uno nel 1933, ad opera di Haj
Mohammad Ali Namaki Shushtari e in seguito nel 1944, da parte della Mostofizadeh Power
distribution Company, ma entrambe ebbero vita breve: di fatto alcune delle strutture su cui sorge la
Khuzestan Water and Power Authority erano parte degli impianti appartenuti alla seconda di quelle
due imprese.
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Immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Iran lanciò un piano di sviluppo del Paese in
sette anni, che fallì momentaneamente a causa delle difficoltà politiche ed economiche che il Paese
si trovava ad affrontare, ma che fu poi rilanciato dall’abile uomo d’affari, banchiere ed economista
Abol Hassan Ebtehaj, verso la metà degli anni ’50.
Nel 1955, egli, con il permesso concessogli dal governo, invitò David Lilienthal a visitare l’area
del Khuzistan: gli fu richiesto di preparare un piano dettagliato di sviluppo dell’intera regione.
Subito non furono sviluppate le potenzialità reali della regione, legate principalmente all’acqua, ma
fu istituita una compagnia addetta a servizi di ricerca e sviluppo, la Resource and Development
Corporation D&R.
A partire dalla metà del 1957, le ricerche portarono alla scoperta di grossi quantitativi di gas
naturale nel sottosuolo, insieme a cinque corsi d’acqua provenienti dallo scioglimento delle nevi
montane che avrebbero potuto irrigare 2.500.000 acri di terreno ed avrebbero rappresentato un
potenziale idroelettrico di 6 milioni di kilowatts.
Nel settembre del 1957, la D&R cominciò a muovere i suoi primi passi verso un programma di
sviluppo unitario della regione che prevedeva: 1) la costruzione di una prima diga situata sul fiume
Dez per l’irrigazione, la produzione di energia elettrica ed il controllo delle acque. La diga, secondo
il progetto, sarebbe stata solo la prima di altre 14 costruite in seguito; 2) una linea di trasmissione di
132 kilovolt che partiva da Adaban per arrivare a Ahwaz; 3) l’istituzione di un’agenzia che fosse
incaricata della produzione e della trasmissione di energia elettrica nella regione; 4) la creazione di
una piantagione di zucchero di canna dell’estensione di 10.000 acri con annessa raffineria. La canna
da zucchero era stata storicamente molto utilizzata e commercializzata in tutta la regione, prima che
scomparisse del tutto. L’Iran voleva ristabilirne la produzione; 5) un programma per utilizzare i
fertilizzanti chimici per incrementare la produzione agricola. Il programma fu subito messo in atto:
la D&R fu incaricata dal governo di preparare i disegni, le specifiche tecniche e richiedere le prime
offerte per l’appalto dei lavori, di analizzarle e di supervisionare l’eventuale inizio dei lavori. Si
proposero aziende da tutto il mondo. Delle persone impiegate nei lavori di costruzione, molte
avevano avuto precedenti esperienze nella TVA.
Nel 1964 i lavori di costruzione erano pressochè ultimati: la diga venne chiamata con il nome
dell’ultimo Shah (Reza Pahlavi) e diventò operativa con una capacità giornaliera di 520.000 Kw. Il
consumo di elettricità nella Vallata è aumentato di 300 volte tanto dal 1958.