1.1 CHIMICA DEI FLAVONOIDI
I substrati delle reazioni enzimatiche descritte in questa tesi appartengono
alla classe dei flavonoidi, composti naturali che sono da tempo al centro di
considerevole interesse scientifico e terapeutico.
Il termine flavonoidi è un nome collettivo che viene impiegato per un
gruppo di pigmenti vegetali con una gran varietà di strutture.
La struttura base dei flavonoidi è caratterizzata da uno scheletro di 15
atomi di carbonio basato sul 2-fenilcromano (flavonoidi propriamente detti)
o sul 3-fenilcromano (isoflavonoidi) variamente sostituiti. Un classico
flavonoide con la sua numerazione è riportato in figura 1.
5'
6'4'
1
B
8
O
3'
1'
7
2
2'
A
C
3
6
54
O
Figura 1: Sistema di numerazione dei flavonoidi
Il gruppo comprende flavoni (2-fenilcromoni), isoflavoni (3-fenil
cromoni), flavonoli (2-fenil-3-idrossicromoni), isoflavonoli (3-fenil-2-
idrossicromoni) flavani (2-fenil-diidro-γ-benzopirani), isoflavani (3-fenil-
diidro-γ-benzopirani), flavanoli (2-fenil-3-idrossi-2,3-diidrocromoni) ed
isoflavanoli (2-idrossi-3-fenil-2,3-diidrocromoni) (figura 2).
6
O
O
O
O
ISOFLAVONE
FLAVONE
OOH
O
OH
O
O
FLAVONOLOISOFLAVONOLI
O
O
O
O
ISOFLAVANONE
FLAVANONE
OOH
O
OH
O
O
ISOFLAVANOLO
FLAVANOLOLO
Figura 2: flavonoidi
In senso più esteso, si possono considerare tra i flavonoidi: calconi,
diidrocalconi, auroni (benzofurani), diidroauroni e cumarine (benzopiran- 2-
oni) (figura 3).
7
O
O
O
O
AURONEDIIDROAURONE
OO
O
CUMARINE
CALCONE
O
DIIDROCALCONE
Figura 3: altre strutture riconducibili ai flavonoidi
I flavonoidi sono composti fenolici e come tali possono essere ossidati a
chinoni. Il processo che può essere accompagnato all’apertura dell’anello C
avviene facilmente in presenza di radiazioni UV, in particolar modo se sono
presenti metalli pesanti. Il potenziale di ossido-riduzione dei flavonoidi è
stato determinato ed è certo che questa caratteristica sia una loro importante
funzione fisiologica.
8
1.2 ATTIVITA’ BIOLOGICA DEI FLAVONOIDI
1.2.1 Flavonoidi come free radical scavenger
Una delle più importanti proprietà dei flavonoidi è la loro capacità di
eliminare i radicali liberi. Questa proprietà è direttamente connessa con il
potenziale di ossidoriduzione e con l’energia di attivazione per il
trasferimento elettronico dei flavonoidi. Il loro basso costo e la loro bassa
tossicità ne fanno dei radical scavenger molto apprezzati. Alcuni di essi,
infatti, stimolano i macrofagi, interrompendo la produzione degli eicosanoidi
responsabili del rilascio dei peptidi che inducono il dolore (sostanza P,
bradichinina) e distruggendo l’eccesso di ossidanti, cioè ristabilendo lo stato
normale dei tessuti infiammati.
L’ossidazione dei flavonoidi è catalizzata da metalli pesanti e dalla luce.
Sono facilmente ossidati a p-idrochinone, il quale in una reazione reversibile
è ulteriormente ossidato a chinone, composto che polimerizza per formare
una sostanza insolubile che verrà infine decomposta.
1.2.2 Flavonoidi come inibitori enzimatici
I principali enzimi inibiti dai flavonoidi sono:
Idrolasi:la jaluronidasi è l’idrolasi più studiata tra quelle inibite dai
flavonoidi per la sua importanza nella perdita dell’integrità dei tessuti
connettivi durante i processi infiammatori. Un importante tipo di idrolasi
9
inibita dai flavonoidi è la fosfolipasi: essi influenzano la permeabilità di
membrana interagendo con la PL-A, un enzima capace di liberare l’acido
2
arachidonico, responsabile della variazione della permeabilità delle
membrane.
Ossidoriduttasi: i flavonoidi competono con i substrati di tali enzimi a
livello del sito attivo, interferendo direttamente con lo stato di transizione
delle reazioni catalizzate dalle ossidoriduttasi.
Uno degli enzimi appartenenti a questa classe ed inibito dai flavonoidi è
la COX, in cui l’acido arachidonico è spiazzato a livello del sito attivo od
ancora l’aldoso riduttasi, coinvolta nelle patologie diabetiche e
cardiovascolari.
Kinasi:i flavonoidi sono attivi inibitori delle fosfokinasi, enzimi coinvolti
nella regolazione del metabolismo.
Altri enzimi inibiti dai flavonoidi sono le isomerasi, le ligasi e le liasi.
1.2.3 Flavonoidi come antibatterici ed antifungini
L’uso dei flavonoidi contro i batteri ed i funghi ha due scopi: uccidere le
cellule batteriche o fungine e neutralizzare gli effetti delle loro tossine, in
virtù dell’effetto immunostimolante che facilita l’eliminazione dei patogeni.
