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INTRODUZIONE
Le fiabe da sempre hanno fatto sognare i più piccoli, ma anche gli adulti di tutte le
epoche. Nati dalla tradizione popolare orale, per intrattenere e allo stesso tempo
educare i più piccoli, questi racconti si sono diffusi nel mondo, dando vita a migliaia di
fiabe differenti, che però presentano nuclei centrali affini, riconducibili a pochi filoni.
Come tutti i bambini sono stata una grande appassionata di fiabe e accanto a questa
predilezione tipica della tenera età, era ed è tuttora presente in me un‟altra passione
che anima maggior parte delle bambine: quella per la danza.
Studiando da molti anni danza classica, ed avendo assistito a numerose
rappresentazioni, sia a teatro che su supporti audiovisivi, ho avuto modo di constatare
che molti balletti sono tratti da opere letterarie e che i più famosi molto spesso sono
adattamenti coreografici di fiabe. Da qui la scelta di analizzare il rapporto tra fiabe e
balletto e di comprendere quale filo sottile unisca queste due forme d‟arte
apparentemente così distanti. La scelta è ricaduta su Cenerentola semplicemente
perché è una fiaba dalle mille sfaccettature, che si presta a molteplici interpretazioni e
adattamenti a seconda che venga scelta da un intellettuale di corte come Charles
Perrault per intrattenere gli ospiti di Luigi XIV, piuttosto che da alcuni grandi
coreografi del „900 come Sir Frederick Ashton, Rudolf Nureyev o Maguy Marin.
Proprio questa sua duttilità ha fatto sì che sia la tradizione popolare, sia il mondo
letterario che quello tersicoreo abbiano rimaneggiato in innumerevoli modi questa
fiaba.
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La mia osservazione partirà con l‟analisi della fiaba nella versione inserita da Perrault
nei suo celeberrimo volume di Contes dal punto di vista storico-culturale, esaminando
a quali fonti l‟autore si è ispirato e quali innovazioni personali ha adottato, per poi
darne un‟interpretazione dal punto di vista strutturale utilizzando lo schema di Propp
e dal punto di vista psicanalitico.
Analizzata la fiaba in sé, passerò ad esaminare quali sono i rapporti tra fiaba e
balletto e quali problematiche insorgono durante la trasposizione di un‟opera
letteraria in una coreografia.
Poiché un‟opera letteraria può avere molteplici chiavi di lettura è quindi possibile
trarre dalla stessa allestimenti anch‟essi con interpretazioni molto differenti. Proprio
per questo analizzerò come coreografi diversi tra loro per età, sesso, nazionalità e
formazione accademica, abbiano deciso di dare vita alla loro Cenerentola. Numerose
sono le versioni danzate di questa fiaba, quindi dopo aver accennato brevemente alle
principali, sono stata costretta a soffermarmi solo su alcune. Nello specificò analizzerò
la Cenerentola rappresentata al Teatro Bols‟hoi di Mosca nel 1945 con l‟allestimento di
Zakarov, che risulta la più antica di cui rimangono testimonianze tangibili. Passerò
poi ad esaminare la versione proposta da Sir Frederick Ashton con il Sadler‟s Ballet
(l‟attuale Royal Ballet) di Londra e quella presentata a fine anni‟80 da Rudolf Nureyev
con la compagnia dell‟Opéra di Parigi. Infine tratterò della versione più
contemporanea della coreografa francese Maguy Marin con la compagnia dell‟Opéra di
Lione.
Dopo aver descritto quali differenze e innovazioni caratterizzano la Cenerentola di
ciascuno di questi coreografi, proverò a darne un giudizio critico, cercando di
comprendere il perché gli autori si siano soffermati su un certo aspetto della fiaba,
perché abbiano eliminato alcuni personaggi o perché ne abbiano trasformati altri.
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CAPITOLO I : LA FIGURA DI CHARLES PERRAULT
1.1 La vita e le opere
Charles Perrault nacque a Parigi il 12 gennaio 1628 da un‟agiata famiglia borghese:
suo padre, Pierre, era avvocato al Parlamento di Parigi1. La madre, Pâquette Leclerc,
fu la prima educatrice di Charles, che da lei imparò a leggere e a scrivere. Entrò nel
1636 al collegio di Beauvais, che abbandonò alcuni anni più tardi per una disputa con
il suo professore di filosofia e studiò liberamente: lesse Virgilio. Orazio, Tacito, La
Bibbia, Tertulliano e le maggiori opere francesi contemporanee. Si preparò e superò
tutti gli esami, compreso quello per divenire avvocato da autodidatta. Poco si sa della
sua vita dal periodo dell‟adolescenza fino ai trentacinque anni. Sembra che abbia
trascorso una dozzina d‟anni vivendo comodamente, in mezzo alle arti. La sua unica
occupazione durante questi anni fu di segretario del fratello Pierre, ricevitore generale
delle finanze di Parigi. Iniziò a pubblicare qualche poema secondo il prezioso gusto
dell‟epoca, che piacque sia a Colbert sia a Mazzarino. Dal 1663 entra al servizio del
ministro Colbert e ci resterà fino al 1683: due decenni di attività incessante durante
uno dei periodi più ricchi e produttivi di tutta la storia francese. Quali erano le sue
funzioni a servizio della Casa Reale? All‟inizio Colbert lo fece entrare nella “petite
accadémie” (quattro membri) che sarebbe poi divenuta l’Accadémie des Incripitions et
Belles Lettres. Inizialmente quest‟accademia non era altro che una sorta di consiglio
per le arti e le belle lettere, che Colbert riuniva presso di lui due volte alla settimana.
