Quando tu metti insieme la Scienzia de' moti dell'acqua,
ricordati di mettere, di sotto a ciascuna proposizione, li
sua giovamenti, a ciò che tale scienzia non sia inutile.
Leonardo da Vinci
Quando c'è di mezzo l'acqua,
prima i fatti, poi la ragion delle cose.
Gaetano Pagano di Melito
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CAPITOLO 1
INTRODUZIONE
Capitolo 1 Introduzione 5
1. Premessa
In tutti i sistemi di drenaggio urbano di concezione moderna, tanto misti quanto separati, si
pone la necessità di operare delle partizioni delle portate defluenti. Nel primo caso ciò avviene
poiché sarebbe impossibile trattare in un impianto di depurazione (dimensionato per i
liquami) la portata pluviale, nel secondo caso poiché le prime acque di pioggia risultano con-
taminate per il ruscellamento lungo le strade urbane, al punto di richiedere un trattamento
depurativo prima di essere restituite al corpo idrico ricettore.
Può inoltre capitare, per i motivi più svariati, di dover “alleggerire” la portata defluente in un
alveo, deviandone una certa aliquota su percorsi alternativi mediante scaricatori di alleggeri-
mento. Ciò avviene, ad esempio, quando un manufatto a valle di un ramo fognario non è in
grado di sopportare la massima portata che può defluire nel ramo stesso.
La tecnica ingegneristica ha individuato un variegata gamma di manufatti di partizione, adatti
alle diverse condizioni idrodinamiche e alle diverse configurazioni plano-altimetriche che
possono presentarsi, ognuno caratterizzato da una determinata efficienza e da specifici vincoli
progettuali.
La presente tesi riferisce dello studio sperimentale e teorico di un partitore semi-frontale ope-
rante in condizioni di corrente veloce. Il manufatto è costituito da un setto orizzontale e uno
verticale che individuano, all'interno di uno speco rettangolare, una sezione, anch'essa rettan-
golare, avente una delle pareti verticali in comune con lo speco principale e la base ad una
determinata altezza dal fondo. La portata defluente all'interno del manufatto è successiva-
mente deviata verso il derivatore, mentre l'acqua che rimane all'esterno dello stesso, prosegue
il suo percorso nello speco originario. Tale configurazione consente l'uso di un derivatore il
cui fondo si trovi ad una quota superiore a quella del collettore principale.
Il lavoro è stato sviluppato nell'ambito di una convenzione stipulata tra il Commissariato
Straordinario Emergenza Sottosuolo ed il Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Geotecnica ed
Ambientale (DIGA) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, avente come oggetto la
realizzazione di modelli fisici di scaricatori di piena semi-frontali da realizzarsi lungo la
Nuova Collettrice di Via Tasso. Dalla ricerca bibliografica effettuata, tali manufatti non risul-
tano adeguatamente indagati dal punto di vista sperimentale e quindi non risulta possibile per-
venire a indicazioni di tipo progettuale. Ciò comporta che, per poter dimensionare gli stessi,
occorre effettuare delle prove sperimentali su modello fisico.
La sperimentazione è stata condotta su un modello fisico in scala geometrica ed idraulica rea-
lizzato nel canale a pendenza variabile del laboratorio di idraulica del DIGA e si è concentrata
sulla determinazione della scala di deflusso del manufatto in funzione delle caratteristiche
della corrente in arrivo e dei parametri progettuali (distanza del setto verticale dalla parete del
collettore e altezza del setto orizzontale dal fondo dello stesso), analizzando inoltre le condi-
zioni idrauliche della corrente nei pressi dell'imbocco del partitore.
Ai risultati sperimentali è stata affiancata un'analisi teorica basata sulle equazioni classiche
dell'idraulica, espressioni dei principi di conservazione dell'energia e della continuità, partico-
larizzate per la geometria in esame ed opportunamente adimensionalizzate. I risultati di tale
modello sono stati confrontati con le osservazioni sperimentali.
