0. Introduzione
Perché, ancora oggi rimaniamo affascinati leggendo Dubliners, il volume di
racconti di James Joyce, che descrive semplici cittadini della città dublinese
dei primi anni del novecento? Il motivo principale è forse legato all‟idea di
considerare l‟opera come l‟espressione di una realtà concreta e fortemente
attualizzabile, nell‟analisi di stati d‟animo angoscianti, che esprimono
sentimenti comuni, avvertiti da tutti i cittadini del mondo in tutte le epoche,
soprattutto quella moderna, un‟epoca dominata dalla “lotta per la
sopravvivenza”, in una società fatta solo di corruzione, di materialismo e di
vanità, un‟ epoca in cui le scelte sono pilotate, e la vita sembra scivolar via
in una morsa attanagliante e pungente.
Questo studio di Dubliners ha, così, il compito di approfondire
semplicemente i temi che sono stati considerati fondamentali non solo
dell‟intero volume, ma anche delle altre opere dell‟autore. In effetti, sono
stati svariati gli studi sull‟opera e sui motivi fondamentali della paralisi,
della morte e della fuga, considerati nella loro generalità, ma pochi quelli
che si sono soffermati ad analizzare da vicino i racconti presi caso per caso
e i singoli temi, per estrapolarne il significato nascosto dietro ad ognuno di
essi, nei piccoli gesti quotidiani ed apparentemente senza senso dei singoli
personaggi, e nelle minuziose descrizioni di paesaggi o elementi superflui.
Tali tematiche sono qui sviluppate per simboli, considerando come essi si
strutturano all‟interno dei singoli racconti. La mia indagine, di cui qui
riporto i risultati, è scaturita direttamente dalla mia predilezione per l‟autore
e le tematiche trattate ed ho scelto Dubliners perché, quest‟opera sembra
essere stata in qualche modo oscurata dalle opere maggiori di Joyce e messa
un po‟ da parte dalla critica. Così mi sono permessa di rivalutarla e
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dimostrare come anche essa sia fondamentale nella constatazione delle
tematiche principali affrontate dall‟autore e dall‟epoca in cui vive. L‟ordine
dei capitoli non è casuale, ma riproduce in qualche modo lo stesso
significato emerso dallo schema narrativo del volume. Infatti, nella struttura
dell‟opera, divisa in quattro parti (infanzia, adolescenza, maturità e vita
pubblica), più un epilogo (“The Dead”), Joyce presenta la città di Dublino
alla stregua di un personaggio, descritto nel corso di tutta la sua esistenza,
dall‟infanzia alla morte, anticipando così anche per certi versi la struttura
della sua opera principale, Ulysses. Allo stesso modo mi sono permessa di
comportarmi io, nell‟analisi delle tematiche, che passano dallo stato di
paralisi avvertito dai personaggi, al conseguente desiderio di fuga
impellente da questa situazione degenerante, e infine alla morte fisica vista
come unica via di scampo, ma anche alla morte dell‟anima, dovuta allo stato
angoscioso di vita non pienamente vissuta. Così i capitoli non hanno altro
scopo che analizzare il significato nascosto dietro a queste tematiche,
soffermandosi sui simboli utilizzati o su espressioni che rievocano tali
contesti. Mia intenzione è stata quella di mantenere il più possibile gli
ambiti separati, in quanto ritengo che comunque vi sia una certa differenza
tra i temi, che nella maggior parte dei casi si è portato invece ad unificare.
Chiedo pertanto scusa a coloro che leggeranno il saggio se sono incorsa in
possibili ridondanze e ripetizioni nel passare da un tema all‟altro, ma dato lo
stretto legame esistente tra questi temi, in particolar modo paralisi e morte,
una certa coincidenza in alcuni contesti è pressoché inevitabile.
Evito in questa sede di soffermarmi sulla biografia dell‟autore, essendo
uno scrittore non poco conosciuto, ma sottolineo semplicemente alcuni tratti
salienti della sua vita per permettere di comprendere il motivo degli stati
d‟animo scaturiti dall‟analisi della sua opera.
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0.1. Cenni biografici
James Joyce nasce a Dublino nel 1882 da una famiglia fortemente cattolica,
che conobbe rovesci di fortuna, dovuti in buona parte ad un padre, afflitto di
frequente dai debiti e dedito all‟alcool, condizioni queste che lo segneranno
profondamente: ricordiamo, infatti, che il riferimento all‟alcool e ad un
padre che in un certo senso condiziona le scelte dei figli sono tematiche
ricorrenti in Dubliners. Dopo severi studi presso i gesuiti, consegue la laurea
in lingue moderne. Perde la fede cattolica, che sostituisce con una fede
crescente nella potenza dell‟arte, di cui descriverà il processo d‟acquisizione
nel suo romanzo di formazione, Dedalus. Da qui iniziano i suoi
innumerevoli viaggi per il mondo, prima a Parigi, col pretesto, poi
abbandonato, di studiare medicina, poi a Trieste, con la moglie Nora, dove
insegna inglese alla Berlitz e dà lezioni private, e ancora a Roma, dove
lavora in banca, frequenta le biblioteche romane, ma spende in modo
sconsiderato e deve ricorrere ad onerosi prestiti. Tuttavia questi soggiorni
sono interrotti da continui ritorni nella città natale, dovuti a problemi
economici e alla malattia della madre, che muore molto presto. Quando le
difficoltà finanziarie si aggravano, egli, per sfuggire alle sue responsabilità,
cade, come il padre, vittima dell‟alcool. È a Dublino che dà inizio al suo
romanzo di formazione Stephen Hero, che poi avrà il suo titolo definitivo di
A Portrait of the Artist as a Young Man. A questi anni dublinesi
appartengono anche molte delle sue brevi composizioni in prosa,
Epiphanies, alcune liriche della raccolta Chamber Music, e alcuni racconti
che confluiranno in Dubliners. A Parigi, invece scrive Finnegans Wake e
porta a termine Ulysses. Muore a Zurigo nel 1941 a causa di un‟ulcera
perforata.