1
Per la biografia dell‟autore cfr. www.academie-francaise.fr/immortels/index.html e MACCHIA, G., La Letteratura
francese – volume primo dal medioevo al settecento, Milano, Mondadori Editore, 1987.
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Ben presto però Perrault si distinse per la sua intelligenza, la sua capacità lavorativa
e il suo discernimento critico in tutte le materie letterarie e artistiche, ma soprattutto
per l‟onestà. Viste le sue qualità Colbert ne fece il suo segretario personale e suo
braccio destro: per più di vent‟anni Perrault sarà uno degli uomini più impegnati e
influenti del regno. È il periodo dei “grands bâtiments” di Luigi XIV, il periodo che
vede la nascita del nuovo Louvre e dello splendore di Versailles. Per Perrault si trattò
di creare a Parigi una sorta di Roma moderna. Tutto ciò che riguardava gli edifici
pubblici era di suo dominio. Si occupava inoltre delle decorazioni interne e del mobilio.
Perrault fu dunque in contatto con un esercito di artisti, di costruttori di operai che
lavorarono a ritmi serrati per costruire Versailles: fu, insomma, una sorta di ministro
della cultura.
In materia letteraria, Perrault fu ugualmente consigliere di Colbert e suo portavoce
presso L’Accadémie Fraçaise, di cui divenne membro effettivo nel 1671. Egli portò una
ventata di modernità all‟istituzione: come braccio destro di Colbert fece approvare il
voto a scrutinio segreto per l‟elezione dei nuovi membri, l‟introduzione del gettone di
presenza per gli accademici, e l‟apertura al pubblico delle sedute dell‟Accademia. Nel
1672 ricevette gratuitamente, e solo per i suoi meriti, la carica di “Contrôleur des
Bâtiments” . Nel 1678 rimane vedovo (aveva sposato nel 1672 la diciannovenne Marie
Guichon) con i figli da allevare: il più grande aveva tre anni, il più piccolo appena sette
mesi. Esercitò le sue funzioni alle dipendenze di Colbert per latri cinque anni: nel 1683
andò, o meglio fu costretto, ad andare in pensione; venne inoltre escluso da Louvois,
successore di Colbert, dall‟ l’Accadémie des Incripitions et Belles Lettres, e il ruolo di
Contrôleur des Bâtiments venne assunta dal figlio dello stesso Colbert. Abbandonata
l‟amministrazione si ritirò nella sua casa di Faubourg Saint Jaques per attendere agli
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studi e all‟educazione dei figli. Continuò la sua carriera di accademico fino alla morte,
avvenuta a Parigi il 16 maggio 1703.
La passione letteraria di Perrault si rivelò assai presto, quando sui banchi di scuola si
dilettava con delle semplici rime, per lo più a carattere burlesco. Divenuto adulto la
passione per la scrittura non si placò tanto che continuò a scrivere poesie: Quando
Luigi XIV si sposò egli scrisse l‟ode “Sur le Mariage de Louis XIV ”, che gli fece
guadagnare la stima di Colbert. Ma è nel gennaio del 1687 che Perrault sale agli albori
della letteratura quando all‟Accadémie legge il poema intitolato “Le Siècle de Louis le
Grand” nel quale faceva l‟elogio dell‟epoca di re Luigi come ideale, rimettendo in causa
la funzione di modello fornito fino ad allora dall‟antichità.
1.2 La Querelle des Ancien set des Modernes 2
L‟ode di Perrault, che ironicamente vedeva un‟antichità dotta ma non illuminata come
il tempo moderno, provocò l‟immediata protesta di Boileau,3 il quale credeva
fermamente in un archetipo della bellezza e sosteneva che i classici si erano avvicinati
il più possibile a questo modello assoluto. Le risposte di Racine e di Boileau non si
fecero attendere. Se l'Académie era in larga parte schierata con Perrault, i suoi
avversari seppero conquistare, oltre al consenso di autorevoli letterati, soprattutto
quello del re. La polemica si gonfiò con la pubblicazione di Perrault dei quattro
volumi del Parallèle des anciens et des modernes dal 1688, ove egli attaccava gli
antichi comparando, in un dialogo fittizio, le realizzazioni degli antichi con le moderne
conquiste in tutti gli aspetti della vita umana. La disputa ruotava essenzialmente su
due opposti modelli estetici: gli Antichi, capeggiati da Boileau, erano sostenitori di una
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Per questo argomento cfr MACCHIA, G. op. cit. p. 1 e FUMAROLI, M, Le api e i ragni: la disputa degli antichi e
dei moderni ,Milano, Adelphi, 2005
3Nicolas Boileau (Parigi, 1 novembre 1636 - 13 marzo 1711) teorico dell'estetica classica del Seicento francese. Fu
storiografo del re insieme a Racine.