Capitolo 1 Introduzione 6
2. La Nuova Collettrice di Via Tasso
In seguito alla costruzione della Nuova Collettrice di Via Tasso, realizzata dall’ex CASMEZ
per sostituire la vecchia collettrice attualmente in funzione lungo via Tasso, sono stati presen-
tati diversi progetti riguardanti la risistemazione ed adeguamento dell’attuale sistema di dre-
naggio. Tali progetti, in gran parte mai realizzati, prevedevano di recapitare nel nuovo manu-
fatto l’intera portata proveniente dalle collettrici di Montella, Aniello Falcone (a monte e a
valle dell’incrocio di via Aniello Falcone - Calata San Francesco), Calata San Francesco non-
ché le portate complessive attualmente recapitate nella vecchia collettrice di Via Tasso.
Tuttavia, le verifiche effettuate su alcuni manufatti della Nuova Collettrice di Via Tasso, in
particolare il pozzo a vortice ubicato a valle dell’impianto di grigliatura e il sistema di scarico
a mare (scarichi di emergenza e condotte sottomarine), hanno evidenziato che il Collettore
non è in grado di convogliare interamente le portate provenienti dal sistema di monte e che,
quindi, parte di queste acque debbano necessariamente essere scaricate, mediante opportuni
manufatti di alleggerimento, nell’attuale sistema di drenaggio. I nodi individuati per l’ubica-
zione di tali manufatti sono collocati nei punti di intersezione tra la Nuova Collettrice di Via
Tasso e, rispettivamente, da monte verso valle, il Collettore Pastore Laganà ed il Collettore
Calata S. Francesco.
Attesa la configurazione altimetrica delle intersezioni, caratterizzate dal fatto che i collettori
hanno quote del fondo di poco superiori a quella della Nuova Collettrice di Via Tasso, occorre
realizzare dei manufatti di partizione quali gli sfioratori laterali. Questi ultimi, che presentano
buone efficienze nel caso di correnti in arrivo idraulicamente lente, nel caso di correnti in
arrivo veloci, quali quelle che si hanno nel caso in esame, richiedono lunghezze elevate. Inol-
tre, poiché la Nuova Collettrice di Via Tasso è stata realizzata mediante una doppia palificata,
l’adozione di detti sfioratori laterali, in destra idraulica, comporterebbe il taglio di un numero
considerevole di pali con tutte le complicazioni ed implicazioni di tipo strutturale. Per evitare
ciò, o quanto meno per ridurre il numero dei pali interessati dal manufatto, occorre realizzare
tipologie di scaricatori di piena frontali o semi-frontali.
2.1. L'intervento previsto
Come anticipato, l'intervento deve prevedere l’alleggerimento delle portate provenienti dal
bacino collinare mediante la realizzazione di due partitori disposti in serie ed ubicati, rispetti-
vamente, in corrispondenza dell’intersezione con il Collettore Pastore Laganà (Figura 1.1) e
con il Collettore Calata S. Francesco (Figura 1.2).
Capitolo 1 Introduzione 7
Figura 1.1: Rilievo planimetrico in corrispondenza dell’intersezione del Nuovo Collettore di
Via Tasso con il Collettore Pastore Laganà
Le portate che occorre scaricare nel sistema attuale attraverso i due partitori possono essere
valutate come differenza tra la portata al colmo di piena, con periodo di ritorno di 30 anni,
defluente nella Nuova Collettrice di Via Tasso, pari a 18,3 m
3
/s, e quella effettivamente scari-
cabile attraverso il pozzo a vortice ubicato a valle dell’impianto di grigliatura, pari a 13,5
m
3
/s. Di conseguenza, con riferimento ad un periodo di ritorno di 30 anni, occorre scaricare
una portata complessiva pari a circa 5 m
3
/s e quindi:
- per portate in arrivo nella Nuova Collettrice di Via Tasso minori o uguali a 13,3 m
3
/s,
l’intera portata deve permanere nel collettore stesso transitando quindi al di sotto dei
setti semi-frontali dei due partitori;
- per portate in arrivo nella Nuova Collettrice di Via Tasso fino a 18,3 m
3
/s (corrispon-
dente alla massima portata trentennale che può giungere da monte nel collettore) i due
partitori devono derivare complessivamente una portata pari a 5 m
3
/s. Questa può
essere anche non equamente ripartita tra i due manufatti di partizione.
