INTRODUZIONE
Negli ultimi anni, il forte incremento delle conoscenze
scientifiche, la modificazione della cultura della salute e lo sviluppo
tecnologico in campo biomedico hanno prodotto, in tutti i Paesi
industrializzati, un radicale mutamento dell’assistenza ospedaliera,
che si esprime con un aumento quantitativo e qualitativo delle
prestazioni sanitarie, con una crescita della specializzazione e della
complessità delle richieste di prestazioni e dei relativi costi.
In concomitanza con questo cambiamento, si è
progressivamente introdotto il concetto di qualità in sanità, e si è
intensificato l’interesse nei confronti degli strumenti di valutazione
della qualità nei servizi sanitari. Ciò nel tempo ha portato
all’applicazione di una serie di metodi di valutazione della qualità,
che fanno riferimento ad una logica aziendale, come ad esempio il
Total Quality Management (TQM).
Nell’ambito dei servizi sanitari, riveste molta importanza la
qualità dell’assistenza ostetrica, dal momento che la gravidanza, il
parto e il puerperio rappresentano delle fasi molto importanti e
delicate del ciclo vitale non solo della donna, ma di ogni essere
umano, e di ogni società.
Quindi, negli ultimi anni, si è intensificata sempre di più
l’attenzione verso il momento del parto, che richiede un ritorno alla
naturalezza di questo evento, in modo da ridurre la tendenza alla
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medicalizzazione, con l’utilizzo frequente di procedure
diagnostiche e terapeutiche complesse ed invasive. Infatti, ciò ha
determinato sia un aumento dei costi, sia un aumento potenziale del
rischio di problemi iatrogeni e di ridotta qualità delle prestazioni
sanitarie, creando, di conseguenza, dipendenza e perdita di
controllo da parte delle donne sulla propria condizione, in una fase
della loro vita in cui si esprime la loro potenza creativa al massimo
livello e in cui, al contrario, dovrebbe esserci il loro completo
coinvolgimento in processi di empowerment.
Partendo da queste premesse, l’obiettivo di questa ricerca è
quello di esaminare i livelli di qualità dell’assistenza ostetrica,
attraverso dei questionari, somministrati in due ospedali di Roma, il
“Fate Bene Fratelli” e il “Sandro Pertini”.
Nel primo capitolo, viene introdotto il concetto di qualità nei
servizi ospedalieri, specificando le diverse dimensioni della qualità,
che consentono di definire operativamente gli indicatori per
un’adeguata valutazione.
Nel secondo capitolo, l’attenzione si focalizza sulla
valutazione della qualità, mediante la presentazione di una serie di
strumenti che vengono utilizzati nei servizi sanitari, come la
verifica o revisione di qualità (VRQ), il Total Quality Management
(TQM), l’«accreditamento» e la Carta dei Servizi pubblici sanitari,
fino ad approfondire nello specifico la qualità dell’assistenza
ostetrica
Nel terzo capitolo, viene data particolare attenzione al ruolo
dell’ostetrica nella verifica della qualità dell’assistenza,
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specificandone la formazione e le funzione. Inoltre, viene descritto
il processo di assistenza ostetrica o midwifery management e
l’assistenza alla donna nelle complicanze e nelle emergenze del
parto.
Infine, il quarto capitolo viene dedicato alla presentazione
dell’ipotesi, alla descrizione del campione, all’analisi dei dati e alla
discussione dei risultati ottenuti.
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CAPITOLO 1
LA QUALITA’ IN SANITA’
1.1. La definizione di qualità nei servizi ospedalieri
Nel quadro della riforma dei sistemi sanitari, due evoluzioni
importanti si confermano: da una parte, una migliore
considerazione del diritto dei pazienti e particolarmente dei loro
diritti fondamentali; d’altra parte, lo sviluppo di metodi di gestione
della qualità. A questo proposito, la misura della qualità delle cure
costituisce un elemento chiave, che deve in particolare permettere
di verificare che il contenimento dei costi non avvenga a scapito
della qualità delle prestazioni.