L’effetto battericida dei flavonoidi è il risultato di una perturbazione
10
metabolica sull’agente patogeno, all’interno del quale i bersagli principali
sono i canali ionici.
11
1.3 FLAVONOIDI PRENILATI
I flavonoidi prenilati costituiscono una sottoclasse abbastanza ricca sia
dal punto di vista della varietà strutturale sia dell’attività farmacologica [3]
Negli ultimi anni sono state isolate da specie vegetali e caratterizzate molte
nuove molecole. La prenilazione dei flavonoidi è tipica delle piante superiori
e, nell’ambito di queste, limitata a poche famiglie. Tre superordini
(Urticales, Fabales ed Asterales) forniscono l’ottanta per l’80% dei
flavonoidi prenilati in natura; all’interno delle Urticales le famiglie delle
Moraceae e delle Cannabinaceae sono le più importanti famiglie produttrici
di questo tipo di flavonoidi.
La presenza della catena isoprenoide in queste molecole conferisce
importanti cambiamenti nell’attività biologica, dovuti soprattutto ad una
maggiore affinità per le membrane biologiche e ad un’aumentata interazione
con diverse proteine, come rivelato anche da studi SAR (structure-activity
relationship).[4]
La ricerca sui flavonoidi prenilati si è focalizzata negli anni sull’attività
chemioterapica antitumorale di questi composti, che peraltro mostrano anche
altri effetti, come ad esempio effetti antiproliferativi su cellule cancerose
(cancro della mammella, del colon e dell’ovaio in vitro), [5], [6] ed in
generale effetti inibitori ad ogni stadio della cancerogenesi, incluse le fasi di
iniziazione, promozione e progressione, senza essere tossici per le cellule
12
sane alle concentrazioni terapeutiche. Questi effetti sono dovuti alla capacità
dei flavonoidi prenilati di diminuire l’attività degli enzimi coinvolti nel
metabolismo di xenobiotici come i farmaci ed i procarcinogeni. Gli enzimi
più importanti sono quelli Cyt P450- dipendenti, responsabili delle reazioni
di iniziazione nella carcinogenesi.
Altri membri della famiglia dei flavonoidi prenilati sono potenti inibitori
delle glicoproteine che inducono la resistenza a diversi farmaci (multidrug
resistance proteins), principali responsabili dell’insuccesso delle
chemioterapie anticancro, legandosi con alta affinità a questi trasportatori in
modo da inibire l’espulsione del farmaco.
L’attività antitumorale in generale non è comunque l’unica ad essere stata
rilevata negli anni di studio su questi composti, attivissimi dal punto di vista
farmacologico, tanto da essere stati testati sia come coadiuvanti nel
metabolismo glucidico, per la loro somiglianza strutturale ai composti
steroidei, sia come antifungini (ad esempio su vari ceppi di Candida sp.).
L’introduzione di un gruppo prenile rende la molecola sufficientemente
lipofila da poter superare la membrana cellulare del microrganismo. Il
meccanismo d’azione sembrerebbe coinvolgere l’inibizione di alcuni enzimi
microbici essenziali per la vita.
Numerosi studi sui flavonoidi prenilati hanno portato inoltre alla scoperta
di importanti attività antivirali, come ad esempio una forte attività anti-HIV
mostrata da alcuni flavonoidi diprenilati nelle posizioni 6 ed 8 [7].
13
1.4 FLAVANOLIGNANI
1.4.1 Biogenesi della silibina
Nella medicina tradizionale l’estratto totale di cardo (Silybum marianum),
noto con il nome di Silimarina, veniva usato come coadiuvante nei disturbi
epatici [8], soprattutto in caso di tossicità provocata da alcune sostanze come
le tossine micotiche.
Silibina (1) e (2), silidianina (3) e isosilibina (4) e (5) (figura 4) sono tra i
composti più noti appartenenti alla classe dei flavanolignani, che derivano da
una combinazione delle strutture dei flavonoidi e dei lignani grazie a processi
di accoppiamento ossidativo tra un flavonoide ed un fenilpropanoide, che di
solito è l’alcool coniferilico (7). Il meccanismo proposto per questa
condensazione è rappresentato nello schema 1. La perdita di un elettrone del
diidroflavonolo taxifolina (6) da’ origine ad un radicale libero che si combina
con quello generato dall’alcool coniferilico (7). Questo porta ad un addotto
che ciclizza, per attacco nucleofilo dell’ossidrile fenolico sul chinonemetide
dell’unità coniferilico, per dare la silibina (1) e (2). L’isolamento di questo
composto da S. marianum come miscela di due diastereoisomeri (1 e 2) è in
accordo con la mancanza di stereospecificità nell’accoppiamento radicalico
originale. Da S. marianum è stato isolato anche il regioisomero isosilibina,
anch’esso come miscela di diastereoisomeri (4 e 5) (figura 4).
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O H
O H
O
( S )
( S ) O
H O O O M e
( R )
O
( ) ( R )
H O O O M e
( )
O
( R )
O H
( R )
O H
O H O
O H
O H
O H O
S i l ib i na A
Si l i b i n a B
1
2
b
Silidianina
3
O M e
O M e
O H
O H
O
( R )
O
( R )
H O O ( S )
( R ) O ( S )
H O O
( R )
O
( R )
O H
O H
( R )
O H
O H O O H
O H O
I so s i l ib i na A
Is o s i l i b in a B
5
4
b
a
Figura 4: flavanolignani
15