Capitolo 1 Introduzione 8
Figura 1.2: Rilievo planimetrico in corrispondenza dell’intersezione del Nuovo Collettore di
Via Tasso con il Collettore di Calata S. Francesco
3. Modelli fisici e teoria della similitudine
Un modello è una rappresentazione di un sistema fisico (prototipo) che può essere utilizzato
per predire il comportamento del sistema in relazione ad alcune sue caratteristiche. Nel campo
della fisica e dell’ingegneria è comune fare uso di modelli fisici o matematici per studiare un
dato fenomeno. In generale un modello fisico ha dimensioni geometriche differenti da quelle
del prototipo (tipicamente minori, ma non sempre), utilizza fluidi diversi, più in generale
opera in condizioni cinematiche e dinamiche differenti, ma in qualche modo quantitativa-
mente riconducibili a quelle del prototipo, così che le osservazioni fatte sul modello possano
essere utilizzate per predire il comportamento del sistema reale d’interesse. Affinché sia possi-
bile confrontare il comportamento del modello con quello del prototipo (anche se solo parzial-
mente), occorre che sia verificata la condizione di similitudine (almeno limitatamente ad
alcune grandezze) in riferimento al fenomeno allo studio.
3.1. Modelli idraulici
Si consideri la relazione fra una generica grandezza q e i tipici gruppi di variabili indipendenti
in un problema fluidodinamico:
q=f
ρ, μ , ε , σ , g , L , θ, r , V ,
dV
dt
, p, x , y , z , t
(1.1)
In base al teorema di Riabucinski-Buckingham (noto anche come teorema Π), quando si
voglia costruire un modello, data per scontata la similitudine geometrica (comprese le sca-
brezze), e scelta una scala delle lunghezze:
Λ
L
=
L ''
L '
≡Λ
(1.2)
restano due gradi di libertà per le variabili dimensionali non geometriche:
ρ , μ , ε , σ , g , V ,
dV
dt
, p , t
(1.3)
In generale non è possibile modificare il valore dell’accelerazione gravitazionale, che quindi
satura un ulteriore grado di libertà. Risulta a questo punto chiaro che non si è possibile utiliz-
zare il medesimo fluido nel prototipo e nel modello (sarebbero fissate altre 4 grandezze). In
altre parole, qualora si volesse utilizzare lo stesso fluido (e lo stesso valore per g), nascono
condizioni fra loro incompatibili per garantire la costanza dei numeri adimensionali associati.
A titolo d’esempio si mostra tale incompatibilità per le scale della velocità:
Λ
Re
=1
ρV 'L '
μ
=
ρV ' 'L ' '
μ
Λ
V
=
1
Λ
(1.4)
Λ
Fr
=1
V '
gL '
=
V ' '
gL ''
Λ
V
=
Λ
(1.5)
Λ
We
=1
ρV '
2
L '
σ
=
ρV ''
2
L ' '
σ
Λ
V
=
1
Λ
(1.6)
Λ
Ca
=1
ρV '
2
ε
=
ρV ' '
2
ε
Λ
V
=1
(1.7)
È chiaro che solo una delle condizioni (1.4, 1.5, 1.6, 1.7) può essere verificata. La perfetta
similitudine è perciò impossibile (a parità di fluido). Si noti che il vincolo di mantenere inva-
riato il fluido nasce da esigenze pratiche, non concettuali: è infatti preferibile per ovvi motivi
Capitolo 1 Introduzione 9