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0.2. Breve panoramica sulle opere principali
Il suo romanzo di formazione A Portrait of the Artist as a Young Man esce
nel 1904 e si presenta suddiviso in cinque parti, che seguono altrettanti stadi
dello sviluppo di Stephen: infanzia, iniziazione alla sessualità, ricerca di una
risposta alle sue inquietudini esistenziali, scoperta della propria vocazione
artistica, consapevolezza della necessità di dover troncare tutti i legami con
un mondo corrotto, e la realizzazione della sua missione creativa nell‟esilio.
Il suo romanzo principale, Ulysses comincia ad apparire a puntate nel 1918
sulla rivista newyorkese “ The Little Review”; si incentra sulle vicende di
tre personaggi nel corso di un‟unica giornata, sullo sfondo della città
dublinese. Nel 1923 comincerà invece a scrivere Finnegans Wake che
terminerà nel 1939; è la storia di una famiglia irlandese, il cui capofamiglia
gestisce una taverna alla periferia di Dublino. Mancano nell‟opera una linea
narrativa chiara, il linguaggio è complesso e anche i personaggi sono
scarsamente definiti; in questo modo Joyce ha l‟intento di riprodurre il caos
della vita umana.
0.3. Dubliners
Dubliners è un volume che comprende 15 racconti, i quali non sono stati
scritti contemporaneamente: i primi risalgono al 1904, mentre l‟ultimo è del
1907. Questi racconti non sono però stati concepiti dall‟autore come testi
sparsi, ma come parte di una costruzione unitaria: il volume è infatti
completamente dedicato ad un unico soggetto e cioè la vita di Dublino
all‟inizio del novecento, e fa emergere la corruzione e il degrado che aleggia
in ogni racconto. I personaggi sono diversificati per età, sesso, condizione
sociale, professione ed abitudini, ma sono tutti accomunati dalla
condivisione di vizi e virtù specifici dei dublinesi. Joyce ci fornisce quasi
sempre una descrizione fisica dei personaggi, secondo il modello della
letteratura realistica; la maggior parte dei rapporti che si instaurano tra i
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personaggi è caratterizzata da negatività e vanità, sopraffazione fisica e
psicologica, inganno e incomprensione, invidia e indifferenza. Per quanto
riguarda il genere, non è facile inserire l‟opera all‟interno di un genere
preciso; i racconti di Dubliners si possono ricondurre per lo più al modello
della narrativa realistica ottocentesca, per la scelta di personaggi,
ambientazioni e vicende comuni e quotidiane e per la meticolosità con cui
questi soggetti vengono trattati. Ma rispetto alle opere realistiche qui
mancano sia l‟intento di denuncia da parte dell‟autore di problemi sociali ed
economici (Joyce, infatti, dichiara di voler denunciare solo lo stato di
paralisi morale della città), sia il ritmo serrato e drammatico nella
concatenazione degli eventi, sia infine l‟approfondimento della psicologia e
dei sentimenti dei personaggi. Non è da meravigliarsi se Joyce ha scelto di
concentrarsi proprio sulla storia del suo paese, in quanto egli è stato il
diretto testimone di avvenimenti storici importanti che hanno caratterizzato
l‟Irlanda e i suoi abitanti, condannandoli in qualche modo a vivere una vita
senza senso, nel totale degrado. In una lettera ad Arthur Power, Joyce
dichiara che, compito di ogni scrittore dovrebbe essere quello di
rappresentare innanzitutto la propria nazione e le proprie origini e, nello
scrivere Dubliners, così come le sue altre opere, egli assolve a questo
compito, ricordando, implicitamente, il dolore e l‟orrore del dominio inglese
sull‟Irlanda. L‟oppressione della popolazione emersa dall‟opera deriva
proprio da questa situazione storica; per anni l‟Irlanda è stata oggetto della
sopraffazione inglese, dai Danesi, alle guerre di sterminio sotto la regina
Elisabeth, e in seguito le leggi penali di Cromwell. Gli effetti sono
devastanti, e provocano sentimenti di rabbia e di frustrazione nella
popolazione locale, che si vede la propria terra distrutta dalle guerre di
sopraffazione. È in questo contesto che si inserisce l‟opera di Joyce, la quale
si sofferma sulla descrizione minuziosa e terrificante di questi effetti
provocati nell‟animo dei suoi personaggi.
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