La qualità è un concetto molto complesso, che ha dato origine
ad una serie di definizioni diverse: essa viene definita come
«nozione alla quale sono riconducibili gli aspetti della realtà
suscettibile di classificazione e di giudizio» (Devoto, Oli, 1970) o
come «ciò che concorre in qualche modo a caratterizzare una cosa
(una sostanza, un corpo, un luogo, ecc.); caratteristica, tratto
distintivo, aspetto, nota. Con connotazione positiva: pregio»
(Battaglia, 2002).
Secondo il McMaster Health Services Research Group, la
qualità rappresenta l'obiettivo prioritario da perseguire, mediante la
valutazione dei bisogni e dei problemi degli utenti, l’individuazione
delle caratteristiche più significative delle cure e la definizione dei
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sistemi di misurazione più idonei per valutare le prestazioni e i
risultati.
Secondo Donabedian la Qualità dei Servizi è “il rapporto tra i
miglioramenti ottenuti nelle condizioni di salute e i miglioramenti
massimi raggiungibili sulla base dello stato attuale delle
conoscenze, delle risorse disponibili e delle caratteristiche delle
persone che richiedono l'assistenza” (cfr. Buckley, 1998).
Per Perraro (1996), la Qualità in Sanità è strettamente legata
non solo all'incremento dei bisogni sanitari e allo sviluppo delle
conoscenze e delle tecnologie biomediche, ma anche alla ridotta
disponibilità di risorse, che ha un effetto predominante
sull'organizzazione dei sistemi sanitari.
Il tema della qualità si è diffuso negli ultimi anni, in diversi
aspetti della vita quotidiana e in diversi settori della società
contemporanea, in cui si tende ad elevare sempre di più i livelli
della qualità richiesta, come una condizione necessaria per
soddisfare i desideri e/o di bisogni, sia che si tratti di processi
valutativi globali (ad esempio, il concetto di qualità della vita), sia
che si tratti di apprezzamento di singoli valori immateriali o
materiali.
Infatti, proprio il concetto di qualità ha influito, negli ultimi
anni, sulla definizione e sulla richiesta individuale di salute: si è
passati dall’ “assenza di malattia” allo “stato di completo benessere
fisico, psichico ed emozionale”.
Tutto ciò ha esercitato un’influenza profonda sulla
organizzazione della sanità, sia in quei paesi dove l’accesso alle
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prestazioni avviene prevalentemente secondo le leggi del mercato
(ad es. Usa e Svizzera), sia dove i servizi sanitari sono a carico non
dei singoli, ma della comunità.
Secondo Bompiani (1996) “nei primi, è apparso evidente che
fattori mercantilistici correlano costi più elevati a qualità più alta di
prestazione; nei secondi è apparso prevalente l’effetto ostacolante
esercitato da fattori burocratici e di limitazione delle risorse
pubbliche disponibili per il miglioramento della qualità dei servizi
secondo le attese della gente, servizi che a mano a mano sono stati
considerati sempre più inadeguati e di scadente qualità, da parte del
cittadino-utente.
Comunque, per comprendere il concetto di qualità in sanità, è
necessario considerare che in tutti i Paesi industrializzati è avvenuto
un radicale mutamento dell’assistenza ospedaliera, per effetto di
vari fattori, fra cui il forte incremento delle conoscenze scientifiche;
la modificazione della cultura della salute; lo sviluppo tecnologico
in campo biomedico. Ciò ha prodotto un aumento quantitativo e
qualitativo delle prestazioni sanitarie, con una crescita della
specializzazione e della complessità delle richieste di prestazioni e
dei relativi costi.
Inoltre, secondo Ottone (1995) “l’elevata differenziazione
delle prestazioni, nel gioco della domanda e dell’offerta, ha messo
in luce la sempre maggiore rilevanza delle modalità di erogazione
dei servizi stessi con conseguenti maggiori aspettative dell’utenza a
fronte della scarsa flessibilità delle regole di funzionamento”.
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Inoltre, è importante considerare che il concetto di qualità
produce una maggiore complessità nel sistema sanitario, dal
momento che in questo caso, i prodotti, in quanto servizi alle
persone, non possono essere facilmente analizzati e quantificati, a
quelli del settore industriale. A ciò si aggiunge il fatto che in un
ente pubblico, il risultato economico della gestione deve essere
perseguito in modo equilibrato rispetto all’interesse generale, “in
una logica di servizio, la quale è caratterizzata da risultati delle
attività non definibili in modo standard, ma piuttosto sulla base di
una stretta connessione tra produzione-offerta e consumo-domanda,
attività che si modificano e si adattano alle specifiche caratteristiche
della domanda. Ne deriva la stretta congiunzione e integrazione tra
il momento della produzione e il momento dell’erogazione del
servizio” (Ottone, 1995).
Infine, un altro elemento importante riguarda il fatto che la
domanda specifica di salute del paziente viene interpretata dal
medico, che definisce l’offerta di prestazione (e indirettamente il
costo): ciò incide sulle modalità di organizzazione del lavoro, sulle
allocazioni settoriali di risorse, sui meccanismi generali di
differenziazione delle responsabilità di gestione, ed anche
sull’adeguatezza dei criteri deontologici ed etici con le quali le
domande vengono soddisfatte.
Quindi, di fronte alla richiesta di un maggiore benessere e di
maggiori investimenti pubblici in sanità, che incontrano le crescenti
difficoltà della finanza, il potere legislativo ed amministrativo ha
cercato di individuare le strategie necessarie, per avere la qualità a
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parità di costi, obbligando gli organizzatori sanitari ad introdurre
criteri di valutazione dei servizi sempre più mirati per definire il
rapporto ottimale fra «investimenti» e «resa», anche in termini di
soddisfazione del cliente.
Un contributo importante per definire le linee guida sulla
qualità percepita dei servizi sanitari, viene fornito dalla ricerca “La
qualità percepita dei servizi sanitari pubblici in Italia”, realizzata da
Eurisko, su commissione del Ministero della sanità, nel periodo
gennaio-dicembre 2000, su un campione rappresentativo della
popolazione italiana d’età superiore a 14 anni. I risultati, confrontati
con quelli di uno studio nazionale del 1997, forniscono alcune
indicazioni rilevanti rispetto ad alcune aree:
1. il giudizio dell’opinione pubblica sul Servizio Sanitario
Nazionale;
2. il giudizio sul SSN basato sull’esperienza;
3. l’accesso e le dimensioni di fruizione dei servizi
sanitari pubblici;
4. la valutazione complessiva della qualità dei servizi
fruiti;
5. la valutazione analitica della prestazione dei servizi
fruiti con l’indicazione, per ciascun servizio, delle priorità
d’intervento per migliorare la qualità percepita da parte dell’utenza.
Per quanto riguarda la prima variabile, il giudizio
dell’opinione pubblica sul SSN, il 62% della popolazione fornisce
un giudizio di sufficienza o si dichiara soddisfatto (giudizio molto
buono, buono o sufficiente), mentre il restante 38% dichiara di
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essere insoddisfatto (giudizio mediocre, scadente o molto scadente).
Rispetto alla rilevazione del 1997, nella percezione dei cittadini
questa valutazione risulta nel complesso migliore.
Anche il giudizio dell’opinione pubblica sull’insieme dei
servizi sanitari pubblici della zona di residenza è più positiva:
infatti, il 65% della popolazione li giudica molto buoni, buoni o
sufficienti, il 35% li giudica mediocri, scadenti o molto scadenti.
Lo stesso orientamento positivo si riscontra nelle persone che
hanno utilizzato un servizio pubblico negli ultimi sei mesi: il 64%
dei fruitori ne dà un giudizio di eccellenza a fronte di un 13%
rimasto negativamente impressionato. A ciò si aggiunge anche il
fatto che solo il 9% degli intervistati riferisce di aver avuto
l’esperienza di non poter accedere ad un servizio perché non
disponibile, in riferimento alle proprie necessità. Ciò conferma gli
stessi dati emersi nel 1997.
Quindi, sulla base dei risultati della ricerca, è possibile
classificare i servizi sanitari pubblici in:
1. servizi relativamente meno eccellenti e più critici,
come sportelli e uffici amministrativi dell’ASL e PS;
2. servizi relativamente meno eccellenti ma anche meno
critici, come servizi domiciliari, Uffici Relazione con il Pubblico,
servizi di diagnosi e cura in ospedale;
3. servizi eccellenti, con aree di criticità, come medicina
di base e laboratori analisi (Ministero della Salute, 2001).
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